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Le basi del tuo personal branding: punti di forza e debolezza

 

Non è la prima volta che su queste pagine parliamo di personal branding, oggi vogliamo sottolineare quanto è importante, prima ancora di mettersi al lavoro sul proprio sito web, sui propri social, sul proprio abbigliamento e via dicendo, concentrarsi innanzitutto sul proprio focus (ne parleremo nei prossimi giorni) e subito dopo sui propri punti di forza. E va da sé, anche sulle proprie debolezze.

Sembra facile, ma non lo è per niente. Perché investiamo un sacco di tempo nel pensare a cosa mangiare stasera, a cosa avremmo potuto rispondere a questo o quel quel cliente saccente, al perché ordiniamo una determinata pizza invece che un'altra... Nonostante tutto questo tempo sprecato in pensieri leggeri se non del tutto superflui, non perdiamo nemmeno un minuto a pensare seriamente ai nostri punti di forza, quelli veri ed effettivamente spendibili.

È una cosa generalizzata: non è un caso se i recruiter, durante i colloqui di lavoro, si trovano sempre nella situazione paradossale di mettere in imbarazzo i candidati con le domande – di per sé – più semplici del mondo, ovvero – per l’appunto – «quali sono i tuoi punti di forza?» e «quali sono le tue debolezze?».

Insomma, i recruiter non stanno spiazzando il candidato con una domanda assurda sull’idrografia del Myanmar o sulla vecchia teoria dei quanti. Sono al contrario dei quesiti facilissimi, che si concentrano sulla persona che il candidato dovrebbe conoscere di più al mondo: sé stesso. Un alieno non riuscirebbe in alcun modo a comprendere la difficoltà del candidato, i secondi di silenzio, lo spasmodico giocherellare con i polsini della camicia nel trovare una risposta idonea. Eppure è proprio così: queste domande, nella maggior parte dei casi, aprono una mezza crisi durante il colloquio di lavoro. O non si sa rispondere, o si risponde sempre con le solite frasi fatte, che i recruiter ascoltano uguali di giorno in giorno.

Conoscere i propri punti forti e i propri punti deboli, come anticipato, non è però importante solamente per chi è alla ricerca di un nuovo lavoro, ma anche per chi si appresta a costruire il proprio personal branding in modo efficace. Il perché è subito spiegato: sviluppare un brand personale significa individuare le proprie unicità e comunicarle agli altri in modo coerente, così da convincere il proprio pubblico delle proprie capacità, svettando sopra ai propri concorrenti. E, ovviamente, i propri punti di forza sono i principali aspetti su cui fare leva.

Individua i tuoi punti di forza.

Ma cosa sono i punti di forza? Ebbene, si può affermare che questi sono un mix di abilità, di talento e di conoscenza, sono delle doti che ci permettono di svolgere al meglio determinate attività e di affrontare efficacemente specifiche sfide, in modo da poter raggiungere i nostri obiettivi professionali e personali. Essere in grado di individuare in cosa si eccelle, quali sono le attività in cui riusciamo a fare meglio degli altri senza particolari sforzi, ci può aiutare a capire su cosa puntare nella nostra professione: lo studente che per anni, durante le scuole superiori, ha preso ottimi voti in matematica e valutazioni mediocri in lettere, non dovrebbe pensarci due volte a optare per un corso di laurea in ingegneria o in statistica piuttosto che per un corso in filologia romanza o in letterature comparate. Fin qui non ci sono dubbi, no?

Così dovrebbe funzionare anche nella vita reale. Il problema è che, nella nostra normale vita personale e professionale, non abbiamo un board di professori intenti a valutare le nostre diverse capacità e i risultati raggiunti. No: non c’è nessuno pronto a individuare in modo preciso i nostri punti di forza, dobbiamo farlo noi, attraverso quello che potremmo definire come un breve percorso di consapevolezza. Al termine di questo percorso – che non prevede meditazioni, incensi o sedute di yoga, sia chiaro – avrai ben chiari quali sono gli strumenti principali nella tua borsa degli attrezzi. E sì, potresti guadagnare – laddove mancanti – un pò di punticini per quanto riguarda l’autostima.

Ecco quindi che, per trovare i tuoi punti di forza, dovresti fare un po’ come quel team di marketing che si mette seduto a un tavolo, intorno all’oggetto da promuovere, in cerca dei suoi aspetti migliori, da stampare in bella vista sul packaging e negli spot televisivi. Devi cercare, insomma, di guardarti dall’esterno, partendo magari dal tuo passato, professionale e accademico. Qual è stato il tuo maggior successo? In quali situazioni ti sei distinto tra tutti, portando a casa un risultato superiore a quello degli altri? Ecco, concentrati su questi momenti, e cerca di capire cosa ti ha spinto, in quelle occasioni, verso il successo. E prendi nota!

Ora pensa a come ti vedono le altre persone con cui lavori o hai lavorato. Pensa quando e perché queste persone si affidano a te, e pensa in particolare a quale ruolo hai o hai avuto all’interno dei vari team di lavoro. Perché sei stato scelto proprio tu per assolvere a quei compiti? E ci sei riuscito? Di nuovo, prendi nota.

Pensa adesso alle avversità. E qui intendo a qualsiasi avversità, a tutti gli ostacoli che ti si sono messi di fronte negli ultimi anni, nella vita personale come in quella professionale, per arrivare fino al sentiero interrotto da una frana durante quella gita in montagna con gli amici, o magari a quella volta in cui, entrando nell’azienda del nuovo cliente per un meeting, ti sei accorto di aver lasciato le chiavetta usb con le slide in ufficio. Ecco, pensaci un po’: come hai reagito di fronte a queste situazioni? Quali abilità hai messo in campo per provare a superare quegli ostacoli? Ci sei riuscito? Ci sei andato minimamente vicino? A questo punto, bada bene, conta sì il fatto che tu sia stato o meno in grado di avere la meglio su un problema, ma contano soprattutto le scelte che hai fatto, a prescindere dal successo o dal fallimento.

Ora dovresti avere già qualche idea sui tuoi principali punti di forza. Ma puoi fare di più, per selezionare i tuoi punti di forza principali. Pensa per esempio a quali sono le capacità sulle quali tendi a fare affidamento in modo frequente durante le tue attività quotidiane. Non darti limiti. Quando lavi i piatti sei veloce o lento (e preciso)? Quando guidi in mezzo al traffico, tendi a perdere le staffe a ogni incrocio, o sfrutti la situazione per ascoltare un podcast? Quando arriva il tuo turno al gate all’aeroporto, ti fai trovare con biglietto stampato, passaporto aperto e valigia perfetta, oppure blocchi la fila perché non trovi il documento di identità, perché il biglietto è spiegazzato e perché la tua valigia è troppo grande? Insomma, pensa alla tua vita normale, ai fatti di ogni giorno, ed elenca tutti i punti di forza che vengono alla luce più di frequente.

Per tutto il resto… beh, quelli potrebbero essere proprio i tuoi principali punti deboli. Ma a questi ci arriviamo tra poco: per ora prendi un foglio, e scrivi nero su bianco quelli che sono i tuoi principali punti di forza. Scrivine 5, né troppi, né pochi, e nei prossimi giorni sforzati per capire se sono davvero quelli i tuoi punti forti, interrogando eventualmente a riguardo partner, amici, parenti e colleghi.

Individua le tue debolezze

Ora che abbiamo visto come individuare i nostri punti di forza, vediamo come scoprire quali sono le nostre debolezze. Perché mai dovresti perdere tempo a individuare i tuoi punti deboli? Perché, diciamolo, è senz’altro bello pensare alle cose che ci vengono bene, e che anzi, sappiamo fare meglio degli altri. Non è altrettanto piacevole, invece, pensare alle cose che non sappiamo fare, alle situazioni che non sappiamo gestire, ai piccoli e grandi fallimenti che abbiamo conosciuto in passato.

Eppure nella nostra vita quotidiana, di tanto in tanto, richiamiamo alla mente quelli che sono i nostri limiti. Ma non lo facciamo certo con un fine costruttivo, anzi: quando citiamo le nostre carenze lo facciamo tendenzialmente per criticare il nostro operato, o ancora, e soprattutto, per rimuginare su errori passati, per qualcosa che può sembrare puro autolesionismo.

Io ti propongo invece di pensare ai tuoi punti deboli in modo costruttivo, per capire qual è il tuo focus e quindi per costruire in modo davvero efficace e coerente il tuo personal branding.

Prima di iniziare a capire come individuare le tue carenze, va sottolineato che ci possono essere tantissimi punti deboli di cui non ci deve interessare più di tanto. Pensa per esempio a una persona che non ha un minimo orecchio per la musica, ed è intonata quanto una padella che cade per le scale. Quella debolezza potrebbe certamente essere un limite se quella persona volesse intraprendere una carriera nella musica, se volesse entrare in un gruppo rock o se frequentasse delle persone che, come interesse principale, hanno proprio la musica. Ma se quella persona non fosse affatto interessata alla musica, se svolgesse un lavoro che nulla ha a che fare con il mondo delle note, e se nel suo gruppo di conoscenze si pensasse a tutt’altro (allo sport, alla cucina, ai viaggi) beh, quel difetto non avrebbe alcuna rilevanza concreta. 

Insomma, ci sono punti deboli importanti e punti deboli meno importanti, anche a prescindere da quella che è la specifica carenza. Su alcuni è necessario lavorare. Altri, invece, possono essere lasciati così come sono: l’importante è sapere che esistono, per non incasinarsi da soli. Meglio sapere, insomma, di soffrire di vertigini prima di affrontare la scalata di una parete rocciosa strapiombante. Si può sempre migliorare, certo, ma non è nemmeno male conoscere le proprie attitudini per intraprendere prioritariamente le strade che ci possono portare risultati positivi. Come dicono gli specialisti della selezione del personale, infatti, “i tacchini possono imparare ad arrampicarsi sugli alberi, ma se si prende uno scoiattolo avrà sicuramente molto più successo”.

