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Story telling fotografico: come passare da uno scatto ad una storia

 

Story telling, di sicuro queste due parole non hanno mai goduto di tanta celebrazione come in questi ultimi tempi.

Sembra che tutto si sia trasformato in un immenso calderone narrativo, a volte anche a sproposito, ma si sà, è così che funziona quando un particolare concetto riesce a fare breccia in modo trasversale.

Ecco che assistiamo alla grande abbuffata… fino a quando il fenomeno non scemerà e tutto tornerà nella normalità, fino alla santificazione in salsa (multi)mediatica del nuovo fenomeno.

Una storia può essere ovunque, ma non tutto cela una storia

Proprio perché ottimi spunti per una narrazione fotografica si nascondono più o meno ovunque, il rischio è che molti di noi, soprattutto chi alle prime armi o chi arso dal fuoco creativo, possano cadere nell’errore che basti puntare una macchina fotografica, inquadrare una scena e scattare per ottenere una buona storia,

Sì, le storie sono ovunque, ma non per questo qualsiasi scena nasconde una storia che valga la pena raccontare.

Che cos’e’ una storia?

La definizione di storia più sintetica di cui dispongo è questa: una storia è la narrazione di eventi concatenati, veri o inventati che siano, che si sviluppano secondo una trama.

Ogni storia ha sempre: 

  • un autore, 
  • una trama 
  • un pubblico di riferimento 
  • oltre che spesso, uno scopo.


Se mi concedete un approfondimento nell’ambito della linguistica, una storia rappresenta uno strumento per stabilire una connessione tra l’autore e il pubblico e si basa su un paradosso: per connettersi con il proprio pubblico di riferimento, l’autore deve essere in grado di suscitare un’emozione, ma, al tempo stesso, per emozionare il proprio pubblico, è necessario che l’autore riesca a stabilire una connessione.

Esempio vs. storia

Non si tratta della stessa cosa e ce ne accorgiamo ogni volta che assistiamo ad una noiosissima presentazione costruita soltanto su dati e informazioni crude, prive di qualsiasi aggancio alla nostra sfera emotiva.

Elencare dei numeri non è raccontare una storia, è fare un esempio.

Ma se il nostro relatore è stato accorto e ha saputo introdurre una variabile emotiva nella sua esposizione, un dettaglio o un aspetto capace di suscitare in noi empatia, ecco che passa dal fare un esempio a raccontare una storia.

Introdurre una variabile emotiva nell’esposizione, è raccontare una storia
ed è proprio grazie a questa variabile emotiva che le storie non ci annoiano o ci annoiano un po’ meno degli esempi.

Per cui, potremmo sintetizzare così: STORIA = CONTENUTO + EMOZIONE


 


 

 

 

 

 

 

 

 

Impariamo a scattare una storia 

Ogni volta che parlo di story telling fotografico, mi piace fare spesso paralleli tra la scrittura e la fotografia, prendendo in prestito molti concetti che sono alla base della teoria della semantica e della critica letteraria, oltre che della linguistica.

Personalmente ho sempre fotografato per raccontare storie, che a volte posso paragonare a racconti brevi, nel caso di scatti sciolti e a sé stanti, o a racconti, nel caso di sequenze o brevi reportage, fino a romanzi di un certo corpo, nel caso di progetti più articolati e complessi.

COSA SEPARA UN SEMPLICE SCATTO DA UNA STORIA?

Personalmente credo che, al netto di un solido intento, uno scatto, per tramutarsi in una storia debba essere il prodotto finale di una visione.

Se l’intento risponde alla domanda perché voglio scattare questa scena, la visione risponde inveve a tutte quelle domande che si riferiscono a come voglio scattare questa scena.

Un solido intento e una visione curata bastano per garantire il passaggio da scatto a storia? Purtroppo no, ma ne assottigliano la distanza.

Perché i nostri scatti si trasformino in storie dobbiamo misurarci con il messaggio che intendiamo trasmettere, con la sua capacità intrinseca di interessare il nostro pubblico di riferimento e con l’empatia che il messaggio, attraverso la nostra personale visione è in grado di suscitare.



 

 

 

Le nostre storie sono spesso racconti brevi

Non dimentichiamoci che spesso siamo chiamati a raccontare storie attraverso un solo scatto e che uno scatto, a differenza di un racconto o ancora meglio di un romanzo, può essere paragonato giusto ad un racconto breve.

Come gli autori di racconti brevi, che non possono contare su descrizioni approfondite di luoghi o di personaggi, né tanto meno su introduzioni o digressioni, anche noi scrittori per immagini, story teller fotografici, dobbiamo imparare a gestire al meglio gli elementi che abbiamo a disposizione per raccontare la nostra storia, eliminare quelli superflui, comporre con attenzione, scegliere la tecnica corretta – che deve sempre essere da supporto e mai protagonista.

La capacità di produrre storie fotografiche di qualità dipende sicuramente da un solido intento, da un messaggio in grado di emozionare e di stabilire una connessione empatica per sé e da una visione – che mi piacerebbe non riduceste ad un sinonimo di “esecuzione” – capace di trasmettere il nostro messaggio.

Vediamo alcuni elementi base per fare storytelling con le fotografie:

Il mood
Il mood è l’umore che tira le fila della narrazione.
Creare il giusto mood non è cosa facile in quanto è qualcosa che si percepisce, ma non si vede.

L’idea
Esporre un’idea attraverso la fotografia può essere abbastanza difficile. Una volta che avete una idea, sarà più facile realizzare le vostre foto.

L’emozione

Usate le espressioni facciali se volete che le vostre foto trasmettano le emozioni giuste. Potete anche farlo catturando un’azione eseguita dal vostro soggetto. Ad esempio, dopo aver mostrato un primo piano delle lacrime di una persona, potete mostrare il viso striato di lacrime, oppure gli occhi rossi e gonfi, le sue mani strette a pugno.

Narrazione
Per far funzionare la narrazione delle foto, dovreste avere bene a mente che cose è successo prima che questa persona piangesse. Ad esempio, nel caso di un bambino potreste mostrarlo mentre tiene la mano di sua madre o mentre guarda i giocattoli attraverso la vetrina di un negozio. Dovreste sapere cosa includere o escludere nella scena, però. Non è necessario mostrare la faccia della madre o del padre. Solo uno scatto della mano del bambino e della mano del genitore. Il gioco della narrazione è fatto di dettagli che stimolano la curiosità.

Il messaggio
Trovate un tema per la vostra storia, usando questo tema per stabilire il messaggio che volete trasmettere. Può essere un oggetto, la posizione, i colori, lo stile o una combinazione di tutto questo, degli indizi in modo che chi guarda sia in grado di formulare idee su ciò che può ancora accadere.


Insomma raccontare con le immagini non è una cosa per pigri

Se vi aspettavate un bel decalogo a punti con i dieci trucchetti per raccontare storie fotografiche, temo di avervi deluso.

Purtroppo narrare è un’arte e, anche se qualche trucco del mestiere, in effetti, esiste, molto ha a che fare con il nostro approccio alla fotografia, che non dovrà mai prescindere dalle conoscenze tecniche, ma le cui conoscenze tecniche non bastano.

Un grandissimo fotografo ripeteva sempre “che la tecnica la imparano anche i muli”. Aveva tragicamente ragione, come sempre, ma dietro quella sua ricorrente butade si nascondeva una secondaria che non pronunciava mai e che lasciava soltanto supporre: “ma i muli non sanno fotografare”.

Perché questo è il segreto e la singolarità della fotografia, quella vera, quella che prova a raccontare e ad emozionare.

È un po’ come avere a che fare con un cocktail, 1/3 di tecnica, 1/3 razionalità, 1/3 di emozione e una spruzzata di culo (nel senso di “fortuna”).

Ecco, questo cocktail, credo rappresenti piuttosto bene la fotografia, per come la intendo, ma l’aspetto ancora più delizioso, empirico, intimo e singolare, che rende la fotografia ancora di più una questione personalissima, è che nessuno di quei terzi è mai davvero 1/3.


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Qual è la migliore apertura per i ritratti?


Di solito la scelta dell’apertura del diaframma migliore per i ritratti non è qualcosa di complicato, basta seguire alcune linee guida e otterrai scatti sbalorditivi. 

Perché l’apertura è importante nella fotografia di ritratto?

L’apertura è davvero molto importante, è una delle 3 componenti principali dell’esposizione fotografica, quindi se non si ottiene un’apertura corretta si rischia di ottenere una foto o troppo scura o troppo chiara.

Inoltre, l’apertura influenza direttamente la velocità dell’otturatore e l’ISO.

È molto importante perché indirizza l’attenzione dello spettatore sul soggetto e regola la profondità di campo per ottenere una giusta quantità di sfondo sfocato.

I migliori obiettivi per ritratti hanno aperture ampie che vanno dai F2.8 a F1.2. Con queste lenti puoi scattare praticamente in qualsiasi condizione di illuminazione.

Ma mentre consideri qual è il diaframma migliore per i ritratti devi calcolare anche la lunghezza focale degli obiettivi e a quale distanza sarai per scattare le foto.

Ricorda che un’ampia apertura su un obiettivo da 35 mm non sfoca lo sfondo tanto quanto un’apertura ampia su un obiettivo da 85 mm. 

Lunghezze focali maggiori richiedono velocità dell’otturatore elevate per ridurre le vibrazioni e non rischiare di scattare fotografie mosse, a meno che l’obiettivo o la fotocamera non abbiano una stabilizzazione a bordo. 

Di solito le aperture ampie possono aiutare a ottenere quelle velocità dell’otturatore elevate senza mettere un ISO elevato.

