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Come utilizzare le email per recuperare i tuoi clienti: 5 esempi di winback email irresistibili

 


Spesso le aziende si concentrano sull’acquisizione di nuovi contatti, dimenticandosi di quei clienti che sono stati raggiunti e corteggiati con tanta fatica. E dal trascurare questi clienti al perderli il passo è breve. Ecco quindi qualche consiglio per recuperare i tuoi clienti con la giusta campagna e riguadagnare la loro fiducia.

Ricevere un sì da un contatto dopo un lungo corteggiamento e stupirlo con i tuoi assi nella manica è sempre motivo di grande soddisfazione. Ma se pensi che acquisire un nuovo contatto può costare fino a 5 volte di più di conservarne uno già esistente e che in media circa il 40% dei ricavi proviene da quei clienti che hanno già acquistato in passato, ti accorgeresti di quanto sia importante mettere in pratica una strategia di recupero clienti che li convinca a ridarti fiducia. 

Le email di recupero clienti sono un’ottimo strumento per mettere in pratica una strategia di convincimento a tornare e un’arma efficace per far crescere le vendite e mantenere pulita e attiva la tua lista contatti. Scopriamo quindi cosa sono, quali sono i loro vantaggi e, soprattutto, quali best practice ed esempi puoi seguire per creare la tua campagna di recupero.  

Cosa sono le email di recupero?

Anche chiamate winback email, queste campagne di recupero sono ciò che serve per riallacciare il legame e risvegliare l’interesse di tutti quei contatti del database che hanno smesso di aprire e cliccare i tuoi messaggi. 

Il loro scopo è quello di stimolare l’engagement del destinatario attraverso sconti, promozioni o contenuti mirati ai suoi interessi. 

Queste campagne di recupero sono spesso inviate in modo automatico dopo che è trascorso un determinato lasso di tempo dall’ultima interazione del destinatario, facendo ricorso alla Marketing Automation per impostare le condizioni di invio giuste (che avrai determinato dopo una giusta attività di testing).  

4 vantaggi delle email di recupero clienti

Le campagne di recupero clienti, oltre che essere il segnale pratico dell’importanza che ogni cliente riveste per l’azienda, possono garantire una serie di vantaggi da non sottovalutare:

  • aumentano il ritorno sull’investimento medio e favoriscono le vendite, in quanto indirizzate a un cliente che ha già mostrato interesse nei confronti del tuo brand
  • mantengono pulito e sano il database, riducendo il numero di clienti inattivi da un lato e favorendo la disiscrizione di quelli irrecuperabili dall’altro
  • tutelano la deliverability, permettendo alle tue email di non essere più ignorate dai contatti ed evitando così i rischi di finire nella cartella spam
  • migliorano le performance delle tue campagne future (circa il 45% dei contatti riattivati inizia ad aprire nuovamente i messaggi successivi).

Come creare una campagna di recupero clienti

1. Individua i clienti inattivi 

Ancor prima di creare una campagna di recupero clienti, assicurati di individuare il segmento di contatti inattivi che rischi di perdere da un momento all’altro. Il ciclo vita dell’utente all’interno di un database, infatti, può attraversare una serie di fasi diverse e ogni lista di contatti presenta segmenti più o meno attivi in termini di engagement. 

Il nostro consiglio è quindi quello di monitorare sempre i vari livelli di engagement del tuo database e di analizzare il comportamento dei tuoi destinatari per determinare il grado di interazione con le tue campagne. Sul lato pratico, puoi consultare le statistiche dei tuoi invii e sfruttare strumenti come i filtri di engagement per definire il cluster di utenti da stimolare e inviare le tue campagne di recupero clienti solo ai segmenti individuati. 

2. Scrivi un oggetto efficace

Senza la giusta subject line, ci sono ottime probabilità che l’utente ignori anche la tua campagna di recupero. Scrivere quindi un oggetto che incuriosisca e faccia capire al destinatario sin da subito l’intento della campagna è fondamentale. Puoi anche considerare di inserire già dall’oggetto la leva che intendi utilizzare per stimolare l’utente, come un codice sconto ad hoc. 

Oggetti che iniziano con “Ci manchi” hanno un open rate medio del 24%, mentre quelli che contengono la parola “Sconto” ottengono in media un tasso di apertura del 20% (Fonte: Klaviyo).  

3. Crea un contenuto che convinca l’utente a tornare

Senza un motivo che convinca il cliente a tornare ad acquistare da te, ottenere indietro la sua fiducia sarà molto difficile. Che sia un codice sconto ad hoc, il suggerimento di un prodotto o servizio che, sulla base dei suoi dati, potrebbe interessargli, o la creazione di una vetrina di prodotti best seller per sfruttare il meccanismo psicologico della riprova sociale, trova qualcosa a cui il cliente non possa resistere. 

4. Invia il messaggio al momento giusto

Recuperare clienti è più efficace quando l’invio viene effettuato con tempismo, senza far passare troppo tempo dall’ultima attività del contatto. Il tasso di riattivazione del cliente raggiunge il 28,5% infatti quando l’invio avviene entro i 3 mesi dall’ultima azione compiuta. 

 


 

5 esempi di messaggi di recupero clienti 

Far sentire importante il cliente: l’esempio di Tula

Con l’oggetto “We never do this but we miss you” (“Solitamente non facciamo così, ma ci manchi”) il brand Tula fa sentire unico e importante il destinatario offrendo un codice sconto ad hoc che faciliti l’acquisto.

 


 

Perché è efficace

Il codice sconto, l’oggetto che incuriosisce e fa leva sull’unicità della promozione, l’inserimento delle recensioni degli altri clienti: tre elementi che rendono vincente questa campagna (+ il codice sconto in bold che non passa di certo inosservato). 

Dai una motivazione per tornare: l’esempio di Glotrition

In questa campagna di Glotrition il vero punto di forza è il copy, che fornisce una motivazione concreta al cliente per tornare, spiegando che l’utilizzo costante e continuativo (quindi anche l’acquisto periodico) dei prodotti del brand è necessario per non invecchiare come il cane del visual (utilizzato in chiave metaforica e ironica, altro plus di questa campagna).

 


 

Perché ci piace

L’associazione metaforica tra le “rughe” del cane in immagine e le rughe che il prodotto di punta del brand farebbe scomparire dalla pelle del cliente è affrontata in chiave ironica e risulta molto persuasiva. 

Ricorda al cliente il rinnovo del servizio: l’email di remind di Netflix

La fine di un’era. Il copy scelto da Netflix, in completo stile cinematografico che si sposa benissimo con il brand, cattura subito l’attenzione del cliente. Il brand nasconde sotto l’apparenza di una semplice email di avviso scadenza l’intento di prevenire un’ipotetica disdetta del servizio da parte dell’utente. 


Perché ci piace

Il copy è coerente con il brand e lascia il segno. L’email non ha un tono insistente e fastidioso e l’invito a continuare il servizio in abbonamento è sottile, impercettibile e non invasivo.  

Comunica una novità per rinnovare l’interesse: l’esempio di Grammarly

Con questa email di recupero, Grammarly informa il cliente di una novità di prodotto/servizio e invita l’utente a scoprirla recuperando il tempo di inattività sull’applicazione. 

Il copy ricorda all’utente che in passato l’utilizzo del tool gli è stato utile per stimolarlo a riprenderne l’utilizzo.


Perché ci piace

L’email ha uno stile semplice, pulito e conciso. Il bottone di CTA in fondo è originale e molto d’impatto. 