Detto questo, cerchiamo di capire quali sono le tue debolezze. Il primo passo è piuttosto scontato: dovresti semplicemente pensare a quelle che sono le tue debolezze ‘note’. Sicuramente ne hai una bella manciata, senza scervellarti troppo: questo perché di fatto tendiamo a essere più consapevoli rispetto alle nostre carenze rispetto a quando lo siamo in merito ai nostri punti di forza. I nostri limiti, da un certo punto di vista, si delineano in modo più netto rispetto ai nostri punti di forza. Hai pensato a quali sono le tue debolezze più esplicite, quelle di cui sei già assolutamente consapevole? Bene, prendi nota: il nostro obiettivo, da qui in poi, sarà quello di ingrossare un po’ le fila di quel gruppetto più o meno sparuto.

Pensa ora alle occasioni in cui ti è capitato di lavorare in squadra. Non limitarti alle sole ultime occasioni: pensa a tutte le volte in cui ti sei ritrovato in un team, cercando di raggiungere un obiettivo condiviso. Che ruolo ti sei ritagliato in quelle squadre? E quale tipo di ruolo hai invece sempre evitato in questi casi?

Andiamo avanti, e andiamo un po’ più in profondità. Pensa a un ostacolo, a un qualcosa che si pone tra te e il tuo obiettivo personale o professionale. Quale fattore potrebbe portarti a una probabile resa? Cosa, insomma, ti convincerebbe a mollare le armi e a ritirarti, uscendone sconfitto? Un carico troppo pesante di lavoro? L’ipotesi di dover parlare in pubblico? La possibilità di dover fare un investimento economico senza la certezza di un ritorno?

Ecco, ora torniamo alla realtà. Non immaginare un ostacolo astratto: pensa invece a qualcosa che ti ha già ostacolato in passato. Meglio ancora: pensa a quello che è stato il tuo più grande fallimento, e pensa a quale è stato il fattore che ti ha portato alla sconfitta. Quella determinata cosa potrebbe portarti nuovamente, anche oggi, al medesimo nefasto risultato?

Infine, dovresti chiedere ad altre persone quali sono, a loro avviso, i tuoi punti deboli. Non è sempre facilissimo trovare un buon numero di persone che potranno aiutarti in questo senso: hai bisogno di persone che ti conoscano bene, che siano assolutamente sincere – senza temere di ferirti – ma non eccessivamente brutali. Insomma, non chiederlo al collega di lavoro con cui non sei mai stato in sintonia e con cui hai avuto spesso da ridire: spinto da una certa acrimonia nei tuoi confronti potrebbe calcare troppo la mano, individuando dei punti deboli che in realtà non hai affatto. Ma non chiederlo nemmeno alla tua nonnina, che molto probabilmente sarà convinta di avere un nipote perfetto, pronto per essere eletto Presidente della Repubblica.

Dopo che avrai ‘intervistato’ i tuoi conoscenti – amici, colleghi, parenti – potrai aggiungere anche i punti deboli da loro proposti. Molto probabilmente ripeteranno alcune delle debolezze che hai già individuato, ma quasi sicuramente ti diranno anche qualcosa di nuovo.

Bene: ora hai due liste, una dei tuoi punti di forza e un’altra dei tuoi punti deboli. Questa è la base di partenza per individuare il tuo focus, e quindi per costruire il tuo personal branding: non ti resta che pensare alle tue passioni e, ovviamente, alle tue competenze!


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Sette cose da fare prima di uscire con la macchina fotografica.


La lista che segue è un promemoria fotografico per aiutarvi a ricordare tutti gli aspetti tecnici della fotografia da tenere a mente prima di iniziare con una nuova sessione fotografica.

La vostra fotocamera è un attrezzo sofisticato con molte impostazioni personalizzabili che possono variare di volta in volta.

Questi 7 consigli dovrebbero aiutarvi ad evitare errori banali che potrebbero compromettere la vostra uscita fotografica. Vediamoli assieme:

1) Avete caricato la batteria?

Sembrerà assurdo ma è una delle prime cose che si dimenticano. Spesso uscirete con la batteria scarica o quasi perchè vi siete dimenticati.

Ogni volta che scatterete sarete curiosi di rivedere l'immagine sul display se è venuta bene, ma questa operazione richiede alla macchina un grosso dispendio di energia e se la batteria è scarica farete ben poco. Tant'è che, per iniziare, vi consiglio di acquistare una batteria di riserva.


 

2) Avete formattato la memory card?

Prima di un uscita fotografica e dopo aver scaricato sul computer tutti i vostri vecchi scatti dovete sempre, ma proprio sempre, formattare la memory card della vostra fotocamera. Come per tutti i congegni tecnologici una défaillance è sempre possibile.

In questi casi, però, rischiate di perdere le immagini. Comunque potete ridurre il rischio al massimo grazie ad una buona manutenzione. Formattate la card attraverso l'apposito menu della fotocamera prima di ogni uso e dopo esservi accertati di aver scaricato i vecchi scatti.


 

3) Avete memoria a sufficienza nella memory card?

Uno dei vantaggi dell'era predigitale era la possibilità di riuscire a procurarsi un nuovo rullino in quesi tutti i negozi.

È vero che oramai le memory card sono abbastanza capienti per fare diverse centinaia di fotografie ma vi consiglio caldamente di acquistarne più di una, sia per motivi di spazio, sia per evitare che una memoria per un qualche motivo strano smetta di funzionare.

Assicuratevi di averne a sufficienza quando partirete per una vacanza ai Caraibi o per qualche altra località sperduta nel mondo, dove acquistare una nuova memory card potrebbe essere un problema!

4) Avete pulito il sensore?

Se siete abituati a cambiare spesso l'obiettivo, c'è la possibilità che la polvere che si attacca ad esso crei macchioline nere o filamenti che poi compariranno nei vostri file. Ciò è possibile sopratutto se vi dimenticate di spegnere la fotocamera prima di effettuare l'operazione.

Se il sensore non vieno pulito accuratamente, potrebbe risultare danneggiato. Visitate il sito dell'azienda della vostra fotocamera e seguite i consigli su come pulirlo e su come manutenerlo.

Un modo di evitare di pulirlo spesso, comunque, è quello di tenere la macchina rivolta verso il basso metre cambiate gli obiettivi. In questo modo è più difficile che la polvere si depositi sul sensore.

 


5) Avete verificato la sensibilità del vostro sensore (ISO) ?

A me capita spesso di uscire senza verificare questo parametro e d'iniziare a scattare con una sensibilità altissima, lasciata così dall'ultima volta in cui magari avevo scattato in condizioni di luce pessima e dove dovevo per forza tenere una sensibilità alta.

Cercate di tenere il valore ISO il più basso possibile, in quanto livelli più alti producono maggior "rumore" (un'indesiderata e ben visibile sgranatura dell'immagine). La regola è: più bassa è l'ISO e più alta sarà la qualità dell'immagine (sempre che le condizioni di luce ve lo permettano). Ricordatevi sempre questo parametro che spesso viene dimenticato!

6) Avete regolato il bilanciamento del bianco?

In questa fase assicuratevi almeno che la vostra fotocamera sia settata su un bilanciamento del bianco automatico, perchè nella maggior parte dei casi ciò produrrà un risultato accettabile.

7) Avete scelto il giusto formato dei file (JPG, RAW)?

Personalmente scatto SOLO in raw ma questo comporta dover elaborare le immagini una volta scaricate sul pc prima di poterle stampare o salvare.

Per ora concentratevi solo sul formato JPG e accertatevi che la vostra fotocamera sia regolata per produrre la migliore qualità JPG. Nella vostra fotocamera infatti è possibile scegliere diverse tipologie di file jpg, prendete ovviamente il migliore. Sarebbe un'assurdità avere una fotocamera di qualità e produrre immagini ridotte!

È vero, se riducete la qualità, aumentate anche il numero delle foto memorizzabili sulla memory card, ma a questo punto torniamo al punto 3: compratevi altre memorie ma scattate sempre al massimo!

Spero che questo promemoria vi possa aiutare ad evitare errori la prossima volta che uscirete per scattare fotografie. Tranquilli, ci vorrà del tempo prima che vi ricordiate tutti queste cose da fare ma vedrete che prima o poi vi entreranno in testa e non sbaglierete una foto! Buona luce a tutti.

 

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Cos'è l'inbound marketing B2B e come si fa.

 


L’inbound marketing per B2B (ovvero business to business) è una strategia fondamentale per ottenere dei risultati concreti. Le aziende hanno bisogno di tecniche chiare per intercettare nuovi potenziali clienti. Che non sono mossi da emozioni.

O meglio, chi si occupa degli acquisti per un ufficio aziendale non può ignorare le soluzioni utili per intercettare nuovi lead da trasformare in prospect e infine in clienti. Quali sono i principi di questo processo?

La definizione di inbound marketing B2B: tecniche di gestione dei contenuti per intercettare potenziali clienti interessati a un prodotto aziendale. Mentre il mercato B2C si riferisce al settore dei consumatori finali, il B2B punta ai clienti aziendali.

B2B inbound marketing funnel

La differenza sostanziale tra inbound marketing B2B e B2C: quest’ultimo ha dei processi diretti, più semplici. Mentre il business to business è più articolato. Complesso. Però le fasi sono simili. Ecco quali sono le fasi inbound B2B marketing:

  • Estraneo.
  • Visitatore.
  • Lead.
  • Cliente.
  • Ambassador.

