Il fisheye è indubbiamente l’obiettivo fotografico
più particolare e “trasgressivo” che esista, ma anche il più difficile
da usare e il più ingannevole.
Il fatto che offra un angolo di campo enorme trae spesso in inganno
il fotografo e lo porta a usarlo in maniera errata, dando origine a
fotografie abnormi e sgraziate.
Non surreali e creative, ma veri e propri “mostri” visivi.
Scopriamone le caratteristiche, ma soprattutto come e dove usarlo a
nostro vantaggio.
La parola
fisheye (scritta anche
fish-eye) è inglese e significa “occhio di pesce”.
Osservando la lente frontale di uno di questi obiettivi, tondeggiante
come l’occhio di un pesce, si comprende subito l’origine del nome.
La sua peculiarità sta nell’essere dotato di un angolo di campo smisurato rispetto ai colleghi: 180 gradi.
Questo vuol dire che se non si fa attenzione si rischia di trovarsi
dentro all’inquadratura anche i propri piedi e la punta del cappello che
si indossa!
Scherzi a parte, un angolo di campo di 180 gradi significa che, se
disponiamo la macchina in terra e con piano pellicola parallelo al piano
orizzontale, essa riuscirà a includere nell’inquadratura tutto quello
che si trova attorno a partire dalla linea dell’orizzonte.
Da un lato questo è un vantaggio, ma dall’altro espone a parecchi
rischi, come appunto il vedersi comparire nell’inquadratura elementi di
disturbo oppure flare luminosi.
Tipi di fisheye
In commercio esistono due tipi di obiettivo fisheye:
Queste denominazioni non derivano (ovviamente) dalla forma
dell’obiettivo stesso, che è sempre cilindrica, ma da quella
dell’immagine che essi producono sul sensore (prima sulla pellicola).
Nel primo caso è rettangolare, con rapporto 3:2, nel secondo circolare.
L’immagine circolare è naturalmente inserita sempre nel rettangolo del
fotogramma classico, per cui lo vedremo contornato da un fondo
completamente nero
Esteriormente il fisheye circolare è sempre privo di paraluce, per l’ovvio motivo che “vede” tutt’attorno fino al bordo.
Quello rettangolare è dotato invece di un paraluce,
seppur molto ridotto, che si rivela prezioso per evitare l’ingresso di
luce parassita e quindi la generazione di flare sulla foto.
Va anche detto che questo tipo di obiettivo è molto meno sensibile al
problema della luce parassita e delle riflessioni interne, tant’è che
ci si può fotografare il sole senza troppa paura di veder apparire
strani bagliori.
Lunghezza focale
Le lunghezze focali dei fisheye variano tra 16mm e 6mm; quelle più comuni sono 16mm e 15mm per i rettangolari, 8mm e 6mm per i circolari.
Solitamente capita che questo generi delle confusioni, soprattutto
tra i neofiti e i fotoamatori che si avvicinano per la prima volta al
mondo curvilineo di questi fantastici obiettivi.
La confusione nasce dal fatto che siamo abituati a ragionare per focali e con esse distinguiamo le tipologie di obiettivi.
Dunque, un 50mm è un normale, al di sotto si entra nei grandangolari,
poi sotto i 20mm nei super-grandangolari, che arrivano anche al 14mm e persino al mitico 13mm Nikon.
Alcuni pensano che solo scendendo sotto questo valore si abbiano i
fisheye e vengono dunque spiazzati dall’apprendere dell’esistenza dei 15mm e 16mm a “occhio di pesce”.
La distinzione, non sta infatti solo nell’ampiezza dell’angolo di
campo, ma nel fatto che le linee vengono curvate e non mantenute diritte
come nei grandangolari.
Deformazione e curvatura dell’immagine nei fisheye
Una delle caratteristiche tipiche e peculiari di questo genere di obiettivo è infatti quella di curvare le linee.
Si tratta di una deformazione estremamente evidente, che lo
caratterizza fortemente e costituisce la sua vera identità , oltre
naturalmente all’ampiezza dell’angolo di campo.
La differenza rispetto ai super grandangolari, che dispongono di
focali simili, sta nel fatto che in essi le linee vengono invece
mantenute diritte.
Esteriormente il fisheye circolare è sempre privo di paraluce, per l’ovvio motivo che “vede” tutt’attorno fino al bordo.
Quello rettangolare è dotato invece di un paraluce,
seppur molto ridotto, che si rivela prezioso per evitare l’ingresso di
luce parassita e quindi la generazione di flare sulla foto.
Va anche detto che questo tipo di obiettivo è molto meno sensibile al
problema della luce parassita e delle riflessioni interne, tant’è che
ci si può fotografare il sole senza troppa paura di veder apparire
strani bagliori.
Non si pensi che la curvatura sia un difetto o un limite, così come il fatto di tenere diritte le linee rappresenti un vantaggio o un pregio, perché le cose non stanno esattamente così, anzi.