Dai un senso di urgenza: l’esempio di Skillshare

In questa campagna di recupero, Skillshare offre uno sconto limitato a una sola giornata per dare un senso di urgenza alla promozione e spingere il cliente a tornare attivo. La promozione assume quindi i tratti di un’offerta irrinunciabile e irripetibile, da cogliere all’istante.


Perché ci piace

Oltre all’offerta il brand avvisa l’utente delle ultime novità che non ha ancora scoperto, creando curiosità e interesse. Dare uno sconto su una mensilità aggiuntiva a un abbonamento che si è recentemente arricchito di nuove funzionalità è un ottimo modo per far scoprire all’utente delle novità per un tempo limitato e convincerlo a proseguire con il suo abbonamento oltre il mese di promozione.

 

Ora tocca a te

Questi erano alcuni consigli teorici e pratici per iniziare a recuperare i clienti persi sfruttando tutto il potenziale del canale email. Ora tocca a te! Inizia a creare le tue campagne di recupero con la tua piattaforma di mail marketing e scopri tutti i vantaggi di questa strategia per aumentare le tue vendite e riattivare l’interesse dei tuoi contatti.

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7 tecniche per scattare foto di natura originali

 


Vuoi catturare foto di natura originali ? Di quelle che sono allo stesso tempo stupefacenti e uniche? Non è per nulla complicato: ci sono alcuni piccoli trucchi che potete seguire per ottenere delle foto di natura originali. Il tutto…con i soliti soggetti e con i soliti luoghi che avrete visitato già centinaia di volte.

Usare un’illuminazione insolita per scatti sorprendentemente drammatici per ottenere foto di natura originali

Per molto tempo ho avuto la sensazione che le mie immagini fossero frustrantemente simili. Non riuscivo a trovare nuove composizioni. Non riuscivo a creare il tipo di magia che volevo. Mi sentivo come se avessi colpito un muro. Finché non ho scoperto il potere dell’illuminazione direzionale.

Ora, l’illuminazione direzionale è qualcosa che la maggior parte dei fotografi conosce bene. Si ottiene un’illuminazione direzionale quando il sole è basso nel cielo – in modo che la luce colpisca il soggetto da una particolare direzione.

 



Se la luce colpisce il tuo soggetto dal davanti, si tratta di luce frontale. Se la luce colpisce il tuo soggetto dal lato, si chiama luce laterale. Ma mentre la luce frontale e la luce laterale sono abbastanza belle, impallidiscono in confronto alla potenza della retroilluminazione.

Il controluce viene da dietro il tuo soggetto. Se vuoi una foto in controluce, dovresti assicurarti che il tuo soggetto sia seduto tra te e il sole – e poi puntare l’obiettivo sul tuo soggetto. Il controluce ti permette di catturare una luce intensa e drammatica. Ti permette di creare una foto ricca di contrasti, con un bello sfondo e un soggetto dettagliato. Tuttavia, bisogna fare attenzione a non creare una silhouette. Se sottoesponi troppo la foto, il soggetto perderà tutti i suoi dettagli, lasciandoti solo uno sfondo luminoso.

Quindi ecco cosa vi consiglio: Punta la tua macchina fotografica sul tuo soggetto. E poi accovacciati in modo che il sole si sposti dietro la massa del tuo soggetto. Se riesci a bloccare il sole, ridurrai la luminosità dello sfondo. E sarai in grado di catturare qualche bel dettaglio nel tuo soggetto mentre dai allo scatto complessivo una splendida luce di fondo.

Un altro consiglio: Può essere utile far cadere il sole attraverso un oggetto sullo sfondo. Se c’è un albero sullo sfondo, angola te stesso in modo che la luce del sole cada attraverso l’albero. Questo creerà un bokeh spettacolare. E porterà le tue foto della natura a un livello completamente nuovo.

 



Scattare da angolazioni strane per una prospettiva completamente nuova

Scattare da nuove angolazioni è un metodo classico per catturare foto originali.

Questo perché funziona. Naturalmente, non vuoi usare le stesse nuove angolazioni, più e più volte. Questo ti farà solo cadere in un ciclo di creazione di foto simili ancora una volta! Cerca invece di trovare una nuova angolazione per ogni soggetto che fotografi.

Sono un fan dello scendere in basso, e vi consiglio di provare anche voi. Accovacciarsi, strisciare o anche sdraiarsi a terra è un ottimo modo per aprire prospettive più intime. E le prospettive più intime possono rendere le immagini straordinariamente originali.

 



Un altro consiglio è quello di farvi sentire disorientati. Prova a sdraiarti a terra, guardando il tuo soggetto. Oppure prova ad arrampicarti in alto sopra il tuo soggetto, in modo da scattare verso il basso.

Questi angoli particolari sono solo punti di partenza. Prendeteli e fateli vostri. Sperimenta il più possibile. È così che catturerete foto originali.

 


Applicare tecniche creative per un’interpretazione unica di un soggetto

Un altro modo semplice per produrre foto naturali originali è aggiungere qualcosa di nuovo al tuo arsenale fotografico. Qualcosa che non hai mai provato prima.

Un modo per trovare queste tecniche è guardare i fotografi di altri generi. Cosa fanno che ti piace? Cosa c’è di creativo nel loro lavoro? C’è qualcosa che puoi prendere dalle loro foto e applicare alle tue?

Qui menzionerò solo alcune tecniche creative. Queste ti daranno un’idea delle possibilità della fotografia naturalistica. E ti apriranno anche nuovi scatti, subito.

Innanzitutto, una delle mie tecniche creative preferite è il freelensing. Si tratta di staccare l’obiettivo dalla macchina fotografica e inclinarlo in diverse direzioni per un’immagine in stile tilt-shift.

Il freelensing vi darà alcune immagini sorprendenti piene di profondità di campo, splendidi bokeh e splendide perdite di luce. In secondo luogo, raccomando di provare le foto di movimento intenzionale della macchina fotografica. Queste foto sono meravigliosamente astratte e impressioniste.

Per catturare foto sorprendenti basate sul movimento intenzionale, basta impostare la velocità dell’otturatore su qualcosa di basso (nell’intervallo da 1/2s a 1/20s). Poi sperimentate il movimento della macchina fotografica quando scattate la foto. Se perseverate, farete presto delle immagini sorprendenti.

In terzo luogo, dovresti provare la tecnica dello ‘shooting through‘, conosciuta anche come ‘cramming‘. Trova un soggetto – poi cambia la tua angolazione in modo da scattare attraverso qualcosa in primo piano. Questo è generalmente la vegetazione, ma non deve esserlo per forza. Se riesci a creare una bassa profondità di campo, farai esplodere il primo piano in una bella macchia di colore. E catturerete delle foto naturalistiche molto insolite.

 


 

Creare degli estratti dei vostri soggetti per qualcosa di impressionantemente diverso

Una cosa che amo della fotografia astratta? Ti costringe a vedere il tuo soggetto sotto una luce completamente nuova. Ed è per questo che la fotografia astratta è perfetta per creare nuove prospettive di un soggetto.

Ma questo porta alla domanda: Come si fa a creare degli astratti stupefacenti?

Ho alcuni consigli:

  • avvicinati. Per le foto astratte, più vicino è quasi sempre meglio.
  • cerca di pensare in termini di forme e linee, piuttosto che di soggetti. Componi tenendo a mente questi elementi geometrici.
  • fai attenzione a non sottoesporre le tue foto. È facile farlo con la fotografia astratta ravvicinata perché si perde luce man mano che l’obiettivo si avvicina. Quindi assicurati di compensare questa possibilità.
  • usa molto il tuo mirino. Muovi la tua macchina fotografica e guarda come cambia la composizione.

