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Cos'è il link building e come si fa per la SEO off-page.

 


La link building rappresenta il cuore della SEO off-page, l’attività di ottimizzazione per i motori di ricerca che punta a ottenere collegamenti ipertestuali da siti web con dominio differente dal tuo. Questo è utile per migliorare il ranking del sito.

Facciamo link building perché ci permette di posizionare un sito web. Lo puoi fare scrivendo articoli interessanti, lavorando sul content marketing e puntando sul rapporto tra digital PR e SEO. Come guadagnare link senza nofollow? È così difficile ottenere delle menzioni? Ecco la guida della Insight Agency alla link building SEO.

Cos’è la link building, una definizione

La link building è un insieme di tecniche, guidate da una strategia, per ottenere link in ingresso. Ovvero backlink. L’obiettivo è quello di aumentare il posizionamento nella serp dei motori di ricerca. Tutto questo è alla base della SEO off-page.

Costruire una rete di collegamenti ipertestuali è importante. Il motivo è semplice: i link in ingresso (inbound) sono un segnale utile per influenzare la visibilità su Google. Rappresentano un fattore di posizionamento SEO molto importante.

Avere una buona strategia di link building è importante soprattutto per i progetti in contesti molto competitivi. Ma deve essere accompagnata da una buona attività di content marketing e SEO on-page con keyword research e gestione della struttura.

Perché è importante fare link building?

I link per Google sono un segnale di qualità. Se un sito web riceve tanti link da parte di portali attinenti, a tema e di qualità vuol dire che le pagine che hanno ricevuto queste menzioni – e quindi il dominio che le ospita – sono utili per l’utente.

La link building è importante perché i collegamenti in ingresso consentono di posizionare meglio il tuo sito web. I link sono un fattore di ranking, ma non basta ottenere menzioni di qualche tipo per avere un buon risultato. Devi valutare con grande attenzione la qualità delle menzioni se vuoi realmente fare la differenza.

Relazione tra link building e Pagerank

La link building influenza un elemento che porta il nome di Pagerank (dal fondatore di Google, Larry Page) che è, in sintesi, il valore numerico da 0 a 10 che indica il valore di una pagina in base alla qualità e alla quantità dei link che riceve.

 


Il calcolo del PageRank non è un mistero, c’è una formula che consente di avere il valore di ogni sito web e pagina. C’è da dire, però, che non è così agevole.

Soprattutto per chi ne sa poco di matematica. Un tempo il PageRank veniva misurato dalla linea verde del browser, poi questo sistema è stato abolito ma non il valore in sé che può essere recuperato da uno dei tanti PageRank checker online.

Differenze tra earning e building

Uno dei punti essenziali da chiarire: c’è una distanza fondamentale tra link building ed earning. Spesso questi passaggi vengono trattati come sinonimi, in realtà c’è una differenza soprattutto ideologica. La link earning lavora soprattutto sul contenuto.

 


 

Quindi permette di ottenere link grazie alla pubblicazione di elementi utili a chi inserisce il collegamento. Il concetto di building, invece, si lega inesorabilmente a qualcosa di meccanico e automatizzato. Che non riguarda le pubblicazioni.

Ad esempio nelle strategie di link building trovi il lavoro di PBN (private blog network) e di acquisto domini scaduti per creare siti che linkeranno al tuo. La mia idea personale? Stai camminando su un campo minato che devi saper gestire.

Questo a causa delle possibili azioni penalizzanti da parte di Google. Oggi, parere personale, lavorando sulla sintesi tra strategie di content marketing e digital PR puoi fare un buon lavoro di link building. Ma bisogna fare attenzione agli effetti.

Link building SEO secondo Google

Un argomento importante per chi inizia a lavorare in questo settore: come fare link building secondo Mountain View? Molto semplice: non la puoi fare.

O meglio, secondo Google devi guadagnarti i link in modo naturale. In più riprese e su guide differenti il motore di ricerca sottolinea due punti: i link sono importanti per il posizionamento ma non è una buona idea. Ecco cosa dice nella pagina dedicata:

Tutti i link creati per manipolare il PageRank o il ranking di un sito nei risultati di ricerca di Google potrebbero essere considerati parte di uno schema di link e quindi una violazione delle Istruzioni per i webmaster di Google.

Ciò che fa veramente la differenza è l’acquisto di link: chi paga per ricevere menzioni rischia grosso. Ma non solo, chiunque manipoli i collegamenti in ingresso per un lavoro artificiale di SEO off-page punta verso la punizione di Big G.

Penalizzazione manuale del sito

Nel momento in cui viene individuato un pattern di irregolarità puoi ricevere un’email nella Search Console nella quale ti avvisano di aver rilevato un’irregolarità.

A quel punto hai la possibilità di far rientrare il problema eliminando i link incriminati e segnalando il lavoro svolto. Che deve essere accettato, altrimenti la segnalazione viene rimandata al mittente. Questo avviene se compri o vendi link.

Penalizzazione algoritmica (Google Penguin)

Google può tagliare le gambe al tuo sito anche in modo diverso, ad esempio con l’applicazione delle regole a livello di algoritmo. Che sono molto più restrittive dopo l’applicazione di Google Penguin, aggiornamento che ha imposto ai SEO di lavorare sui link di qualità. Evitando sovraottimizzazioni soprattutto lato anchor text.

Come funziona il tool di Google per disconoscere i link.

Uscire da una penalizzazione Google Penguin non è facile, hai bisogno del contributo di un esperto SEO per analizzare il profilo link, individuare quelli malevoli e procedere con un’eliminazione forzata. Anche con l’aiuto del Disavow Tool di Google.

Vale a dire uno strumento nella search console per rinnegare i link legati ad azioni di negative SEO o di siti web con webmaster che non rispondono alle tue esigenze.

Pianificare la link building per la SEO

Uno degli errori: iniziare a fare link building senza avere una buona base di partenza. In primo luogo hai bisogno di un sito web strutturato in modo da far scorrere il link juice, il risultato del lavoro ottenuto grazie ai backlink, in tutto il sito web. 


 

Quindi devi creare una struttura piramidale in modo da poter fare in modo che i risultati siano ben distribuiti. Al tempo stesso questo lavoro sulla struttura del portale ti consente di individuare delle pagine obiettivo – quelle che monetizzano, di solito – che dovrebbero giovare del lavoro impostato dalla link building.

Tutto questo va di pari passo con la definizione di un buon profilo link: quando organizzo le tecniche da mettere in gioco nella campagna di link building devo valutare dove far atterrare i link e che tipo di collegamento ottenere.

Ottenere link va bene, ma non devono essere tutti dofollow. Servono anche link nofollow di qualità e che portano traffico. Magari alcuni con attributo UGC (user generated content). In buona sintesi bisogna organizzare:

  • Pagine di atterraggio (home, articoli, categorie, landing).
  • Attributo (con o senza nofollow, UGC, sponsored).
  • Anchor text (brandizzato, assoluto, chiave specifica, chiave generica).
  • Fonte del link (testuale, immagine, bottone).
  • Tempi di crescita della link building.
  • Fonte di riferimento e pagine dalla quale si linka.

Google riconosce dei pattern, scenari simili nel corso del tempo. E tende a penalizzare chi fa una link building artificiale, schematica, con tempi rapidi e da siti web non a tema. Magari sempre senza nofollow e basata su anchor text commerciali. Quindi su exact match query, chiavi di ricerca che coincidono con il testo di ancoraggio del link.

Google non ama ciò che si presenta in modo innaturale, non vuole che usi siti per comprare link e tende a penalizzare chi lavora con una link building fai da te troppo aggressiva.

I link nofollow sono utili alla link building?

Di base no, l’attributo nofollow non fa passare segnali utili alla SEO. Questa è la regola base ma una buona strategia di link building non disdegna l’acquisizione di backlink di qualità con questa caratteristica. In parte perché un profilo link naturale è caratterizzato da diversi link nofollow. Ma poi un collegamento ipertestuale di qualità, con menzione brand e alto volume di traffico referral è sempre utile.

In quanto tempo devo acquisire link?

Il processo di acquisizione dei backlink deve essere spalmato nel tempo in modo da sembrare naturale. C’è da dire però che Google riconosce il fatto che determinati business, tipo le aziende che organizzano eventi, possono avere delle condizioni in cui si ritrovano ad avere tanti link in momenti rapidi.

Chi deve fare la link building?

Di solito deve occuparsi di quest’attività una figura specializzata o meglio ancora una link building agency. Vale a dire un team di persone in grado di analizzare il profilo link già ottenuto, pulire da eventuali link spam e impostare una strategia per ottenere menzioni, citazioni e collegamenti ipertestuali di qualità.

Esiste anche una link building interna

Sì, i SEO expert fanno un buon lavoro di costruzione della struttura link interna. In questo modo è possibile dare dei segnali importanti a Google per far capire quali sono le pagine più importanti per il proprio progetto editoriale. In questo caso però mancano una serie di errori della link building come quelli legati all’anchor text.

Quanto costa la link building?

Una buona campagna di link building può costare anche 1.000 euro al mese, molto dipende dal settore e dalla competitività. L’importante è non puntare al risparmio: una link building di scarsa qualità può portare a pesanti penalizzazioni.

Come fare link building: le tecniche

Con collegamenti editoriali, menzioni spontanee, all’interno delle pagine e non nelle aree come footer e sidebar. O nelle pagine partner. Ma non bisogna improvvisare: l’errore più grande è quello di lavorare solo nella direzione della quantità.

 


Come puoi vedere nell’immagine in alto c’è una grande relazione tra autorevolezza del dominio di chi ti linka e posizione su Google. La serp è di chi riesce a fare link building SEO di qualità. Ma è anche vero che il numero di referral è importante.

