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InsightAgency

Le basi del tuo personal branding: punti di forza e debolezza

 

Non è la prima volta che su queste pagine parliamo di personal branding, oggi vogliamo sottolineare quanto è importante, prima ancora di mettersi al lavoro sul proprio sito web, sui propri social, sul proprio abbigliamento e via dicendo, concentrarsi innanzitutto sul proprio focus (ne parleremo nei prossimi giorni) e subito dopo sui propri punti di forza. E va da sé, anche sulle proprie debolezze.

Sembra facile, ma non lo è per niente. Perché investiamo un sacco di tempo nel pensare a cosa mangiare stasera, a cosa avremmo potuto rispondere a questo o quel quel cliente saccente, al perché ordiniamo una determinata pizza invece che un'altra... Nonostante tutto questo tempo sprecato in pensieri leggeri se non del tutto superflui, non perdiamo nemmeno un minuto a pensare seriamente ai nostri punti di forza, quelli veri ed effettivamente spendibili.

È una cosa generalizzata: non è un caso se i recruiter, durante i colloqui di lavoro, si trovano sempre nella situazione paradossale di mettere in imbarazzo i candidati con le domande – di per sé – più semplici del mondo, ovvero – per l’appunto – «quali sono i tuoi punti di forza?» e «quali sono le tue debolezze?».

Insomma, i recruiter non stanno spiazzando il candidato con una domanda assurda sull’idrografia del Myanmar o sulla vecchia teoria dei quanti. Sono al contrario dei quesiti facilissimi, che si concentrano sulla persona che il candidato dovrebbe conoscere di più al mondo: sé stesso. Un alieno non riuscirebbe in alcun modo a comprendere la difficoltà del candidato, i secondi di silenzio, lo spasmodico giocherellare con i polsini della camicia nel trovare una risposta idonea. Eppure è proprio così: queste domande, nella maggior parte dei casi, aprono una mezza crisi durante il colloquio di lavoro. O non si sa rispondere, o si risponde sempre con le solite frasi fatte, che i recruiter ascoltano uguali di giorno in giorno.

Conoscere i propri punti forti e i propri punti deboli, come anticipato, non è però importante solamente per chi è alla ricerca di un nuovo lavoro, ma anche per chi si appresta a costruire il proprio personal branding in modo efficace. Il perché è subito spiegato: sviluppare un brand personale significa individuare le proprie unicità e comunicarle agli altri in modo coerente, così da convincere il proprio pubblico delle proprie capacità, svettando sopra ai propri concorrenti. E, ovviamente, i propri punti di forza sono i principali aspetti su cui fare leva.

Individua i tuoi punti di forza.

Ma cosa sono i punti di forza? Ebbene, si può affermare che questi sono un mix di abilità, di talento e di conoscenza, sono delle doti che ci permettono di svolgere al meglio determinate attività e di affrontare efficacemente specifiche sfide, in modo da poter raggiungere i nostri obiettivi professionali e personali. Essere in grado di individuare in cosa si eccelle, quali sono le attività in cui riusciamo a fare meglio degli altri senza particolari sforzi, ci può aiutare a capire su cosa puntare nella nostra professione: lo studente che per anni, durante le scuole superiori, ha preso ottimi voti in matematica e valutazioni mediocri in lettere, non dovrebbe pensarci due volte a optare per un corso di laurea in ingegneria o in statistica piuttosto che per un corso in filologia romanza o in letterature comparate. Fin qui non ci sono dubbi, no?

Così dovrebbe funzionare anche nella vita reale. Il problema è che, nella nostra normale vita personale e professionale, non abbiamo un board di professori intenti a valutare le nostre diverse capacità e i risultati raggiunti. No: non c’è nessuno pronto a individuare in modo preciso i nostri punti di forza, dobbiamo farlo noi, attraverso quello che potremmo definire come un breve percorso di consapevolezza. Al termine di questo percorso – che non prevede meditazioni, incensi o sedute di yoga, sia chiaro – avrai ben chiari quali sono gli strumenti principali nella tua borsa degli attrezzi. E sì, potresti guadagnare – laddove mancanti – un pò di punticini per quanto riguarda l’autostima.