Rimandiamo alla lezione sui super grandangolari per quel che riguarda
i loro pregi e difetti, e concentriamoci ora su quelli dei fisheye.
Come possiamo vedere dall’immagine, le uniche linee che restano perfettamente diritte nell’inquadratura sono la verticale e l’orizzontale che vanno a formare la croce centrale.
Tutte le altre tendono a curvarsi verso gli estremi della foto. La
foto che segue è estremamente chiara per illustrare quanto appena detto.
Ritrae una recinzione di rete a maglie quadre e questo aiuta a
evidenziare nettamente come solo il filo verticale e quello orizzontale
che passano per la croce centrale della foto siano rimasti lineari e diritti.
Tutti gli altri tendono a curvare in maniera simmetrica
(ossia in misura uguale in alto e in basso, per quelli verticali; a
destra e sinistra, per quelli orizzontali), arcuandosi sempre più mano
mano che si allontanano dalla croce centrale.
Come gestire la curvatura
Questa caratteristica è, come ripetiamo, il punto nodale degli obiettivi fisheye e va amministrata con grande attenzione per sfruttarla al meglio e non esserne penalizzati.
Nella lezione su “come e quando usare gli obiettivi fisheye”
vedremo meglio in quale tipo di fotografia essi siano indicati e dove
vadano invece evitati.
Mai in architettura o ritratto, ma…
Diciamo solo che, in linea di massima, sono sconsigliati in
tutti quei casi in cui vi siano linee evidenti e dominanti
nell’inquadratura, quindi in particolare architettura e interni, ma anche quando si debbano ritrarre persone, perchè la deformazione risulta evidente anche sui visi.
Al contrario sono indicati per paesaggi e ambienti
all’aperto, privi appunti di linee, e per enfatizzare la circolarità di
strutture, sia naturali che architettoniche.
Le due foto che seguono ci offrono due esempi su quando evitarne l’uso e quando invece è addirittura ideale impiegarlo.
La prima mostra una veduta di Venezia e delle sue architetture
totalmente (e direi orrendamente) distorta; evidente che questa foto
richiedeva un grandangolo e non un fisheye.
La seconda riguarda il Colosseo e mostra invece come la curvatura
delle linee tipica di questo obiettivo valorizzi addirittura la
circolarità del monumento ed enfatizzi la profondità dell’inquadratura,
dando al lettore la sensazione di “cadere dentro” la foto.
La disponibilità di obiettivi fisheye sul mercato non è molto ampia,
ma in definitiva più che sufficiente, dato che si tratta di una lente
speciale e con applicazioni abbastanza ristrette.
Non fatevi trarre in inganno dal fatto che arrivio a 15mm: non si
tratta di super-grandangolari, ma sempre di “occhi di pesce”, quindi con
evidente curvatura delle linee.
Canon ha in catalogo quello che, al momento del lancio nel 2010, fu
in assoluto il suo primo obiettivo zoom fisheye: l’EF 8-15mm f/4 L USM.
Questo prodotto ha preso il posto del “vecchio” EF 15mm F/2.8
Può lavorare sia sulle “pieno formato” che sulle APS.
Sulle prime si comporta come un fisheye rettangolare a 15mm e come un circolare a 8mm.
Mentre sulle fotocamere con sensore a dimensione ridotta, quindi
APS-H e APS-C, è preferibile bloccare l’escursione di focale per evitare
di scattare foto con evidente vignettatura, dato che su sensori più
piccoli del full frame (24 per 36) non riesce a visualizzare un’immagine
circolare completa.
Spesso troverete pubblicizzate su riviste e siti degli strani
prodotti, suggeriti come l’alternativa economica e facile al fisheye.
In sostanza consistono in aggiuntivi ottici o lenti addizionali da
montare su obiettivi normali per trasformarli in un improvvisato “occhio
di pesce”.
Diffidate e state alla larga da queste vere e proprie “esche per principianti”.
Certamente si tratta di soluzioni economiche (neppure troppo a volte)
che permettono di avere una immagine simile a quella di un vero
fisheye.
Ma in termini di qualità ottica e quindi di resa fotografica siamo
lontani anni luce da quel che otterremo con uno dei prodotti elencati
poco sopra, ossia con un vero obiettivo fisheye.
Diverso il discorso per quegli aggiuntivi e quelle lenti addzionali
che sono studiati per le compatte e altri tipi di fotocamere non reflex.
Qui è inevitabile che, se si vuole ottenere quel tipo di immagine, è necessario ricorrere a una di queste soluzioni “additive”.
In particolare questo tipo di prodotto viene utilizzato per creare le sequenze di scatti per le immagini a 360 gradi o VRML.
Lo sviluppo degli smartphone in funzione di “macchine fotografiche”
ha portato a modelli con fotocamera sempre piu sofisticata e potente in
termini di prestazioni.
Questo ha portato allo sviluppo, in parallelo, di lenti addizionali o
aggiuntivi ottici, tra cui quelli che trasformano il vostro “cellulare”
in una macchina fotografica con fisheye.