Nel senso, se ti linka 1.000 volte lo stesso dominio è irrilevante: devi avere link da siti differenti. E di qualità. Ma soprattutto contestualizzati, legati al tuo mondo. 

 


Non basta ottenere tanti link per avere dei risultati. Ecco alcune tecniche che puoi sfruttare per attivare la tua campagna di link building in chiave SEO.

Pubblica notizie

Un buon modo per ottenere link in ingresso senza pagare, quindi rispettando il concetto espresso da Google rispetto alla naturalità dei collegamenti, riguarda la capacità di essere fonte della notizia. E informare il tuo pubblico di riferimento.

Quindi devi essere una fonte. Per farlo è necessario riportare qualcosa di nuovo, utile e interessante. Una delle tecniche più efficaci: la campagna di digital PR per pubblicizzare un evento. Puoi organizzare anche un’attività local, sul territorio.

Tipo un ciclo di seminari in un coworking o un workshop gratuito. Poi scrivi un comunicato stampa e lo mandi a giornalisti, blogger ed esperti del settore. Lo pubblicheranno tutti? No, però devi curare i rapporti: i link in questo modo arrivano.

Regala qualcosa

Non esiste un regalo gratuito, tutto contempla una contropartita e un sentirsi in obbligo. Questa è la teoria del dono di Marcel Mauss, etnografo francese. E ti assicuro che vale anche per fare link building gratis. Questa è la procedura da seguire:

  • Studia le esigenze del pubblico.
  • Studia una landing page.
  • Crea qualcosa di speciale tipo:
    • Ebook.
    • Tool.
    • Documenti.
    • Ricerche.
    • Dati.

La pagina di atterraggio è importante perché servirà a ottenere i collegamenti. Ma la strategia di link building non è tutto: con la landing page puoi organizzare anche advertising su Facebook e altre attività gestite dal social media manager.

Pubblica infografiche

Scrivere una buona headline è importante per il tuo articolo ma non sufficiente: per creare un post di qualità hai bisogno, spesso e volentieri, di infografiche.

Che sono anche un’ottima fonte per fare link building gratis. Perché c’è chi mette i collegamenti in modo spontaneo e altri che hanno bisogno di un aiutino. Magari hanno usato il lavoro e non hanno linkato: come scovare queste persone?

Basta fare un lavoro di reverse search con Google Immagini. Una volta inserita l’infografica sul motore di ricerca trovi le persone che hanno usato il tuo lavoro senza permesso: ora devi scrivere l’email e ricevere backlink gratis in quantità.

Crea discussione

Per ottenere un post di successo e fare link earning devi invogliare le persone a continuare il discorso. Per esempio puoi chiudere l’articolo con una call to action che inviti le persone a implementare i contenuti attraverso i commenti.

Non è sufficiente. Il vero lavoro di link building si manifesta quando crei un articolo che divide il pubblico con posizioni forti. Il post democristiano, quello che dà ragione a tutti e a nessuno, non fa rumore. Se cerchi backlink devi fare rumore.

Ciò significa prendere posizioni scomode, ma significative. Forti. Il rischio è quello di essere criticato da chi non la pensa come te. Ma puoi anche guadagnare il rispetto e l’ammirazione di una parte di pubblico. Che parlerà di te, citerà il tuo lavoro.

Guest blogging

Uno dei modi più semplici per ottenere link in ingresso senza aspettare che arrivi dal cielo: pubblica un guest post su un sito del tuo settore. Per farlo basta fare una ricerca su Google e individuare blog che affrontano il tuo argomento base.

Li contatti e chiedi se è possibile lavorare in questa direzione. In realtà dietro ci sarebbe una strategia da affrontare: devi capire come scegliere il blog che pubblicherà il contenuto e in che modo scrivere un guest post di qualità..

Ma, soprattutto, ricorda che guest blogging rientra tra le possibili tecniche penalizzanti secondo Matt Cutts: non vuol dire nascondere l’acquisto di link.

Google è molto attento a questo punto e tende a penalizzare i siti che fanno grandi campagne di guest blogging con testi di scarsa qualità e anchor text commerciali. Insomma, si può fare ma con moderazione e attenzione alla qualità.

Crea un blog

Ci sono mille modi per fare link building SEO ma il più efficace se si tratta di contenuti riguarda la capacità di scrivere articoli capaci di dare definizioni base.

Questo vuol dire capire come le persone usano le keyword per cui volete essere trovati. Scardina gli archivi dei vari SEO tool, come il sempre utile Answer The Public, per farti un’idea e per ottimizzare il tuo articolo in chiave SEO copywriting. E magari variare nelle pubblicazioni del blog.

Se vuoi ottenere buoni link in ingresso pubblica articoli capaci di farsi trovare, rispondere alle domande degli utenti e risolvere problemi comuni. Insomma, devi lavorare sui contenuti di qualità.

Avere un ritmo di pubblicazione alto non vuol dire avere successo su questo punto di vista. Come puoi vedere da questa grafica di Backlinko, non sono i post casuali a prendere grandi quantità di link ma soluzioni come le liste puntate e i tutorial.

 


Quanti articoli pubblicare a settimana? Dipende, se vuoi fare un lavoro di link earning (guadagnare collegamenti grazie alla qualità dei contenuti) io direi di abbassare il ritmo e puntare sulla qualità di ciò che scrivi. Per poi fare altri lavori.

Blogger outreach e digital PR

Questo è il miglior incontro tra content marketing e link building. I puristi diranno che questa non è un’attività di costruzione della rete di collegamenti, ma io credo che si debba pur lavorare in modo da evitare le penalizzazioni e i controlli di Google.

Quindi, come procedere? Ovviamente dalla creazione di un contenuto esclusivo. Qualcosa che valga la pena linkare, come una guida molto approfondita o una ricerca con dati proprietari. O magari un ebook o un tool gratuito. Poi bisogna:

  • Individuare i siti e i blog che potrebbero far comodo al tuo progetto.
  • Contattarli con un’email per suggerire il possibile contenuto da linkare.
  • Sviluppare relazione con il blogger per capire come ottenere i vantaggi.
  • Monitorare i risultati e registrare i link in entrata.

Un’alternativa può essere quella di suggerire di linkare la tua risorsa in una pagina precisa. Ad esempio, puoi individuare i link rotti con Screaming Frog e suggerire di aggiustarli con qualcosa che ti appartiene. Oppure puoi seguire il mio esempio.

Link rotti

Una delle migliori strategie per fare link building in SEO: fare un’analisi dei link rotti nei portali che ti interessano per ottenere informazioni sui collegamenti ipertestuali che puoi suggerire per eventuale sostituzione.

Programmi come Broken Link Sleut consentono di analizzare i siti web che ti interessano e individuare le pagine con link rotti. Fai un’analisi di eventuali risorse che hai a disposizione e che puoi usare per sostituire, poi contatta il proprietario con un’email

Ciao, ho visto che in questa pagina [link] c’è un collegamento rotto [qui metti il link non funzionante]. Se vuoi, puoi sostituirlo con questa risorsa che ho preparato un po’ di tempo fa [link al tuo articolo]. Se non lo ritieni opportuno nessun problema, fammi sapere in ogni caso. A presto.

Si tratta di un’email semplice e amichevole, senza forzature. Puoi usare questa tecnica di link building in qualsiasi momento, non è molto veloce nella sua attuazione ma può dare buoni risultati se valuti con attenzione le pagine web.

Migliori software per trovare link

Chiaro, tutto questo non si può fare a mani nude. C’è bisogno dell’aiuto di uno o più SEO tool Google per scoprire quali sono i siti da intercettare e contattare per una buona attività di link building. Vale la pena ricevere un collegamento da quel sito?

Può darti dei vantaggi? Ha dei buoni segnali lato SEO? Lo puoi scoprire grazie all’aiuto di alcuni strumenti pensati proprio per la tua strategia di link building.

Open Site Explorer

Il primo nome che ti suggerisco: Moz, uno dei migliori SEO tool per individuare i link che ti hanno menzionato, comprendendo anche Page e Domain Authority.

Vale a dire una scala da 1 a 100 sviluppata per valutare la possibilità di posizionamento contemplando una serie di fattori. Come i link in ingresso.

Majestic e Ahrefs

Due tool che hanno fatto la storia nel settore link building, per quanto riguarda la possibilità di trovare siti utili al tuo universo e per valutare la tua SEO off-page.

Tra gli strumenti di Ahrefs, oltre a quelli di keyword research, trovi quelli di site explorer e SEO audit con analisi del backlink profile così scopri quali siti web hanno inserito collegamenti al tuo progetto e a quello dei competitor su internet.

 


Questo per valutare la qualità del profilo link. Una soluzione simile si presenta con Majestic che può contare su strumenti altrettanto avanzati come Site Explorer, verifica IP di provenienza dei link, Trust Flow, Historic Index e report personalizzati.

Tool gratis: Uberdsuggest

Questo tool ben noto a chi fa SEO copywriting consente anche di analizzare il profilo link dei siti analizzati. Con Ubersuggest puoi avere informazioni importanti sulla pertinenza e la validità di un eventuali portale dal quale ricevere un collegamento.

Semrush e SEOzoom

Semrush, uno strumento a pagamento che consente di avere informazioni avanzate soprattutto rispetto ai competitor e ai blog che si posizionano meglio rispetto alle parole chiave che ti interessano. Grazie a questo tool puoi valutare parametri importanti:

  • Zoom Authority.
  • Tust del dominio.
  • Numero di link.
  • Autorevolezza dei link.
  • Link tossici

In questo modo è facile organizzare il lavoro di Digital PR/SEO per individuare, scoprire e contattare eventuali siti per la tua strategia di link building.


 In questo settore suggerisco anche Seozoom, soluzione alternativa a Semrush e utile se lavori soprattutto nel settore italiano. Gli strumenti a disposizione sono simili.