Ecco quindi che, per trovare i tuoi punti di forza, dovresti fare un po’ come quel team di marketing che si mette seduto a un tavolo, intorno all’oggetto da promuovere, in cerca dei suoi aspetti migliori, da stampare in bella vista sul packaging e negli spot televisivi. Devi cercare, insomma, di guardarti dall’esterno, partendo magari dal tuo passato, professionale e accademico. Qual è stato il tuo maggior successo? In quali situazioni ti sei distinto tra tutti, portando a casa un risultato superiore a quello degli altri? Ecco, concentrati su questi momenti, e cerca di capire cosa ti ha spinto, in quelle occasioni, verso il successo. E prendi nota!

Ora pensa a come ti vedono le altre persone con cui lavori o hai lavorato. Pensa quando e perché queste persone si affidano a te, e pensa in particolare a quale ruolo hai o hai avuto all’interno dei vari team di lavoro. Perché sei stato scelto proprio tu per assolvere a quei compiti? E ci sei riuscito? Di nuovo, prendi nota.

Pensa adesso alle avversità. E qui intendo a qualsiasi avversità, a tutti gli ostacoli che ti si sono messi di fronte negli ultimi anni, nella vita personale come in quella professionale, per arrivare fino al sentiero interrotto da una frana durante quella gita in montagna con gli amici, o magari a quella volta in cui, entrando nell’azienda del nuovo cliente per un meeting, ti sei accorto di aver lasciato le chiavetta usb con le slide in ufficio. Ecco, pensaci un po’: come hai reagito di fronte a queste situazioni? Quali abilità hai messo in campo per provare a superare quegli ostacoli? Ci sei riuscito? Ci sei andato minimamente vicino? A questo punto, bada bene, conta sì il fatto che tu sia stato o meno in grado di avere la meglio su un problema, ma contano soprattutto le scelte che hai fatto, a prescindere dal successo o dal fallimento.

Ora dovresti avere già qualche idea sui tuoi principali punti di forza. Ma puoi fare di più, per selezionare i tuoi punti di forza principali. Pensa per esempio a quali sono le capacità sulle quali tendi a fare affidamento in modo frequente durante le tue attività quotidiane. Non darti limiti. Quando lavi i piatti sei veloce o lento (e preciso)? Quando guidi in mezzo al traffico, tendi a perdere le staffe a ogni incrocio, o sfrutti la situazione per ascoltare un podcast? Quando arriva il tuo turno al gate all’aeroporto, ti fai trovare con biglietto stampato, passaporto aperto e valigia perfetta, oppure blocchi la fila perché non trovi il documento di identità, perché il biglietto è spiegazzato e perché la tua valigia è troppo grande? Insomma, pensa alla tua vita normale, ai fatti di ogni giorno, ed elenca tutti i punti di forza che vengono alla luce più di frequente.

Per tutto il resto… beh, quelli potrebbero essere proprio i tuoi principali punti deboli. Ma a questi ci arriviamo tra poco: per ora prendi un foglio, e scrivi nero su bianco quelli che sono i tuoi principali punti di forza. Scrivine 5, né troppi, né pochi, e nei prossimi giorni sforzati per capire se sono davvero quelli i tuoi punti forti, interrogando eventualmente a riguardo partner, amici, parenti e colleghi.

Individua le tue debolezze

Ora che abbiamo visto come individuare i nostri punti di forza, vediamo come scoprire quali sono le nostre debolezze. Perché mai dovresti perdere tempo a individuare i tuoi punti deboli? Perché, diciamolo, è senz’altro bello pensare alle cose che ci vengono bene, e che anzi, sappiamo fare meglio degli altri. Non è altrettanto piacevole, invece, pensare alle cose che non sappiamo fare, alle situazioni che non sappiamo gestire, ai piccoli e grandi fallimenti che abbiamo conosciuto in passato.

Eppure nella nostra vita quotidiana, di tanto in tanto, richiamiamo alla mente quelli che sono i nostri limiti. Ma non lo facciamo certo con un fine costruttivo, anzi: quando citiamo le nostre carenze lo facciamo tendenzialmente per criticare il nostro operato, o ancora, e soprattutto, per rimuginare su errori passati, per qualcosa che può sembrare puro autolesionismo.

Io ti propongo invece di pensare ai tuoi punti deboli in modo costruttivo, per capire qual è il tuo focus e quindi per costruire in modo davvero efficace e coerente il tuo personal branding.