 


Cambiare gli obiettivi per una nuova lunghezza focale

A volte, tutto quello che dobbiamo fare per avere una nuova prospettiva è cambiare le lenti.

Dopo tutto, probabilmente usi abbastanza spesso lo stesso obiettivo per la tua fotografia naturalistica. So che ho alcuni obiettivi nel mio kit che uso regolarmente. E questo può far sì che tu ti metta a tuo agio con la tua fotografia. Potresti fare fatica a trovare nuove immagini. Quindi cambiate le lenti. E fai il cambio il più grande possibile.

Se hai fotografato fiori con un obiettivo lungo, prova a usare qualcosa di molto corto. Se hai fotografato paesaggi con un obiettivo corto, prova a usare qualcosa di lungo. E se hai fotografato gli uccelli con un ultra-teleobiettivo, perché non provare qualcosa che mostri molto di più l’ambiente?

Ogni volta che provo questa tecnica, funziona a meraviglia. La prospettiva completamente nuova è meravigliosamente fresca – e ottengo foto che mi piacciono molto.

 


Foto di natura originali: trova una foto che ti piace e fai qualcosa di diverso

Questa tecnica è difficile: Se riuscite a farlo correttamente, riuscirete a catturare immagini originali e stupefacenti. Ma se ti avvicini senza molta motivazione, finirai per creare qualcosa di noioso e derivativo.

Ecco come funziona:

  • Inizia trovando alcune foto della natura che ti piacciono, ma che sono state scattate da altri fotografi.
  • Poi ricreate quelle foto. Ricreare il setup, la composizione, tutto.
  • Apporta tre modifiche importanti allo scatto.

I cambiamenti possono essere qualsiasi cosa: impostazioni, illuminazione, composizione e altro. Il punto è creare uno scatto che sia radicalmente diverso dall’originale, ma che catturi ancora la magia che l’originale possedeva.

Puoi anche usare alcune delle tecniche di altre parti di questo articolo. Aggiungere un po’ di movimento della fotocamera. Usare un’angolazione selvaggiamente diversa. Alla fine catturerete un’immagine originale. Un’immagine di cui puoi essere orgoglioso.


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La segmentazione delle email per l’e-commerce: strumenti e metodi per aumentare i tuoi clienti


Se desideri che la tua piattaforma e-commerce attiri visitatori realmente interessati (facilitando le conversioni) una strategia di segmentazione efficace è ciò che ti serve. Scopri come raggiungere i destinatari giusti con le tue email e farli atterrare sul tuo negozio online per aumentare le vendite.

Con la percentuale di utenti Internet sempre più in crescita e possibilità di accesso al mondo del web sempre più veloci e facili, il numero di consumatori digitali continua a registrare un aumento costante e piuttosto fulmineo. Chi trae direttamente vantaggio da questa tendenza? Il settore dell’e-commerce. Solo nel 2020, più di 2 miliardi di persone hanno acquistato beni e servizi online, per un totale di 4.200 miliardi di dollari in tutto il mondo. 

Con la crescita del numero di utenti delle piattaforme di e-commerce, aumenta anche il numero di attività da svolgere per accaparrarsi l’attenzione del consumatore. E questa potrebbe non essere una notizia entusiasmante per chi opera nel settore. In questo scenario infatti non si può più fare affidamento solamente sui propri servizi e prodotti per coinvolgere i clienti. Occorre sicuramente anche migliorare la conoscenza e reputazione del brand e le proprie campagne di Email Marketing per vincere la competizione.

Quando si tratta di catturare l’attenzione degli iscritti alle tue email, niente è più efficace dell’invio di messaggi personalizzati. Il modo migliore per farlo? La segmentazione, chiaramente!

Dall’aumento della rilevanza delle tue email all’incremento del ROI, i vantaggi della segmentazione sono praticamente infiniti. 

Se non hai ancora implementato la segmentazione per attirare visitatori sul tuo e-commerce, questo è il momento migliore per iniziare. In questo articolo, ti introduciamo al mondo della segmentazione mirata per il settore e-commerce, approfondendo best practice e strumenti che da utilizzare per ottenere il massimo da questa valida tecnica.

Come aumentare le vendite utilizzando la segmentazione

Di seguito alcuni metodi per segmentare i tuoi contatti e i dati che devi tenere in considerazione per creare gruppi e liste con cui formare i cluster del tuo database.

Dati demografici

Se sei un principiante assoluto della segmentazione, non c’è modo migliore per iniziare che utilizzare i dati demografici. Se utilizzi i dati demografici per segmentare gli iscritti alle tue email, sarai in grado di soddisfare i vari interessi dei tuoi clienti classificandoli attraverso diversi parametri: sesso, posizione, età, etc. La segmentazione basata sui dati demografici fornisce già dei profili di buyer persona altamente accurati. Consente infatti di avere le informazioni e i dati necessari per formare diversi cluster e di inviare loro messaggi mirati.

Segmentazione per area geografica:

Se hai due negozi situati in due città diverse, non vuoi sicuramente inviare aggiornamenti relativi a entrambi i negozi a tutti i tuoi iscritti. Al contrario, dovresti segmentare i tuoi clienti in base alla loro posizione e inviare loro solamente gli aggiornamenti dei negozi della rispettiva città. 

Segmentazione per sesso:

Se disponi di sezioni di abbigliamento separate per uomo e donna, l’invio di un’email relativa a un nuovo lancio nella sezione uomo alle tue clienti non servirà a nulla. In questo caso, la segmentazione basata sul genere ti permetterà di arrivare dritto al punto. In poche parole, i casi d’uso della segmentazione basata sulla demografia sono numerosi. Tuttavia, il principale vantaggio è dato dal fatto che ti consente di suddividere il tuo pubblico su parametri molto specifici e servire gli interessi unici di ciascun segmento risultante senza perdere un colpo.

Interessi e preferenze

Se il tuo negozio offre una varietà di prodotti e categorie, il modo più efficace per aumentare le vendite è segmentare gli iscritti in base ai loro interessi e alle loro preferenze di acquisto. Puoi ad esempio utilizzare l’analisi dei loro comportamenti di navigazione, inviare sondaggi oppure sfruttare un centro preferenze, come nell’immagine qui sotto.

Un centro preferenze essenzialmente consente ai tuoi iscritti di scegliere il tipo di comunicazione che desiderano ricevere dal tuo marchio. In termini pratici, supponi di spuntare nell’esempio precedente le caselle relative ai libri di viaggi e ai romanzi storici. I libri che ti verranno consigliati nelle email successive apparterranno esclusivamente a questi generi.

L’aspetto più vantaggioso della segmentazione basata sulle preferenze è che presenta enormi opportunità di cross-selling o upselling. Se sei già a conoscenza del tipo di acquisti che stanno effettuando i clienti di un particolare segmento, l’invio di email altamente mirate che mostrano altri prodotti correlati ai loro interessi attirerà la loro attenzione aumentando le probabilità di conversione.

 Ecco un esempio che ti darà un’idea migliore di cosa stiamo parlando: 


Livello di interazione

Segmentare i tuoi iscritti in base al livello di interazione con il tuo sito web e le email è una tattica altrettanto efficace. Le metriche di interazione con il sito Web, come il tempo trascorso sulla pagina di un determinato prodotto, il numero di visite a una determinata pagina, i drop-off e simili possono fornirti una serie di dati pertinenti sui tuoi clienti. Puoi utilizzare questi risultati per inviare comunicazioni mirate e aumentare le conversioni.

Se osservi un particolare segmento del tuo pubblico che interagisce positivamente con la pagina dei tuoi prodotti di elettronica, allora l’invio di email che offrono sconti su determinati prodotti di questa categoria può incentivare gli appartenenti a questo segmento ad effettuare un acquisto.