L’apertura migliore per i ritratti singoli è sicuramente da f / 2 a f / 2.8 mentre se stai fotografando due persone i consiglio f / 4, più di due persone, scatta a f / 5.6.

Ovviamente non sono le uniche aperture da utilizzare perché ci sono altri elementi da considerare ma se vuoi ottenere risultati quasi sicuri, non puoi sbagliare con questi valori di base perché ti aiuteranno a garantire che i tuoi ritratti siano nitidi e i tuoi soggetti siano a fuoco.

La migliore apertura per i singoli ritratti

La profondità di campo è sottile a diaframmi ampi ed è meglio iniziare con un valore un po‘ più piccolo del valore di apertura massima dell’obiettivo per assicurarti che tutta la composizione sia a fuoco.

Ad esempio, se usi un obiettivo principale da 35 mm, puoi andare fino a f / 1.8 o più ampio e mantenere a fuoco gran parte del soggetto.

Un consiglio: alcuni obiettivi, in particolare gli zoom meno costosi perdono nitidezza alle massime aperture e per questo motivo consiglio di scattare sempre in modo conservativo e di non andare sempre il più ampio possibile.

Ogni obiettivo è diverso, prova diverse aperture, è proprio questa la differenza principale nella qualità degli obiettivi tra Nikon, Canon, Sigma e Tamron.

La migliore apertura per foto di gruppo

Scegliere l’apertura corretta per foto di gruppo dipende da una serie di fattori, di solito con F/4 vai sul sicuro, hai una buona profondità di campo e produce un ottimo risultato.

Di solito quando si fotografa un soggetto, è essenziale mettere a fuoco gli occhi, ma quando fotografi dei gruppi vuoi che gli occhi di tutti siano a fuoco, proprio per questo la profondità di campo dovrebbe essere ampia con la conseguenza di un’apertura più piccola.

Per quanto riguarda la profondità di campo puoi stare tranquillo, di solito sarai posizionato lontano rispetto ai soggetti e questo aumenterà la profondità di campo in modo naturale e l’apertura f / 4 offrirà un ottimo equilibrio tra la sfocatura dello sfondo e la nitidezza dei soggetti.

La migliore apertura per i ritratti ravvicinati

Fare ritratti molto ravvicinati, sia con lenti macro o filtri close-up, può essere estremamente difficile. Non te lo immaginavi vero? Questo perché la profondità di campo è incredibilmente sottile. 

Aperture ampie aumentano questo problema, quindi è meglio scattare in condizioni di buona illuminazione e utilizzare un’apertura piccola come f / 5.6.

Conclusione

Scegliere la migliore apertura per i ritratti non è difficile, ma richiede un po ‘di esperienza e pratica come ti ho detto inizialmente, il mio consiglio è quello di partire con i valori che ti ho indicato e modificarli a seconda del tuo stile.

Non puoi sbagliare scattando a F2.8, quindi parti da questa base, per poi osare e capire qual è l’apertura migliore nel tuo caso, dosando bene il risultato tra nitidezza e profondità di campo finché non ottieni il risultato che ti piace di più.

 

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I 10 comandamenti della comunicazione visiva


La comunicazione visiva è la trasmissione di un messaggio tramite un’immagine (perciò è chiamata a volte comunicazione iconica, dal greco eikon, “immagine”), che rappresenta in maniera metaforica la realtà. La comunicazione per immagini permette di raggiungere il massimo effetto comunicativo nel più breve tempo possibile, grazie al suo forte potere di richiamo, alla sua immediata comprensibilità e alla facilità di memorizzazione. L’approccio iconologico permette di occuparsi di segni: elementi che significano qualcos’altro rispetto al fenomeno stesso.

Nella vita di tutti i giorni ci troviamo a confronto con innumerevoli esempi di comunicazione visiva. Pensiamo, per esempio, alla segnaletica stradale orizzontale e verticale, oppure ai cartelli indicatori presenti nei luoghi di grandi ritrovi come gli ospedali e gli aeroporti. Nella progettazione e realizzazione di qualsiasi tipo di cartellonistica è fondamentale prevederne l’efficacia comunicativa.

A livello corporate, la comunicazione visiva è fondamentale per il successo di ogni azienda, grande o piccola che sia. Il farsi distinguere, valorizzando i propri punti di forza e comunicarli con una immagine non è scontato e nemmeno semplice, occorre studio, analisi e capacità di sintesi grafica. Può risultare critica anche nella fase di definizione di un logo, di studio di un packaging, di un catalogo per i distributori ed in altre molteplici occasioni, affiancandosi a tutto il resto delle azioni di marketing e commerciali per ottenere il successo del proprio prodotto o servizio. Una buona immagine, infatti, conferisce un grande valore al brand, lo fa conoscere, riconoscere e distinguere rispetto ai competitor, aggiungendo valore commerciale al servizio o prodotto proposto dal cliente.

Ma come possiamo essere sicuri di realizzare una comunicazione visiva efficace? Iniziamo mettendo in fila le 10 regole di base che è fondamentale seguire.

1- COLORI

Considera la ruota dei colori come tua alleata e cerca di usare colori complementari, contrastanti o le regole della triade. In generale, meglio utilizzare i colori con moderazione: non più di 3 in un singolo layout, massimo quattro, per non creare un effetto carnevale, che è fortemente sminuente dal punto di vista estetico e, soprattutto, da quello della chiarezza del messaggio. Se poi si riesce a lavorare sulle tonalità invece che su colori, tanto meglio.
La scelta del colore deve essere meditata, già a partire da un logo e dalla conseguente immagine coordinata (sito internet, biglietti da visita, strumenti, ecc.). La scelta del colore sbagliato corre il rischio di farci comunicare anche il messaggio sbagliato. I colori, infatti generano una risposta psicologica, hanno un significato nella varie culture e rappresentano un messaggio. È stato dimostrato che il colore ha effetti diretti sulla percezione (in particolare su quella del sapore e dell’appetibilità degli alimenti), sull’umore e sul comportamento.

 

2- TIPOGRAFIA

Impara a conoscere le famiglie di font, gioca sui contrasti senza scegliere font troppo diversi tra loro. Scegli massimo due font e pesa con saggezza l’uso che ne vuoi fare. E per favore, non usare il Comics.

Esistono due grandi famiglie di caratteri: graziati (Serif) e senza grazie (Sans Serif). Le grazie sono degli orpelli ornamentali alle estremità delle lettere. Un font Serif molto noto, ma anche piuttosto banale, è il Times New Roman (i Sans Serif probabilmente più diffusi sono invece il Verdana e il Calibri). Nella scelta del font per la nostra grafica, è sempre bene tenere presente che alcuni di essi rendono difficile distinguere alcune lettere come ad esempio la lettera i maiuscola (I), il numero uno (1) e la lettera elle minuscola (l).

In genere, i lettori web preferiscono i caratteri senza grazie soprattutto per testi lunghi. Potremmo fare uno strappo alla regola usando i caratteri Serif per i titoli perché sono brevi e generalmente stanno in un’unica riga.


3- FORME

Tutte le forme comunicano. Impara ad usarle nel posto giusto al momento giusto. L’occhio di un normale utilizzatore di internet o, più semplicemente, di un fruitore di un messaggio di comunicazione, ha imparato negli anni ad associare ad ogni forma un determinato significato. Fa parte della comunicazione non verbale, riconosciuta a livello globale. Il triangolo ad esempio è una forma che ispira dinamicità che stimola all’azione (ad esempio le frecce), ma è anche aggressiva. Il cerchio, diversamente, è un segno che proietta sull’utente un’immagine positiva e rassicurante.

 

4- GERARCHIA

Per te e per il tuo cliente è importante governare la lettura di una pagina web. Questo è possibile rispettando una gerarchia tra i vari contenuti. Una visualizzazione triangolare è preferibile quando hai pochi elementi, la proporzione aurea aiuta a creare un ambiente piacevole, mentre se vuoi focalizzare un particolare elemento, come un bottone, mettilo in evidenza rispetto agli altri contenuti che potrebbero distrarre la navigazione. Ricorda che la visualizzazione di una pagina è una questione di secondi ed è quindi molto importante arrivare al punto il prima possibile. Proprio per questo motivo non possiamo permetterci di disperdere l’attenzione del nostro lettore, sia con aspetti grafici che con accorgimenti di copywriting fuorvianti. Sarebbe sbagliatissimo utilizzare i grassetti in modo casuale, come pure le evidenziazioni, che devono essere utilizzate in modo sporadico per avere l’effetto che vogliamo ottenere. Eleganza ed efficacia fanno rima con semplicità.

5- LINEE

Il layout di strumenti cartacei e pagine web deve essere studiato ripartendo meticolosamente gli ingombriCome per le forme, anche le linee comunicano, ecco perché se vuoi andare dritto al punto, conviene essere lineari, sia orizzontalmente che verticalmente. Mentre se vuoi che il tuo utente segua un determinato percorso lo puoi guidare con linee convergenti o divergenti. Anche il ritmo è importante quindi rispetta le regole che ti sei dato in termini di spaziatura, proporzionalmente alla dimensione dei font.