È il processo tipico dell’inbound marketing: la persona che non ti conosce visita il sito, poi una sales page, infine c’è un contatto. La differenza con il B2C? Spesso si instaura un workflow di email marketing in grado di trasformare il lead in prospect.

 

 

Conclusa la vendita il cliente diventa promoter, un individuo capace di parlare bene del tuo prodotto e della tua attività. Questo risultato si ottiene investendo sui contenuti, mantenendo un rapporto di engagement attraverso social e newsletter.

Strategie di inbound marketing B2B

La ricerca del Content Marketing Institute esalta dei punti interessanti. Il contenuto è a capo di ogni attività di inbound marketing e se vuoi lavorare nel circuito business to business ci sono delle scelte da fare per intercettare i possibili clienti aziendali.


 

Ad esempio le tattiche utilizzate nelle B2B content marketing vedono il blog al quarto posto. L’infografica registra uno slancio significativo: dal 51% dell’ultimo anno all’attuale 62%. Poi ci sono soluzioni minori per creare contenuti di qualità:

  • Branded Content Tool (38%)
  • eBook (37%)
  • Magazine stampati (32%)
  • Libri (30%)
  • Mobile App (30%)
  • Digital Magazine (27%)
  • Podcast (22%)
  • Gamification (12%).

Questo per darti un assaggio delle strade per articolare una strategia di inbound marketing B2B. Ma una volta definito il percorso, quali sono gli obiettivi utili?

Come fare inbound marketing per B2B

Quali sono le tecniche utili per ottenere buoni risultati in termini di inbound marketing per il B2B? Ecco i passaggi chiave da prendere come riferimento oggi.

Analisi del brand

Il primo passo della tua content strategy per blog riguarda il lavoro su ciò che sei e come hai deciso di affrontare il mercato. Per capire quale tone of voice dare ai miei contenuti devo prima capire chi sono, quali sono i miei punti di forza e le competenze.

L’analisi SWOT mi consente di accedere a questo gruppo di notizie. Il lavoro si divide in quattro blocchi dedicati a informazioni interne ed esterne. Quali sono? Eccoli:

  • Punti di forza.
  • Debolezze.
  • Opportunità.
  • Minacce.

Per scrivere contenuti online, in generale per lavorare a qualsiasi attività o strategia di web marketing, bisogna avere un’idea chiara del brand da far emergere.

 

Ecco perché io preferisco partire da questi dati per sviluppare, successivamente, tone of voice dei contenuti. Come scoprire le esigenze del target? Continua a leggere.

Analisi del target

Questo passaggio è indispensabile per organizzare i contenuti da pubblicare sul blog. Vuoi creare una buona attività editoriale e capire come fare content marketing con il blog? Perfetto, devi scoprire cosa cercano le persone che vuoi raggiungere.

La keyword research ti aiuta a capire cosa vogliono le persone che vuoi raggiungere con i contenuti. In questa fase può essere utile ipotizzare delle reader personas, idealtipi che sintetizzano caratteristiche e necessità di gruppi interessati.

Perché è importante la ricerca keyword? Così puoi iniziare a verificare con la ricerca delle parole chiave che faranno da riferimento all’attività di scrittura.

Le query descrivono necessità, esigenze, sogni, paure e bisogni del pubblico. Tu devi capire l’intento di ricerca e organizzare le parole chiave per capire se sviluppare:

  • Cornerstone content (definisce ciò per cui si desidera che la tua attività sia conosciuta).
  • Pillar article (lunghi articoli di approfondimento che insegnano qualcosa).
  • Long tail post (post che sfruttano le parole chiave a coda lunga).

Questo vale per le query informative. Le ricerche transazionali, quelle che nascondono un intento di ricerca votato alla conversione, devono essere presidiate dalle landing page. Vale a dire le pubblicazioni pensate per far fare qualcosa.

Obiettivo? Trasportare il lettore nel funnel per seguire una customer journey votata all’acquisto del bene o servizio. Fino a raggiungere la fidelizzazione verso il brand.

Definisci gli obiettivi

Secondo la ricerca, l’aumento delle vendite è una delle principali voci rispetto a quelli che sono gli obiettivi da raggiungere. Ma non è l’unica e, soprattutto, non è la più importante. Gli esperti del settore mettono al primo posto la brand awareness.

 


Fare brand awareness, la capacità del pubblico di riconoscere una marca, è il primo obiettivo di chi crea contenuti. Poi vengono lead generation ed engagement. Al quarto posto trovi le vendite, è la naturale evoluzione della creazione dei contenuti.

Continuare a pubblicare per spingere direttamente le vendite vuol dire sfruttare solo in parte la forza dei contenuti. E, soprattutto, vuol dire ignorare il consumatore come soggetto che può acquistare una seconda o una terza volta.

Organizza le tecniche

Questi sono gli obiettivi. Ma come si raggiungono? Nel punto precedente ho dato spazio alle alternative al blogging, ma creare una buona varietà di contenuti non è l’unico modo per ottenere risultati dalla tua B2B content strategy:

 


Creare nuovi contenuti di qualità è la scelta immediata, ma i prossimi investimenti puntano anche verso un sito web in grado di creare maggiori conversioni e uno studio dell’efficienza. Un modo alternativo per sottolineare l’importanza dei contenuti.

Gestisci il calendario editoriale blog

A questo punto devi arrivare alla soluzione tanto attesa: la definizione dei titoli per arricchire il blog con i tuoi contenuti. Per fare questo devi avere a disposizione un file o un documento che ti permetta di organizzare i post da pubblicare.

In questo caso io consiglio PostPickr per creare e gestire il calendario editoriale. In questo modo organizzo le pubblicazioni nel tempo. Qualche dettaglio utile:

  • Mantieni un ritmo di pubblicazione costante.
  • Aggiorna i vecchi articoli e migliorali.
  • Non dimenticare di investire in promozione.
  • Affronta post da inserire in tutte le categorie.

Ricorda che molti contenuti fanno la differenza quando vengono aggiornati nel tempo. Il rapporto tra freshness e SEO diventa decisivo quando riesci a dare realmente qualcosa in più all’aggiornamento. Hai bisogno di un contributo per questo lavoro? Contattaci.


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La checklist del copywriting in 50 punti.


Quali sono i punti essenziali per lavorare nel mondo della scrittura professionale? 

Difficile fare un elenco completo delle regole, ecco perché potrebbe essere utile avere un’infografica con la checklist del copywriting a portata di mano.

Non a caso, scrivendo questo articolo, ho individuato e segnato tutti i passaggi chiave che un bravo web copywriter dovrebbe e deve rispettare per portare a termine un lavoro degno di nota sulla pagina di un sito web, di un ecommerce o di un blog aziendale.

 SEO checklist per copywriter

Il primo passaggio: c’è stata la massima attenzione per tutti gli step decisivi del SEO copywriting? Voglio dire, prima di pubblicare una pagina web bisogna fare in modo che il controllo dei meta tag e degli elementi HTML sia stato fatto. Ecco, quindi, i passaggi essenziali di una checklist per copywriter declinata in ambito SEO:

  • Hai creato un tag title adatto a comunicare il topic principale?
  • Questo tag title è chiaro, semplice e informativo?
  • Sei sotto le 65 battute nel tag title?
  • Ci sono keyword inutili? Puoi semplificare questo titolo?
  • Il tag alt delle foto è stato inserito nel modo giusto?
  • La meta description permette di chiarire l’headline SEO?
  • Sei sotto le 140 battute nel tag description?
  • L’URL è centrata sul topic principale?
  • Noti errori di battitura, forma e punteggiatura nell’URL?
  • Il permalink della pagina web è semplice, chiaro e leggibile?

Lo stesso discorso può essere fatto per il tag H1 anche se in questo caso siamo tra due settori differenti: questo micro-testo riguarda sia la SEO che il persuasive copywriting dato che è parte integrante del layout della pagina web.

Stile, linguaggio e scrittura online

Non è facile scrivere bene per ogni cliente e progetto proposto. Per questo devi essere, prima di tutto, in grado di rifiutare i clienti che non ti rispecchiano. Poi devi rispettare le regole del copywriting, verificando prima di consegnare.

  • Hai usato un linguaggio adeguato al tuo target di riferimento?
  • Il tone of voice è quello utilizzato dal brand?
  • Hai semplificato il più possibile la sintassi e il lessico?
  • La call to action è stata scritta usando il verbo imperativo?
  • Soggetto e verbo sono sempre il punto di riferimento della frase?
  • Il modello della piramide rovesciata è stato rispettato?
  • Hai usato, dove, necessario le leve della riprova sociale?
  • C’è concordanza di stile e linguaggio nel contenuto?
  • Stai dando al lettore ciò che vuole nel momento e nella forma giusta?
  • C’è forse un medium differente dal testo per comunicare meglio?

Come puoi ben vedere in questo caso il lavoro del copywriter non riguarda solo la buona scrittura ma anche la decisione in termini di buona comunicazione visuale. In un mondo perfetto saresti al fianco di un art director o di un creative director ma non si può avere tutto.

Lista di controllo per la formattazione

Ogni copywriter che si rispetti si assicura di aver pubblicato un contenuto con una forma adeguata. La sostanza è importante, questo è chiaro, però c’è bisogno anche di una buona presentazione del lavoro svolto. Qual è la checklist da rispettare?

  • La formattazione aiuta a leggere o è solo d’intralcio?
  • Il primo paragrafo è un manifesto di chiarezza e semplicità?
  • C’è un titolo e un sottotitolo nella tua pagina web?
  • Il corsivo è stato usato nel modo giusto.
  • Hai eliminato acronimi, maiuscolo e maiuscoletto non necessari?
  • Hai diviso il testo in blocchi facili da leggere?
  • Quando necessario, hai usato le liste puntate?
  • Gli heading (H2,H3) introducono i capitoli in modo chiaro?
  • Hai rispettato la gerarchia dei vari H2, H3 e H4?
  • Le foto sono necessarie o diventano un problema per la lettura?