Prima di iniziare a capire come individuare le tue carenze, va sottolineato che ci possono essere tantissimi punti deboli di cui non ci deve interessare più di tanto. Pensa per esempio a una persona che non ha un minimo orecchio per la musica, ed è intonata quanto una padella che cade per le scale. Quella debolezza potrebbe certamente essere un limite se quella persona volesse intraprendere una carriera nella musica, se volesse entrare in un gruppo rock o se frequentasse delle persone che, come interesse principale, hanno proprio la musica. Ma se quella persona non fosse affatto interessata alla musica, se svolgesse un lavoro che nulla ha a che fare con il mondo delle note, e se nel suo gruppo di conoscenze si pensasse a tutt’altro (allo sport, alla cucina, ai viaggi) beh, quel difetto non avrebbe alcuna rilevanza concreta. 

Insomma, ci sono punti deboli importanti e punti deboli meno importanti, anche a prescindere da quella che è la specifica carenza. Su alcuni è necessario lavorare. Altri, invece, possono essere lasciati così come sono: l’importante è sapere che esistono, per non incasinarsi da soli. Meglio sapere, insomma, di soffrire di vertigini prima di affrontare la scalata di una parete rocciosa strapiombante. Si può sempre migliorare, certo, ma non è nemmeno male conoscere le proprie attitudini per intraprendere prioritariamente le strade che ci possono portare risultati positivi. Come dicono gli specialisti della selezione del personale, infatti, “i tacchini possono imparare ad arrampicarsi sugli alberi, ma se si prende uno scoiattolo avrà sicuramente molto più successo”.

Detto questo, cerchiamo di capire quali sono le tue debolezze. Il primo passo è piuttosto scontato: dovresti semplicemente pensare a quelle che sono le tue debolezze ‘note’. Sicuramente ne hai una bella manciata, senza scervellarti troppo: questo perché di fatto tendiamo a essere più consapevoli rispetto alle nostre carenze rispetto a quando lo siamo in merito ai nostri punti di forza. I nostri limiti, da un certo punto di vista, si delineano in modo più netto rispetto ai nostri punti di forza. Hai pensato a quali sono le tue debolezze più esplicite, quelle di cui sei già assolutamente consapevole? Bene, prendi nota: il nostro obiettivo, da qui in poi, sarà quello di ingrossare un po’ le fila di quel gruppetto più o meno sparuto.

Pensa ora alle occasioni in cui ti è capitato di lavorare in squadra. Non limitarti alle sole ultime occasioni: pensa a tutte le volte in cui ti sei ritrovato in un team, cercando di raggiungere un obiettivo condiviso. Che ruolo ti sei ritagliato in quelle squadre? E quale tipo di ruolo hai invece sempre evitato in questi casi?

Andiamo avanti, e andiamo un po’ più in profondità. Pensa a un ostacolo, a un qualcosa che si pone tra te e il tuo obiettivo personale o professionale. Quale fattore potrebbe portarti a una probabile resa? Cosa, insomma, ti convincerebbe a mollare le armi e a ritirarti, uscendone sconfitto? Un carico troppo pesante di lavoro? L’ipotesi di dover parlare in pubblico? La possibilità di dover fare un investimento economico senza la certezza di un ritorno?

Ecco, ora torniamo alla realtà. Non immaginare un ostacolo astratto: pensa invece a qualcosa che ti ha già ostacolato in passato. Meglio ancora: pensa a quello che è stato il tuo più grande fallimento, e pensa a quale è stato il fattore che ti ha portato alla sconfitta. Quella determinata cosa potrebbe portarti nuovamente, anche oggi, al medesimo nefasto risultato?

Infine, dovresti chiedere ad altre persone quali sono, a loro avviso, i tuoi punti deboli. Non è sempre facilissimo trovare un buon numero di persone che potranno aiutarti in questo senso: hai bisogno di persone che ti conoscano bene, che siano assolutamente sincere – senza temere di ferirti – ma non eccessivamente brutali. Insomma, non chiederlo al collega di lavoro con cui non sei mai stato in sintonia e con cui hai avuto spesso da ridire: spinto da una certa acrimonia nei tuoi confronti potrebbe calcare troppo la mano, individuando dei punti deboli che in realtà non hai affatto. Ma non chiederlo nemmeno alla tua nonnina, che molto probabilmente sarà convinta di avere un nipote perfetto, pronto per essere eletto Presidente della Repubblica.