Allo stesso modo, anche l’analisi delle metriche di interazione con le tue campagne email può essere incredibilmente utile. Puoi ad esempio creare segmenti diversi e distinguere tra coloro che cliccano e interagiscono regolarmente con le tue email e coloro che sono piuttosto inattivi e passivi. Convertire il primo segmento non dovrebbe essere difficile, mentre per quanto riguarda il secondo potresti concentrarti sulla creazione di campagne di riattivazione ben studiate per risvegliarli. È un argomento interessante di cui torneremo a parlarvi.

Cronologia degli acquisti

Ci sono pochissime cose che ti forniscono tante informazioni su un utente quanto la cronologia dei suoi acquisti. Ogni volta che un cliente acquista qualcosa dal tuo negozio ti permette di dare una sbirciatina ai suoi interessi, alle sue preferenze e alle sue scelte. Tra le altre cose, queste metriche costituiscono eccellenti parametri di segmentazione. 

La segmentazione dei clienti in base alla cronologia degli acquisti ti dà la possibilità di promuovere accessori e consigliare prodotti simili ai loro prodotti di interesse.  

Abbandono del carrello

In termini di gravità, l’abbandono del carrello per i negozi di e-commerce è secondo solo al mancato tracciamento dei clienti che hanno abbandonato i loro carrelli. Il tasso medio di abbandono del carrello in tutti i settori si attesta su uno sbalorditivo 69,57%, un dato che non fa fare salti di gioia. Tuttavia, l’unico modo per ridurre questo valore per la tua azienda è adottare una routine di segmentazione efficace. 

 

 

Crea un segmento separato per tutti i clienti che hanno abbandonato i loro carrelli e cerca di recuperarli con email estremamente pertinenti e ben congegnate. Oltre a ricordare loro di tornare ai loro carrelli abbandonati, dai loro un incentivo (come un’offerta speciale o uno sconto) che li motiverà effettivamente ad andare avanti con il loro acquisto. Naturalmente non sarai mai in grado di recuperare tutti questi clienti, ma se le tue campagne sono ben studiate, allora potresti finire per superare le tue stesse aspettative.

Cosa puoi usare per amplificare le tue strategie di segmentazione

La segmentazione può sembrare complicata se gestita con le tue sole forse, ma con gli strumenti giusti vedrai che può essere una strategia alla portata di tutti ed estremamente immediata.

Una soluzione di Email Marketing professionale può essere una prima mossa per iniziare ad applicare una strategia di segmentazione. Affidarsi a questo strumento ti permette di raccogliere le informazioni necessarie per profilare i tuoi clienti e creare moduli di iscrizione completamente integrati nella tua piattaforma. Successivamente, puoi utilizzare queste informazioni per suddividerle in diversi segmenti e lanciare campagne personalizzate. Anche in questo caso, il ricorso a una piattaforma professionale è estremamente utile per creare gruppi e cluster all’interno del tuo database in modo semplice e immediato.

Ricapitolando

Come azienda di e-commerce, stare al passo con le esigenze e le aspettative dei clienti in continua evoluzione può essere davvero estenuante. Con la segmentazione, tuttavia, non solo puoi stare al passo con le esigenze dei tuoi clienti, ma puoi andare oltre e pianificare anche i passi successivi.

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Come scrivere un testo dinamico e suscitare, quindi, l'interesse dei lettori

 


Quante volte hai letto un testo on line (ma anche su carta) e lo hai definito “piatto“?

Quante volte hai sbadigliato o ti sei reso conto che non stavi ricordando nulla di quanto letto?

Credo che sia capitato a tutti prima o poi, perché troppo spesso abbiamo davanti testi statici, che sembrano fermi e scolpiti nella roccia, immobili come la Sfinge di Edipo e altrettanto criptici. Per catturare l’attenzione e l’interesse dei lettori devi scrivere un testo dinamico, ma cosa lo rende tale?

Possiamo dividere le caratteristiche di un testo dinamico in due grandi gruppi:

  • grafiche
  • narrative.

La dinamicità grafica del testo

La prima attenzione è quasi sempre per l’aspetto visivo del testo. Le parole, prima ancora di leggerle, le guardiamo.

(Luisa Carrada)

Questo è un dato di fatto, soprattutto on line: il nostro occhio per poter decodificare le nozioni scritte, prima scorre completamente il testo, lo inquadra graficamente e prepara il cervello a ciò che dovrà recepire, dandogli per prima cosa una struttura grafica da seguire.

Più la struttura sarà memorizzabile visivamente più sarà facile per la mente del tuo lettore recepire le informazioni corrette e, di conseguenza, apprezzare il valore di quanto hai scritto per lui.

Quali sono gli strumenti migliori per rendere graficamente dinamico un testo on line? Vediamoli:

  1. Il font: scegli un font Google, così che sia leggibile su tutti i device, privilegiando quelli semplici, puliti, leggibili. Quindi evita i testi handwriting o gli skatch tipo lavagna possono essere poco chiari, soprattutto se di piccole dimensioni
  2. Il grassetto: segnala le informazioni importanti così che unendo tutte le parole in neretto il lettore può, idealmente, ricostruire il senso di tutto il post
  3. Il corsivo: usalo per le parole straniere di uso non comune e per i titoli di opere
  4. Il quote: le citazioni sono molto utili e per evidenziarle usa l’apposita opzione dell'editor che ti permette di evidenziarle tramite il block-quote (è il tasto delle virgolette nell’editor di testo di ogni pagina e articolo)
  5. I titoli e i sottotitoli: questi elementi sono importantissimi per dare in breve il senso logico del percorso che darai al tuo pensiero e aiutano immensamente nella lettura. Inoltre staccano graficamente il testo aleggerendolo
  6. I paragrafi: vai a capo. Tutto qui. I paragrafi ti evitano quella che chiamo “La sindrome di James Joyce”, ovvero ammazzare il lettore con paginate di parole senza punteggiature.
  7. Gli elenchi puntati: se avessi elencato in un unico paragrafo tutti i punti dall’1 al 7 mi avresti già abbandonato, vero? Lo stesso vale per chi legge te.

La dinamicità narrativa: divertiamoci e divertiamo

Io amo scrivere, e tu? Spesso lo chiedevo durante le riunioni di redazione o nei breafing di scrittura creativa in agenzia: ti diverti a scrivere? I collaboratori mi guardano sempre un po’ allibiti perché nessuno gli ha mai permesso di credere in una cosa importante: scrivere è divertente anche se lo fai per lavoro, anche se parli di pompe a immersione o valvole di sfiato, e se riesci a divertirti scrivendo, lo fa anche il tuo lettore che di conseguenza sarà molto più propenso a scegliere te, i tuoi prodotti o i tuoi servizi per risolvere i suoi problemi.

Ma come possiamo rendere il nostro testo dinamico giocando sugli elementi narrativi?

Anche qui usiamo un elenco per riassumere le idee in modo pratico e organizzato:

  1. Scopri come parla il lettore: sì, torniamo a parlare di ascolto, di conoscere i clienti e di valorizzare il loro linguaggio in quello che scrivi. Usando i suoi stessi termini attiri la sua attenzione
  2. Usa le figure retoriche: oltre alle metafore ci sono molte altre possibilità come le allitterazioni e le rime (da usare con parsimonia e ironia), l’anafora che ripete due o più parole a inizio di ogni frase, l’enumerazione, l’ossimoro, ecc… Qui puoi leggere tutte le figure retoriche che la nostra bella lingua offre: Luzzapy.
  3. Usa le tecniche cinematografiche: quanto affascina un film che utilizza flashback e anticipazioni? Che apre una scena su un piccolo dettaglio dell’ambiente complessivo? O che al contrario ti fa partire dallo spazio per poi accelerare velocemente fino al luogo preciso in cui inizia la scena? Puoi riprodurre lo stesso effetto con le parole, serve solo un po’ di allenamento!
  4. Sfrutta il meccanismo della fiaba: individua un eroe che deve superare numerosi ostacoli, messi sul suo cammino da un antagonista, con il supporto di alcuni aiutanti (divisi in piccoli e saggi) per raggiungere un nobile scopo. Tutti noi conosciamo le favole, basta prendere i nostri temi e raccontarli con un po’ di magia.