La checklist del copywriting scrupoloso deve tener presente anche questo: il tuo blog o la pagina web ha un font adeguato e un allineamento a bandiera? 

 


Per i nuovi progetti questo è un passaggio che dovrebbe essere gestito dall’UX specialist con competenze in microcopy. Ma un bravo web copywriter sa sempre come rendersi indispensabile nella fase di controllo per impaginare un articolo.

Usabilità e copywriting checklist

Torniamo sempre allo stesso discorso: perché mettere in una checklist per copywriting dei punti che dovrebbero essere curati da altre figure? Semplice, perché un bravo scrittore di testi per il web sa essere indispensabile al processo produttivo.

  • I link che hai inserito sono necessari o appesantiscono il testo?
  • Hai aggiunto il testo alternative e la didascalia alle immagini?
  • Hai caricato il formato giusto per immagini e foto?
  • I file da scaricare hanno informazioni su peso e formato?
  • L’anchor text dei link descrive il contenuto della pagina di atterraggio?
  • Le immagini e i video sono descrittive o semplici riempitivi?
  • Hai aggiunto tutte le fonti necessarie al lettore?
  • L’headline comunica immediatamente il tema e l’argomento?
  • Hai ridotto o spiegato gli acronimi che nessuno conosce dal testo?
  • Testo sottolineato: hai eliminato questa formattazione che si confonde con i link?

Quando scrivi un articolo per il blog, o magari un comunicato stampa, devi valutare una serie di aspetti che vanno oltre la scrittura pura e semplice. Un web copywriter che capisce come e quando usare le regole dell’UX ha un futuro roseo davanti.

Proofreading, controllo e rilettura

Se vuoi fare un buon editing dei testi online devi concentrarti. Lascia decantare il lavoro svolto e dedicati ad altro. Poi dopo qualche ora, meglio ancora se il giorno dopo, ti dedichi alla rilettura del copy in modo da evitare errori, typo e refusi.

  • La rilettura a ha evidenziato refusi, errori di battitura e di grammatica?
  • Hai semplificato il più possibile la forma senza intaccare la sostanza?
  • Aggettivi e avverbi sono stati snelliti il più possibile?
  • Hai controllato che non ci sia virgola tra soggetto e verbo?
  • I verbi sono declinati nel modo giusto?
  • Hai verificato l’assenza di errori fonologici?
  • Accento e apostrofo: tutto è stato segnato bene?
  • La punteggiatura riesce a esprimere il senso della frase?
  • Ci sono frasi troppo lunghe che devono essere spezzate con un punto?
  • I due punti introducono concetti o sono usati a caso?

Ci sarebbero tanti altri punti da sottolineare in questa checklist del copywriting equilibrato. Ricorda solo questo: la semplicità è amica della buona scrittura.

Infografica: la checklist del copywriting

Qui ho racchiuso i punti della checklist per copywriter. E per concludere l’opera ho deciso di consegnarti la versione completa di questa lista di controllo.

 


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10 attenti consigli per una Opt-in Page acchiappa contatti

 


L’Opt-in Page è uno strumento essenziale per una strategia di Lead Generation che ha l’obiettivo di reperire contatti qualificati (lead) da trasformare in clienti. Vuoi capire cos’è una Opt-In page nel dettaglio e come progettarne una davvero in grado di convertire? Qui trovi le risposte che cerchi.

Cos’è una Opt-in Page?

Una Opt-in Page è una pagina di atterraggio che ha l’obiettivo di convertire gli utenti in contatti utili per l’azienda. Può essere una pagina apposita del sito web oppure può essere una pagina indipendente e può essere sponsorizzata con Social ADS e/o Google ADS, al fine di intercettare traffico di qualità e persone davvero interessate al contenuto.

 L’Opt-in Page è uno strumento fondamentale di Digital Marketing perché ti permette di avvicinare le persone al tuo brand e di guidarle lungo il percorso di conversione che hai pianificato per loro. Perché – prima di cominciare a scrivere, inviare, pubblicare campagne – lo hai pianificato, giusto?

I vantaggi di una Opt-in Page [ovvero perché crearla]

I vantaggi della Opt-in Page sono fondamentali per il processo di conversione. Il primo di questi è che si concentra su un singolo prodotto o servizio, lo racconta, lo descrive, rassicura e lo fa senza distrazioni esterne. L’attenzione delle persone è viva ed esclusiva solo per quel contenuto e sarà indirizzata verso il compimento di una e specifica azione. E questo è il secondo importante vantaggio della Opt-in Page.

Tutto è focalizzato su quel contenuto, sullo specifico obiettivo e su quella determinata azione.

Cerchiamo ora di capire come creare e scrivere una Opt-in Page capace di convertire.

10 consigli per creare una Opt-In Page acchiappa contatti

Progettare e realizzare una Opt-in Page che riesce a convertire è un lavoro che necessita di analisi, test e competenze che si integrano. Di seguito ti appunto 10 suggerimenti che ho raccolto in questi anni di lavoro in cui ho integrato la mia professionalità con quella di molti altri esperti di User Experience, Ingegneri, Designer e progettisti web.

1. Chi è che vuoi acchiappare?

La prima cosa che devi avere ben chiaro quando pianifichi e scrivi una Opt-in Page è la persona che vuoi raggiungere. A chi stai parlando? Devi condurre ricerche, analisi, interviste e test. Devi analizzare nel dettaglio non solo il bisogno che la tua target persona vuole soddisfare, ma anche le ragioni intime che sottendono a tale realizzazione, le motivazioni e le emozioni che la spingono ad agire. E quali sono i suoi gusti? Quali le sue abitudini? Quale vocabolario utilizza? Questo lavoro ti sarà utile per trovare gli angoli di comunicazione giusti e per parlare il suo stesso linguaggio, coinvolgendola con empatia.

2. Concentra tutto il contenuto dell’Opt-in Page sul prodotto e/o servizio di interesse

Qual è l’obiettivo della tua Opt-in Page? Reperire contatti offrendo loro un e-book? O offrire una demo gratuita? Oppure invitarli a giocare con te a un quiz e avere in cambio la loro email? Tutta la comunicazione della tua Opt-in page deve concentrarsi sul prodotto/servizio che offri, sui vantaggi che garantisci all’utente, sui benefici e su quanto sia importante per lui.

Focalizza il contenuto su questi aspetti e non introdurre distrazioni che possano sviare l’attenzione e l’interesse dell’utente.

3. Concentrati sul beneficio e sull’incentivo, dettagliali bene e mettili in evidenza

Quale beneficio concreto e reale offri all’utente? Quali incentivi puoi mettere sul tavolo al fine di convincerlo definitivamente ad agire? Benefici e incentivi sono un aspetto fondamentale nella strategia di costruzione e copywriting di una Opt-In Page.

Il segreto è far percepire alle persone che stanno ottenendo molto più di quanto stanno dando. Metti ben in evidenza benefici e incentivi sia con le parole sia con il design.

4. Mai scordare un ottimo titolo e sottotitolo

Titolo e sottotitolo sono due elementi fondamentali per una Opt-in Page acchiappa contatti e un buon Copywriter questo lo sa bene. Il titolo attrae l’attenzione e il sottotitolo lo arricchisce e persuade a continuare la lettura.

Il titolo deve riassumere in maniera chiara, coincisa, empatica e attraente tutto il contenuto della pagina e il sottotitolo deve dettagliarne benefici e vantaggi e includere le leve della persuasione. Di queste ti parlerò più giù. Ricorda che l’obiettivo di titolo e sottotitolo è far percepire con convinzione il vantaggio che le persone otterranno, il beneficio che ne ricaveranno.

5. Scrivi la Call To Action giusta

Ma qual è la Call To Action giusta? Potrei dirti che dipende dal tuo target di riferimento, da quello che offri e da chi sei (la tua Brand Identity). Ma, in linea generale, la Call To Action giusta ha 3 caratteristiche principali:

  • è parlante
  • illustra chiaramente e brevemente il beneficio
  • rassicura l’utente su quello che riceverà e sul miglioramento che otterrà nel futuro, eseguendo quella specifica azione.

Consiglio per te. Il mio suggerimento è quello di far precedere la Call To Action da un resoconto dei benefici che le persone otterranno e da un invito ad agire che funga da introduzione alla chiamata all’azione vera e propria.

6. Dove posizionare la Call To Action nell’Opt-in Page?

Ci sono diverse scuole di pensiero in merito. C’è chi sostiene che la Call To Action debba essere collocata subito, in alto (Above the Fold), c’è chi dice che deve essere inserita a conclusione di un percorso di navigazione che persuade l’utente e lo induce a completare l’azione.

Posto che nel digitale tutto dipende – ed è per questo che devi sempre testare – solitamente io opto per l’inserimento della Call To Action al primo momento opportuno, nella parte alta della pagina, e poi alla fine. In questo momento l’utente ha davvero ben chiaro vantaggi, opportunità, miglioramenti e benefici che ricaverà. Deve solo agire.

Se la Opt-in Page richiede un certo approfondimento e quindi risulta lunga, valuto la possibilità di inserirne una terza a metà percorso, ma anche in questo caso occorre capire se è il caso oppure no di introdurre un elemento che in quel dato momento potrebbe creare una frizione nel percorso di navigazione e di persuasione dell’utente. E che potrebbe dissuaderlo più che convincerlo. La regola è una: prediligi la fluidità e la naturalezza e rimanda l’azione al momento conclusivo.