Dopo che avrai ‘intervistato’ i tuoi conoscenti – amici, colleghi, parenti – potrai aggiungere anche i punti deboli da loro proposti. Molto probabilmente ripeteranno alcune delle debolezze che hai già individuato, ma quasi sicuramente ti diranno anche qualcosa di nuovo.

Bene: ora hai due liste, una dei tuoi punti di forza e un’altra dei tuoi punti deboli. Questa è la base di partenza per individuare il tuo focus, e quindi per costruire il tuo personal branding: non ti resta che pensare alle tue passioni e, ovviamente, alle tue competenze!


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Personal Brand: la guida a 4 step per chi parte da 0

 


Se consideri il Personal Brand un elemento fondamentale per migliorare la tua carriera, in questo articolo scopriamo 4 step per crearlo partendo da 0.

 Perché è importante il Personal Branding?

Oggi più che mai, l’incertezza regna sovrana nel mercato del lavoro. Quante volte ti sei trovato a candidarti per una posizione junior dove venivano richiesti almeno 2 anni di esperienza nel settore?

Specialmente per i giovani inserirsi nel mondo del lavoro è un passaggio difficile, a causa dei continui mutamenti tecnologici. Il mercato richiede continuamente nuove competenze e si deve rimanere al passo.

Come dice Nicoló Andreula in Flow Generation: Manuale di Sopravvivenza per Vite Imprevedibili:

“Milioni di persone nel mondo occidentale sono già diventate “giocolieri di mestieri”, esperte nel destreggiarsi tra più di un lavoro: conducono un’esistenza a incastri, in cui il proprio reddito è un mosaico composto. Impieghi, progetti, impieghi, entrate passive. La tecnologia sta promuovendo questo tipo di vita lavorativa a frammenti, e in parallelo sta cambiando anche il modo in cui guardiamo a noi stessi.”

Questa frammentazione delle nostre vite professionali si allontana dal modello che abbiamo appreso durate la scuola dell’obbligo, il liceo e l’università. Queste istituzioni ci hanno guidato, a torto o a ragione, verso un futuro fatto dalla certezza di avere un lavoro stabile. Studia, impegnati e vedrai che troverai il tuo posto nel mondo.

Tuttavia, le innovazioni tecnologiche hanno scardinato le vecchie regole del mondo del lavoro, generando percorsi di carriera irregolari e discontinui. Per questo motivo molti professionisti si sono adattati gestendo diverse attività con cui mantenersi, diventando così dei “giocolieri di mestieri”.

Anche tu sei un giocoliere di mestieri?


Facci caso… nel mondo digitale probabilmente anche tu sei un giocoliere di mestieri, solo che non ci hai mai pensato. Io, per esempio, ho inziato a lavorare come giornalista e reporter freelance, ma ho avuto modo di studiare le basi di altre materie mentre lavoravo. Montaggio e post-produzione video, Design, User Experience Design, copywriting, SEO, sviluppo front end, analisi dei dati, social media marketing, tutte competenze che ho sviluppato durante il mio percorso professionale.

Senza accorgermene sto diventando un giocoliere di mestieri, e probabilmente lo stesso sta accadendo anche a te.

Non a caso oggi, nell’ambito della formazione digitale, si parla spesso della formazione di competenze T-shaped. Una vasta serie di materie conosciute in maniera orizzontale, e una stretta cerchia di materie approfondite in maniera verticale. In questo modo le nostre competenze sono elastiche e si adattano ai mutamenti del mercato del lavoro causati dall’avanzamento della tecnologia.

Come avrai notato l’unica cosa che non cambierà in questo percorso è il tuo Personal Brand.

Cos’è il Personal Brand?

Secondo Jeff Bezos, Fondatore di Amazon, il personal brand è quello che le persone dicono di te quando non ci sei. Volente o nolente, la tua attività professionale andrà a definire il tuo personal brand.

In un mondo del lavoro così discontinuo cambieranno le tue competenze ed il tuo percorso di carriera. Ma non il tuo Personal Brand, che ti seguirà e si evolverà con te.

Come prendersi cura del Personal brand?

Il Personal Brand può essere sviluppato sia online che offline.

La differenza è nel fatto che il passaparola offline è molto più lento e spesso limitato ad una cerchia di persone ristretta ad un limitato ambito geografico. In questo modo rischi di rimanere intrappolato in una cerchia di clienti, attuali e potenziali, che valutano di scarso valore quello che fai o che ti danno poche occasioni per crescere professionalmente.