6- ICONOGRAFIA

Dal punto di vista della comunicazione visiva, l’iconografia ha un valore strategico: quello di comunicare immediatamente e trasversalmente un messaggio. Un simbolo, di fatto, è come un’ideogramma: dovrebbe poter essere immediatamente convertito in parole, anche in assenza di una codifica ufficiale. Per questo è importante rifarsi, per quanto possibile, all’iconografia più diffusa. Se si sfrutta il mapping naturale tra l’azione che si può compiere e l’icona che deve rappresentarla si ottengono icone intuitive che riducono al minimo lo sforzo interpretativo dell’utente e non lo costringono ad imparare nulla di nuovo. Un esempio di mapping naturale applicato alle icone è l’uso del “cestino” o del “carrello”.
Dato dunque per assunto che ci rifaremo a modelli di icone universalmente riconosciuti e immediatamente comprensibili, quello che possiamo fare per rendere meno banale la nostra  comunicazione visiva è creare delle icone personalizzate, per esempio che richiamino i colori sociali della nostra azienda o che riprendano un elemento grafico del nostro logo e che, necessariamente, mantengano uno stile coerente con quello del resto della nostra comunicazione.

7- CONTRASTO

Molto spesso il contrasto è un opzione che ti puoi dare per separare o evidenziare i contenuti, soprattutto nel testo: prova a giocare con “bold”, “light” all’interno della stessa frase. Anche la disposizione differente può tornare utile in una pagina per orientare la lettura e stimolare l’interazione, ad esempio un form contatti che entra lateralmente.

Nella scelta cromatica, optare per due colori complementari – ovvero che, se giustapposti, raggiungono il loro massimo grado di luminosità – otterremo un effetto di sicuro impatto. Dal punto di vista fisiologico poi l’occhio esige l’integrazione di ogni colore con il suo complementare e, se non c’è, se lo rappresenta come se ci fosse.
I colori complementari, usati in giusti rapporti quantitativi, danno effetti di solida staticità. Infatti conservano inalterata non solo la loro luminosità, ma anche la loro essenza cromatica. Volendo sfruttare appieno il contrasto dei complementari, oltre ai colori puri, si possono utilizzare le loro gradazioni intermedie in funzione mediatrice e di equilibrio perché con la loro affinità ad entrambi i colori in contrasto, li unificano in un complesso omogeneo.

8- ORDINE

Gli elementi devono essere allineati in qualche modo. Datti una regola e seguila come un mantra. Crea una griglia dove lavorare e inserisci gli elementi rispettando gerarchie e pesi, oppure, se preferisci, allinea tutto al centro. La cosa importante è scegliere una regola di lettura. Per l’utente sarebbe odioso dover resettare il proprio stile di lettura pagina dopo pagina, nello stesso sito web.
La maggior parte delle informazioni che un sistema trasmette al suo utente sono veicolate da display video di varia forma e dimensione. L’usabilità di questi sistemi dipende quindi in modo considerevole dalla loro interfaccia grafica.

9- PESI

Fai attenzione al peso che deve avere il testo. Poche ma attente scelte, fanno la differenza. Anche da un punto di vista SEO, rispetta le regole h1, h2, h3, … Inutile dire che, oltre a valutare cosa è più e meno importante e valutarne di conseguenza la visibilità, andranno anche equilibrati i quantitativi di testo e immagini, sulla base dell’obiettivo della pagina che stiamo costruendo.
Il designer della comunicazione deve prendere decisioni calcolate su come dare priorità al contenuto e guidare gli utenti, creando percorsi per portarli nella direzione desiderata. Deve prestare attenzione al peso degli elementi grafici e testuali e distribuirli in maniera appropriata.

10- SPAZIO

La pagina web è il foglio bianco che devi saper riempire, senza esagerare. Anche lo spazio bianco ha la sua importanza. Non farti prendere la mano riempendo l’intero spazio di immagini, testi, bottoni che creano solo confusione e disturbano la vista. Attenzione, non essere nemmeno troppo minimal, o potresti non essere compreso. Dipende molto dal tipo di sito che si vuole ottenere e dal settore di appartenenza. C’è un legame tra le due cose, in quanto l’utente ha delle aspettative che devono essere rispettate. Un po’ come nel caso delle forme geometriche.
Perché è importante il cosiddetto Native Space (spazio vuoto che circonda un elemento visuale)? Perché la nostra grafica ha bisogno di aria per emergere ed essere davvero efficace nel comunicare i concetti che intendiamo trasmettere. Riempire troppo un layout significa limitare significativamente la visibilità di ogni elemento, e risulterà quindi controproducente sul piano comunicativo.

 


 

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30 consigli per migliorare i ritratti fotografici


I ritratti fotografici sono spesso più accattivanti rispetto agli altri generi di fotografie perchè spesso raccontano una storia con un semplice sguardo.

Anche se c'è chi preferisce la fotografia naturalistica o paesaggistica, io amo fotografare le persone, anche se mi rendo conto che è estremamente difficile "immortalare" in uno scatto la vera storia che si nasconde dietro ad un soggetto. 

È questo il motivo che mi ha spinto a scrivere questo articolo nel quale ho provato a mettere insieme alcuni  consigli, applicabili alla maggior parte delle situazioni, che possono metterci sulla buona strada per ottenere degli ottimi ritratti fotografici. Vediamoli assieme.

1 - La luce

La luce è tutto ed è la cosa più importante in una fotografia. La location perfetta, la posa o una composizione interessante non sono nulla senza la luce! C’è sempre bisogno di luce per poter fotografare e una delle cose più difficili in fotografia è trovare una buona luce, una luce interessante, non troppo forte ma nemmeno troppo fioca, calda ma non troppo. Una buona foto inizia sempre con una buona luce.

Quando inizierete a capire le differenze tra una luce “normale” e una “buona luce” le vostre fotografie e i vostri ritratti fotografici miglioreranno sensibilmente. Non preocupatevi se vi prenderanno in giro quando vi sentiranno dire “Ecco, questa è la luce che cercavo! Scattiamo…” o frasi simili, è il normale comportamente di ogni fotografo cercare la luce “perfetta”.

2 - Ora del giorno

Un modo per catturare una buona luce ed ottenere ottimi ritratti fotografici è quello di scattare quando il sole è basso all’orizzonte ovvero da 1 ora prima del tramonto o sino ad 1 ora dopo l’alba. I fotografi amano chiamare questa ora come la “golden hour”, l’ora d’oro. Il sole è basso, la luce non è forte come durante il giorno e la temperatura della luce è calda e perfetta per i ritratti.

Difficilmente farete sessioni fotografiche all’alba, il 99% delle volte scatterete al tramonto ma vi garantisco che l’alba è perfetta per fotografare. Innanzitutto non dovrete correre perché il sole nasce e non tramonta per cui non avrete fretta di scattare, al massimo la luce diventerà più chiara e forte ma sicuramente non rimarrete al buio. Altro vantaggio dell’alba è che in certi periodi dell’anno potrete trovare una leggera foschia (da qualche parte anche nebbia) che donerà una sorta di magia ai vostri ritratti. Provare per credere!

3 - Scattate dopo la pioggia

Un’altra situazione molto interessante per scattare ottimi ritratti fotografici e trovare una luce unica è dopo la pioggia. Quando le nuvole cominciano a diradarsi troverete una luce diffusa e morbida, perfetta per immortalare il vostro soggetto. Se c’è un temporale in previsione, non annullate la vostra sessione fotografica. Attendete la fine della tempesta e ai primi raggi di sole uscite a scattare, ne varrà sicuramente la pena. Ovvio che se il meteo annuncia pioggia per una settimana è meglio starsene in casa a bere una cioccolata in tazza!

4 - State "stretti"

Mi capita spesso di fare ritratti fotografici che hanno troppo spazio attorno al soggetto e sono costretto in post-produzione a tagliare l’immagine per togliere spazio inutile. Il mio consiglio è di stare vicini al soggetto per catturare più dettagli del suo sguardo e per creare un ritratto decisamente più intimo e seducente. Resistete alla tentazione di indietreggiare e catturate il più possibile solamente il soggetto interessato.

 

ritratti fotografici

 

5 - Lasciate “respiro” oltre lo sguardo

Se state fotografando il vostro soggetto di profilo o leggermente di lato, non posizionate il volto esattamente al centro dell’inquadratura, mettetelo leggermente da una parte cercando di seguire la regola dei terzi. Inoltre lo suardo deve andare verso la parte dell’immagine che rimane vuota per non “soffocare” l’immagine. Lasciate “respiro” oltre lo sguardo per dare un senso di profndità all’immagine.

 

ritratti fotografici

 

6 - Aiutatevi con le cornici naturali e le linee guida

Per aiutare l’osservatore a concentrare la sua visione sul vostro soggetto, aiutatevi con gli elementi che trovate nell’ambiente in modo da creare una sorta di “cornice” naturale nella quale posizionerete il soggetto. Usate elementi basilari come porte o finestre per far convogliare lo sguardo di chi osserva all’interno dove ci sarà il vostro soggetto.

In mezzo alla natura potete usare un’apertura tra dei cespugli o un ramo alla fine del quale troveremo il soggetto. Si chiamano linee guida proprio perché guidano lo sguardo dell’osservatore su quello che conta veramente nell’immagine. Potete usare strade, marciapiedi, rami o qualsiasi altra cosa che vi porti lo sguardo direttamente sul soggetto.

 

ritratti fotografici

 

7 - Usate una lente con focale lunga

I ritratti fotografici solitamente suggeriscono l’uso di una lente con una lunga focale, almeno un 85mm, meglio se 100mm o oltre. Molti fotografi di moda usano il teleobiettivo 70-200 zoommato a 200mm quasi sempre. A differenza del grandangolo, un teleobiettivo non deforma i lineamenti del viso, cosa sicuramente non gradita dal nostro soggetto.