Tecniche di link building fai da te dannose

Oggi, lavorare sulla costruzione di un profilo di collegamenti adeguati è importante. I link di qualità funzionano. Ma ci sono ancora idee errate su questo lavoro. Quali sono le tecniche di link building da evitare e, potenzialmente, dannose?

  • Usare commenti per inserire link con anchor text commerciale.
  • Scambio di link massimo: io linko te e tu linki me, meglio di no.
  • Evita e rinnega qualsiasi link da siti spam e con contenuti borderline.
  • Acquisire link velocemente e con lo stesso anchor text commerciale.
  • Ignorare l’importanza dei link nofollow nel profilo dei collegamenti.
  • Ottenere link da sidebar e footer (side-wide).
  • Non sovra-ottimizzare gli anchor text dei link che inserisci.
  • Non fare guest blogging di massa su siti off-topic e con contenuti scarsi.
  • Pubblica comunicati stampa e contenuti riciclati su altri siti.
  • Fare link building da directory e article marketing di bassa qualità.
  • Pensare di poter creare un Blog Private Network (PBN) (in realtà è molto difficile).
  • Comprare link: questo è l’errore base da evitare.

Ovviamente quest’ultimo punto verrà sempre contestato e rivalutato. Si può acquisire un link, nel 2021 in Italia, senza comprarlo? Posso rinunciare ai siti di link building?

Esempio di link building concreta

Ho un ebook gratis e delle immagini free da distribuire, e con una buona ricerca online scopro che ci sono tante persone che pubblicano liste dedicate a questi elementi: 10 ebook gratuiti che devi leggere, 20 siti per scaricare immagini gratis.

Crea un Google Alert dedicato a una determinata chiave. Una query specifica che deve essere cercata e utilizzata dalle persone per creare nuovi articoli.

Hai un ebook gratis? Segna questa keyword e resta in ascolto. Un’email ti avviserà quando verrà pubblicato un articolo con queste parole. Manda un’email a chi ha scritto il contenuto per avvisare: c’è una risorsa che può essere aggiunta alla lista.

Non sempre questo metodo funziona, ovviamente devi creare un’email personalizzata e ben strutturata per evitare che venga cestinata immediatamente. Soprattutto, non devi aspettarti niente. E non devi pretendere.

La tua campagna di link building

Hai ancora dubbi sulla tua attività per ottenere menzioni e collegamenti ipertestuali in ingresso? Come deve essere un link per darti vantaggi concreti? Hai già avuto riscontri dalla tua strategia SEO off-page? Lascia la tua opinione nei commenti.

 

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Come migliorare lo stile di scrittura?

 


C’è sempre bisogno di capire come migliorare lo stile di scrittura. Questo vale per chi deve scrivere un libro o consegnare un approfondimento. O magari deve stendere una relazione tecnica. Senza dimenticare chi vuole scrivere una lettera.

Ci sono studenti che chiedono come migliorare la scrittura dei temi, professionisti che vogliono esercizi per imparare a scrivere come professionisti. Ci sono degli esercizi da seguire? Ecco qualche consiglio per trovare lo stile di scrittura adatto.

Impara a usare la punteggiatura

Scrivere bene vuol dire imparare a chiudere i periodi. Ti aiuta a gestire la sintassi, un tassello decisivo per partorire contenuti di qualità.

Parole brevi, frasi brevi, paragrafi brevi: questo è il consiglio di David Ogilvy, e questa è la strada che devi seguire. Per farlo, devi lavorare bene.

La punteggiatura definisce lo stile di un testo. È comunicazione, è significato. La punteggiatura è ritmo della lettura. Attraverso una serie di elementi grafici (punto, virgola, punto e virgola, due punti) puoi trasformare la lettura di un contenuto.

La leggibilità di un testo dipende anche dalla punteggiatura. In particolar modo dalla sua assenza. Se vuoi ostacolare la buona lettura di un testo devi essere avaro di punti, di virgole e di due punti. Non chiamare in causa il flusso di coscienza.

Non citare Svevo, Jack Kerouac e Joyce: in questi casi c’è una costruzione narrativa a supportare l’assenza di punteggiatura, e il linguaggio quasi onirico.

A proposito di Jack Kerouac: dal suo On The Road ho appreso lo stile di scrittura d’istinto, di getto. Crea, lascia scorrere le mani sulla tastiera e fatti trasportare dalle idee che avvolgono la mente. Unica neo: attenzione al proofreading (la correzione di bozze).

Incalza l’argomento del contenuto

Uno scritto – tema a scuola, articolo di giornale, relazione tecnica, post del blog, lettera a un amico – non deve affrontare più di un argomento, approfondito come si deve e senza storie accessorie. Sì, quella tua storia sulla è maledettamente divertente, ma se non è utile a ciò che stai scrivendo rischi solo di distrarre il lettore. Quindi evitala.

Agli utenti fanno comodo i contenuti che affrontano un tema specifico, senza divagare. Lo stesso vale per Google. Devi scrivere un articolo lungo per posizionarti? No, meglio un post completo. Non per forza lungo ma concentrato.

Evita continui approfondimenti

Quante volte nella tua carriera scolastica sei uscito fuori tema? A me capitava spesso, perché avevo una gran voglia di esporre le mie idee. Vedevo i temi come contenitori da riempire con pensieri e congetture, collegando tutto e tutti.

Devi dare le informazioni più importanti, non tutte le informazioni.

La pertinenza è un aspetto decisivo. Con la pratica ho imparato a focalizzarmi sulla traccia, dando il giusto spazio agli approfondimenti. Un contenuto valido riesce a soddisfare le necessità del lettore, a prevedere le curiosità e i dettagli.

Rimandare ogni parola a un approfondimento vuol dire appesantire i post: li rendi parte di un sapere enciclopedico che non ti appartiene. Fai una cernita degli approfondimenti e usa i link interni per soddisfare la curiosità dei lettori.

Crea il percorso creativo e produttivo

Spesso si consiglia di affrontare prima i task più difficili, la fasi più complesse. Io ti dico: individua la tua strategia, metti a punto il tuo percorso. Non seguire la massa.

Impara a scrivere, impara di nuovo. Non ti allineare con le nozioni ascoltate in aula, a scuola. Non devi iniziare per forza dal titolo, non devi avere una scaletta di fronte a te per scrivere bene. Lascia che il flusso scorra sulla pagina. Senza regole.

Forse è questo il motivo per cui continui a procrastinare: non hai trovato un metodo. Ma forse non ne hai bisogno e continui a importi uno schema. Prova a essere libero, a scrivere con passione. Lo so, è difficile. Ma qui c’è il vero segreto.

Non rinunciare alle buone idee

Porta sempre con te un notebook, un block notes, uno smartphone con app per scrivere. La memoria a breve termine conserva le informazioni solo per tre minuti, per questo hai bisogno di un aiuto per fissare le idee su carta (anche digitale).

Questo suggerimento l’ho messo in pratica per riuscire a scrivere tutti i giorni, ma in effetti io l’ho sempre seguito per qualsiasi lavoro. Quando facevo reportage o mi occupavo di cronaca.

In cosa consiste esattamente? Sfrutta le lunghe attese alla fermata degli autobus o della metro per ordinare le idee, scegliere un buon titolo, organizzarsi una scaletta. Crea una mappa mentale con le tue idee e trova una headline o un attacco vincente.

Taglia sempre il primo paragrafo

Questo consiglio è destinato ai romanzieri che, solitamente, producono molto più materiale dei blogger, ma può esserti comunque utile sfornare un blocco o due prima di ottenere un ottimo grip sul pezzo. Prova a tagliare il primo paragrafo dal tuo post e vedi cosa succede. Puoi trovare una apertura molto più potente.

È difficile tagliare quello che hai scritto perché hai paura di non avere nulla da dire, ma non devi confondere i contenuti con il fumo negli occhi. I lettori apprezzeranno.

Dai valore alla formattazione

Questo è un punto decisivo. Se vuoi imparare a scrivere meglio devi curare la leggibilità dei testi. In pratica devi fare in modo che l’opera del pubblico sia facilitata e avvantaggiata da una serie di elementi che possono fare la differenza:

  • Grassetto e corsivo.
  • Liste puntate.
  • Titoli e sottotitoli.
  • Divisione in paragrafi.

Per migliorare la leggibilità devi valutare la punteggiatura. Usa periodi brevi, ma anche parole semplici e di facile comprensione per il tuo pubblico. Detto in modo diverso, devi puntare verso al semplicità e l’efficienza della scrittura.

Non devi mai annoiare chi legge

Per non annoiare il lettore devi intercettare le necessità, devi essere bravo a capire cosa vogliono le persone. Devi soddisfare i bisogni della nicchia. Ma devi anche essere in grado di creare contenuti non troppo lunghi. E qui può nascere la discussione.

Le persone scannerizzano, vero, ma spesso sono gli articoli lunghi a ottenere grandi risultati. Proprio come suggerisce la ricerca di Hubspot. Quindi? Cosa devi fare per non annoiare? Devi capire come trovare il tuo stile di scrittura e mettici l’anima.

Quando mi chiedono come scrivere un articolo del blog rispondo sempre in questo modo: il lettore deve notare la differenza. E capire subito che lo hai scritto tu, con la tua esperienza e una capacità unica di selezionare ciò che serve.

Impara l’arte della scrittura diretta

Prendi coscienza di questo: le persone non devono leggere per forza tutto il contenuto. Non devono fruire di un articolo dall’inizio alla fine, da sinistra a desta. Devi imparare a scrivere con il coltello e a togliere quello che appesantisce il testo.