Consiglio per te. Ricorda sempre che il pulsante in cui collochi la CTA deve essere di un colore che risalta rispetto all’intero contesto (pagina) in cui è inserita e deve essere posta in una posizione comoda, rilevante e distanziata rispetto agli altri elementi, così da essere subito evidente.

7. Usa le leve della persuasione

Le leve della persuasione sono un manuale da maneggiare con cura se vuoi che la tua comunicazione sia davvero persuasiva. Se non lo hai ancora fatto, devi leggere il bel libro di Robert Cialdini, Le armi della persuasione: ti spiega come e perché giungiamo a dire sì.

Queste le leve persuasive individuate da Cialdini che devi saper sfruttare adeguatamente nella tua comunicazione:

  • reciprocità. Se tu mi dai qualcosa – mettiamo un e-book, un tutorial, uno sconto speciale – io mi sento in dovere di ricambiare il tuo dono (magari lasciandoti proprio i miei contatti)
  • Impegno e coerenza. Quando assumiamo un impegno o facciamo una scelta, la necessità di essere coerenti con noi stessi e di dimostrarci anche agli altri coerenti e sicuri, ci induce a confermare l’impegno preso
  • Riprova Sociale. Viviamo in tribù perché l’uomo non è un animale solitario. Abbiamo bisogno di sentirci simili e accettati, ecco perché tendiamo a replicare le scelte dei nostri simili. Per sentirci uguali e inclusi
  • Simpatia. Siamo più propensi ad assecondare una persona che ci piace, per cui proviamo simpatia, che sentiamo essere affine a noi
  • Autorità. La nostra cultura e la nostra educazione ci spingono ad avere rispetto per le persone che percepiamo come autorevoli. Ecco perché testimonial e influencer funzionano
  • Scarsità. Può essere di tempo, di denaro, di quantità. Il principio è che più una cosa è scarsa e più ne aumenta il valore percepito, quindi tanto più finiamo per volerla
  • Contrasto. Nota anche come ripiegamento dopo il rifiuto, si verifica quando agiamo dopo aver comparato due elementi vicini e tale comparazione fa risaltare le qualità e la convenienza di uno dei due.

8. Content Usability: (anche) la forma è contenuto

Un buon Content Manager lo sa: la forma del contenuto è essa stessa contenuto. La forma parla, comunica, dice e fa. Ecco perché quando realizzi una Opt–in Page non devi lasciare nulla al caso, a partire dal design della pagina, che deve essere curato da un Designer esperto in User Experience (esperienza di navigazione). Altrettanto fondamentale è come presenti le parole che scrivi, le immagini, i video, i form e tutti i contenuti (si parla di Content Usability). Che forma decidi di dare loro?

In particolare, è fondamentale che:

  • la struttura delle informazioni e dei contenuti sia chiara, immediata e facilmente comprensibile e fruibile
  • le parole scritte possano essere scansionate in maniera veloce e che anche in questa operazione preliminare l’utente riesca a comprendere immediatamente i vantaggi che otterrà
  • i contenuti devono essere distribuiti in paragrafi, ognuno dei quali deve contenere una specifica informazione
  • devi utilizzare sapientemente titoli e sottotitoli per attrare l’attenzione, comunicare l’informazione principale del paragrafo e organizzare il contenuto
  • cura le interlinee e i colori del testo
  • gli spazi bianchi al momento giusto sono fondamentali sia per creare un momento di pausa sia per dare rilievo a specifiche informazioni o elementi
  • servono anche grassetti e corsivi, ma senza mai abbondare.

9. Testa

La miglior strategia per ottimizzare posizioni, colori, immagini e/o video, testi e Call to Action e favorire la conversione è testare. Puoi condure degli A/B Test che ti permettono di mettere a confronto due versioni di una Opt-in Page in cui modifichi un solo elemento, quello che vuoi testare. In questo modo puoi valutare e definire cosa performa meglio e ottimizzare conversioni, costi e budget.

10. Rispetta la normativa sul GDPR

Un aspetto ancora sottovalutato ma che ti permette di fare la differenza anche in termini reputazionali è il rispetto della normativa GDPR. Ogni contatto che si iscrive alla mailing list deve acconsentire due volte all’invio della tua newsletter: la prima volta nel momento in cui compila il modulo di contatto presente sulla Opt-in Page e la seconda volta tramite l’apposita e-mail che invierai.

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Fotografare sotto la pioggia. Alcuni consigli per divertirvi con il brutto tempo

 


In questi primi giorni di pioggia autunnale, ho pensato di scrivere questo articolo per aiutarvi ad uscire comunque di casa per divertirvi a fotografare sotto la pioggia.

Fotografare sotto la pioggia? Ma sei matto? direte voi... Si sta tanto bene in casa al calduccio, per quale motivo dovrei uscire?

Ebbene si, chi ama la fotografia, sa benissimo che la pioggia e le condizioni di meteo avverse possono creare situazioni con atmosfere fantastiche e generare scatti pieni di suggestione e grande fascino.

Certo, serve qualche accorgimento in più ma in questo articolo troverete tutti i suggerimenti giusti per ottenere scatti perfetti anche sotto la pioggia.

È troppo facile uscire in Agosto in pieno sole e fare belle foto!!! Provate a prendere la vostra fotocamera in questo periodo autunnale con la pioggia incessante. Vi troverete di fronte a cieli grigi, luce pessima, colori morti e soggetti poco interessanti.

Proprio per questo motivo, fotografare sotto la pioggia vi farà fare un salto di qualità e tirerà fuori tutta la creatività che è in voi... a patto che seguiate alcuni consigli che vi darò. Partiamo!!!

Trovate un modo per riparare voi e l'attrezzatura

Il primo consiglio può sembrare scontato ma la prima cosa da fare quando si esce a fotografare sotto la pioggia è quello di cercare il modo per riparare se stessi e la propria attrezzatura.

Oramai tutte (o quasi) le fotocamere in commercio sono abbastanza impermeabili e reggono bene qualche goccia di pioggia ma, in caso di temporale consistente, è sempre meglio non testare la tenuta della propria fotocamera e cercare di ripararla il più possibile.

In commercio esistono delle pratiche custodie che avvolgono interamente la vostra fotocamera lasciando un'apertura frontale (per poter fare la foto ovviamente) e una sul retro per poter infilare le mani.

Queste custodie sono veramente molto pratiche ma ovviamente in caso di temporale forte servono a poco, in questo caso sarebbe meglio l'ombrello anche se è veramente scomodo fare una fotografia con una mano impegnata a reggere l'ombrello.

 


 

Usa una sensibilità ISO alta

Quando ci si cimenta a fotografare sotto la pioggia, quasi sempre le condizioni di luce sono veramente pessime.

Anche di giorno, senza luce solare e con il cielo completamente grigio (se non nero) la luce sarà sempre pochissima.

Per questo motivo, il secondo consiglio che vogliamo darvi, è quello di aumentare fin da subito la senbilità ISO della vostra fotocamera.

Aumentando la sensibilità ISO vi aiuterà anche a mantenere una velocità dell'otturatore elevata in modo da evitare che le foto finali siano mosse.

Attenzione però a non esagerare con il valore ISO altrimenti rischiate di ottenere troppo "rumore" nelle immagini finali che risulteranno sgranate e brutte da vedere. Le fotocamere professionali reggono ISO molto elevati mentre le fotocamere amatoriali fanno più fatica. Un buon valore ISO per poter fotografare sotto la pioggia tranquillamente è 800.

 


 

Cercate di tenere un tempo di scatto veloce

La pioggia è veloce anzi, velocissima. Proprio come ogni altro soggetto in movimento, se volete catturare tutta la bellezza e l'essenza dell pioggia dovrete cercare di tenere un tempo di scatto veloce.

L'ideale sarebbe 1/250 sec. ma sarà quasi sempre impossibile usare questo tempo in quanto la luce è sempre scarsa.

Partite da questo valore e poi scendete senza però esagerare perchè oltre al 60 di secondo la foto diventerà quasi sicuramente mossa.

Cercate d'immortalare le sensazioni che la pioggia provoca nelle persone. Potreste vedere espressioni di fastidio, tristezza o anche di gioia e di stupore nei bambini. Dovete però essere veloci, altrimenti perderete l'attimo fuggente. Carpe diem!

 


Giocate con le luci per creare effetti speciali

Se uscite a fotografare sotto la pioggia di sera, recatevi in centro nella vostra città o in un luogo dove ci possano essere molte fonti luminose. (fari, semafori, insegne)

Queste fonti non vi serviranno per illuminare la scena e permettervi di scattare con tempi veloci ma vi serviranno come sfondo per creare dei giochi di luce "sfocata" che doneranno magia all'immagine finale.

Se userete il diaframma aperto, con conseguente profondità di campo ridotta, avrete il fuoco sul soggetto in primo piano mentre sullo sfondo le "lucine" saranno tutte soffuse, come nelle immagini qua sotto.

 



Sfruttate i riflessi

Un altro prezioso consiglio per ottenere buoni risultati nel fotografare sotto la pioggia è sicuramente quello di cercare dei riflessi.

La pioggia crea pozzanghere per terra, sfruttatele cercando di capovolgere il mondo e di dare un tocco di originalità alle vostre immagini.

Non sarà sicuramente facile mettere a fuoco un soggetto riflesso all'interno di una pozzanghera ma con un attimo di pratica vedrete che otterrete ottimi risultati.

 



Attendete la fine del temporale per una luce fiabesca e occasioni imperdibili

Fotografare sotto la pioggia è bello anche dopo, quando tutto è terminato. Spesso, in particolar modo in estate, dopo la pioggia filtrano raggi di sole che cambiano l'atmosfera attorno a voi, cercate di coglierli in fretta perchè spariranno in poco tempo.

