Dagli anni ’80 consigli pensati per il copywriting e l’attività pubblicitaria, ma che si adattano a qualsiasi tipo di scrittura.
I consigli di scrittura da scrittori famosi sono da sempre andati di moda come contenuti utili per aspiranti scrittori e non solo.
Se all’inizio li avevo apprezzati, poi ne sono stato un po’
diffidente, perché, a parte qualche consiglio universalmente valido, il
resto è stato valido per l’autore in questione e non è detto che lo sia
per tutti.
Ho trovato tanti articoli, in italiano e in inglese, sui consigli di scrittura da David Ogilvy e ho voluto vedere quanto fossero utili a scrittori e blogger, oggi.
Chi è David Ogilvy?
Era un dirigente pubblicitario britannico, famoso per i suoi testi
creativi e definito “il padre della pubblicità”, proprietario di una
delle agenzie pubblicitarie più famose e grandi al mondo, la Ogilvy
& Mather.
Divenne fonte di ispirazione per molti pubblicitari e ebbe un forte
impatto nell’attività pubblicitaria dopo la Seconda guerra mondiale.
Ogilvy nacque nel 1911.
Altri tempi, dunque. Che c’entra? Semplice: il mondo, dai tempi di
Ogilvy, è cambiato. Oggi, per esempio, abbiamo internet, che semplifica
il lavoro in moltissimi campi.
10 consigli di scrittura da David Ogilvy
Questi consigli provengono da una nota che Ogilvy scrisse e fece
circolare nella sua agenzia pubblicitaria il 7 settembre 1982. Fu
introdotta dal seguente testo:
Se tutti nella nostra azienda sostenessero un esame di scrittura, i voti più alti andrebbero ai 14 Consiglieri.
Meglio scrivi, più in alto salirai alla Ogilvy & Mather. Chi pensa bene, scrive bene.
Chi ha una mentalità confusa scrive promemoria confusi, lettere confuse e discorsi confusi.
La buona scrittura non è un dono naturale. Devi imparare a scrivere bene.
Non ho fatto una traduzione letterale dei vari consigli di Ogilvy,
ma, in alcuni casi, l’ho adattata meglio al contesto della scrittura. Mi
trovo d’accordo con quasi tutto.
1. Leggi il libro sulla scrittura di Roman-Raphaelson. Leggilo 3 volte
Read the Roman-Raphaelson book on writing. Read it three times
Si tratta di Writing That Works; How to Communicate Effectively In Business di Kenneth Roman e Joel Raphaelson. Il titolo, tradotto, è La scrittura che funziona; Come comunicare in modo efficace negli affari.
In questa guida si parla di scrittura di promemoria aziendali,
lettere, relazioni, discorsi, curriculum e e-mail, proposte e
presentazioni, piani e rapporti, lettere di raccolta fondi e lettere di
vendita che portano risultati. È quindi un libro specifico per copywriter, non propriamente per chiunque scriva.
Ma nel libro si parla anche di “approfondimenti sulla correttezza
politica e suggerimenti per l’utilizzo di un linguaggio imparziale che
non comprometta il tuo messaggio”. E su questo, sul linguaggio
politicamente corretto, non sono assolutamente d’accordo.
2. Scrivi in modo naturale
Write the way you talk. Naturally
Scrivere come parliamo. Secondo me questo consiglio è in contrasto
con una parte del libro qui sopra consigliato. Scrivo come parlo, ma non
scrivo in modo politicamente corretto né tanto meno inclusivo.
In realtà scrivo come parlo qui nel blog, ma quando scrivo narrativa,
allora scrivo come credo debba essere scritta la narrativa: coltivando
uno stile di scrittura consono alla storia e al genere letterario.
3. Usa parole brevi, frasi brevi e paragrafi brevi
Use short words, short sentences and short paragraphs
Questa è diventata una delle regole della scrittura per il web e in
genere mi trovo d’accordo. Non è comunque una regola che seguo sempre
quando scrivo per il blog.
Il rischio è di limitare il proprio vocabolario. Un altro rischio,
scrivendo solo frasi brevi, è di dare un ritmo quasi frenetico al testo.