In conclusione: dinamico non è semplicistico

Ci sono persone che ritengono che un testo di valore debba essere, sostanzialmente, noioso, piatto, complesso e difficile.

Io credo che questa sia una stratosferica idiozia. I libri più belli, e parlo anche di testi scolastici, sono quelli che sanno aiutarti a essere letti, quelli che ti fanno amare la lettura anche parlando di cose non propriamente appassionanti.

Per fare questo devi padroneggiare le tecniche di cui abbiamo appena parlato.

E ora una domanda per te: cosa ti aiuta a ricordare il contenuto di un testo? Cosa ti affascina a tal punto da appassionarti anche agli argomenti più tecnici? Parti da lì e scoprirai il segreto della scrittura efficace.

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Cos'è e come funziona la Shrinkflation

 


Che cosa è la Shrinkflation? Perchè è importante saperlo da consumatori? La shrinkflation è la pratica di ridurre le dimensioni di un prodotto mantenendo lo stesso prezzo o addirittura aumentarlo. Un uso meno comune di questo termine può riferirsi a una situazione macroeconomica in cui l'economia si sta contraendo mentre si verifica anche un aumento del livello dei prezzi. Vediamo insieme tutti i dettagli.

Shrinkflation: cos’è e come funziona

Shrinkflation è un termine composto da due parole separate: “shrink”, ovvero restringimento e “inflation”, cioè inflazione. Il termine “shrink” si riferisce quindi alla variazione delle dimensioni del prodotto, mentre “inflation” si riferisce all’aumento dei prezzi.

La shrinkflation è fondamentalmente una forma di inflazione nascosta. Le aziende sono consapevoli che i clienti probabilmente noteranno aumenti di prezzo dei prodotti e quindi opteranno per ridurne le dimensioni, consapevoli che un restringimento minimo passerà probabilmente inosservato.

In sostanza l’azienda aumenterà i profitti non grazie all’aumento dei prezzi, ma facendo pagare la stessa cifra per un pacco che contiene un po' meno prodotto. La ricerca accademica ha dimostrato che i consumatori sono più sensibili agli aumenti di prezzo espliciti che al ridimensionamento delle confezioni. L'efficacia della riduzione dell'inflazione come strategia di prezzo sembra variare tra i diversi tipi di beni e mercati.

La maggior parte dei consumatori generalmente non controlla le dimensioni di un prodotto. Chi ama le patatine, ad esempio, potrebbe non rendersi conto se la sua marca preferita riduce le dimensioni della busta del 5%, ma quasi sicuramente sarà in grado di dire se il prezzo sale dello stesso importo.

Shrinkflation: vantaggi e svantaggi per le aziende

Dal punto di vista aziendale, la riduzione della inflazione è un modo utile per aumentare o mantenere i margini di profitto senza attirare troppa attenzione. Questa tattica viene eseguita più comunemente nelle seguenti situazioni: quando aumentano i costi di produzione o la concorrenza del mercato di riferimento.

I rivenditori spesso si dedicano alla riduzione delle perdite per combattere i costi di produzione più elevati. Quando gli input chiave, come le materie prime o la manodopera, aumentano di valore, il costo per la produzione dei beni finali aumenta.

Ciò successivamente pesa sui margini di profitto, la percentuale di  entrate rimanente dopo tutti i costi. Per le aziende prive di un forte potere di determinazione dei prezzi, ridurre la quantità del prodotto a volte rappresenta l'opzione migliore per mantenere un sano profitto senza compromettere i volumi di vendita.

Le aziende potrebbero anche ricorrere alla shrinkflation per mantenere la quota di mercato. In un settore competitivo, l'aumento dei prezzi potrebbe portare i clienti a passare a un altro marchio. L'introduzione di piccole riduzioni delle dimensioni delle loro merci, invece, dovrebbe consentire loro di aumentare la redditività mantenendo i prezzi competitivi.

Tuttavia, anche le tattiche di shrinkflation possono ritorcersi contro. La maggior parte delle persone non noterà piccole modifiche alle dimensioni di un prodotto ma se lo noteranno si potrebbe avere un effetto dannoso sul sentiment dei consumatori nei confronti del brand, portando a una perdita di fiducia e sicurezza. Ciò significa che le aziende devono anche essere sottili e attenti a non ridurre troppo le dimensioni.

Un altro aspetto negativo della shrinkflation è che rende più difficile misurare con precisione le variazioni di prezzo o l'inflazione. Il prezzo diventa fuorviante, poiché la dimensione del prodotto non può sempre essere considerata in termini di misurazione del paniere di merci.

Shrinkflation: un esempio pratico

Un aumento del costo del cacao avrà un impatto diretto sulle aziende che producono barrette di cioccolato. Piuttosto che aumentare il prezzo del cioccolato (e potenzialmente perdere clienti), l'azienda può scegliere di ridurre le dimensioni del suo prodotto (e quindi la quantità di cacao per barretta) e mantenere il prezzo allo stesso livello.

Altri grandi marchi che si sono impegnati nella riduzione della inflazione includono Coca-Cola, che nel 2014 ha ridotto la dimensione della sua bottiglia da due litri a 1,75 litri nel Regno Unito per trasferire il costo di una nuova tassa sul loro prodotto.

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L'ingrediente fondamentale per la fotografia? La luce.

 


La parola “fotografia” deriva dalla composizione di 2 parole in greco: foto (phos) e grafia (graphis), letteralmente quindi “fotografia” significa disegnare con la luce. Quest’ultima è pertanto l’elemento essenziale per poter scattare un’immagine, senza di essa non potremmo parlare di fotografia. Ma che cosa è la luce?

Il termine luce (dal latino lux) si riferisce alla porzione dello spettro elettromagnetico visibile dall'occhio umano. Questa porzione è molto limitata ed è compresa tra le lunghezze d’onda di circa 400 e 780 nanometri.

Il fatto che noi umani riusciamo a percepire sotto forma di luce soltanto una parte così limitata delle radiazioni elettromagnetiche è dovuto alla particolare natura del nostro occhio. Quando l’occhio riceve una radiazione la cui lunghezza d’onda è, ad esempio, di 470 nanometri noi vediamo una luce blu mentra con una radiazione di 650 nanometri vediamo rosso.

 


La percezione del colore è dovuta al fatto che gli oggetti trattengono alcune frequenze luminose e ne riflettono altre. Sono quest’ultime a determinare il suo colore.

I vari colori visibili all’occhio umano sono ben distinguibili nell’arcobaleno e sono indicati qua sotto con le relative lunghezze d’onda:

Violetto          410 nm

Blu                  470 nm

Verde              520 nm

Giallo              580 nm

Arancione       600 nm

Rosso              650 nm

Se sommiamo tutte le varie lunghezze d’onda (ovvero tutti i colori a noi visibili) otteniamo una luce bianca.