Le lenti con una lunga focale inoltre, rendono più sfocato lo sfondo dell’immagine donando più importanza al vostro soggetto. Anche con una lente KIT economica, con un’apertura a F/5.6 a 200mm potrete ottenere questo effetto, non serve per forza una lente costosa. Occhio però a tenere sempre a fuoco il vostro soggetto altrimenti lo sfuocato sullo sfondo non avrebbe più importanza.

8 - …o anche una lente con focale corta ma non troppo!

Se vi trovate nella situazione in cui dovete fotografare persone all’interno di una casa o di un ufficio il teleobiettivo ovviamente non è utilizzabile. Per questo motivo potrete usare anche focali più corte tipo 50mm o al massimo 35mm. Non andate sotto a questo valore e comunque sia, cercate di non avvicinarvi troppo al soggetto. Queste lenti tendono a schiacciare il soggetto e a renderlo paffuto, cosa non piacevole da vedere.

9 - Usate il diaframma molto aperto

Nei ritratti fotografici, utilizzare un diaframma molto aperto con un’apertura di f/1.2 o f/1.4 (sempre che il vostro obiettivo lo permetta), non solo farà entrare un sacco di luce nella fotocamera riducendo i tempi di scatto e di conseguenza l’effetto mosso, ma limiterà al minimo la profondità di campo creando anche un piacevole effetto “bokeh” nel quale vedrete lo sfondo completamente sfuocato risaltando il soggetto.

Occhio solamente a cosa mettete a fuoco perché con un diaframma molto aperto la profondità di campo è limitata a pochi centimetri! Mettete a fuoco sempre all’occhio più vicino a voi.

10 - Cercate una grande finestra

I fotografi amano le finestre! Le finestre diffondono meravigliosamente la luce del sole. Se avete a disposizione una finestra che volge verso nord o verso sud è ancora meglio perché avrete più luce per tutto il giorno. Tenete il soggetto non troppo vicino alla finestra in modo che le ombre non siano troppo nette e la luce non sia troppo dura, eventualmente potrete utilizzare una leggera tenda bianca per creare un diffusore naturale. La luce naturale delle finestre è la migliore amica dei fotografi!

 

ritratti fotografici

11 - Semplificate lo sfondo

Nei ritratti fotografici il vostro soggetto è l’elemento unico e principale della fotografia, tutto il resto crea solamente distrazione. Ogni volta che vi ritrovate a scattare un ritratto guardate sempre come e dove posizionarlo in modo da avere sullo sfondo meno cose possibili. Non serve cercare un muro bianco e probabilmente sarebbe anche banale, cercate solo di non includere troppi elementi. Il vostro soggetto è il protagonista, non l’ambiente attorno a lui. In questo caso il motto “meno è meglio” è assolutamente valido.

 

ritratti fotografici

12 - Occhio alla posizione del sole

Se state fotografando in esterna viene naturale posizionare il vostro soggetto in modo che abbia il sole di fronte e che venga completamente avvolto dalla luce. Questo però farà chiudere gli occhi al vostro soggetto e i ritratti non saranno naturali, la luce del sole è troppo potente ed è normale socchiudere gli occhi quando ci troviamo di fronte alla luce solare. Il mio consiglio è quello di mettere il sole lateralmente al soggetto (o addirittura dietro), vi dovrete avvalere però di un pannello riflettore che vi aiuterà a far “rimbalzare” la luce sul soggetto illuminandolo senza però farlo accecare. Oltre ad agevolare lo sguardo del soggetto, il pannello riflettente andrà ad illuminare eventuali ombre dure che si creano solitamente quando c’è troppo sole nelle ore centrali della giornata.

13 - Rendete il soggetto la parte più luminosa della foto

Per portare lo sguardo dell’osservatore sul vostro soggetto, cercate di renderlo la parte più chiara e luminosa dell’immagine. Scegliete con cura uno sfondo che sia abbastanza scuro e non troppo colorato, non serve andare in una grotta, basta prestare un minimo di attenzione a quello che vi circonda per trovare sicuramente lo sfondo che fa al caso vostro.

ritratti fotografici

14 - Nei ritratti fotografici gli occhi SONO sempre a fuoco

Gli occhi sono la parte più importante di un ritratto fotografico. Gli occhi sono espressivi e parlano da soli, per questo motivo devono essere la parte più a fuoco e nitida del vostro ritratto. Se mettete il soggetto leggermente di profilo, il fuoco va messo sull’occhio più vicino a voi, mai su quello più lontano. Se non vi piace un ritratto con solamente un occhio perfettamente a fuoco, fate girare leggermente il vostro soggetto oppure chiudete maggiormente il diaframma in modo da avere più profondità di campo. Occhio al tempo di scatto però!

ritratti fotografici

15 - Abbassatevi per ritrarre i bambini

Se dovete fotografare i bambini non state in piedi ma abbassatevi al loro livello mettendovi in ginocchio o seduti. In questo modo avrete 2 vantaggi: riuscirete ad includere anche l’orizzonte dietro al soggetto e non solo la terra che non è proprio piacevole da vedere ma soprattutto riuscirete a scattare una foto dal loro punto di vista dando al soggetto più forza all’interno della fotografia.

16 - Usa un treppiede e lo scatto a distanza

Provate ad immortalare ritratti mettendo la vostra fotocamera su un treppiede e usate un telecomando wireless a distanza per scattare. Questa tecnica non solo vi stabilizzerà la vostra fotocamera, vi assicurerà un’immagine perfettamente nitida e soprattutto vi permetterà di “uscire” da dietro la camera ed interagire con il vostro soggetto in modo naturale.

Questa tecnica è spesso usata per i ritratti fotografici di bambini. Potrete farli ridere ed interagire direttamente con loro mentre scatterete foto a loro insaputa immortalando sorrisi ed espressioni estremamente naturali. Provare per credere.

17 - Spegnete le luci

Se state fotografando all’interno di un edificio, spegnete tutte le luci artificiali e usate solamente la luce della finestra o, se non c’è luce naturale, la luce del vostro flash. In questo modo risolverete il problema delle molteplici temperature di colore che solitamente si hanno con le luci dei lampadari (tungsteno) che tendono ad essere molto calde e a saturare di rosso il vostro soggetto.

Con la luce naturale o quella del flash, l’effetto sarà più naturale e non dovrete tribolare troppo in post-produzione.

18 - Usate un tempo di scatto rapido

Per quanto possibile usate un tempo di scatto il più veloce possibile in particolar modo se state ritraendo dei bambini. A meno che non vogliate ricercare un mosso creativo, che nelle foto di bambini è anche piacevole, il tempo di scatto da utilizzare dovrebbe essere almeno di 1/200 sec. o anche più veloce.

Anche se sembrano fermi possono muoversi da un momento all’altro e con un tempo di scatto lungo vi garantisco che non riuscirete nemmeno a fare uno scatto decentemente a fuoco.

19 - Non abbiate paura di aumentare la sensibilità ISO

Se avete seguito il suggerimento precedente ma non riuscite ad ottenere un tempo relativamente rapido nonostante l’apertura del diaframma sia al massimo, aumentate la sensibilità ISO. Molti fotografi hanno paura di aumentare questo valore perché temono di rovinare la fotografia a causa del rumore.

Non abbiate questo timore, in caso di scarsa luce aumentare la sensibilità ISO anche fino a 3200 o 6400 in modo da avere uno scatto veloce e per questo motivo perfettamente a fuoco. E’ sempre meglio avere uno scatto nitido con del rumore che non avere lo scatto perché completamente mosso e irriconoscibile!

 

ritratti fotografici

20 - Provate in bianco e nero

Cambiare il colore della vostra fotografia in bianco e nero è un buon modo per focalizzarsi maggiormente sull’espressione del soggetto. Ogni volta che scatto un buon ritratto provo sempre anche a convertirlo in bianco e nero e spesso lo preferisco. In particolar modo i ritratti fotografici di persone anziane, con visi scavati dalla fatica della vita, vengono molto più enfatizzati se convertiti in bianco e nero. Tale conversione è inoltre molto utile se avete utilizzato una sensibiita ISO molto alta perché va a “camuffare” il rumore creato.

 

ritratti fotografici

21 - Scattate da diverse angolazioni

Un passo o due a destra o a sinistra possono completamente cambiare una fotografia. Girate attorno al vostro soggetto e immortalatelo da diverse angolazioni, non soffermatevi a fotografarlo di fronte. Vi renderete conto che ogni soggetto è differente, chi viene meglio di profilo, chi di fronte. Cercate sempre prospettive differenti, muovetevi e sperimentate posizioni diverse.

22 - Bokeh balls

Se state fotografando con poca luce, fate attenzione a tutte le piccole sorgenti luminose attorno al soggetto che state ritraendo. Lampioni, fari, luci di arresto di macchine e qualsiasi altri piccola lucina si possono trasformare in un piacevole effetto chiamato “bokeh balls” che può dare un tocco creativo al vostro ritratto. Questo effetto lo otterrete solamente se le sorgenti luminose sono lontane dal vostro soggetto, inoltre serve un buon sfondo sfuocato pertanto cercate di tenere aperto il più possibile il diaframma per ottenere questo effetto.

 ritratti fotografici

23 - Tenete un flash esterno sempre pronto

E’ ovvio che la luce naturale è sempre preferibile nei ritratti fotografici, ma quando ci troviamo di fronte a situazioni di scarsa luce (mi riferisco per esempio a fotografie in casa) teniamo sempre pronto e carico un flash esterno. Mi riferisco ad un flash esterno e non a quello incluso nella fotocamera perché i flash integrati sono completamente fuori controllo. E’ vero, a volte ci salvano la fotografia e ci possono aiutare ma non hanno la possibilità di essere controllati manualmente e nemmeno posizionati come vogliamo, sparano una luce (nemmeno così potente) e basta.