Il passaparola online è invece nettamente più veloce, e infinitamente più potente. Basti pensare ai professionisti che grazie alla produzione di contenuto online sono riusciti a far crescere esponenzialmente la loro rete di contatti e, di conseguenze, le proprie opportunità lavorative.

Ovviamente non bisogna pensare all’online e all’offline come due mondi separati, entrambi creano sinergie e contribuiscono a plasmare il Personal Brand.

A tal proposito possiamo citare alcuni professionisti italiani come Federica Mutti, Luca Mastella, Francesco Agostinis o Alessandro Vercelloti (l’avvocato del digitale). Le competenze di questi professionisti sono conosciute proprio grazie alla forza dei Personal Brand che sono stati in grado di costruire.

 


I 4 Step per sviluppare il tuo Personal Brand

Ora che abbiamo capito cos’è un Personal Brand passiamo a 4 step fondamentali per iniziare a costruirne uno.

Premetto che questi 4 step sono il frutto della mia esperienza personale e delle mie ricerche. Sono molto utili per chi ancora non ha iniziato questo percorso, perché molto probabilmente affronterà gli stessi problemi che ho affrontato io.

Capisci chi sei

Sembrerà banale, ma non lo è. Capire chi sei è molto importante. Il Personal Brand online non è altro che la tua estensione nel mondo digitale, non vorrai che dica e faccia cose che non condividi?

Mi spiego meglio, tutti noi siamo frutto di un percorso che ci ha portato ad essere quello che siamo oggi. Quindi fingere sulla personalità, sui valori, sui titoli accademici e sulle competenze è un boomerang pericoloso.

Ricordati che la fiducia si guadagna goccia dopo goccia, ma si perde a litri. Quindi ti consiglio vivamente di non spacciarti per quello che non sei, perché ne pagherai le conseguenze nel lungo periodo.


 

Come capire chi sono?

Bella domanda, non è un percorso semplice e lineare, la scoperta del sé è un processo che continua durante tutta la vita. Però puoi individuare quali sono le motivazioni che ti spingono a fare quello che fai, ci sono diversi esercizi con cui puoi allenarti.

3 esercizi per capire chi sono

  • Il modello a 5 step per creare un mission statement può aiutarti ad individuare in che direzione vuoi andare nella tua vita. In questo modo inizierai a capire cosa ti rende felice e cosa puoi fare per raggiungere i tuoi obiettivi.
  • L’esercizio dei 5 Perché. Chiediti perché vuoi fare qualcosa 5 volte, andando a ritroso troverai i veri valori che ti spingono nelle tue azioni.
  • Un terzo metodo è semplicemente analizzare quello che fai durante il tuo tempo libero o quando ti annoi. In queste occasioni spesso diamo ampio sfogo alle nostre passioni e alla nostra personalità, prova a farci caso.

Io, ad esempio, ero e sono ancora molto innamorato dei giochi di strategia online. Quando ho iniziato ad occuparmi di marketing e personal branding, sono un po’ ritornato indietro nel tempo, quando studiavo strategie per vincere le mie partite.

Capisci a chi vuoi parlare

Una volta che hai capito chi sei, devi capire a chi vuoi rivolgere il tuo messaggio. Individua una nicchia specifica, che ha determinati interessi, e comunica per risolvere problemi specifici.

Attenzione! Non perderti in dettagliatissime analisi e definizione dell’audience persona all’inizio. Parti con un quadro generale del tuo interlocutore ideale.

Ricordati che la comunicazione online non è 1 to many, ma 1 to 1. Di conseguenze ti consiglio di costruire una relazione con le persone interessate a quello che fai, parlarci e confrontati. In questo modo capirai quali problemi stanno affrontando nella propria vita ed in che modo puoi aiutarli.

Facciamo finta che tu sia un insegnate di Yoga, per costruire un Personal Brand online ti basterà riprenderti con il tuo Smartphone mentre fai i tuoi esercizi o parli del tuo lavoro. Magari all’inizio non andare nello specifico, ma parla e mostra tutto quello che può essere utile per un neofita. In questo modo tutte le persone interessate allo yoga troveranno i tuoi contenuti online ed inizieranno a seguirti.