Cambiano i colori e diventano tutto d'un tratto vivi. L'effetto del bagnato in strada e sugli oggetti colorati darà quel tocco di magia in più che renderà le vostre immagini spettacolari.

Concetratevi anche sugli oggetti piccoli, montate un obiettivo macro e andate ad immortalare la grandezza infinita di una semplice goccia d'acqua su una foglia. Potrà sembrare banale ma se trovate il soggetto giusto questa goccia diventerà la vera e propria protagonista dello scatto.

 



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Marketing esperienziale: vivere il brand in un'esperienza immersiva

 


Oggigiorno, non si fa che parlare di esperienza. Il marketing esperienziale (o experiential marketing) si configura, ormai, come una tecnica imprescindibile nel campo del marketing e della comunicazione.Tuttavia, siamo consapevoli di quanto la pandemia abbia scardinato i suoi principi fondanti, orientando l’economia dell’esperienza verso una prospettiva sempre più virtuale.

Eppure, in questo contesto, teniamo particolarmente a ricordare ed enfatizzare la sua importanza, con un pizzico di nostalgia, ma con la forte speranza di tornare a vivere le emozioni e il coinvolgimento che solo determinate interazioni fisiche possono regalare.

Cos’è il marketing esperienziale?

Come molti di voi già sapranno, il marketing esperienziale (che sia incentrato sull’intrattenimento, sull’educazione, sull’estetica o sull’evasione), è un approccio che prende seriamente in considerazione il cliente finale, non solo durante la vendita del prodotto, ma anche lungo tutte le fasi che precedono e seguono la transazione.

Ciò contribuisce a creare un vantaggio competitivo per l’impresa ma, soprattutto, un valore aggiunto per i clienti, potendo, infatti, dare vita a un legame duraturo tra i consumatori e un brand.

 


 Anche definito engagement marketing, il marketing esperienziale è una strategia di marketing che permette alle persone di vivere un’esperienza immersiva correlata al brand. Viene tralasciato l’esclusivo entusiasmo per le caratteristiche funzionali e fisiche dei prodotti.

Ciò che si esalta sono i valori sensoriali, comportamentali ed emotivi, intesi come elementi distintivi dell’esperienza nel processo d’acquisto. Il tutto con l’obiettivo di costruire una customer experience fondata su cinque dimensioni: think (esperienze che coinvolgono i processi cognitivi di apprendimento), feel (esperienze che suscitano emozioni), sense (esperienze legate alla percezione sensoriale), act (esperienze che spronano il consumatore ad assumere determinati comportamenti), relate (esperienze derivanti da interazioni sociali).

I brand che utilizzano il marketing esperienziale, quindi, mirano a far vivere un’esperienza memorabile ai consumatori con l’obiettivo di incrementare la brand awareness, il purchase behaviour e, infine, la loyalty.

Perché il marketing esperienziale ottiene sempre maggior successo?

Numerosi sono i fattori che spingono i brand verso un approccio sempre più incentrato sul cliente e che influiscono sulla popolarità dell’esperienza come strategia di marketing. Innanzitutto, i consumatori stessi hanno un’opinione maggiormente positiva di un brand dopo aver partecipato ad un evento o aver vissuto un’esperienza ad esso correlata.

Inoltre, la saturazione delle attività digitali continua ad aumentare la curiosità verso le esperienze fisiche nel mondo reale. La stessa proliferazione dei canali media aumenta, però, l’impatto che i social media possono offrire alle esperienze live.

Non vanno dimenticate, infine, le tecnologie quali la realtà aumentata (AR) e la realtà virtuale (VR), che possono essere utilizzate per migliorare le esperienze della vita reale, riducendo il confine tra fisico e digitale.

I rischi del marketing esperienziale e le sue metriche

Non è tutto oro quel che luccica, naturalmente. Uno dei limiti più rilevanti legati alle campagne esperienziali consiste nella difficoltà di individuare gli strumenti atti a valutare correttamente l’efficacia della campagna. In effetti, ogni esperienza è unica e, di conseguenza, irripetibile. Inoltre, ognuno di noi la vive in modo diverso, in relazione alle proprie sensazioni ed emozioni. Certamente, però, un’ottima tecnica è quella di studiare, reinventarsi, offrendo esperienze sempre variegate, per poter replicare il successo delle campagne più acclamate.

Risulta, dunque, rilevante misurare l’esperienza del consumatore attraverso determinate metriche, sia qualitativamente che quantitativamente. L’impresa, così, potrebbe capire gli stimoli più efficaci da proporre al consumatore, in termini di soddisfazione, lealtà e propensione all’acquisto.

Tra le metriche principali vi sono: la modalità di approccio (il desiderio dell’individuo di esplorare l’ambiente e ciò che è relativo a quella determinata esperienza), il grado di evitamento (la situazione opposta), il grado di soddisfazione, il volume di acquisti individuale, il tempo trascorso all’interno del punto vendita, il grado di conversione tempo/acquisti, la propensione all’acquisto, il grado di ritorno, l’intensità delle emozioni suscitate nel consumatore (oggi la tecnologia permette, attraverso mappe di calore, di comprendere se un individuo durante un contatto con un prodotto di un punto vendita prova emozioni e con quale intensità), il numero di contenuti generati online e non, la memoria dell’esperienza (la precisione con cui un individuo ricorda le caratteristiche dell’esperienza), e così via.

Casi studio di marketing esperienziale vincenti

L’obiettivo di questo articolo, però, è quello di farvi “immergere” (virtualmente, per sfortuna, e si spera ancora per poco) in alcune delle campagne di marketing esperienziale che hanno destato maggiore attenzione e hanno appassionato di più negli ultimi anni…

Quindi, cominciamo!

 HBO WESTWORLD EXPERIENCE

2018, Austin. L’agenzia Giant Spoon ricrea il famoso set della serie televisiva di successo Westworld all’interno di una cittadina fantasma, nel Texas, durante il celebre festival musicale e cinematografico, South by Southwest (SXSW). Il set presenta caratteristiche particolari e dettagliate.

Innanzitutto, vi è la possibilità di un partecipare a un incontro pre-esperienza che include elementi del programma televisivo, nello stesso paese in cui è situata l’istallazione, Austin. Successivamente, in una sorta di “esperienza di inizializzazione”, le persone vengono invitate ad attraversare un portale per entrare ufficialmente nella realtà di Westworld.

Vi è, dunque, la possibilità di passeggiare attraverso scene familiari della serie TV, tra cui The Mariposa Saloon; il tutto, ovviamente, contornato da cibo, bevande e intrattenimento in stile western. Infatti, dozzine di attori popolano la zona, interpretando degli androidi che interagiscono con gli “ospiti”.

Vi è, inoltre, la possibilità per tutti i visitatori di prendere parte ad alcune storylines, alla continua ricerca di easter eggs per aver accesso a esperienze aggiuntive. Centinaia di persone creano contenuti sull’evento in diretta: gli influencer, in particolare, filmano e intervistano gli hosts. Infine, il giorno dopo l’evento, ai partecipanti viene inviata una email con del materiale personalizzato (foto, video), per far sì che l’evento possa essere raccontato nel dettaglio.  

Attraverso questa activation, HBO ha un obiettivo chiaro in mente: creare hype intorno allo show in maniera alternativa, facendo leva sul passaparola. Difatti, con centinaia di migliaia di impressions, stories e persino la copertura dei media mainstream, ci è riuscita di certo.

 

 
 
 

COCA COLA WORLD CUP 2018

2018, Zurigo. In occasione dell’inizio della World Cup 2018, Coca Cola lancia un’iniziativa incentrata sulla realtà aumentata al di fuori della stazione ferroviaria della città. In questo modo, i partecipanti sono in grado di mostrare le loro abilità calcistiche sullo schermo interagendo con il calciatore svizzero Xherdan Shaqiri. Successivamente, possono scattare una foto e prendere parte a una competizione per vincere il pallone ufficiale della Fifa World Cup. Tale iniziativa riesce, in poco tempo, a coinvolgere i tifosi di calcio (e non solo), regalando loro un ricordo che colleghi il brand all’evento sportivo più famoso del mondo.

 


 

TD BANK: AUTOMATED THANKING MACHINE

2014, Canada. La TD Bank, con l’obiettivo di premiare la fedeltà dei propri clienti, distribuisce $20 a ogni cliente in più di 1.100 filiali, mentre migliaia di altre persone che utilizzano il servizio di online banking vengono informate del fatto che avrebbero ricevuto un deposito direttamente sui loro conti. In particolare, coloro che sono presenti fisicamente in alcune delle filiali, sono i protagonisti di un’esperienza suggestiva. Come si nota nel video #TDThanksYou, quattro sedi di TD in tutto il Canada sorprendono clienti selezionati con regali mirati come parte della loro customer appreciation day e filmano le loro inestimabili reazioni. Le persone sono convinte di partecipare a un focus group per un nuovo sportello automatico; invece, si trovano davanti a una “Automatic Thanking Machine” che, ringraziandole, distribuisce loro diversi regali, tra cui biglietti per viaggi.

Di seguito, l’emozionante video che è diventato virale in soli pochi giorni.

 


 

IL MARKETING ESPERIENZIALE DI GUINNESS

2019, Cina, nel cuore del vivace quartiere di Jing’An a Shanghai. Il brand Guinness introduce un’esperienza di marca del tutto innovativa: il Guinness Gatehouse, che rappresenta il primo adattamento del noto concetto di Guinness Storehouse, il fenomenale successo “Home of Guinness” in Dublino. Esso propone, infatti, agli abitanti di Shanghai e ai suoi visitatori, la birra scura più iconica del mondo e una vasta gamma di birre Guinness, all’interno di uno spazio di 1000 metri quadrati interamente dedicati al marchio.