Insomma, né la narrativa né i blog sono adatti a una scrittura
telegrafica. In pubblicità è senz’altro un consiglio più che valido,
invece, perché si fonda sull’immediatezza del linguaggio.
4. Non usare mai tecnicismi
Never use jargon words like reconceptualize, demassification, attitudinally, judgmentally
Possiamo concordare con questo consiglio? Sì e no, secondo me. Di
nuovo: nel discorso pubblicitario è senza dubbio condivisibile non usare
tecnicismi, ma in altri ambiti della scrittura, come nei blog, se
occorre usarli, si usano.
Non è questione di essere pretenziosi. Non si possono incarcerare le
parole, solo perché qualcuno non le conosce. A colmare certe lacune
esistono i vocabolari.
5. Non scrivere troppo su un argomento
Never write more than two pages on any subject
Ogilvy parla addirittura di non più di 2 pagine. In realtà significa scrivere non più del necessario e su questo ha ragione.
Questo consiglio si adatta perfettamente alla scrittura per il web,
in cui è meglio non aprire continue parentesi, inserire paragrafi fuori
tema che allungano soltanto il brodo senza dare nulla di utile ai
lettori.
6. Controlla le citazioni
Check your quotations
Ben detto! Quante citazioni ho trovato in rete attribuite ora a un
personaggio ora a un altro. Eppure oggi, grazie al web, non è certo
difficile risalire alla reale paternità di una citazione.
Scegliere una citazione
è un lavoro lungo, perché bisogna controllare bene la fonte. Forse ai
tempi di Ogilvy era più difficile scoprire l’errore, ma oggi è diventato
molto facile.
7. Non inviare mai ciò che scrivi il giorno stesso
Never send a letter or a memo on the day you write it. Read it aloud the next morning—and then edit it
Leggilo ad alta voce la mattina dopo e poi modificalo. Sono in molti a
consigliare di rileggere ad alta voce i propri scritti: il suono delle
parole dà sicuramente un effetto diverso dalla semplice rilettura a
mente.
Sono molto d’accordo sul primo punto, che si presta a differenti
contesti. Per esempio non inviare il manoscritto del tuo libro a un
editore il giorno stesso in cui l’hai finito di scrivere.
8. Se è qualcosa di importante, chiedi a qualcuno di migliorarlo
If it is something important, get a colleague to improve it
Anche questo consiglio si presta a differenti interpretazioni. Nel
campo della scrittura creativa quel qualcuno è rappresentato da
correttori di bozze e editor.
Ogilvy parlava di colleghi, riferendosi di sicuro ai colleghi di
un’agenzia pubblicitaria. Ma ovviamente possiamo estendere quel
“collega” a qualsiasi nostro conoscente che, in un certo campo, ne
sappia più di noi.
9. Prima di inviare ciò che scrivi, assicurati che il destinatario sappia cosa fare
Before you send your letter or your memo, make sure it is crystal clear what you want the recipient to do
In pubblicità sarebbe controproducente un messaggio non chiaro, non
“cristallino”. Possiamo anche parafrasare questo consiglio adattandolo
alla scrittura in generale: “Prima di pubblicare ciò che scrivi,
assicurati che il lettore capisca”.
Se Ogilvy si era riferito ai potenziali clienti (destinatari del
messaggio pubblicitario), noi possiamo riferirci ai nostri lettori
(destinatari, in fondo, dei nostri articoli, dei nostri libri, delle
nostre newsletter, ecc.).
10. Se vuoi AZIONE, non scrivere
If you want ACTION, don’t write. Go and tell the guy what you want
Va’ direttamente dalla persona e dille cosa vuoi. Più che un consiglio di scrittura, è un invito a non scrivere.
Possiamo interpretarlo come consiglio contro l’ossessivo uso della
messaggistica istantanea, che, se da una parte ha velocizzato la
comunicazione, dall’altra ha disintegrato le relazioni interpersonali.
Email, WhatsApp, messaggi privati sui social – come un tempo gli sms –
non sono i nuovi strumenti della socializzazione, ma potenti strumenti
di emarginazione (nei casi più estremi) e di isolamento individuale.