 

Andando avanti, affina l’audience persona

Ovviamente dovrai correggere il tiro andando avanti, è giusto partire in maniera un po’ più generale all’inizio, ma in futuro dovrai definire un audience persona maggiormente dettagliata (o anche più audience persona).

Tornando all’esempio dell’insegnante di Yoga. Una volta che hai iniziato a costruire un pubblico in maniera generale sulle tematiche dello Yoga dovrai scendere più nello specifico per individuare quali sono i problemi che le persone vogliono risolvere con il tuo servizio. Magari alcune persone vogliono fare Yoga per rilassarsi ed esplorare il proprio io, altre perché sono sempre stressate e vogliono uscirne, altre ancora perché sono affascinate dal mondo orientale. Il segreto del successo sarà proprio nella tua abilità di definire nello specifico le persone a cui vuoi parlare e costruire una comunicazione su misura per loro.

Inizia da subito a produrre contenuti

Bene, adesso arriva la parte davvero difficile, produrre contenuti. Dico difficile perché questo è il momento in cui dobbiamo metterci in gioco ed esporci al giudizio degli altri.

Durante questo percorso incontrerai due ostacoli particolarmente insidiosi.

Il principale ostacolo per chi parte da zero

La paura di farci vedere partire dal basso è la grande barriera all’entrata del Personal Branding. Se stai leggendo questo articolo hai già tutti gli strumenti tecnologici che ti permettono di iniziare oggi stesso a produrre contenuti. Quindi perché non lo stai già facendo?

Secondo la mia opinione i limiti non sono di natura tecnologica, ma culturale. In Italia siamo stati educati al rifiuto del fallimento. Questo perché a scuola e all’università fallire significa macchiarsi indelebilmente e perdere la possibilità di riscattarsi. Ecco perché, inevitabilmente, non tutti avranno il coraggio di sviluppare un personal brand online.

La paura quando produci contenuti sarà una cattiva consigliera, cerca di non ascoltarla. Tenderà a farti credere che ti stai semplicemente mettendo in ridicolo. Inizierai chiederti in che modo gli altri ti giudicheranno.

Cosa penseranno i miei amici di me? Ed i miei genitori? E l* mi* compagn*? Ed i miei colleghi?

Il consiglio che ti posso dare è… FREGATENE.

Probabilmente queste persone di cui temi il giudizio, diventeranno i tuoi primi supporter, o al massimo ti ignoreranno.

In ogni caso non dare troppo peso al giudizio degli altri, a meno che non facciano parte della tua nicchia di mercato. Concentrati sull’obiettivo che vuoi raggiungere, aiutare altre persone a risolvere un problema e condividere il tuo percorso. Non aspettare di avere dei contenuti perfetti, parti e migliora con il tempo.

Quando inizierai a postare saranno gli utenti stessi e valutare il tuo lavoro. Quindi parti, sbaglia ed impara durante il percorso.


 

Attenzione alla gratificazione istantanea

Appena avvierai il tuo progetto non avrai alcun riscontro da parte del pubblico. È normale, Roma non è stata costruita in un giorno, ed il tuo Personal Brand non fa eccezione. Il problema è che viviamo in un’epoca dove siamo ossessionati dalla gratificazione istantanea dei like, dei follow, e delle condivisioni.

I tuoi risultati miglioreranno con il tempo, perché testando inizierai a capire cosa funziona di più e cosa meno. Quindi dai il giusto peso a queste metriche, concentrati sulla costanza e sul valore dei tuoi contenuti.

Quali piattaforme scegliere per il Personal Branding?

Scegli le piattaforme che conosci meglio. Io personalmente ho scelto Facebook ed Instagram, perché sono quelle che utilizzo di più come utente. A supporto di Facebook ed Instagram ho deciso di utilizzare Youtube e questo blog.

All’inizio è meglio partire con 1 canale principale e 2 di supporto. Il canale principale sceglilo in base alle tue attitudini, parti dalla piattaforma che conosci meglio e che vivi di più durante la tua quotidianità.

I benefici di un approccio Multicanale

Ogni canale ha le sue regole, come disse Marshal Mcluhan, “il medium è il messaggio“.

Per questo ti consiglio di selezionare le piattaforme in base alla complessità e alla tipologia di messaggio che vuoi comunicare.

Sui miei profili social condivido i miei percorsi professionali e le mie tips sulla comunicazione, sull'advertising, sulla fotografia e sul marketing. Questo perché Facebook ed Instagram si prestano perfettamente per contenuti a metà tra l’intrattenimento, l’ispirazione e la formazione.