Io sfrutto periodi brevi, parole semplici, struttura diretta. Poi ci sono le ancore interne, elementi e domande che richiamano l’attenzione del lettore. Tipo:

  • D’accordo?
  • Tutto chiaro?
  • Capita anche a te?
  • Questa è la mia idea.
  • Ecco il mio punto di vista.

Ancora, mai dimenticare i microcontenuti. Ovvero stringhe di testo che permettono all’autore di chiarire il topic con poche battute. Qualche esempio? 

Headline di qualità, sottotitolo, titoli dei paragrafi, anchor text, didascalie. Tutto serve a creare chiarezza, ogni elemento dell’articolo è estetica e buona forma.

Eliminare il superfluo quando scrivi

Taglia quello che non serve. A volte inizi il secondo capitolo di un libro e pensi: “Ma è qui che dovrebbe iniziare”. Una quantità enorme di informazioni può essere riassunta attraverso un piccolo dettaglio. Ecco come migliorare lo stile di scrittura.

I consigli per diventare professionista della scrittura passano attraverso l’economia delle parole. Devi togliere quello che non serve, less is more. Sempre.

Evita di entrare nel dettaglio quando descrivi luoghi o cose, a meno che non desideri portare il flusso della storia a un punto morto. Questa è la fine del lavoro.

Tralascia la parte che i lettori tendono a saltare. Pensa a ciò che salti leggendo un romanzo: i paragrafi contengono troppe parole? Togli e non mettere. Vuoi un esempio concreto per cogliere lo stile di scrittura a cui mi riferisco?

Mi piace la semplicità e la capacità di andare direttamente al punto. Ecco due esempi presi dalle prime righe de La Metamorfosi (1915) e Il Processo (1925):

“Gregorio Samsa, svegliandosi una mattina da sogni agitati, si trovò trasformato, nel suo letto, in un enorme insetto immondo”; “Qualcuno doveva aver calunniato Josef K., perché senza che avesse fatto niente di male, una mattina fu arrestato”.

Qui non c’è spazio per lunghi preamboli, introduzioni o incipit: il lettore viene catapultato nel cuore dell’incubo! Per me è tra gli autori che hanno segnato il mio modo di scrivere.

Attenzione agli intercalari nel testo

Ovvero fai attenzione alle parole e alle forme grammaticali inutili (in realtà, quindi, in buona sintesi, cioè, ovvero) che inserisci in maniera quasi inconscia. Ogni scrittore ha la sua rubrica di parole inutili, e l’unico modo che hai per sconfiggerle è la rilettura. Magari dopo una pausa di qualche ora e non subito dopo la chiusura del post.

Usa sempre i termini giusti nel copy

A volte usiamo termini deboli o giri di parole inutili per descrivere qualcosa. Utilizzare i termini corretti al momento giusto renderà la tua scrittura più precisa e asciutta, per la gioia dei tuoi lettori. Dai il giusto ruolo ai termini dell’articolo.

Quando scrivi bene devi respirare

Come migliorare lo stile di scrittura? Usa il respiro che all’inizio della tua avventura non è coordinato con la scrittura. Quindi non senti la necessità di una pausa: lasci correre il flusso creativo. Le mani sulla tastiera sono libere di esprimere pensieri e opinioni. Consonanti e vocali si inseguono senza sosta. Sicuro.

Però sei stato capace di pubblicare un paragrafo con una virgola. Magari con due. Ma neanche un punto. Questo è veleno per la leggibilità di un testo, è il modo migliore per allontanare i lettori. Quando rileggi i tuoi testi devi lavorare sulla punteggiatura.

Ma per farlo non devi rileggere a mente. Questo è il trucco. Per migliorare la sintassi devi rileggere a voce alta. In questo modo il respiro ti darà man forte.

Inizia a leggere, inizia a dare voce alla scrittura. Quando ti troverai di fronte una frase troppo lunga, il respiro verrà meno. Inizierai a chiedere ossigeno.

Hai finito la prima stesura di un lavoro? Leggilo ad alta voce e fai attenzione al risultato. La rilettura attenta è una delle migliori strategie per migliorare la scrittura, un aspetto importante che vale anche per il web writing, il lavoro del copywriter e del blogger. Prova a leggere il lavoro come un estraneo o, meglio, come un nemico.

Evita i tecnicismi quando possibile

C’è un gran bisogno del linguaggio tecnico, a volte lo usi solo perché credi che in questo modo l’articolo acquisti un’aura di intoccabilità. Un’intoccabilità dalla consistenza mediocre, perché il linguaggio di settore non rende inattaccabile la tua tesi.

D’altro canto, il tecnicismo estremo rischia di chiudere il tuo lavoro in una nicchia troppo piccola. Soprattutto se lo accompagni con una sintassi spinosa, con periodi infiniti che somigliano a un perverso gioco di scatole cinesi. Devi farti capire, la scrittura professionale non è sinonimo di incomprensibilità: trova il tuo stile.

Esplora ciò che ami, inizia a scrivere

Non è facile lavorare nel mondo della scrittura. Per farlo devi andare oltre e fare formazione. Questo significa anche sfidare i tuoi limiti con una scrittura avanzata.

Scrivi il testo che desideri leggere seguendo il tuo stile. Se non lo vuoi leggere tu, perché dovrebbe farlo un altro? Devi aver fiducia nel tuo lavoro per scrivere un libro.

I primi capitoli possono essere cancellati e bisogna concentrare l’energia narrativa sul punto di cambiamento. Quando il tuo personaggio è nuovo in una condizione, o le cose cambiano intorno, questo è il momento per completare i dettagli del suo mondo. 

Se ti sei perso nella trama, se hai incontrato il blocco dello scrittore, ritorna al punto in cui le cose sono andate male. Poi prendi un’altra strada. Cambia una persona. Modifica il tempo. Cambia l’apertura per migliorare la produzione scritta.

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Le basi del tuo personal branding: punti di forza e debolezza

 

Non è la prima volta che su queste pagine parliamo di personal branding, oggi vogliamo sottolineare quanto è importante, prima ancora di mettersi al lavoro sul proprio sito web, sui propri social, sul proprio abbigliamento e via dicendo, concentrarsi innanzitutto sul proprio focus (ne parleremo nei prossimi giorni) e subito dopo sui propri punti di forza. E va da sé, anche sulle proprie debolezze.

Sembra facile, ma non lo è per niente. Perché investiamo un sacco di tempo nel pensare a cosa mangiare stasera, a cosa avremmo potuto rispondere a questo o quel quel cliente saccente, al perché ordiniamo una determinata pizza invece che un'altra... Nonostante tutto questo tempo sprecato in pensieri leggeri se non del tutto superflui, non perdiamo nemmeno un minuto a pensare seriamente ai nostri punti di forza, quelli veri ed effettivamente spendibili.

È una cosa generalizzata: non è un caso se i recruiter, durante i colloqui di lavoro, si trovano sempre nella situazione paradossale di mettere in imbarazzo i candidati con le domande – di per sé – più semplici del mondo, ovvero – per l’appunto – «quali sono i tuoi punti di forza?» e «quali sono le tue debolezze?».

Insomma, i recruiter non stanno spiazzando il candidato con una domanda assurda sull’idrografia del Myanmar o sulla vecchia teoria dei quanti. Sono al contrario dei quesiti facilissimi, che si concentrano sulla persona che il candidato dovrebbe conoscere di più al mondo: sé stesso. Un alieno non riuscirebbe in alcun modo a comprendere la difficoltà del candidato, i secondi di silenzio, lo spasmodico giocherellare con i polsini della camicia nel trovare una risposta idonea. Eppure è proprio così: queste domande, nella maggior parte dei casi, aprono una mezza crisi durante il colloquio di lavoro. O non si sa rispondere, o si risponde sempre con le solite frasi fatte, che i recruiter ascoltano uguali di giorno in giorno.

Conoscere i propri punti forti e i propri punti deboli, come anticipato, non è però importante solamente per chi è alla ricerca di un nuovo lavoro, ma anche per chi si appresta a costruire il proprio personal branding in modo efficace. Il perché è subito spiegato: sviluppare un brand personale significa individuare le proprie unicità e comunicarle agli altri in modo coerente, così da convincere il proprio pubblico delle proprie capacità, svettando sopra ai propri concorrenti. E, ovviamente, i propri punti di forza sono i principali aspetti su cui fare leva.

Individua i tuoi punti di forza.

Ma cosa sono i punti di forza? Ebbene, si può affermare che questi sono un mix di abilità, di talento e di conoscenza, sono delle doti che ci permettono di svolgere al meglio determinate attività e di affrontare efficacemente specifiche sfide, in modo da poter raggiungere i nostri obiettivi professionali e personali. Essere in grado di individuare in cosa si eccelle, quali sono le attività in cui riusciamo a fare meglio degli altri senza particolari sforzi, ci può aiutare a capire su cosa puntare nella nostra professione: lo studente che per anni, durante le scuole superiori, ha preso ottimi voti in matematica e valutazioni mediocri in lettere, non dovrebbe pensarci due volte a optare per un corso di laurea in ingegneria o in statistica piuttosto che per un corso in filologia romanza o in letterature comparate. Fin qui non ci sono dubbi, no?

Così dovrebbe funzionare anche nella vita reale. Il problema è che, nella nostra normale vita personale e professionale, non abbiamo un board di professori intenti a valutare le nostre diverse capacità e i risultati raggiunti. No: non c’è nessuno pronto a individuare in modo preciso i nostri punti di forza, dobbiamo farlo noi, attraverso quello che potremmo definire come un breve percorso di consapevolezza. Al termine di questo percorso – che non prevede meditazioni, incensi o sedute di yoga, sia chiaro – avrai ben chiari quali sono gli strumenti principali nella tua borsa degli attrezzi. E sì, potresti guadagnare – laddove mancanti – un pò di punticini per quanto riguarda l’autostima.