Il flash esterno invece ha la possibilità di esser controllato manualmente al 100%, possiamo ridurre la luce sparata ma la cosa migliore è che possiamo inclinarlo indirizzando il fascio di luce verso un muro o il soffitto. La luce riflessa dalle pareti è molto più morbida della luce sparata direttamente sul volto del soggetto e renderà il ritratto più piacevole. Inoltre i flash esterni possono essere staccati dalla fotocamera e controllati via wireless dando al fotografo la possibilità di posizionarli ovunque attorno al soggetto per creare effetti particolari. Tenetene sempre uno pronto e carico nel cassetto!

24 - Scattate tutti i giorni per fare pratica

Per poter imparare nuove tecniche e capire come sia possibile migliorare la vostra fotografia ritrattistica, scattate e sperimentate tutti i giorni con amici e famigliari. Modificate le impostazioni, aprite il diaframma, aumentate gli iso e tenete corti i tempi di scatto poi cambiate tutto e osservate come cambiano le foto al cambiare delle impostazioni della vostra fotocamera. Solo sperimentando imparerete più velocemente e ricordatevi….sbagliando s’impara!!!

25 - Catturate espressioni naturali

Questo è uno dei suggerimenti più difficili da seguire in una sessione di ritratti fotografici. Cercate di catturale nei vostri soggetti un’espressione il più naturale possibile. Chiedere di sorridere alle persone vi porterà ad immortalare un sorriso falso. Cercate di interagire con il soggetto facendolo rilassare e sentirsi a suo agio, parlate, fatelo ridere e cercate di distrarlo dalla vostra fotocamera.

Nella fotografia ritrattistica il mettere a proprio agio il soggetto non è una cosa che tutti riescono ad ottenere. Ci vuole pazienza e una buona dote nell’interagire con le persone, non basta il solito “cheese”. Provate e vedrete che i vostri ritratti assumeranno una naturalezza incredibile.

 

ritratti fotografici

26 - Guardate oltre al mirino

Questo suggerimento vale in particolar modo se state eseguendo una sessione di ritratti fotografici in un ambiente affollato come una piazza o una strada con del traffico. Non guardate solamente all’interno del mirino della fotocamera, prima di scattare e dopo aver interagito con il soggetto facendolo sentire a suo agio, date una veloce occhiata a tutto ciò che circonda il soggetto in modo da non trovarvi a scattare con elementi di disturbo che entrano nell’immagine all’ultimo istante.

Mi riferisco per esempio a macchine che attraversano la strada o ad altre persone che improvvisamente sbucano dal nulla rovinandovi la fotografia. Date sempre uno sguardo tutto attorno a voi e non focalizzatevi solamente sul soggetto. Occhio anche agli oggetti dietro al soggetto, non è bello vedere spuntare un palo della luce o un albero dietro la testa della persona che state immortalando.

27 - Cercate anche le ombre

La fotografia ha bisogno di luce, nella maggior parte di questi suggerimenti si parla solamente di luce e di fonti luminose ma sappiate che per un buon ritratto serve anche l’ombra. L’ombra da dimensione, forma e profondità al soggetto, senza di essa il vostro ritratto sarà piatto e poco interessante. Non eliminatela del tutto, l’ombra nei ritratti può fare altrettanto, se non di più, della luce!

28 - Prestate attenzione all’abbigliamento

Se possibile, fate indossare al vostro soggetto abiti neutri o scuri per evitare che l’abito rubi la scena allo sguardo e per far si che si evitino riflessioni colorate negli occhi della persona immortalata. E’ lo sguardo che deve parlare e il colore degli occhi deve essere più naturale possibile evitando di essere influenzato da colori sgargianti indossati dal soggetto.

29 - Usate una post-produzione il più naturale possibile

Viviamo nell’era del photoshop e della post-produzione spesso esagerata, vedo sempre di più ritratti su riviste con filtri opachi, sbiaditi, vintage e con tutti i filtri più creativi possibili. Il mio consiglio è quello di post-produrre il vostro ritratto nel modo più naturale possibile, fate un buon bilanciamento del bianco per rendere la pelle naturale ma non spingetevi troppo con la creatività dell’elaborazione. Un bel viso è bello naturale, non troppo ritoccato.

30 - Curate la relazione col soggetto

Ultimo ma non ultimo consiglio, anzi forse è il più importante,  è quello di curare il più possibile il vostro rapporto con il soggetto che state fotografando. Nei ritratti fotografici, come in tutti i generi, la tecnica è molto importante ma è la relazione che si viene a creare col soggetto che renderà il vostro ritratto molto più interessante tirando fuori tutta la naturalezza possibile alla persona che state immortalando.

Il vostro rapporto col soggetto dovrebbe iniziare molto prima dello scatto dell’otturatore e continuare anche dopo la sessione fotografica. I migliori fotografi di ritratto sono maestri nel sapere intratterene i loro soggetti. Non è semplice, ma non sottovalutate il potere di una connessione personale con il vostro soggetto al fine di ottenere un ritratto estremamente migliore.

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3 consigli per ottenere più recensioni online

Se buone o cattive, dipenderà da voi, ma ecco come spingere gli utenti a scrivere di voi e crearvi una reputazione

Costruire la propria autorevolezza sul web è un obiettivo che comporta l’applicazione di diversi accorgimenti, tutti in sinergia tra loro: per raggiungere tale scopo, un’attività può avviare delle campagne di inserzioni a pagamento, elaborare una strategia di creazione di contenuti, scegliere con particolare cura il proprio tone of voice e i canali di comunicazione da utilizzare.

Oltre a questi, però, c’è un elemento chiave che, in verità, si rivela spesso più incisivo di tutti gli altri: le recensioni degli utenti. Ci basterà pensare a piattaforme come Tripadvisor o Yelp, che sono state ideate proprio per raccogliere questo tipo di feedback: nella semplice scelta di un ristorante, ad esempio, la decisione finale del consumatore è estremamente condizionata da ciò che legge nelle opinioni lasciate da altri clienti.

Anche Google My Business, il sistema di schede locali per le attività commerciali sul territorio, prevede la possibilità di inserire recensioni, così come le pagine Facebook hanno l'opzione consiglia/non consiglia, che è possibile accompagnare a un commento.

Avere buone recensioni può davvero determinare un flusso di cassa maggiore, poiché la reputazione del brand non viene suggerita in modo autoreferenziale, ma sono i clienti stessi a comprovarne la validità, senza ricevere in cambio alcun tipo di compenso. Per questo, i loro commenti sono automaticamente ritenuti più autentici, sinceri e, di conseguenza, affidabili.

Allo stesso modo, naturalmente, la piattaforma concessa agli utenti per esprimersi potrebbe rappresentare un rischio per le attività stesse: un insieme di cattive recensioni può davvero penalizzare la popolarità e la reputazione di un marchio.

Oggi vogliamo soffermarci con voi su alcune strategie orientate a ottenere recensioni - positive, si spera, ma questo dipenderà dalla bontà del prodotto e/o del servizio! - allo scopo proprio di consolidare la vostra autorità, online e indirettamente anche offline.

 

1) Scommettere sull’overdelivering

La traduzione letterale del termine potrebbe essere “dare (o consegnare) più del previsto”. Il marketer Todd Brown ha trovato una nuova lettura di questo concetto, definendolo un imperativo a “dare un valore inaspettato”.

Che cosa significa questo, in senso pratico? Vorrebbe dire fare un regalo ai vostri clienti, offrendo loro un prodotto extra al momento dell’acquisto. Tale prodotto dovrebbe essere idealmente non ancora conosciuto al pubblico, magari addirittura inedito, non reperibile presso altri rivenditori.

È naturale che ricevere questo piccolo dono inaspettato e spontaneo susciterà nel consumatore delle sensazioni positive, migliorando la sua esperienza d’acquisto tanto da stimolarlo a lasciarti una recensione positiva.

 

2) “Che ne pensi?”: il follow up via e-mail

Un’altra strategia che, una volta ben organizzata, non richiede un dispendio eccessivo di risorse, è il follow up via e-mail. Esso consiste, sostanzialmente, nello scrivere al cliente nel periodo seguente all’acquisto, per chiedere voi stessi/e notizie e recensioni.

Per quanto sia una tattica concettualmente semplice, anche su questo punto bisognerà prestare qualche accorgimento, dalla raccolta dei contatti, all’attenzione al tono di voce del messaggio che scriverete, alla scelta del momento giusto per farsi sentire.

Quest’ultimo aspetto può rivelarsi particolarmente importante: contattare il cliente troppo presto significherebbe creare ansie e pressioni, in una fase della sua esperienza già piuttosto delicata. Senza contare che, per determinate categorie merceologiche, il tempo necessario per “testare” un prodotto può essere piuttosto prolungato.

Una cena ordinata a domicilio chiaramente sarà consumata subito, ma l’acquisto di un elettrodomestico, ad esempio, richiederà diversi giorni per essere validato. Attenzione, quindi, a non esercitare una pressione eccessiva.

 

3) Inviate prodotti a domicilio? Non dimenticate il packaging

Sembrerà un aspetto superficiale, ma non lo è affatto. Ogni occasione è un’opportunità preziosa per personalizzare gli ordini. Concorderete che è molto gradevole ricevere un prodotto in cui ogni aspetto dell’imballaggio ha una certa coerenza grafica: anche questo migliorerà l’esperienza di acquisto, anche se con discrezione.