Nel 1666, Isaac Newton dimostrò in modo scientifico che facendo passare attraverso un prisma di cristallo un raggio di luce bianca, esso viene deviato dando origine ad una successione di raggi luminosi colorati (corrispondenti alle diverse frequenze elettromagnetiche)

 


 Tipologie di luce

Una delle prime cose da valutare prima di scattare una foto è la tipologia di luce che abbiamo di fronte: luce naturale o luce artificiale.

1 - Luce naturale

La luce naturale è quella che proviene dal sole. È la più ricercata in fotografia anche se non è sempre facile da gestire. Cambia rapidamente di colore, intensità e direzione ed è pertanto fondamentale imparare rapidamente a conoscerla per esaltare le caratteristiche e l’atmosfera del soggetto che stiamo fotografando.

 


In assenza di nuvole, i momenti migliori per fotografare sono al mattino presto o al pomeriggio tardi quando la luce è più morbida e proviene da un’angolazione laterale. La luce morbida ci permette di raccogliere più particolari, è di colore più caldo e pertanto ci risulta più gradevole. Inoltre le ombre sono lunghe e ci permettono di dare tridimensionalità al soggetto che stiamo fotografando. L’unico accorgimento è quello di posizionare il nostro soggetto (in caso di un ritratto) in modo che la luce non provenga solo da un lato onde evitare che metà del viso si ritrovi in ombra.

 


L’ora peggiore per fotografare, sempre in caso di sole pieno senza nuvole, è quella di mezzogiorno. La luce è durissima e di conseguenza anche il contrasto. Le ombre sono nettissime e le luci molto forti. Risulta pertanto molto difficile trovare la giusta impostazione per scattare una foto, si rischia sempre di bruciare le alte luci o di chiudere troppo le ombre, inoltre la luce diretta appiattisce tutto e non dona tridimensionalità agli oggetti attorno a noi. Cercate pertanto di evitare le ore centrali del giorno.

L’ora della giornata che preferisco personalmente è quella che viene chiamata dai fotografi “l’ora blu”. Subito dopo il tramonto, prima che la luce scompaia del tutto, c’è un breve lasso di tempo in cui la poca luce presente si colora di tonalità che vanno dall’azzurro scuro al violetto. C’è bisogno di un treppiede per fotografare in quanto la luce è davvero poca e si rischia il micromosso. Inoltre si possono creare effetti particolari (con acqua o nuvole in movimento) allungando i tempi di esposizione senza dover ricorrere a particolari filtri ND usati durante il giorno a luce piena.

 


2 - Luce artificiale

La luce artificiale è la luce che proviene da una fonte luminosa che non sia il sole e può essere suddivisa tantissime sottocategorie: tungsteno, incandescenza, fluorescenza, alogena, led, laser, flash. Quest’ultima, a differenza di tutte le altre, ha la stessa temperatura di colore della luce diurna ed è tra le più usate in fotografia.

 

Anche se preferisco non usare mai il flash e le luci artificiali, questo tipo di illuminazione ha comunque diversi vantaggi, uno su tutti è il controllo totale dell’illuminazione. Non solo potrai scattare in qualsiasi momento della giornata e in qualsiasi luogo ma potrai anche decidere la potenza della luce, la direzione e l’eventuale colore, cosa che con il sole non si può fare. Inoltre, quando i tempi di esposizione sono troppo lunghi, il flash ti permette di congelare l’azione ottenendo una foto perfettamente a fuoco.

I 4 concetti base della luce in fotografia

Sapere che serve della luce per fare fotografia non è nulla di stravolgente o innovativo, è una cosa risaputa. Se sei un fotografo che vuole diventare consapevole di quello che fa, allora memorizza questi quattro concetti basilari

1. L'intensità della luce

La prima cosa che devi fare quanto entri in un ambiente che devi fotografare, è quella di valutare l’intensità della luce. Naturale o artificiale che sia.

L’intensità di luce può essere anche individuata come quantità, alla fine si tratta solo di capire quanto è presente.

Lascia da parte la fotocamera per un attimo ed immagina come reagiscono i tuoi occhi ai cambi di luminosità:

  • se passi da una stanza chiara ad una scura per un po’ non vedrai nulla… tutto buio. In questo caso ti trovi in una situazione di “sottoesposizione”.
  • se passi da una stanza scura ad una chiara per un po’ sarai abbagliato dalla luminosità. Fin tanto che gli occhi non si abituano ti trovi in una situazione di “sovraesposizione”.

Con la fotocamera dovrai comportarti allo stesso modo: se la scena presenta una quantità enorme di luce dovrai impostare una combinazione di ISO — TEMPO ed apertura DIAFRAMMA adeguato. Se scatti in modalità Priorità di Tempo ti basterà regolare appositamente il tempo di scatto prescelto e la sensibilità ISO: il diaframma sarà regolato in modo automatico dalla fotocamera.

Ovviamente in questo caso devi essere consapevole che non puoi usare un tempo di scatto troppo lento, perché l’eccessiva quantità di luce renderebbe impossibile per la fotocamera impostare un diaframma adeguato e rischieresti di trovarti una foto sovraesposta.

Vale lo stesso se scatti in Priorità Diaframma; in questo caso devi stare attento a non usare un diaframma eccessivamente aperto che metterebbe in difficoltà la fotocamera che magari non è in grado di usare un tempo di scatto sufficientemente veloce.

Lo stesso principio vale per la situazione opposta: con una quantità di luce scarsa. Dovrai star attento alle regolazioni più idonee, ma col vantaggio di poter eventualmente aumentare la sensibilità ISO in modo da rendere la fotocamera più sensibile alla luce.

 

2. La qualità della luce

La qualità della luce non è una cosa che possiamo misurare. Ha a che vedere con la percezione visiva e pertanto si parla di:

  • Luce Dura
  • Luce Morbida (soffusa)

La luce dura di solito è facile da individuare perché è quella che “da fastidio”: come abbiamo detto sopra, quella luce intensa tipica del mezzogiorno estivo di una giornata limpida per capirci. La luce dura crea delle ombre molto scure e definite degli oggetti. Di conseguenza crea anche dei forti contrasti tra le zone scure e le zone chiare della scena fotografata.

La luce morbida (o soffusa) è l’opposto. È la situazione luminosa tipica di una giornata nuvolosa, con il sole dietro le nuvole che non riesce ad illuminare in modo violento la scena e di conseguenza gli oggetti presentano delle ombre soffuse, spesso poco evidenti senza creare dei grandi contrasti tra le zone in ombra e quelle esposte direttamente alla luce.

Si parla proprio per questo motivo di “luce soffusa” o “morbida”.

Se consideriamo la luce solare, è la presenza delle nuvole a differenziare una scena illuminata da luce dura rispetto ad una con luce morbida.

Ok, puoi eventualmente sfruttare dei pannelli opachi (detti anche diffusori) per rompere la durezza della luce se devi fotografare dei piccoli oggetti, ma come si fa in caso di luce artificiale?

Aggiungi un diffusore per ottenere una luce “morbida”
I fotografi, in linea di massima, preferiscono di gran lunga la luce morbida (soffusa) in quanto risulta idonea alla maggior parte dei contesti fotografici — dai paesaggi ai ritratti — ma non significa che non puoi usare la luce dura per creare qualche effetto “drammatico” (ovvero con forti contrasti).

3. La temperatura della luce 

Quando si parla di temperatura della luce si fa riferimento al suo colore.

 


 La foto che vedi qui sopra è evidentemente tendente al “blu”. Qui sotto la dominante corretta.

 


La luce non ha sempre lo stesso colore e l’esempio più eclatante è la tinta di colore rosso fuoco che prende durante i bei tramonti estivi o al sorgere del sole.