Ecco quindi che, per trovare i tuoi punti di forza, dovresti fare un po’ come quel team di marketing che si mette seduto a un tavolo, intorno all’oggetto da promuovere, in cerca dei suoi aspetti migliori, da stampare in bella vista sul packaging e negli spot televisivi. Devi cercare, insomma, di guardarti dall’esterno, partendo magari dal tuo passato, professionale e accademico. Qual è stato il tuo maggior successo? In quali situazioni ti sei distinto tra tutti, portando a casa un risultato superiore a quello degli altri? Ecco, concentrati su questi momenti, e cerca di capire cosa ti ha spinto, in quelle occasioni, verso il successo. E prendi nota!

Ora pensa a come ti vedono le altre persone con cui lavori o hai lavorato. Pensa quando e perché queste persone si affidano a te, e pensa in particolare a quale ruolo hai o hai avuto all’interno dei vari team di lavoro. Perché sei stato scelto proprio tu per assolvere a quei compiti? E ci sei riuscito? Di nuovo, prendi nota.

Pensa adesso alle avversità. E qui intendo a qualsiasi avversità, a tutti gli ostacoli che ti si sono messi di fronte negli ultimi anni, nella vita personale come in quella professionale, per arrivare fino al sentiero interrotto da una frana durante quella gita in montagna con gli amici, o magari a quella volta in cui, entrando nell’azienda del nuovo cliente per un meeting, ti sei accorto di aver lasciato le chiavetta usb con le slide in ufficio. Ecco, pensaci un po’: come hai reagito di fronte a queste situazioni? Quali abilità hai messo in campo per provare a superare quegli ostacoli? Ci sei riuscito? Ci sei andato minimamente vicino? A questo punto, bada bene, conta sì il fatto che tu sia stato o meno in grado di avere la meglio su un problema, ma contano soprattutto le scelte che hai fatto, a prescindere dal successo o dal fallimento.

Ora dovresti avere già qualche idea sui tuoi principali punti di forza. Ma puoi fare di più, per selezionare i tuoi punti di forza principali. Pensa per esempio a quali sono le capacità sulle quali tendi a fare affidamento in modo frequente durante le tue attività quotidiane. Non darti limiti. Quando lavi i piatti sei veloce o lento (e preciso)? Quando guidi in mezzo al traffico, tendi a perdere le staffe a ogni incrocio, o sfrutti la situazione per ascoltare un podcast? Quando arriva il tuo turno al gate all’aeroporto, ti fai trovare con biglietto stampato, passaporto aperto e valigia perfetta, oppure blocchi la fila perché non trovi il documento di identità, perché il biglietto è spiegazzato e perché la tua valigia è troppo grande? Insomma, pensa alla tua vita normale, ai fatti di ogni giorno, ed elenca tutti i punti di forza che vengono alla luce più di frequente.

Per tutto il resto… beh, quelli potrebbero essere proprio i tuoi principali punti deboli. Ma a questi ci arriviamo tra poco: per ora prendi un foglio, e scrivi nero su bianco quelli che sono i tuoi principali punti di forza. Scrivine 5, né troppi, né pochi, e nei prossimi giorni sforzati per capire se sono davvero quelli i tuoi punti forti, interrogando eventualmente a riguardo partner, amici, parenti e colleghi.

Individua le tue debolezze

Ora che abbiamo visto come individuare i nostri punti di forza, vediamo come scoprire quali sono le nostre debolezze. Perché mai dovresti perdere tempo a individuare i tuoi punti deboli? Perché, diciamolo, è senz’altro bello pensare alle cose che ci vengono bene, e che anzi, sappiamo fare meglio degli altri. Non è altrettanto piacevole, invece, pensare alle cose che non sappiamo fare, alle situazioni che non sappiamo gestire, ai piccoli e grandi fallimenti che abbiamo conosciuto in passato.

Eppure nella nostra vita quotidiana, di tanto in tanto, richiamiamo alla mente quelli che sono i nostri limiti. Ma non lo facciamo certo con un fine costruttivo, anzi: quando citiamo le nostre carenze lo facciamo tendenzialmente per criticare il nostro operato, o ancora, e soprattutto, per rimuginare su errori passati, per qualcosa che può sembrare puro autolesionismo.

Io ti propongo invece di pensare ai tuoi punti deboli in modo costruttivo, per capire qual è il tuo focus e quindi per costruire in modo davvero efficace e coerente il tuo personal branding.

Prima di iniziare a capire come individuare le tue carenze, va sottolineato che ci possono essere tantissimi punti deboli di cui non ci deve interessare più di tanto. Pensa per esempio a una persona che non ha un minimo orecchio per la musica, ed è intonata quanto una padella che cade per le scale. Quella debolezza potrebbe certamente essere un limite se quella persona volesse intraprendere una carriera nella musica, se volesse entrare in un gruppo rock o se frequentasse delle persone che, come interesse principale, hanno proprio la musica. Ma se quella persona non fosse affatto interessata alla musica, se svolgesse un lavoro che nulla ha a che fare con il mondo delle note, e se nel suo gruppo di conoscenze si pensasse a tutt’altro (allo sport, alla cucina, ai viaggi) beh, quel difetto non avrebbe alcuna rilevanza concreta. 

Insomma, ci sono punti deboli importanti e punti deboli meno importanti, anche a prescindere da quella che è la specifica carenza. Su alcuni è necessario lavorare. Altri, invece, possono essere lasciati così come sono: l’importante è sapere che esistono, per non incasinarsi da soli. Meglio sapere, insomma, di soffrire di vertigini prima di affrontare la scalata di una parete rocciosa strapiombante. Si può sempre migliorare, certo, ma non è nemmeno male conoscere le proprie attitudini per intraprendere prioritariamente le strade che ci possono portare risultati positivi. Come dicono gli specialisti della selezione del personale, infatti, “i tacchini possono imparare ad arrampicarsi sugli alberi, ma se si prende uno scoiattolo avrà sicuramente molto più successo”.

Detto questo, cerchiamo di capire quali sono le tue debolezze. Il primo passo è piuttosto scontato: dovresti semplicemente pensare a quelle che sono le tue debolezze ‘note’. Sicuramente ne hai una bella manciata, senza scervellarti troppo: questo perché di fatto tendiamo a essere più consapevoli rispetto alle nostre carenze rispetto a quando lo siamo in merito ai nostri punti di forza. I nostri limiti, da un certo punto di vista, si delineano in modo più netto rispetto ai nostri punti di forza. Hai pensato a quali sono le tue debolezze più esplicite, quelle di cui sei già assolutamente consapevole? Bene, prendi nota: il nostro obiettivo, da qui in poi, sarà quello di ingrossare un po’ le fila di quel gruppetto più o meno sparuto.

Pensa ora alle occasioni in cui ti è capitato di lavorare in squadra. Non limitarti alle sole ultime occasioni: pensa a tutte le volte in cui ti sei ritrovato in un team, cercando di raggiungere un obiettivo condiviso. Che ruolo ti sei ritagliato in quelle squadre? E quale tipo di ruolo hai invece sempre evitato in questi casi?

Andiamo avanti, e andiamo un po’ più in profondità. Pensa a un ostacolo, a un qualcosa che si pone tra te e il tuo obiettivo personale o professionale. Quale fattore potrebbe portarti a una probabile resa? Cosa, insomma, ti convincerebbe a mollare le armi e a ritirarti, uscendone sconfitto? Un carico troppo pesante di lavoro? L’ipotesi di dover parlare in pubblico? La possibilità di dover fare un investimento economico senza la certezza di un ritorno?

Ecco, ora torniamo alla realtà. Non immaginare un ostacolo astratto: pensa invece a qualcosa che ti ha già ostacolato in passato. Meglio ancora: pensa a quello che è stato il tuo più grande fallimento, e pensa a quale è stato il fattore che ti ha portato alla sconfitta. Quella determinata cosa potrebbe portarti nuovamente, anche oggi, al medesimo nefasto risultato?

Infine, dovresti chiedere ad altre persone quali sono, a loro avviso, i tuoi punti deboli. Non è sempre facilissimo trovare un buon numero di persone che potranno aiutarti in questo senso: hai bisogno di persone che ti conoscano bene, che siano assolutamente sincere – senza temere di ferirti – ma non eccessivamente brutali. Insomma, non chiederlo al collega di lavoro con cui non sei mai stato in sintonia e con cui hai avuto spesso da ridire: spinto da una certa acrimonia nei tuoi confronti potrebbe calcare troppo la mano, individuando dei punti deboli che in realtà non hai affatto. Ma non chiederlo nemmeno alla tua nonnina, che molto probabilmente sarà convinta di avere un nipote perfetto, pronto per essere eletto Presidente della Repubblica.

Dopo che avrai ‘intervistato’ i tuoi conoscenti – amici, colleghi, parenti – potrai aggiungere anche i punti deboli da loro proposti. Molto probabilmente ripeteranno alcune delle debolezze che hai già individuato, ma quasi sicuramente ti diranno anche qualcosa di nuovo.

Bene: ora hai due liste, una dei tuoi punti di forza e un’altra dei tuoi punti deboli. Questa è la base di partenza per individuare il tuo focus, e quindi per costruire il tuo personal branding: non ti resta che pensare alle tue passioni e, ovviamente, alle tue competenze!


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Sette cose da fare prima di uscire con la macchina fotografica.


La lista che segue è un promemoria fotografico per aiutarvi a ricordare tutti gli aspetti tecnici della fotografia da tenere a mente prima di iniziare con una nuova sessione fotografica.

La vostra fotocamera è un attrezzo sofisticato con molte impostazioni personalizzabili che possono variare di volta in volta.

Questi 7 consigli dovrebbero aiutarvi ad evitare errori banali che potrebbero compromettere la vostra uscita fotografica. Vediamoli assieme:

1) Avete caricato la batteria?