Ricordate che potete anche sbizzarrirvi con il contenuto di questi pacchi. Ad esempio, potreste scrivere una lettera personalizzata per il consumatore, in cui illustrate qualche consiglio utile su come ottenere il meglio dal vostro prodotto, magari sottolineando i vostri contatti e i vostri riferimenti sui social. E a questo punto, perché non chiuderla proprio con una call to action a lasciarvi una recensione?

Un altro elemento che potrete facilmente inserire è il classico coupon promozionale. Offrire un’opportunità di risparmio è un pensiero sempre gradito al cliente, che può giocare anche a vostro vantaggio: proponendo uno sconto sugli acquisti seguenti dei vostri prodotti, il consumatore potrà fare un nuovo investimento e sarà incoraggiato a scegliere di nuovo voi e il vostro brand. Se soddisfatto da questa premura, vi lascerà anche un buon feedback.

 

Queste sono solo tre delle strade che potete percorrere per ottenere più recensioni. Sono davvero numerose le strategie e gli incentivi che possiamo offrire al nostro pubblico, per dare una svolta alla reputazione e di conseguenza alle vendite della nostra attività. Anche su questo aspetto, essere creativi è una regola fondamentale: usate gli strumenti che avete a disposizione per raggiungere i vostri obiettivi.

Se pensate di avere bisogno di un piccolo aiuto in questo, ci sono team di esperti nati proprio per aiutare le attività a creare e tutelare la propria reputazione online. Noi ci occupiamo proprio di questo, e ideiamo soluzioni ad hoc per aziende di ogni dimensione e professionisti. Contattateci per una consulenza gratuita.

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Alcuni consigli per semplificare il proprio linguaggio


Per consulenti finanziari, per banche, per piattaforme di servizi B2B, per assicurazioni… Sulle nostre scrivanie ne sono passati e ne passano parecchi di testi da sbrogliare. Ogni volta il lavoro è: capire di cosa stiamo parlando per ritrovare il bandolo della matassa, operare la sofisticata arte della semplificazione del linguaggio, lavorare di creatività per rendere il testo più coinvolgente – mica semplice quando devi lavorare su contenuti che hanno più numeri che lettere dell’alfabeto!

In questo articolo ti parlo di semplificazione del linguaggio. Ti passo un po’ di suggerimenti per migliorare la qualità e l’efficacia di un testo, e farlo brillare per chiarezza e immediatezza.

Il difficilese non piace più a nessuno, nemmeno alla Pubblica Amministrazione!

“Al rigore di chi scrive deve corrispondere la comprensione di chi legge.”

La penna che scrive non è quella di Italo Calvino, di Tullio De Mauro, di Gianrico Carofiglio o di Luisa Carrada – esperti che ci hanno regalato grandi contributi sulla chiarezza del linguaggio. La penna che scrive è quella blu del Ministero per la Pubblica Amministrazione. Più precisamente, la frase che hai letto è estrapolata dalla Direttiva in materia di semplificazione del linguaggio.

Sì, tutto vero: il Dipartimento della Funzione Pubblica ha emanato una serie di direttive per semplificare il linguaggio burocratico delle Pubbliche Amministrazioni a favore di una comunicazione più semplice e immediata, che metta al centro i cittadini. Questa qui, può chiamarsi rivoluzione: anche l’ultimo dei baluardi del difficilese è stato preso (almeno in teoria)!

“L’amministrazione che risponde in modo preciso, ma naturale, usando parole di tutti i giorni, non banalizza il contenuto, né svilisce il suo ruolo, ma prende l’iniziativa di cambiare le regole del gioco. Questa, insieme alla precisione, è vera autorevolezza.”

Lo scrive Luisa Carrada. In un suo articolo spiega come, attraverso la semplificazione, si possa accorciare le distanze tra chi scrive e chi legge – anche là dove le distanze sembrano da giganti, come quelle che separano la Pubblica Amministrazione dai cittadini. Per accorciarle serve un linguaggio più semplice e più aderente alla realtà. Tutt’altro che semplice, però, è riuscire a ottenerlo.

Consigli di semplificazione in ambito redazionale

Le parole da usare, la struttura delle frasi e la formulazione e organizzazione dei concetti da esprimere. Ecco da dove si parte. Poiché, come già sai, usare termini di settore, arcaici o presi a prestito da altre lingue, formulare periodi lunghi e complessi, pieni di subordinate, di incisi o di relative, riduce il grado di comprensione di un testo. E quando questo accade, perdiamo il lettore e smettiamo di comunicare.

Ecco alcuni consigli per testi più chiari e comprensibili:

  • Scegli le parole giuste per il tuo target: il lessico deve essere tarato sul pubblico. Più è eterogeneo, più è bene ricorrere a parole che rientrano nel vocabolario di base. La scelta è comunque ampissima: Tullio De Mauro (nel suo vocabolario di base) ne conta circa 7000!
  • Prima la chiarezza: chiediti sempre se non ci sia una parola più chiara, più aderente al concetto che vuoi esprimere, di quella a cui stai pensando. Lavora con il dizionario dei sinonimi sempre aperto.
  • Usa con criterio le sigle: alla prima occorrenza aggiungi una parentesi che le spieghi per esteso.
  • Evita le perifrasi: pochi giri di parole, più parole giuste.
  • Taglia i rami secchi: avverbi, lunghe liste di aggettivi (specie se sinonimi), incisi poco incisivi. Tutto questo appesantisce il testo, rallenta la lettura, complica la comprensione.
  • Vai di trasparenza: prediligi la forma attiva ed evita le costruzioni impersonali e oscure.
  • Formula frasi brevi e lineari: disponi con ordine soggetto, verbo e complementi. Non aggrovigliare le frasi con un gran numero di subordinate e coordinate, o rischierai di far perdere il filo al lettore.
  • Controlla la linearità: accertati che il testo sia lineare ed esposto in ordine logico, che non ci siano ragionamenti o informazioni implicite.

P.S. Ti ricordo che la “readability” di un testo, così come la chiamano gli anglosassoni, si può misurare.

Consigli di semplificazione in ambito grafico

Ora mi sposto nella stanza dell’art, perché per semplificare un testo e aiutare il lettore a comprenderlo bisogna anche lavorare sul lato design. E in questo compito, copywriter e art operano a braccetto.

Ecco la lista di cose da controllare sempre, lato grafico, in un testo:

  • Il carattere è grande abbastanza? Deve farsi leggere senza sforzo. Non dimenticare di controllare anche la sua leggibilità da mobile!
  • Il font è facilmente leggibile? Tra un font bastoni e un font con grazie, il primo è più pulito e facile da leggere (specie quando il carattere non è molto grande). Occhio anche ai calligrafici: affaticano tanto la lettura e spesso diventano proprio incomprensibili.
  • L’interlinea è abbastanza ampia? Non far venire il mal di testa ai tuoi lettori.
  • C’è abbastanza contrasto tra carattere e sfondo? Accertati anche che la combinazione di colori (testo-sfondo) non sia fastidiosa. Per esempio: un testo rosso su sfondo blu crea un effetto ottico davvero poco piacevole.
  • Il testo ha delle pause e degli appigli? Dividilo in paragrafi per creare delle pause, usa gli elenchi puntati per ordinare le informazioni, sfrutta i grassetti per dare rilievo alle informazioni salienti.
  • Gli elementi grafici aggiungono valore? Il visual non è decorazione e non è un riempitivo: è un elemento che completa il testo e ne aggiunge potenza comunicativa.

Con i consigli abbiamo finito. Ora ti lascio così, con il bandolo della matassa in mano, augurandoti felici “sbrogliamenti”.

 

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Da un famoso pubblicitario 10 regole per il buon scrivere. I suoi consigli sono sempre validi?

 


D
agli anni
’80 consigli pensati per il copywriting e l’attività pubblicitaria, ma che si adattano a qualsiasi tipo di scrittura.

I consigli di scrittura da scrittori famosi sono da sempre andati di moda come contenuti utili per aspiranti scrittori e non solo.

Se all’inizio li avevo apprezzati, poi ne sono stato un po’ diffidente, perché, a parte qualche consiglio universalmente valido, il resto è stato valido per l’autore in questione e non è detto che lo sia per tutti.

Ho trovato tanti articoli, in italiano e in inglese, sui consigli di scrittura da David Ogilvy e ho voluto vedere quanto fossero utili a scrittori e blogger, oggi.

Chi è David Ogilvy?

Era un dirigente pubblicitario britannico, famoso per i suoi testi creativi e definito “il padre della pubblicità”, proprietario di una delle agenzie pubblicitarie più famose e grandi al mondo, la Ogilvy & Mather.

Divenne fonte di ispirazione per molti pubblicitari e ebbe un forte impatto nell’attività pubblicitaria dopo la Seconda guerra mondiale. Ogilvy nacque nel 1911.

Altri tempi, dunque. Che c’entra? Semplice: il mondo, dai tempi di Ogilvy, è cambiato. Oggi, per esempio, abbiamo internet, che semplifica il lavoro in moltissimi campi.

10 consigli di scrittura da David Ogilvy

Questi consigli provengono da una nota che Ogilvy scrisse e fece circolare nella sua agenzia pubblicitaria il 7 settembre 1982. Fu introdotta dal seguente testo:

Se tutti nella nostra azienda sostenessero un esame di scrittura, i voti più alti andrebbero ai 14 Consiglieri.
Meglio scrivi, più in alto salirai alla Ogilvy & Mather. Chi pensa bene, scrive bene.
Chi ha una mentalità confusa scrive promemoria confusi, lettere confuse e discorsi confusi.
La buona scrittura non è un dono naturale. Devi imparare a scrivere bene.