Su Youtube condivido le mie competenze su determinati argomenti. Mostro i video realizzati dall'agenzia per i clienti, ma anche creazioni digitali come la produzione musicale di SloU Cobra ed alcuni tutorial.

Sul Blog della Insight Agency condivido le mie competenze di Marketing a livello strategico, che richiedono un approfondimento maggiore, guide approfondite sulla scrittura creativa e sulla fotografia.


 

Impara durante il percorso

Producendo contenuti ti accorgerai che le tue competenze attuali non sono sufficienti per produrre post, video o articoli di qualità, che generino interesse negli utenti.

A questo punto ti consiglio di scegliere dei corsi o dei libri che vadano a potenziare quelle aree in cui vuoi migliorare.

Fai corsi su quello che ti piace

Il mio consiglio personale è quello di studiare di più quello che ti piace e dove sei più portato. Se odi fare video editing non ha senso fare un corso verticale su quel tema, acquisisci solo le competenze di base per poter produrre contenuti che siano sufficientemente gradevoli.

Crea le tue verticali sui tuoi punti di forza. Se ti piace e ti senti portato per il copywriting, verticalizzati su quello. In questo modo imparerai più velocemente e renderai irresistibili i tuoi contenuti facendo perno sui tuoi punti di forza.

Come capire quello che ti piace?

Il mio personale consiglio è quello di fare. Facendo scopriamo non solo cosa ci piace e cosa no, ma anche quali sono i nostri punti di forza e cosa apprendiamo più velocemente. Se ci accorgiamo che una competenza specifica stimola il nostro interesse, allora approfondiamola per costruire su di essa la nostra carriera.

Ricordati di condividere il tuo apprendimento, perché all’inizio sarà una parte importante del tuo viaggio. Documenta il percorso, non solo il risultato.

Alcuni consigli pratici per il tuo Personal Branding

Prima di concludere l’articolo voglio darti dei consigli pratici che io stesso sto applicando per sviluppare il mio Personal Brand.

Il Personal Brand non è tutto

La rete di conoscenze ti servirà per avere più opportunità. Ma ricordati che quello che ti permetterà di essere davvero spendibile sul mercato del lavoro sono le tue competenze. Trova il giusto bilanciamento tra questi 2 elementi.

In ogni caso, produrre contenuti per il tuo Personal Brand ti farà acquisire delle competenze che potranno esserti utili in futuro. Lo sviluppo di competenze e l’ampliamento della tua rete di contatti non sono attività scollegate, ma si alimentano a vicenda.

Ricordati che il mondo è off-line

Le relazioni offline sono più importanti di quelle online. Cerca di confrontarti dal vivo con altri professionisti che hanno già intrapreso il percorso che vuoi fare tu. Ti daranno utili indicazioni su come muovere i tuoi primi passi.

Scambia con loro idee e riflessioni. In questo modo potrai crescere più velocemente ed ampliare la tua rete di contatti.

Trova i tuoi Costruttori di Autostrade

Nel celebre libro di Jonathan Goodman, Viralnomics: How to Get People to Want to Talk About You, vengono analizzati le differenti 4 tipologie di utenti che dominano l’internet. Per aver successo con il tuo personal brand devi trovare quelli che vengono definiti i costruttori di autostrade, ossia le persone che amano talmente tanto quello che fai (e quello che comunichi), che diventeranno parte attiva nella divulgazione del tuo messaggio.

Se parti da zero i costruttori di autostrade potrebbero essere tra i tuoi amici e conoscenti. Impara a riconoscerli. Queste persone non solo divulgheranno il tuo messaggio, ma ti daranno feedback e consigli utili per migliorare i tuoi contenuti. Tieniti stretti questi amici, sia nella tua vita privata che in quella professionale.

Copia in maniera intelligente

Prendi spunto da chi è poco più avanti di te. Le tecnologie evolvono velocemente, non emulare chi ha 200.000 follower su Instagram. Piuttosto emula micro-influencer che hanno guadagnato 2.000 follower in 4 mesi nella propria nicchia.

Ricordati che tu sei unico. Copia la forma, non la sostanza. Il tuo tono di voce deve essere il tuo, solo in questo modo la tua comunicazione sarà unica ed efficace.