Sembrerà assurdo ma è una delle prime cose che si dimenticano. Spesso uscirete con la batteria scarica o quasi perchè vi siete dimenticati.

Ogni volta che scatterete sarete curiosi di rivedere l'immagine sul display se è venuta bene, ma questa operazione richiede alla macchina un grosso dispendio di energia e se la batteria è scarica farete ben poco. Tant'è che, per iniziare, vi consiglio di acquistare una batteria di riserva.


 

2) Avete formattato la memory card?

Prima di un uscita fotografica e dopo aver scaricato sul computer tutti i vostri vecchi scatti dovete sempre, ma proprio sempre, formattare la memory card della vostra fotocamera. Come per tutti i congegni tecnologici una défaillance è sempre possibile.

In questi casi, però, rischiate di perdere le immagini. Comunque potete ridurre il rischio al massimo grazie ad una buona manutenzione. Formattate la card attraverso l'apposito menu della fotocamera prima di ogni uso e dopo esservi accertati di aver scaricato i vecchi scatti.


 

3) Avete memoria a sufficienza nella memory card?

Uno dei vantaggi dell'era predigitale era la possibilità di riuscire a procurarsi un nuovo rullino in quesi tutti i negozi.

È vero che oramai le memory card sono abbastanza capienti per fare diverse centinaia di fotografie ma vi consiglio caldamente di acquistarne più di una, sia per motivi di spazio, sia per evitare che una memoria per un qualche motivo strano smetta di funzionare.

Assicuratevi di averne a sufficienza quando partirete per una vacanza ai Caraibi o per qualche altra località sperduta nel mondo, dove acquistare una nuova memory card potrebbe essere un problema!

4) Avete pulito il sensore?

Se siete abituati a cambiare spesso l'obiettivo, c'è la possibilità che la polvere che si attacca ad esso crei macchioline nere o filamenti che poi compariranno nei vostri file. Ciò è possibile sopratutto se vi dimenticate di spegnere la fotocamera prima di effettuare l'operazione.

Se il sensore non vieno pulito accuratamente, potrebbe risultare danneggiato. Visitate il sito dell'azienda della vostra fotocamera e seguite i consigli su come pulirlo e su come manutenerlo.

Un modo di evitare di pulirlo spesso, comunque, è quello di tenere la macchina rivolta verso il basso metre cambiate gli obiettivi. In questo modo è più difficile che la polvere si depositi sul sensore.

 


5) Avete verificato la sensibilità del vostro sensore (ISO) ?

A me capita spesso di uscire senza verificare questo parametro e d'iniziare a scattare con una sensibilità altissima, lasciata così dall'ultima volta in cui magari avevo scattato in condizioni di luce pessima e dove dovevo per forza tenere una sensibilità alta.

Cercate di tenere il valore ISO il più basso possibile, in quanto livelli più alti producono maggior "rumore" (un'indesiderata e ben visibile sgranatura dell'immagine). La regola è: più bassa è l'ISO e più alta sarà la qualità dell'immagine (sempre che le condizioni di luce ve lo permettano). Ricordatevi sempre questo parametro che spesso viene dimenticato!

6) Avete regolato il bilanciamento del bianco?

In questa fase assicuratevi almeno che la vostra fotocamera sia settata su un bilanciamento del bianco automatico, perchè nella maggior parte dei casi ciò produrrà un risultato accettabile.

7) Avete scelto il giusto formato dei file (JPG, RAW)?

Personalmente scatto SOLO in raw ma questo comporta dover elaborare le immagini una volta scaricate sul pc prima di poterle stampare o salvare.

Per ora concentratevi solo sul formato JPG e accertatevi che la vostra fotocamera sia regolata per produrre la migliore qualità JPG. Nella vostra fotocamera infatti è possibile scegliere diverse tipologie di file jpg, prendete ovviamente il migliore. Sarebbe un'assurdità avere una fotocamera di qualità e produrre immagini ridotte!

È vero, se riducete la qualità, aumentate anche il numero delle foto memorizzabili sulla memory card, ma a questo punto torniamo al punto 3: compratevi altre memorie ma scattate sempre al massimo!

Spero che questo promemoria vi possa aiutare ad evitare errori la prossima volta che uscirete per scattare fotografie. Tranquilli, ci vorrà del tempo prima che vi ricordiate tutti queste cose da fare ma vedrete che prima o poi vi entreranno in testa e non sbaglierete una foto! Buona luce a tutti.

 

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Cos'è l'inbound marketing B2B e come si fa.

 


L’inbound marketing per B2B (ovvero business to business) è una strategia fondamentale per ottenere dei risultati concreti. Le aziende hanno bisogno di tecniche chiare per intercettare nuovi potenziali clienti. Che non sono mossi da emozioni.

O meglio, chi si occupa degli acquisti per un ufficio aziendale non può ignorare le soluzioni utili per intercettare nuovi lead da trasformare in prospect e infine in clienti. Quali sono i principi di questo processo?

La definizione di inbound marketing B2B: tecniche di gestione dei contenuti per intercettare potenziali clienti interessati a un prodotto aziendale. Mentre il mercato B2C si riferisce al settore dei consumatori finali, il B2B punta ai clienti aziendali.

B2B inbound marketing funnel

La differenza sostanziale tra inbound marketing B2B e B2C: quest’ultimo ha dei processi diretti, più semplici. Mentre il business to business è più articolato. Complesso. Però le fasi sono simili. Ecco quali sono le fasi inbound B2B marketing:

  • Estraneo.
  • Visitatore.
  • Lead.
  • Cliente.
  • Ambassador.

È il processo tipico dell’inbound marketing: la persona che non ti conosce visita il sito, poi una sales page, infine c’è un contatto. La differenza con il B2C? Spesso si instaura un workflow di email marketing in grado di trasformare il lead in prospect.

 

 

Conclusa la vendita il cliente diventa promoter, un individuo capace di parlare bene del tuo prodotto e della tua attività. Questo risultato si ottiene investendo sui contenuti, mantenendo un rapporto di engagement attraverso social e newsletter.

Strategie di inbound marketing B2B

La ricerca del Content Marketing Institute esalta dei punti interessanti. Il contenuto è a capo di ogni attività di inbound marketing e se vuoi lavorare nel circuito business to business ci sono delle scelte da fare per intercettare i possibili clienti aziendali.


 

Ad esempio le tattiche utilizzate nelle B2B content marketing vedono il blog al quarto posto. L’infografica registra uno slancio significativo: dal 51% dell’ultimo anno all’attuale 62%. Poi ci sono soluzioni minori per creare contenuti di qualità:

  • Branded Content Tool (38%)
  • eBook (37%)
  • Magazine stampati (32%)
  • Libri (30%)
  • Mobile App (30%)
  • Digital Magazine (27%)
  • Podcast (22%)
  • Gamification (12%).

Questo per darti un assaggio delle strade per articolare una strategia di inbound marketing B2B. Ma una volta definito il percorso, quali sono gli obiettivi utili?

Come fare inbound marketing per B2B

Quali sono le tecniche utili per ottenere buoni risultati in termini di inbound marketing per il B2B? Ecco i passaggi chiave da prendere come riferimento oggi.

Analisi del brand

Il primo passo della tua content strategy per blog riguarda il lavoro su ciò che sei e come hai deciso di affrontare il mercato. Per capire quale tone of voice dare ai miei contenuti devo prima capire chi sono, quali sono i miei punti di forza e le competenze.

L’analisi SWOT mi consente di accedere a questo gruppo di notizie. Il lavoro si divide in quattro blocchi dedicati a informazioni interne ed esterne. Quali sono? Eccoli:

  • Punti di forza.
  • Debolezze.
  • Opportunità.
  • Minacce.

Per scrivere contenuti online, in generale per lavorare a qualsiasi attività o strategia di web marketing, bisogna avere un’idea chiara del brand da far emergere.

 

Ecco perché io preferisco partire da questi dati per sviluppare, successivamente, tone of voice dei contenuti. Come scoprire le esigenze del target? Continua a leggere.

Analisi del target

Questo passaggio è indispensabile per organizzare i contenuti da pubblicare sul blog. Vuoi creare una buona attività editoriale e capire come fare content marketing con il blog? Perfetto, devi scoprire cosa cercano le persone che vuoi raggiungere.

La keyword research ti aiuta a capire cosa vogliono le persone che vuoi raggiungere con i contenuti. In questa fase può essere utile ipotizzare delle reader personas, idealtipi che sintetizzano caratteristiche e necessità di gruppi interessati.

Perché è importante la ricerca keyword? Così puoi iniziare a verificare con la ricerca delle parole chiave che faranno da riferimento all’attività di scrittura.

Le query descrivono necessità, esigenze, sogni, paure e bisogni del pubblico. Tu devi capire l’intento di ricerca e organizzare le parole chiave per capire se sviluppare:

  • Cornerstone content (definisce ciò per cui si desidera che la tua attività sia conosciuta).
  • Pillar article (lunghi articoli di approfondimento che insegnano qualcosa).
  • Long tail post (post che sfruttano le parole chiave a coda lunga).

Questo vale per le query informative. Le ricerche transazionali, quelle che nascondono un intento di ricerca votato alla conversione, devono essere presidiate dalle landing page. Vale a dire le pubblicazioni pensate per far fare qualcosa.

Obiettivo? Trasportare il lettore nel funnel per seguire una customer journey votata all’acquisto del bene o servizio. Fino a raggiungere la fidelizzazione verso il brand.

Definisci gli obiettivi

Secondo la ricerca, l’aumento delle vendite è una delle principali voci rispetto a quelli che sono gli obiettivi da raggiungere. Ma non è l’unica e, soprattutto, non è la più importante. Gli esperti del settore mettono al primo posto la brand awareness.