Non ho fatto una traduzione letterale dei vari consigli di Ogilvy, ma, in alcuni casi, l’ho adattata meglio al contesto della scrittura. Mi trovo d’accordo con quasi tutto.

1. Leggi il libro sulla scrittura di Roman-Raphaelson. Leggilo 3 volte

Read the Roman-Raphaelson book on writing. Read it three times

Si tratta di Writing That Works; How to Communicate Effectively In Business di Kenneth Roman e Joel Raphaelson. Il titolo, tradotto, è La scrittura che funziona; Come comunicare in modo efficace negli affari.

In questa guida si parla di scrittura di promemoria aziendali, lettere, relazioni, discorsi, curriculum e e-mail, proposte e presentazioni, piani e rapporti, lettere di raccolta fondi e lettere di vendita che portano risultati. È quindi un libro specifico per copywriter, non propriamente per chiunque scriva.

Ma nel libro si parla anche di “approfondimenti sulla correttezza politica e suggerimenti per l’utilizzo di un linguaggio imparziale che non comprometta il tuo messaggio”. E su questo, sul linguaggio politicamente corretto, non sono assolutamente d’accordo.

2. Scrivi in modo naturale

Write the way you talk. Naturally

Scrivere come parliamo. Secondo me questo consiglio è in contrasto con una parte del libro qui sopra consigliato. Scrivo come parlo, ma non scrivo in modo politicamente corretto né tanto meno inclusivo.

In realtà scrivo come parlo qui nel blog, ma quando scrivo narrativa, allora scrivo come credo debba essere scritta la narrativa: coltivando uno stile di scrittura consono alla storia e al genere letterario.

3. Usa parole brevi, frasi brevi e paragrafi brevi

Use short words, short sentences and short paragraphs

Questa è diventata una delle regole della scrittura per il web e in genere mi trovo d’accordo. Non è comunque una regola che seguo sempre quando scrivo per il blog.

Il rischio è di limitare il proprio vocabolario. Un altro rischio, scrivendo solo frasi brevi, è di dare un ritmo quasi frenetico al testo.

Insomma, né la narrativa né i blog sono adatti a una scrittura telegrafica. In pubblicità è senz’altro un consiglio più che valido, invece, perché si fonda sull’immediatezza del linguaggio.

4. Non usare mai tecnicismi

Never use jargon words like reconceptualize, demassification, attitudinally, judgmentally

Possiamo concordare con questo consiglio? Sì e no, secondo me. Di nuovo: nel discorso pubblicitario è senza dubbio condivisibile non usare tecnicismi, ma in altri ambiti della scrittura, come nei blog, se occorre usarli, si usano.

Non è questione di essere pretenziosi. Non si possono incarcerare le parole, solo perché qualcuno non le conosce. A colmare certe lacune esistono i vocabolari.

5. Non scrivere troppo su un argomento

Never write more than two pages on any subject

Ogilvy parla addirittura di non più di 2 pagine. In realtà significa scrivere non più del necessario e su questo ha ragione.

Questo consiglio si adatta perfettamente alla scrittura per il web, in cui è meglio non aprire continue parentesi, inserire paragrafi fuori tema che allungano soltanto il brodo senza dare nulla di utile ai lettori.

6. Controlla le citazioni

Check your quotations

Ben detto! Quante citazioni ho trovato in rete attribuite ora a un personaggio ora a un altro. Eppure oggi, grazie al web, non è certo difficile risalire alla reale paternità di una citazione.

Scegliere una citazione è un lavoro lungo, perché bisogna controllare bene la fonte. Forse ai tempi di Ogilvy era più difficile scoprire l’errore, ma oggi è diventato molto facile.

7. Non inviare mai ciò che scrivi il giorno stesso

Never send a letter or a memo on the day you write it. Read it aloud the next morning—and then edit it

Leggilo ad alta voce la mattina dopo e poi modificalo. Sono in molti a consigliare di rileggere ad alta voce i propri scritti: il suono delle parole dà sicuramente un effetto diverso dalla semplice rilettura a mente.

Sono molto d’accordo sul primo punto, che si presta a differenti contesti. Per esempio non inviare il manoscritto del tuo libro a un editore il giorno stesso in cui l’hai finito di scrivere.

8. Se è qualcosa di importante, chiedi a qualcuno di migliorarlo

If it is something important, get a colleague to improve it

Anche questo consiglio si presta a differenti interpretazioni. Nel campo della scrittura creativa quel qualcuno è rappresentato da correttori di bozze e editor.

Ogilvy parlava di colleghi, riferendosi di sicuro ai colleghi di un’agenzia pubblicitaria. Ma ovviamente possiamo estendere quel “collega” a qualsiasi nostro conoscente che, in un certo campo, ne sappia più di noi.

9. Prima di inviare ciò che scrivi, assicurati che il destinatario sappia cosa fare

Before you send your letter or your memo, make sure it is crystal clear what you want the recipient to do

In pubblicità sarebbe controproducente un messaggio non chiaro, non “cristallino”. Possiamo anche parafrasare questo consiglio adattandolo alla scrittura in generale: “Prima di pubblicare ciò che scrivi, assicurati che il lettore capisca”.

Se Ogilvy si era riferito ai potenziali clienti (destinatari del messaggio pubblicitario), noi possiamo riferirci ai nostri lettori (destinatari, in fondo, dei nostri articoli, dei nostri libri, delle nostre newsletter, ecc.).

10. Se vuoi AZIONE, non scrivere

If you want ACTION, don’t write. Go and tell the guy what you want

Va’ direttamente dalla persona e dille cosa vuoi. Più che un consiglio di scrittura, è un invito a non scrivere.

Possiamo interpretarlo come consiglio contro l’ossessivo uso della messaggistica istantanea, che, se da una parte ha velocizzato la comunicazione, dall’altra ha disintegrato le relazioni interpersonali.

Email, WhatsApp, messaggi privati sui social – come un tempo gli sms – non sono i nuovi strumenti della socializzazione, ma potenti strumenti di emarginazione (nei casi più estremi) e di isolamento individuale.

 

 

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Fotografare in bianco e nero: 5 consigli utili


All’inizio della storia della fotografia, tutte le immagini erano in bianco e nero. Se nei primi anni questo era dovuto alla non esistenza di supporti che permettessero di realizzare fotografie a colori, per molto tempo la fotografia i bianco e nero ha resistito grazie al maggior costo dei supporti a colori.

Ora, con la diffusione pressoché totale della fotografia digitale, la fotografia in bianco e nero è stata relegata quasi ai margini del mondo fotografico.

Le immagini in bianco e nero però, a volte, contengono una “forza” e una “tensione drammatica” che non è riscontrabile nella fotografia a colori.

Puoi riscontrarlo nella drammaticità delle foto di Sebastião Salgado.

 



Vediamo quindi 5 consigli su come fotografare in bianco e nero.

 

#1. Scatta in RAW

Le macchine fotografiche più economiche, e gli smartphone, non possono gestire i formati in RAW. Molti utenti, poi, non settano la loro macchina per il RAW perché pensano che sia troppo difficile e impedisca una immediata condivisione degli scatti sui social network.

Il formato RAW, tuttavia, consente il massimo controllo nella fase di post produzione e permette di convertire in un modo molto efficace le tue immagini a colori in quelle in bianco e nero. Naturalmente, le riprese in formato JPEG non ti impediscono di fotografare in bianco e nero, ma se è un'opzione disponibile nella tua macchina fotografica, prova il formato RAW, potresti essere sorpreso da ciò che ti offre in post produzione.

Fotografare in bianco e nero

 

Attenzione però: il RAW produce file di dimensioni molto maggiori rispetto al formato JPEG. Utilizza quindi schede di memoria molto capienti.


#2. Scatta a colori e converti successivamente in bianco e nero

Se la tua fotocamera non ti permette di riprendere in RAW (o non lo hai scelto), scatta a colori e fai la conversione in bianco e nero più tardi sul tuo computer.

Mentre la maggior parte delle fotocamere digitali ti offre la possibilità di scattare in bianco e nero (e può produrre risultati accettabili), se fai la conversione sul tuo computer hai più controllo sui risultati finali.

 

 

Inoltre la potenza di calcolo, i filtri e i parametri di conversione sono sicuramente più efficienti utilizzando un programma sul computer, rispetto al software incluso nella tua macchina fotografica.

 Quando si scatta in RAW e si passa alla modalità bianco e nero, i risultati vengono visualizzati sul display LCD in bianco e nero, ma la fotocamera registra effettivamente tutte le informazioni (incluso il colore), il meglio dei due mondi. Ma se stai scattando in formato JPEG, scatta a colori e fai la conversione più tardi.

 

#3. Mantieni gli ISO bassi

Scatta con gli ISO più bassi possibile. Mentre questo è qualcosa che la maggior parte di noi fa nella fotografia a colori, è particolarmente importante quando si parla di bianco e nero dove il rumore creato da ISO alti può diventare ancora più evidente.

Se sei alla ricerca di questo "rumore" (o grana) puoi sempre aggiungerlo in un secondo momento nella tua post produzione, ma è più difficile se non impossibile eliminare questa grana se già la tua immagine la contiene a causa dell’elevato rumore introdotto.

 

 

#4. Quando scattare

Il nemico della fotografia a colori è il basso contrasto o la presenza di colori tenui e slavati. Sono atmosfere tipiche delle giornate nebbiose o buie e nuvolose invernali. In tali giornate sicuramente può non valere la pene di uscire di casa a fare fotografie, tanto il nostro risultato (a colori) sarà mediocre.

Perché non pensare allora di sfruttare la giornata per la fotografia in bianco e nero?