L’esperienza include cinque diversi elementi:

  • Brewing Vat: una proiezione a 280º che mostra l’eredità della Guinness, l’arte della sua produzione e la sua inconfondibile pubblicità.
  • Sala da pranzo dei birrai: celebra il meglio dell’azienda e degli abbinamenti gastronomici, tra cui il “Guinness & Oysters bar”.
  • Surge & Settle bar: all’interno del quale i consumatori possono gustare un’ampia scelta di birre Guinness e cocktail. Inoltre, hanno la possibilità di versare la propria pinta e stampare una “STOUTie” sulla loro birra (ossia, il proprio selfie stampato sulla sommità della schiuma).
  • Back bar: una sala da pranzo privata per godere di un’eccezionale esperienza Flavor by Fire, circondata da murales, disegnati da un giovane artista ed esposti all’Asian Illustration Festival, presso il Powerlong Museum di Shanghai.
  • Guinness Shop: completerà l’esperienza invitando i visitatori a scoprire una vasta gamma di prodotti e merchandising Guinness.

 


 

MISEREOR: BENEFICENZA ALTERNATIVA

Uno dei tanti ostacoli per le organizzazioni di beneficenza che cercano di raccogliere donazioni per la causa che perseguono è che il loro pubblico di destinazione spesso non comprende quanto un piccolo contributo possa fare realmente la differenza. La mancanza di trasparenza nel processo di donazione spesso fa sì che le persone decidano di non impegnarsi in questo senso.

Misereor, l’organizzazione benefica tedesca per lo sviluppo internazionale, affronta questo problema in modo brillante. L’iniziativa consiste nel creare il primo display interattivo al mondo in grado di accettare donazioni con carta di credito e nel posizionarlo in molteplici aeroporti.

Ad esempio, come è possibile osservare nel video sottostante, sul billboard viene visualizzato un filone di pane: nel momento in cui una persona inserisce la propria carta di credito per una donazione, l’immagine si muove come se la carta stia effettivamente tagliando una fetta di pane. In seguito, un messaggio di ringraziamento da parte di Misereor appare sullo schermo, affiancato da un link che invita a donare la stessa cifra ogni mese.

La campagna, di elevato impatto, riscontra successo nella popolazione, grazie alla possibilità che chiunque ha di verificare la destinazione dei soldi devoluti in beneficenza.

 


 

L’ESCAPE ROOM DI HBO A SXSW 

2017, Austin. Ognuno di noi sa cosa sia una Escape Room: il celebre gioco in cui un gruppo di persone, rinchiuso in una stanza particolare, deve risolvere una serie di enigmi per poter uscire. Cavalcando l’onda di popolarità che negli ultimi anni tale gioco ha ottenuto, HBO crea una mega esperienza al festival South by Southwest del 2017, combinando tre stanze separate in un enorme mistero.

Ogni stanza rappresenta un set ricreato di uno show popolare della HBO. Nello specifico, i tre show sono Veep, Silicon Valley e Game of Thrones. Ogni sfida è collegata alla trama dello spettacolo. I visitatori entrano, innanzitutto, in quella che è una ricreazione dello Studio Ovale di VEEP, e hanno 5 minuti a disposizione per poter risolvere i misteri e proseguire con la prossima stanza, ossia la casa degli hacker della Silicon Valley. Una volta risolta la sfida degli hacker, i partecipanti entrano nella stanza dedicata a Game of Thrones e, risolvendo la sfida su una mappa 3D, si apre una porta per l’ultima stanza con l’iconico Trono di Spade.

Nei tre giorni dell’activation, oltre 1500 persone attraversano le Escape Rooms della HBO, generando molta copertura da parte della stampa. Tra i partecipanti, vi è perfino il cast originale di VEEP e di Game of Thrones.

 https://fb.watch/4mqzEdL2mY/

 

IL CASO ASTON MARTIN

2014, Colorado. La Aston Martin è stata un’auto iconica per lungo tempo, soprattutto grazie alle leggendarie scene di inseguimento in auto in molti film di James Bond. Nel 2014, sulle Montagne Rocciose del Colorado, diversi proprietari di Aston Martin hanno l’opportunità di guidare le loro auto su di una pista innevata in montagna, spingendo le vetture al limite, proprio come se fossero in una scena di 007. Il test drive include un circuito di frenata, un percorso di slalom, uno skidpad e un circuito di gara completo. Tutte le parti dell’esperienza vengono supervisionate da autisti professionisti.

Sebbene solo alcuni proprietari di Aston Martin selezionati siano in grado di guidare sul ghiaccio, l’esperienza è condivisa su diversi canali social e contribuisce notevolmente ad incrementare la visibilità del marchio Aston Martin. La campagna si dimostra così efficace che l’azienda continua a perseguire questa strategia esperienziale ogni anno a partire dal 2014.

 

 

DELTA’S STILLNESS IN MOTION

2015, Vancouver, conferenza TED. Spesso è fin troppo facile lasciarsi prendere dalla frenesia della vita quotidiana, soprattutto per chi è in viaggio costante; e questo Delta lo sa bene. D’altro canto, è facile pensare che essere attivi e muoversi a un ritmo più veloce si traduca in una maggiore produttività. Al contrario. L’azienda, infatti, ha l’obiettivo di sottolineare l’importanza di rallentare, e dimostrare che, a volte, prendersi un momento di pausa durante la giornata, e semplicemente rimanere fermi, può essere un ottimo modo per migliorare la produttività.

Delta ingegna, dunque, un metodo originale per contrastare nettamente la velocità a cui le compagnie aeree sono spesso associate. Crea, infatti, un’esperienza coinvolgente che incoraggia le persone a praticare attivamente la calma. I partecipanti ricevono una piccola sfera e, dopo essere entrati in una stanza di vetro, la posizionano su di un piccolo piedistallo davanti al loro posto. Si siederebbero, quindi, e metterebbero le mani sopra i sensori biometrici che sincronizzerebbero le luci con la frequenza cardiaca dell’individuo. La sfera sul piedistallo catturerebbe quindi la frequenza cardiaca più bassa registrata, pulsando come una luce calmante.

Dopo l’esperienza rilassante, ai partecipanti viene data la sfera come regalo che serve loro come promemoria per rallentare quando si sentono stressati. I partecipanti sono incoraggiati a condividere la loro esperienza sui social media e vengono fornite loro diverse foto per farlo. La campagna Stillness In Motion in tutto genera 9,3 milioni di impressions su Twitter per Delta; infatti, l’esperienza immersiva è in grado di creare un ricordo indelebile per chi è entrato in quella stanza.

 

 

SENSODYNE: GREAT SENSITIVITY TEST

2014, Londra. Con l’obiettivo di lanciare uno dei suoi ultimi prodotti in maniera alternativa e memorabile, Sensodyne entra in collaborazione con l’agenzia di marketing inglese Hotcow, per creare un’iniziativa di marketing esperienziale all’interno del Potters Field Park di Londra. L’esperienza consiste nella distribuzione di campioni, nell’organizzazione di giochi all’aperto e perfino in una lezione pubblica sull’igiene orale. Più nello specifico, l’allestimento a Potters Field consiste in tre zone separate in cui gli individui possono prendere parte a diverse esperienze.

  • La zona 1, ovvero la zona di sensibilità, offre un controllo della sensibilità dentale di dieci minuti da parte di dentisti professionisti. I partecipanti possono anche vincere dei premi giocando a “How Sensitive Are You?”, come campioni di prodotti gratuiti, consigli e dimostrazioni da parte dei principali rappresentanti del marchio.
  • La zona 2 presenta un molare gigante alto quattro metri con l’iconico Tower Bridge come sfondo. I brand ambassador invitano i partecipanti a scattare selfies con il molare e condividerli sui social media, oppure a farsi scattare una foto professionale per poi recuperarla online dopo l’evento.
  • Infine, la zona 3 rappresenta un tentativo di battere il record mondiale per la più grande lezione di igiene orale del mondo (circa 230 persone hanno partecipato alla lezione pubblica quel pomeriggio).

La strategia esperienziale ha ottenuto una reach di oltre 4 milioni di persone. Sono stati distribuiti oltre 6.000 campioni Sensodyne e sono stati condotti 200 controlli di sensibilità dentale. La strategia si è rivelata una campagna di successo che ha aumentato significativamente la brand awareness e il brand engagement, informando, allo stesso tempo, i consumatori sull’importanza della sensibilità dei denti.

 


OREO: TRENDING VENDING MACHINE

2014, Austin. Durante il festival SXSW, Oreo implementa un’iniziativa denominata Trending Vending, che sfrutta la tecnologia di stampa 3D, con l’obiettivo di consentire agli utenti di creare, mescolare e remixare gli elementi costitutivi essenziali di un Oreo – aromi di crema, biscotti, forme e colori – per creare prodotti altamente personalizzati e mai visti prima in una questione di secondi. Il risultato: in poco più di un minuto, gli utenti possono progettare innumerevoli cookie personalizzati basati sulle tendenze di Twitter, stamparli su richiesta e gustarli sul momento. Ogni macchina può creare oltre 10.000 cookie diversi. Per la creazione della stampa 3D, MondelÄ“z (parent company di Oreo) ha collaborato con lo studio di design MAYA Design e Twitter.

Attraverso la combinazione tra i propri cookies e le tendenze social, Oreo punta a garantire ai consumatori esperienze uniche e innovative. D’altronde, Oreo è nota per le sue strategie di social media marketing. In questo caso, sta combinando l’attenzione dei media che la stampa 3D riceve ultimamente, con la crescente popolarità di Twitter, per diventare una tendenza sui social media stessi.