 


Fare brand awareness, la capacità del pubblico di riconoscere una marca, è il primo obiettivo di chi crea contenuti. Poi vengono lead generation ed engagement. Al quarto posto trovi le vendite, è la naturale evoluzione della creazione dei contenuti.

Continuare a pubblicare per spingere direttamente le vendite vuol dire sfruttare solo in parte la forza dei contenuti. E, soprattutto, vuol dire ignorare il consumatore come soggetto che può acquistare una seconda o una terza volta.

Organizza le tecniche

Questi sono gli obiettivi. Ma come si raggiungono? Nel punto precedente ho dato spazio alle alternative al blogging, ma creare una buona varietà di contenuti non è l’unico modo per ottenere risultati dalla tua B2B content strategy:

 


Creare nuovi contenuti di qualità è la scelta immediata, ma i prossimi investimenti puntano anche verso un sito web in grado di creare maggiori conversioni e uno studio dell’efficienza. Un modo alternativo per sottolineare l’importanza dei contenuti.

Gestisci il calendario editoriale blog

A questo punto devi arrivare alla soluzione tanto attesa: la definizione dei titoli per arricchire il blog con i tuoi contenuti. Per fare questo devi avere a disposizione un file o un documento che ti permetta di organizzare i post da pubblicare.

In questo caso io consiglio PostPickr per creare e gestire il calendario editoriale. In questo modo organizzo le pubblicazioni nel tempo. Qualche dettaglio utile:

  • Mantieni un ritmo di pubblicazione costante.
  • Aggiorna i vecchi articoli e migliorali.
  • Non dimenticare di investire in promozione.
  • Affronta post da inserire in tutte le categorie.

Ricorda che molti contenuti fanno la differenza quando vengono aggiornati nel tempo. Il rapporto tra freshness e SEO diventa decisivo quando riesci a dare realmente qualcosa in più all’aggiornamento. Hai bisogno di un contributo per questo lavoro? Contattaci.


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La checklist del copywriting in 50 punti.


Quali sono i punti essenziali per lavorare nel mondo della scrittura professionale? 

Difficile fare un elenco completo delle regole, ecco perché potrebbe essere utile avere un’infografica con la checklist del copywriting a portata di mano.

Non a caso, scrivendo questo articolo, ho individuato e segnato tutti i passaggi chiave che un bravo web copywriter dovrebbe e deve rispettare per portare a termine un lavoro degno di nota sulla pagina di un sito web, di un ecommerce o di un blog aziendale.

 SEO checklist per copywriter

Il primo passaggio: c’è stata la massima attenzione per tutti gli step decisivi del SEO copywriting? Voglio dire, prima di pubblicare una pagina web bisogna fare in modo che il controllo dei meta tag e degli elementi HTML sia stato fatto. Ecco, quindi, i passaggi essenziali di una checklist per copywriter declinata in ambito SEO:

  • Hai creato un tag title adatto a comunicare il topic principale?
  • Questo tag title è chiaro, semplice e informativo?
  • Sei sotto le 65 battute nel tag title?
  • Ci sono keyword inutili? Puoi semplificare questo titolo?
  • Il tag alt delle foto è stato inserito nel modo giusto?
  • La meta description permette di chiarire l’headline SEO?
  • Sei sotto le 140 battute nel tag description?
  • L’URL è centrata sul topic principale?
  • Noti errori di battitura, forma e punteggiatura nell’URL?
  • Il permalink della pagina web è semplice, chiaro e leggibile?

Lo stesso discorso può essere fatto per il tag H1 anche se in questo caso siamo tra due settori differenti: questo micro-testo riguarda sia la SEO che il persuasive copywriting dato che è parte integrante del layout della pagina web.

Stile, linguaggio e scrittura online

Non è facile scrivere bene per ogni cliente e progetto proposto. Per questo devi essere, prima di tutto, in grado di rifiutare i clienti che non ti rispecchiano. Poi devi rispettare le regole del copywriting, verificando prima di consegnare.

  • Hai usato un linguaggio adeguato al tuo target di riferimento?
  • Il tone of voice è quello utilizzato dal brand?
  • Hai semplificato il più possibile la sintassi e il lessico?
  • La call to action è stata scritta usando il verbo imperativo?
  • Soggetto e verbo sono sempre il punto di riferimento della frase?
  • Il modello della piramide rovesciata è stato rispettato?
  • Hai usato, dove, necessario le leve della riprova sociale?
  • C’è concordanza di stile e linguaggio nel contenuto?
  • Stai dando al lettore ciò che vuole nel momento e nella forma giusta?
  • C’è forse un medium differente dal testo per comunicare meglio?

Come puoi ben vedere in questo caso il lavoro del copywriter non riguarda solo la buona scrittura ma anche la decisione in termini di buona comunicazione visuale. In un mondo perfetto saresti al fianco di un art director o di un creative director ma non si può avere tutto.

Lista di controllo per la formattazione

Ogni copywriter che si rispetti si assicura di aver pubblicato un contenuto con una forma adeguata. La sostanza è importante, questo è chiaro, però c’è bisogno anche di una buona presentazione del lavoro svolto. Qual è la checklist da rispettare?

  • La formattazione aiuta a leggere o è solo d’intralcio?
  • Il primo paragrafo è un manifesto di chiarezza e semplicità?
  • C’è un titolo e un sottotitolo nella tua pagina web?
  • Il corsivo è stato usato nel modo giusto.
  • Hai eliminato acronimi, maiuscolo e maiuscoletto non necessari?
  • Hai diviso il testo in blocchi facili da leggere?
  • Quando necessario, hai usato le liste puntate?
  • Gli heading (H2,H3) introducono i capitoli in modo chiaro?
  • Hai rispettato la gerarchia dei vari H2, H3 e H4?
  • Le foto sono necessarie o diventano un problema per la lettura?

La checklist del copywriting scrupoloso deve tener presente anche questo: il tuo blog o la pagina web ha un font adeguato e un allineamento a bandiera? 

 


Per i nuovi progetti questo è un passaggio che dovrebbe essere gestito dall’UX specialist con competenze in microcopy. Ma un bravo web copywriter sa sempre come rendersi indispensabile nella fase di controllo per impaginare un articolo.

Usabilità e copywriting checklist

Torniamo sempre allo stesso discorso: perché mettere in una checklist per copywriting dei punti che dovrebbero essere curati da altre figure? Semplice, perché un bravo scrittore di testi per il web sa essere indispensabile al processo produttivo.

  • I link che hai inserito sono necessari o appesantiscono il testo?
  • Hai aggiunto il testo alternative e la didascalia alle immagini?
  • Hai caricato il formato giusto per immagini e foto?
  • I file da scaricare hanno informazioni su peso e formato?
  • L’anchor text dei link descrive il contenuto della pagina di atterraggio?
  • Le immagini e i video sono descrittive o semplici riempitivi?
  • Hai aggiunto tutte le fonti necessarie al lettore?
  • L’headline comunica immediatamente il tema e l’argomento?
  • Hai ridotto o spiegato gli acronimi che nessuno conosce dal testo?
  • Testo sottolineato: hai eliminato questa formattazione che si confonde con i link?

Quando scrivi un articolo per il blog, o magari un comunicato stampa, devi valutare una serie di aspetti che vanno oltre la scrittura pura e semplice. Un web copywriter che capisce come e quando usare le regole dell’UX ha un futuro roseo davanti.

Proofreading, controllo e rilettura

Se vuoi fare un buon editing dei testi online devi concentrarti. Lascia decantare il lavoro svolto e dedicati ad altro. Poi dopo qualche ora, meglio ancora se il giorno dopo, ti dedichi alla rilettura del copy in modo da evitare errori, typo e refusi.

  • La rilettura a ha evidenziato refusi, errori di battitura e di grammatica?
  • Hai semplificato il più possibile la forma senza intaccare la sostanza?
  • Aggettivi e avverbi sono stati snelliti il più possibile?
  • Hai controllato che non ci sia virgola tra soggetto e verbo?
  • I verbi sono declinati nel modo giusto?
  • Hai verificato l’assenza di errori fonologici?
  • Accento e apostrofo: tutto è stato segnato bene?
  • La punteggiatura riesce a esprimere il senso della frase?
  • Ci sono frasi troppo lunghe che devono essere spezzate con un punto?
  • I due punti introducono concetti o sono usati a caso?

Ci sarebbero tanti altri punti da sottolineare in questa checklist del copywriting equilibrato. Ricorda solo questo: la semplicità è amica della buona scrittura.

Infografica: la checklist del copywriting

Qui ho racchiuso i punti della checklist per copywriter. E per concludere l’opera ho deciso di consegnarti la versione completa di questa lista di controllo.

 


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10 attenti consigli per una Opt-in Page acchiappa contatti

 


L’Opt-in Page è uno strumento essenziale per una strategia di Lead Generation che ha l’obiettivo di reperire contatti qualificati (lead) da trasformare in clienti. Vuoi capire cos’è una Opt-In page nel dettaglio e come progettarne una davvero in grado di convertire? Qui trovi le risposte che cerchi.

Cos’è una Opt-in Page?

Una Opt-in Page è una pagina di atterraggio che ha l’obiettivo di convertire gli utenti in contatti utili per l’azienda. Può essere una pagina apposita del sito web oppure può essere una pagina indipendente e può essere sponsorizzata con Social ADS e/o Google ADS, al fine di intercettare traffico di qualità e persone davvero interessate al contenuto.

 L’Opt-in Page è uno strumento fondamentale di Digital Marketing perché ti permette di avvicinare le persone al tuo brand e di guidarle lungo il percorso di conversione che hai pianificato per loro. Perché – prima di cominciare a scrivere, inviare, pubblicare campagne – lo hai pianificato, giusto?