In realtà però la luce varia continuamente durante il giorno con le varianti date dalla presenza di cielo nuvoloso, nebbia o altre condizioni atmosferiche particolari.

La temperatura colore (o colore) della luce ha un impatto profondo sulla fotografia digitale, per questo motivo dovrai ricordarti di regolare nel modo appropriato il bilanciamento del bianco sulla tua fotocamera.

Con lo stesso strumento di regolazione bilanciamento del bianco puoi anche intervenire per modificare l’aspetto visivo dell’immagine che stai fotografando: se per esempio durante una scena illuminata dal sole imposti come bilanciamento del bianco il parametro ombra oppure nuvoloso, la tua immagine prenderà subito una colorazione e dominante calda (rossi e gialli più intensi).

PS: con la luce artificiale le cose sono un po’ più semplici, infatti la prossima volta che vai al centro commerciale prova a controllare i dati tecnici sulle lampadine in vendita, di solito indicano anche la temperatura colore irradiata per farti capire se farà una luce più fredda (blu) oppure più calda (gialla).

4. La Direzione della luce

La direzione della luce sul nostro soggetto è fondamentale per determinare la resa finale dello scatto. A seconda della direzione della luce otterremo fotografie completamente diverse tra loro. Esaminiamo quindi le differenze sul soggetto generate da luci provenienti da diverse direzioni.

Luce frontale

È la situazione più diffusa (grazie anche ai flash incorporati sulle macchine) ma risulta essere anche la meno efficace. La luce è piatta, priva di ombre e carente di tridimensionalità. Le foto risulteranno quindi banali e prive di fascino.

Luce laterale

La luce laterale è molto utilizzata in fotografia proprio perché allunga le ombre conferendo un aspetto tridimensionale al soggetto. L’unico accorgimento è quello di controllare bene il contrasto tra la parte del soggetto illuminata e quella in ombra. Evitate la doppia illuminazione laterale che provocherebbe delle bruttissime doppie ombre, meglio utilizzare un pannello riflettente per schiarire la parte del soggetto più lontana alla fonte d’illuminazione.

 


 Controluce

È la luce frontale alla macchina fotografica, è la luce più difficile da gestire ma anche la più creativa e particolare. Bisogna solo evitare che la fonte luminosa colpisca direttamente il nostro obiettivo altrimenti si verrà a creare quel brutto effetto chiamato “flare”. Fotografando in controluce il nostro soggetto si troverà tra noi e la fonte luminosa pertanto, se lasciamo scegliere l’esposizione alla macchina e non usiamo il flash, andremmo a creare quella che in fotografia si chiama silhouette.

 



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Knowledge Management: l’alleato per prevenire la perdita di conoscenze in azienda

 


Il ricambio generazionale tra Baby boomers e Millennials è alle porte e il trasferimento di conoscenza, in termini di capitale intellettuale, è strategico per la business continuity

È sempre più vicino il momento in cui un’intera generazione, quella dei cosiddetti Baby boomers, si ritirerà dal mercato del lavoro, facendo sì che i Millennials diventino gli attori principali della forza lavoro. Lo scoccare dell’età pensionabile della generazione che fin ora ha mosso le fila del business impone una riflessione più approfondita del solito su quello che un usuale “passaggio di consegne” potrebbe comportare, avendo a che fare, di fatto, con un passaggio intergenerazionale, tra cui vi è solo la breve parentesi della generazione X (1965-1980), molto assimilabile per caratteristiche, a seconda degli anni di nascita, a Boomers o Millennials.

Tradizionalmente, la metrica principale in azienda è sempre stata il ROI (Return Of Investment), in riferimento al capitale, ma accanto a questo la variabile tempo è qualcosa che ha pari (se non superiore) valore, e al tempo è in indissolubilmente legata la conoscenza (knowledge). 

Come riportato da una recente ricerca di Field Service News richiamata dall’azienda italiana OverIT operande nel settore Field Service Management, le aziende hanno evidenziato come l’invecchiamento della forza lavoro, che raggiunge il 73%, rappresenti una grande preoccupazione per le loro attività. Queste criticità derivano da una carenza di lavoratori qualificati, un divario nelle competenze pratiche e dalla necessità di formare molti neoassunti. 

A quest’ultima si affianca una precedente ricerca condotta già alcuni anni fa a cura della Sloan School of Management del MIT che mette in luce come ai neoassunti necessitino in media più di 20 settimane per iniziare a lavorare al meglio (26 settimane circa per manager e dirigenti) con un costo fino al 2,8% dei ricavi totali. 

Se si pensa a tutti i cambiamenti che il lavoro ha fatto propri negli ultimi anni, ci si rende conto di come la “perdita di conoscenza” per il business rappresenti un costo reale. Seppure il cambio della guardia tra Baby boomers e Millennials è evidente ed imminente, non sarebbe del tutto esaustivo parlare di perdita di know-how solo in termini di pensionamenti. 

Il mondo del lavoro, come del resto tutta l’attuale società, è sempre più – con una parola largamente abusata – “liquido” e per cui la mobilità di personale è all’ordine del giorno, per le più svariate motivazioni, portando ovviamente con sé le proprie abilità e conoscenze.

Correre ai ripari

Ecco, allora, che diventa essenziale parlare di Knowledge Management (KM). In senso lato, il concetto può fare riferimento alla preservazione e alla condivisione della conoscenza ed ha radici nell’antichità con lo sviluppo di biblioteche e strumenti di comunicazione. 

La moderna storia del Knowledge Management, invece, ha inizio nel 1986 quando lo studioso statunitense Karl Wiig, coniando il termine, ne introduce i fondamenti durante una conferenza allestita dall'Organizzazione Internazionale dei Lavoratori delle Nazioni Unite. 

A partire da questo momento, il concetto così formalizzato inizia ad interessare molte importanti aziende soprattutto a carattere multinazionale e godrà di un'attenzione sempre maggiore, tanto da venire considerato indispensabile da molte società che nella realizzazione delle infrastrutture necessarie alla loro implementazione hanno investito capitali ingenti. 

Il Knowledge Management, quindi, è oggi una pratica gestionale a supporto della strategia aziendale ed ha come scopo la costruzione di un sapere diffuso all’interno dell’organizzazione. A tal proposito, richiede un approccio integrato, che tenga conto di tre categorie di variabili: le persone, i processi e le tecnologie.

Ciò permette di esplicitare come, di fatto, il Knowledge Management si concentri sul concetto di conoscenza, declinandola in quello che gli studiosi chiamano “Capitale intellettuale”

Una definizione di quest’ultimo è attribuibile a Thomas A. Stewart, direttore esecutivo del National Center for the Middle Market (NCMM), che afferma: “L’intelligenza e la conoscenza diventano capitale intellettuale quando da un brainpower libero si ricava un certo ordine utile, vale a dire quando ad esso viene data una forma coerente (una mailing list, un database, la scaletta di una riunione, la descrizione di un processo); quando esso viene incapsulato in modo tale da consentire di descriverlo, comunicarlo ad altri e sfruttarlo; e quando può essere applicato per fare qualche cosa che non si potrebbe fare se rimanesse sparpagliato come tante monetine in un rigagnolo. Il capitale intellettuale è sapere utile confezionato”.

Da ciò risulta chiaro come il sapere sia distribuito trasversalmente alle diverse funzioni all’interno dell’azienda. Inoltre, secondo un contributo di Stefano Epifani,  Daniele Biagiotti e Francesco Depaolantoni, il capitale intellettuale “è costituito dalla somma dei suoi asset, composti da capitale umano, capitale strutturale, capitale relazionale”.