L’obiettivo del progetto Trending Vending è quello di prototipare rapidamente una nuova esperienza che allarghi i confini del modo in cui i consumatori interagiscono con i marchi e, quindi, testarla su un palcoscenico globale.

 


 

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Come scrivere una pagina contatti di un sito web efficace e creativa?

 


Per abbindolarti e farti proseguire nella lettura, potrei iniziare questo post sulla pagina contatti di un sito web dicendoti che questa è una delle pagine più visitate di un sito e che non puoi dimenticartene.

Potrei.

La verità – e qui chiedo perdono ai guru e alle guru del marketing che tirano acqua al loro mulino a seconda della situazione – è che tutte le pagine di un sito vanno curate e rifinite in dettaglio, nessuna esclusa.

Questo perché ogni spazio a nostra disposizione per comunicare e intrecciarci con le persone è preziosissimo: è un’occasione per definirci come brand e come esseri umani, ringraziare chi viene a farci visita e stimolare a scriverci, metterci a disposizione e ribadire la nostra promessa ai potenziali clienti.

Quindi? Quindi anche il testo della pagina contatti di un sito web deve essere maneggiato con cura e progettato con le stesse attenzioni che mettiamo nelle altre sezioni del sito: about page, sales page, home page e via dicendo (approfondiremo anche queste nei prossimi articoli).

Vediamo insieme come realizzare una pagina contatti efficace, con quel pizzico di creatività che la rende più accogliente e memorabile, più qualche esempio di informazioni che secondo me è bene aggiungere per dare più valore al nostro business.

Cominciamo.

Pagina contatti di un sito web e menu di navigazione

Prima di infilarci dentro il tema centrale di questo post, ci tengo ad approfondire un piccolo aspetto legato a usabilità/user experience e che risponde a domande che spesso mi vengono fatte, del tipo: quando si costruisce il menu di navigazione, dove si inserisce la voce della pagina contatti? c’è libertà di scelta? ci sono delle convenzioni che è meglio rispettare?

La prassi vuole che, nel menu di navigazione, la pagina contatti venga posizionata all’ultimo posto, seguita solo in alcuni casi dalla lentina di ricerca sul sito. Il mio consiglio è di non inventarti nuovi modi di fare le cose di sempre e di lasciarla lì dov’è, per non confondere le persone che si aspettano di trovare un certo tipo di informazioni secondo la logica che conoscono.

Altra questione: quanto si può andare di creatività con la voce del menu di navigazione? al posto di “contatti” si può usare “scrivimi” o “lasciami un messaggio”?

Per me la risposta è sì se l’etichetta che scegliamo di dare: 

  • è coerente con tutto il contenuto del sito; 
  • è chiara e non genera fraintendimenti;
  • contribuisce a definire la personalità del brand.

Nella mia esperienza, mi è capitato di sostituire la voce “contatti” con “fai una domanda”, “vieni a trovarci”, “ottieni risultati”, “chiedici di più”, ma queste scelte sono state dettate da un grande lavoro di progettazione del contenuto a monte e di definizione di tono di voce.

Pagina contatti, i dati del tuo brand

Siamo persone reali, vere, abbiamo business in crescita che guardano al futuro e che vogliono distinguersi. Diciamo chi siamo, a gran voce.

Per questo nella pagina contatti è utile ribadire i dati dell’attività: brand name, nome e cognome, partita IVA, sede legale e operativa, un indirizzo email valido, la PEC, il numero di telefono, account Skype o similare.

Ti ricordo che alcune delle informazioni sopra citate vanno inserite anche nel footer per cui, se la tua pagina non è molto lunga ed è ben organizzata, puoi omettere questi dati e lasciarli solo al fondo perché facilmente raggiungibili.

Ma… bisogna proprio mettere tutte queste informazioni nella pagina contatti? Dipende da settore, tipo di lavoro, questioni di privacy.

Però.

Se hai un negozio fisico, una bottega, un laboratorio, un ufficio aperto ai clienti, scrivere l’indirizzo in cui lavori è F-O-N-D-A-M-E-N-T-A-L-E per farti trovare; se lavori quasi del tutto online o hai un ufficio in casa, il tuo indirizzo è secondario.

Stesso discorso per il telefono o il cellulare. Alcuni brand si muovono benissimo via email, Skype, Zoom e non hanno bisogno di lasciare ai clienti il numero di telefono; viceversa per altri business come un ristorante o un idraulico, condividere un recapito telefonico è importantissimo per la gestione degli interventi, appuntamenti, prenotazioni.

Un form essenziale e personalizzato

Dentro la pagina contatti dobbiamo inserire, a un certo punto, il famoso form o modulo nel quale chi lo compila può lasciare i suoi dati e raccontare per quale motivo ha bisogno di noi.

Opta per un modulo semplice, dove chiedi solo quello che serve: le persone sono restie a riempire form con mille dati, in più se il contatto non è super motivato a scriverti, chiedere tante cose può spaventare e disincentivare ad arrivare alla fine.

WordPress, Joomla e altri CMS, per facilitare il processo, configurano dei form contatti standard che funzionano e sono molto comodi ma che mancano di personalità.

Qui ti consiglio di lavorare sul microcopy, mettendoci la tua voce e la tua personalità in ogni singolo campo, per accogliere come si deve chi ti sta scrivendo e lavorare da subito di empatia.

Perché mettere un asettico “nome” quando possiamo modificare con “come ti chiami” o “qual è il tuo nome”? Perché lasciare il campo “messaggio” quando possiamo scaldare la comunicazione con “perché sei qui”, “dimmi tutto”, “come posso esserti utile” o “raccontami meglio”?

Possiamo aggiungere un po’ di sapore anche al bottone “invia messaggio”; nel form contatti del nuovo sito della insight l’abbiamo sostituito con un “manda pure” per essere più amichevoli e diretti.

Prova a sperimentare di creatività, ricordati però che l’obiettivo finale è quello che le persone ti scrivano, quindi vai di fantasia ma non trascurare chiarezza e semplicità.

La mappa di Google, gli orari in cui lavori e altri dettagli

Se hai un negozio fisico, allora la tua pagina contatti non può non contenere una bella mappa di Google: aiuterai i tuoi clienti a sapere dove lavori e come fare a raggiungerti. Se la tua attività è aperta solo in certi orari, ecco il momento di dirlo: eviterai che si bussi alla tua porta il lunedì pomeriggio, il tuo giorno libero.

Sempre a proposito di mappe e indirizzi, puoi inserire un piccolo paragrafo con dei dettagli aggiuntivi per far sì che le persone arrivino a destinazione senza impazzire. Due esempi:

  1. Hai uno studio a Napoli, non proprio in centro? Spiega come raggiungerti con i mezzi, ipotizzando il tragitto dalle stazioni ferroviarie principali.
  2. Il tuo negozio si affaccia su una via con il posteggio a pagamento? Avvisa le persone che se vogliono parcheggiare super vicino dovranno pagare una tariffa precisa (indica anche quale) o consiglia un parcheggio free nei dintorni.

Questi suggerimenti vanno bene anche se lavori solo online ma hai comunque piacere di indicare qual è la sede della tua attività. Trasmetterai professionalità, solidità e sicurezza.

Scintille ed emozioni

Se fin qui ho raccontato quali dovrebbero essere le informazioni di base contenute su una pagina contatti, ora voglio darti altri spunti per arricchire quello che andrai a scrivere, per esserci meglio e far scattare qualcosa dentro a chi c’è dall’altra parte dello schermo. Come sempre, il mio consiglio è quello di modellare su di te questi spunti, valutare quali senti tuoi e allontanare quelli che sono lontani dal tuo essere.

  • Pratica la gentilezza. Molte pagine contatto sono fredde, spocchiose, gelide. Perché non cambiare punto di vista? A me piacciono quelle pagine contatto che ringraziano le persone di essere arrivate fin lì. Che aggiungono informazioni sul metodo di lavoro senza presunzione. Che accolgono e mettono il potenziale cliente nelle condizioni di dire: ok, mi piaci, voglio lavorare con te perché sei come sei, con le tue competenze e professionalità.
  • Ribadisci chi sei, cosa fai e per chi. Un piccolo recap sul tuo lavoro, magari scritto a inizio pagina, può aiutare le persone a non perdere di vista il focus ed entrare in comunicazione con te.
  • Racconta i mondi che abiti. Hai una rubrica su Instagram dove ogni giovedì fai una diretta sul tuo lavoro? Hai attivato un gruppo chiuso su Facebook? Scrivi su una rivista online e ogni lunedì esce un tuo articolo sulla fotografia? Spiega a chi legge dove può trovarti al di fuori del tuo sito e perché dovrebbe seguirti anche lì.
  • Condividi il tuo metodo di lavoro per aiutare le persone a capire e capirti meglio. Dedica qualche riga della tua pagina contatti per spiegare, sempre con cura, alcune cose sulla tua attività. Hai un’agenda molto fitta e prendi lavori solo con 4 mesi di anticipo: dichiaralo, così chi ha fretta potrà andare altrove. Preferisci il contatto esclusivo via email: spiega perché.Ci sono dei progetti che ti appassionano e quelli a cui preferisci dire no, dillo chiaramente, è un modo per raccontare come e con chi ami lavorare, disincentivando le persone che non sono in sintonia con te a sceglierti.

Ottieni il massimo dalle pagine del tuo sito

Adesso che sai come dare vita a una pagina contatti che invoglia a scriverti e approfondito quali contenuti possono trasformarla in un luogo di dialogo e ascolto, puoi iniziare a migliorare quella che hai già con le tue forze.

Se invece serve aiuto, il nostro servizio di scrittura testi è a tua disposizione. Insieme daremo più sostanza, profumo e consistenza alla comunicazione del tuo brand rispecchiando le tue caratteristiche e la tua personalità.