I vantaggi di una Opt-in Page [ovvero perché crearla]

I vantaggi della Opt-in Page sono fondamentali per il processo di conversione. Il primo di questi è che si concentra su un singolo prodotto o servizio, lo racconta, lo descrive, rassicura e lo fa senza distrazioni esterne. L’attenzione delle persone è viva ed esclusiva solo per quel contenuto e sarà indirizzata verso il compimento di una e specifica azione. E questo è il secondo importante vantaggio della Opt-in Page.

Tutto è focalizzato su quel contenuto, sullo specifico obiettivo e su quella determinata azione.

Cerchiamo ora di capire come creare e scrivere una Opt-in Page capace di convertire.

10 consigli per creare una Opt-In Page acchiappa contatti

Progettare e realizzare una Opt-in Page che riesce a convertire è un lavoro che necessita di analisi, test e competenze che si integrano. Di seguito ti appunto 10 suggerimenti che ho raccolto in questi anni di lavoro in cui ho integrato la mia professionalità con quella di molti altri esperti di User Experience, Ingegneri, Designer e progettisti web.

1. Chi è che vuoi acchiappare?

La prima cosa che devi avere ben chiaro quando pianifichi e scrivi una Opt-in Page è la persona che vuoi raggiungere. A chi stai parlando? Devi condurre ricerche, analisi, interviste e test. Devi analizzare nel dettaglio non solo il bisogno che la tua target persona vuole soddisfare, ma anche le ragioni intime che sottendono a tale realizzazione, le motivazioni e le emozioni che la spingono ad agire. E quali sono i suoi gusti? Quali le sue abitudini? Quale vocabolario utilizza? Questo lavoro ti sarà utile per trovare gli angoli di comunicazione giusti e per parlare il suo stesso linguaggio, coinvolgendola con empatia.

2. Concentra tutto il contenuto dell’Opt-in Page sul prodotto e/o servizio di interesse

Qual è l’obiettivo della tua Opt-in Page? Reperire contatti offrendo loro un e-book? O offrire una demo gratuita? Oppure invitarli a giocare con te a un quiz e avere in cambio la loro email? Tutta la comunicazione della tua Opt-in page deve concentrarsi sul prodotto/servizio che offri, sui vantaggi che garantisci all’utente, sui benefici e su quanto sia importante per lui.

Focalizza il contenuto su questi aspetti e non introdurre distrazioni che possano sviare l’attenzione e l’interesse dell’utente.

3. Concentrati sul beneficio e sull’incentivo, dettagliali bene e mettili in evidenza

Quale beneficio concreto e reale offri all’utente? Quali incentivi puoi mettere sul tavolo al fine di convincerlo definitivamente ad agire? Benefici e incentivi sono un aspetto fondamentale nella strategia di costruzione e copywriting di una Opt-In Page.

Il segreto è far percepire alle persone che stanno ottenendo molto più di quanto stanno dando. Metti ben in evidenza benefici e incentivi sia con le parole sia con il design.

4. Mai scordare un ottimo titolo e sottotitolo

Titolo e sottotitolo sono due elementi fondamentali per una Opt-in Page acchiappa contatti e un buon Copywriter questo lo sa bene. Il titolo attrae l’attenzione e il sottotitolo lo arricchisce e persuade a continuare la lettura.

Il titolo deve riassumere in maniera chiara, coincisa, empatica e attraente tutto il contenuto della pagina e il sottotitolo deve dettagliarne benefici e vantaggi e includere le leve della persuasione. Di queste ti parlerò più giù. Ricorda che l’obiettivo di titolo e sottotitolo è far percepire con convinzione il vantaggio che le persone otterranno, il beneficio che ne ricaveranno.

5. Scrivi la Call To Action giusta

Ma qual è la Call To Action giusta? Potrei dirti che dipende dal tuo target di riferimento, da quello che offri e da chi sei (la tua Brand Identity). Ma, in linea generale, la Call To Action giusta ha 3 caratteristiche principali:

  • è parlante
  • illustra chiaramente e brevemente il beneficio
  • rassicura l’utente su quello che riceverà e sul miglioramento che otterrà nel futuro, eseguendo quella specifica azione.

Consiglio per te. Il mio suggerimento è quello di far precedere la Call To Action da un resoconto dei benefici che le persone otterranno e da un invito ad agire che funga da introduzione alla chiamata all’azione vera e propria.

6. Dove posizionare la Call To Action nell’Opt-in Page?

Ci sono diverse scuole di pensiero in merito. C’è chi sostiene che la Call To Action debba essere collocata subito, in alto (Above the Fold), c’è chi dice che deve essere inserita a conclusione di un percorso di navigazione che persuade l’utente e lo induce a completare l’azione.

Posto che nel digitale tutto dipende – ed è per questo che devi sempre testare – solitamente io opto per l’inserimento della Call To Action al primo momento opportuno, nella parte alta della pagina, e poi alla fine. In questo momento l’utente ha davvero ben chiaro vantaggi, opportunità, miglioramenti e benefici che ricaverà. Deve solo agire.

Se la Opt-in Page richiede un certo approfondimento e quindi risulta lunga, valuto la possibilità di inserirne una terza a metà percorso, ma anche in questo caso occorre capire se è il caso oppure no di introdurre un elemento che in quel dato momento potrebbe creare una frizione nel percorso di navigazione e di persuasione dell’utente. E che potrebbe dissuaderlo più che convincerlo. La regola è una: prediligi la fluidità e la naturalezza e rimanda l’azione al momento conclusivo.

Consiglio per te. Ricorda sempre che il pulsante in cui collochi la CTA deve essere di un colore che risalta rispetto all’intero contesto (pagina) in cui è inserita e deve essere posta in una posizione comoda, rilevante e distanziata rispetto agli altri elementi, così da essere subito evidente.

7. Usa le leve della persuasione

Le leve della persuasione sono un manuale da maneggiare con cura se vuoi che la tua comunicazione sia davvero persuasiva. Se non lo hai ancora fatto, devi leggere il bel libro di Robert Cialdini, Le armi della persuasione: ti spiega come e perché giungiamo a dire .

Queste le leve persuasive individuate da Cialdini che devi saper sfruttare adeguatamente nella tua comunicazione:

  • reciprocità. Se tu mi dai qualcosa – mettiamo un e-book, un tutorial, uno sconto speciale – io mi sento in dovere di ricambiare il tuo dono (magari lasciandoti proprio i miei contatti)
  • Impegno e coerenza. Quando assumiamo un impegno o facciamo una scelta, la necessità di essere coerenti con noi stessi e di dimostrarci anche agli altri coerenti e sicuri, ci induce a confermare l’impegno preso
  • Riprova Sociale. Viviamo in tribù perché l’uomo non è un animale solitario. Abbiamo bisogno di sentirci simili e accettati, ecco perché tendiamo a replicare le scelte dei nostri simili. Per sentirci uguali e inclusi
  • Simpatia. Siamo più propensi ad assecondare una persona che ci piace, per cui proviamo simpatia, che sentiamo essere affine a noi
  • Autorità. La nostra cultura e la nostra educazione ci spingono ad avere rispetto per le persone che percepiamo come autorevoli. Ecco perché testimonial e influencer funzionano
  • Scarsità. Può essere di tempo, di denaro, di quantità. Il principio è che più una cosa è scarsa e più ne aumenta il valore percepito, quindi tanto più finiamo per volerla
  • Contrasto. Nota anche come ripiegamento dopo il rifiuto, si verifica quando agiamo dopo aver comparato due elementi vicini e tale comparazione fa risaltare le qualità e la convenienza di uno dei due.

8. Content Usability: (anche) la forma è contenuto

Un buon Content Manager lo sa: la forma del contenuto è essa stessa contenuto. La forma parla, comunica, dice e fa. Ecco perché quando realizzi una Opt–in Page non devi lasciare nulla al caso, a partire dal design della pagina, che deve essere curato da un Designer esperto in User Experience (esperienza di navigazione). Altrettanto fondamentale è come presenti le parole che scrivi, le immagini, i video, i form e tutti i contenuti (si parla di Content Usability). Che forma decidi di dare loro?

In particolare, è fondamentale che:

  • la struttura delle informazioni e dei contenuti sia chiara, immediata e facilmente comprensibile e fruibile
  • le parole scritte possano essere scansionate in maniera veloce e che anche in questa operazione preliminare l’utente riesca a comprendere immediatamente i vantaggi che otterrà
  • i contenuti devono essere distribuiti in paragrafi, ognuno dei quali deve contenere una specifica informazione
  • devi utilizzare sapientemente titoli e sottotitoli per attrare l’attenzione, comunicare l’informazione principale del paragrafo e organizzare il contenuto
  • cura le interlinee e i colori del testo
  • gli spazi bianchi al momento giusto sono fondamentali sia per creare un momento di pausa sia per dare rilievo a specifiche informazioni o elementi
  • servono anche grassetti e corsivi, ma senza mai abbondare.

9. Testa

La miglior strategia per ottimizzare posizioni, colori, immagini e/o video, testi e Call to Action e favorire la conversione è testare. Puoi condure degli A/B Test che ti permettono di mettere a confronto due versioni di una Opt-in Page in cui modifichi un solo elemento, quello che vuoi testare. In questo modo puoi valutare e definire cosa performa meglio e ottimizzare conversioni, costi e budget.

10. Rispetta la normativa sul GDPR

Un aspetto ancora sottovalutato ma che ti permette di fare la differenza anche in termini reputazionali è il rispetto della normativa GDPR. Ogni contatto che si iscrive alla mailing list deve acconsentire due volte all’invio della tua newsletter: la prima volta nel momento in cui compila il modulo di contatto presente sulla Opt-in Page e la seconda volta tramite l’apposita e-mail che invierai.