 

A ciò si aggiunge il fatto che la conoscenza, nelle sue varie articolazioni come quelle ad esempio sopra riportate, si presenta nelle due dimensioni della disponibilità-assenza di contenuti conoscitivi e della loro consapevolezza-non consapevolezza

Si generano così quattro incroci possibili a cui corrispondono: conoscenza esplicita (disponibile e consapevole) da diffondere previa classificazione (mappatura e archiviazione), conoscenza tacita (disponibile ma non consapevole) da esplicitare mediante scambio di informazioni tra le comunità interessate (communites of practice), gap conoscitivi noti (ossia “ciò che non so, ma so di non sapere”) da ricoprire mediante esplorazione (motori di ricerca, agenti intelligenti, filtri) e gap conoscitivi sconosciuti (“ciò che non so, e non so di non sapere”) da scoprire, per esempio, mediante sistemi esperti ad apprendimento automatico.

 

Il Knowledge Management, allora, deve saper gestire le conoscenze di maggior valore, ovvero quelle che un’organizzazione è in grado di conoscere collettivamente, di condividere e di usare efficacemente per generare valore e per la crescita del business. La triade precedentemente citata (persone, processi e tecnologie) ha al suo interno anche il riferimento alle tecnologie, l’elemento che in maniera sostanziale ha oggi forse più margini di crescita in termini di trasferimento di conoscenze. 

Ad esempio, la conoscenza esplicita può essere espressa in documenti testuali, email, database, pagine web, ecc. e può risultare più o meno gestibile in funzione del livello di formalizzazione e strutturazione con la quale risulta essere espressa: più alto è il grado di strutturazione, più potenti ed espressivi sono gli strumenti informatici in grado di trattarla (ad esempio, le tecnologie delle basi di dati e dei data warehouse usati in applicazioni di supporto alle decisioni).

La via tecnologica

Per di più, adottare tecnologie di ultima generazione è fondamentale per colmare il divario tra il personale prossimo alla pensione, lavoratori provenienti da altre realtà e giovani talenti in arrivo. 

Queste tecnologie includono il concetto di Knowledge Management, sfruttato attraverso la Realtà Aumentata e Intelligenza Artificiale. Sempre in linea con quanto riportato dalla già citata OverIT, la Realtà Aumentata (RA) può essere utilizzata attraverso dispositivi mobili come smartphone, tablet, dispositivi indossabili (smart glass) per presentare informazioni in tempo reale, come istruzioni di lavoro digitali, checklist virtuali e videochiamate interattive. 

L’Intelligenza Artificiale (IA), invece, opera con la Realtà Aumentata per ottimizzare le informazioni presentate all’utente fornendo dati, immagini, video o istruzioni “al bisogno”. In questo modo, facendo collaborare insieme le due tecnologie, sarà possibile offrire un trasferimento della conoscenza intuitivo, automatizzato e interattivo. 

Appare chiaro come i vantaggi dell’integrazione di funzionalità di Knowledge Management all’interno di un’impresa impattino sulla formazione rapida ai nuovi membri del team (fornire orientamento e informazioni in tempo reale ai nuovi arrivati con conoscenza “on demand” che assicuri ai lavoratori di essere formati ovunque, in qualsiasi momento, in loco e senza sprecare risorse); sull'autonomia dei lavoratori sul campo (assistenza e guida da remoto, anche in ambienti con scarsa connettività, annotazioni in AR e condivisione dei contenuti in tempo reale, istruzioni di lavoro digitali, anche offline, conoscenze “on demand”, supportate dall’Artificial Intelligence) e offrano, in generale, un supporto continuo, che si può concretizzare in acquisizione, condivisione e archiviazione di dati essenziali per poterli consultare all’occorrenza, oltre che, ad esempio, alla gestione automatizzata dei dati.

La tecnologia, quindi, gioca un ruolo centrale nella costruzione di soluzioni per la gestione del capitale intellettuale aziendale, ma bisogna sempre ricordarsi che non può ergersi ad unica garanzia del successo: una cultura adeguatamente orientata alla condivisione del sapere, una corretta organizzazione e un’appropriata leadership, la disponibilitàsistemi di incentivazione del personale, sono fattori essenziali per il successo di qualsiasi iniziativa di Knowledge Management, specie se di carattere generazionale.

Alcuni testi che potrebber aiutarti ad approfondire l'argomento:

Knowledge management per la competitività d'impresa. Modelli, strumenti, casi di studio 
di Paola Paniccia 

La guida del Sole 24 ORE al Knowledge management
di Alberto F. De Toni e Andrea Fornasier

La gestione dei contenuti aziendali ed il knowledge management. Nuovi strumenti per il vantaggio competitivo
di Alessandro Zardini
disponibile anche in formato Kindle


 

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Come strutturare un testo e districarsi tra piramidi, clessidre e diamanti

 


Scrivere per il tuo business può essere difficile e soprattutto può darti poca soddisfazione se non conosci le tecniche giuste per strutturare un testo.

Perché diciamolo: se quello che scrivi non ti dà soddisfazione…che gusto c’è? Se quello che crei non rispecchia davvero il tuo stile e non fa trasparire il tuo messaggio non solo sarà un testo inutile, ma abbatterà la tua autostima e questo è da evitare assolutamente perché tu vali troppo per correre certi rischi!

Quindi andiamo a scoprire ben 4 modelli per strutturare un testo che sia efficace e piacevole da leggere, e che ovviamente assolva al suo scopo di promuovere la tua attività.

La piramide rovesciata

Questo è lo stile più classico di tutti, perché deriva dal giornalismo e dalla necessità di fornire un dato, informazione, un consiglio.

La struttura della piramide rovesciata è questa


 

In sostanza quando si sceglie questo stile si danno subito le informazioni più importanti per poi scendere nei dettagli e infine fornire forme di approfondimento.

Sono testi da cui si deve portare via qualcosa nel più breve tempo possibile.

La struttura delle 5 scatole

Questa struttura assomiglia molto a quella della retorica antica che era fatta da:

  • Exordium: è l’esordio, il momento in cui far dire loro «Cavolo, ne vale proprio la pena!»
  • Narratio: è l’esposizione dei fatti, per spiegare al pubblico perché deve darti ragione
  • Argumentatio: è l’argomentazione, la dimostrazione delle prove a sostegno della tesi e confutazione degli argomenti avversari
  • Peroratio: è l’epilogo, la conclusione del discorso, il momento in cui porti il tuo pubblico al massimo del pathos

Lo schema è praticamente identico, con pochissime variazioni

Il testo a clessidra

Per strutturare un testo, questo è il mio metodo preferito!

Non tutti i contenuti sono argomentativi, molti sono più narrativi, “morbidi“, coinvolgenti, ed ecco che arriva in nostro aiuto il testo a clessidra che parte da un fatto (o dall’esposizione di un bisogno esposto dai tuoi clienti), prende per mano il lettore e, attraverso una frase di transizione (es: “Ad esempio, voglio raccontarti cosa mi ha scritto via mail Enrico proprio su questo tema…”) lo accompagna a immergersi in un racconto coinvolgente che sostiene la tesi esposta.

La struttura a diamante

Anche questo tipo di testo è fortemente coinvolgente e fatto perché il lettore si perda nel percorso della narrazione.

Qui si parte dando subito l’informazione più importante per poi espanderla gradualmente arricchendola di dettagli e aneddoti, tirando poi, nella conclusione, le fila del discorso riprendendo la tesi e ribadendola.


 

Cosa puoi fare ora?

Ora cosa puoi tu? Corri subito a fare uno schema dei tuoi prossimi blogpost verificando quale di questi schemi è il più adatto, quello che ti sembra più efficace e ti piace di più.