Una giornata buia o nuvolosa può essere un ottimo momento per scattare foto in bianco e nero!

Inoltre ricorda: il nostro è un mondo di colori, un semplice oggetto, se visto in bianco e nero, può suscitare sensazioni nuove.

 

#5. Composizione

La maggior parte dei suggerimenti generali su come comporre o inquadrare una buona ripresa si applicano altrettanto bene alla fotografia in bianco e nero come quando si riprende a colori. La principale differenza evidente è che non si può di utilizzare il colore per guidare l'occhio in o intorno al tuo soggetto.

Ciò significa che devi allenarti a guardare le forme, i toni e le trame nella cornice come punti di interesse.

Presta particolare attenzione alle ombre e alle alte luci che diventeranno una caratteristica del tuo scatto.

Considera le linee guida!


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Vuoi aumentare le vendite del tuo negozio? Ecco come fare.


Gestire le vendite del proprio negozio o della propria attività e guadagnare non è sempre facile. Se avete aperto da poco la vostra attività e avete bisogno di qualche spunto per attirare l'attenzione dei clienti, in quest'articolo vedremo alcune tecniche di marketing molto efficaci che vi permetteranno sicuramente di aumentare le vostre vendite!

Gestire un negozio può non rivelarsi un’impresa facile. Non essere in grado infatti di saper usare e sfruttare appieno le varie strategie di marketing può essere letale per un negozio. La concorrenza con alcuni colossi online come Amazon.it è ormai spietata. Scrive repubblica.it in merito ad Amazon:

“L’Italia è stato uno dei paesi dove il marketplace di Jeff Bezos è cresciuto di più. Nei dati di vendita c'è stato un incremento eccezionale da quando è iniziata la quarantena: oltre a "Fitness e Gym” - categoria che ha registrato il maggiore aumento delle vendite (347%) - nelle prime settimane di lockdown è cresciuto molto anche il settore Food & Beverage (fonte: CBRE Global Investors, Luglio 2020). Rispetto all’anno precedente le ricerche legate al grocery su Amazon sono aumentate del 207%: dal picco di marzo, il settore ha registrato una forte crescita complessiva che si estende per tutto l'anno con una variazione in tripla cifra (fonte: Xingu)”. 

Nonostante questi dati non dovete disperarvi: in questo post vedremo qualche strategia di marketing interessante che vi sarà di grande aiuto per il vostro negozio

Prima è necessario capire qual è il target al quale desiderate rivolgervi e farvi conoscere. Vediamo esattamente come questo avviene. 

Raggiungere i clienti: come fare e perché farlo 

Il primo passo da fare se avete appena avviato un’attività è quella di raggiungere il maggior numero di clienti possibile. Ci sono diverse tecniche di marketing per poter raggiungere quest’obiettivo: la prima è sicuramente organizzare un’operazione di volantinaggio. Distribuire i volantini vicino al luogo in cui si trova il vostro negozio o in zone dove c’è un grande via vai di gente come per esempio all’uscita di una metropolitana è sicuramente un'ottima idea. 

Si tratta di un’operazione molto importante per far conoscere il vostro negozio al pubblico là fuori!

Il volantino deve però essere in grado di convincere le persone a frequentare il vostro negozio. Oltre a renderlo bello esteticamente e graficamente, è utile applicare un buono sconto magari sul primo acquisto.

Gli sconti infatti attirano i clienti, il cui obiettivo è spesso quello di acquistare oggetti o indumenti nuovi al prezzo minore.

Se l'idea del volantinaggio non vi soddisfa, potete optare tranquillamente per degli annunci online. Molto importante anche aprire una pagina social in modo da tenere aggiornati i vostri clienti su tutte le novità in merito a cambiamenti di orario, nuova merce in arrivo ecc.

Vediamo adesso un’altra tecnica di marketing legata alla scontistica.

Il cross-selling e l’up-selling: come convincere i clienti all'acquisto 

Il cross-selling è una tecnica di marketing che mira a far acquistare al cliente uno o più prodotti in più ad un prezzo vantaggioso che hanno caratteristiche in comune con il prodotto che il cliente ha già intenzione di comprare. Un esempio banale è il seguente: se un potenziale acquirente intende acquistare un cellulare, perché non proporgli l’eventuale acquisto di una pellicola protettiva magari scontata?

L’attività di cross-selling si basa su questo. In questo modo il negozio aumenta chiaramente i propri guadagni offrendo un servizio in più al cliente ad un prezzo vantaggioso, invogliando le persone all’acquisto.

L'attività di cross-selling deve essere ben organizzata e non improvvisata. Se un cliente acquista un cellulare, ha poco senso proporgli l’acquisto di un paio di cuffie ad un prezzo minore poiché il cross-selling si rivelerebbe inefficace.

Applicare la strategia del cross-selling non è sempre facile: bisogna cogliere infatti il momento giusto in modo da non importunare il cliente e perdere addirittura la vendita del primo prodotto. Se però il cross-selling ha successo è possibile che il cliente tornerà nel vostro negozio per il prossimo acquisto.

L’up-selling è invece molto differente dal cross-selling. Se il cross-selling mira a far acquistare al cliente articoli che costano meno, l’up-selling è tutto il contrario. L’up-selling infatti è una strategia di marketing che spinge i clienti a comprare articoli più costosi rispetto a quelli che avevano precedentemente scelto. Questa tecnica si basa essenzialmente nell’offrire una variante del prodotto di una qualità superiore.

Un’ottima strategia di marketing per poter incrementare le vendite del proprio negozio è sicuramente quello di mescolare il cross-selling e l’up-selling.

Vediamo adesso un’altra tecnica fondamentale per attirare l'attenzione dei clienti.

Visual merchandising: come allestire al meglio la vetrina di un negozio

La vetrina è da considerare un po’ come il biglietto di presentazione del vostro negozio. Deve essere bene illuminata in modo da consentire ai clienti di vedere senza problemi gli articoli esposti e le loro caratteristiche.

Molto importante anche inserire i cartellini dei prezzi scritti in maniera chiara e ben visibile agli occhi delle persone.

È buona abitudine anche cambiare spesso gli articoli della vetrina a seconda dei periodi. Se stiamo parlando di un negozio di abbigliamento è sicuramente utile apportare delle modifiche alla vetrina durante il periodo natalizio ad esempio, oppure esporre i capi della nuova collezione.

L’allestimento di una vetrina rientra nell’ambito del visual merchandising, ovvero una tecnica di marketing che gioca sulla disposizione e l’illuminazione al fine di rendere più interessanti i prodotti in vendita in un negozio.

Non solo i prezzi e l'illuminazione sono molto importanti ma anche la disposizione stessa della merce deve essere chiara agli occhi dei passanti: se prendiamo nuovamente come esempio il negozio di abbigliamento è bene creare una netta divisione tra i capi per donne, uomini e bambini in modo da non creare confusione agli occhi dei possibili e futuri clienti.

Vediamo adesso un’altra strategia di marketing che può rivelarsi molto utile se volete incrementare le vendite del vostro negozio!

Creare una fidelity card

Una fidelity card spesso può rivelarsi molto utile per le persone che desiderano fare spesso acquisti nel vostro punto vendita.

Può essere utile sicuramente proporre la carta a costo zero e rendendo la procedura di creazione della tessera il più snella e semplice possibile. Per motivare il cliente a svolgere la procedura di compilazione, potreste decidere di riservare una serie di sconti solo a chi possiede la tessera. In questo modo potrete sicuramente ottenere maggiori guadagni dalle vostre vendite in negozio.

Per l’iscrizione è importante chiedere l'email: in questo modo i vostri clienti saranno sempre informati sugli sconti e l’arrivo di nuovi articoli. L'email infatti vi permetterà di essere in continuo contatto con i vostri clienti, anche coloro che non dispongono di un account social e non possono vedere gli aggiornamenti sulle vostre pagine online. 

La tessera è ancora usata in molti negozi, soprattutto nei supermercati, però bisogna ammettere che ultimamente la vendita online è decisamente aumentata. Vediamo dunque quanto è importante creare un sito Internet per aumentare lo smercio degli articoli del vostro negozio

Creare un sito Internet

Gli acquisti online sono aumentati soprattutto durante la pandemia. Per forza di cose, moltissime persone si sono dovute servire dei siti e-commerce anche solo per fare la spesa. Un buon sito Internet ha consentito inevitabilmente a molti punti vendita di poter sopravvivere.

Disporre di un sito online che mette in vendita gli articoli del vostro negozio è utile sempre, non solo durante i periodi di pandemia. Molte persone infatti non possono recarsi fisicamente nei negozi per varie ragioni come gli orari di lavoro e l'eccessiva distanza che separa il cliente dal negozio fisico ad esempio.

Questo strumento vi permette dunque di raggiungere sicuramente un maggior numero di persone e di aumentare il fatturato. Inoltre, gli acquisti online non sono assolutamente diminuiti dopo la pandemia. Scrive focuscommerce.it:

“Continua l’aumento dei dati relativi gli acquisti online anche nel primo trimestre del 2021. L’Italia cavalca l’onda registrando un +78%. Questo è quanto emerge dallo Shopping Index di Salesforce. Più nello specifico, le categorie di prodotti che hanno registrato la crescita di fatturato maggiore nel primo trimestre su base annua sono, in ordine, gli articoli sportivi (101%), gli elettrodomestici (96%) e le borse luxury (95%)”. 

Nonostante questi dati però è vero che molti negozi fanno fatica a vendere i loro prodotti anche a causa dell’enorme espansione continua di giganti dell'e-commerce come Amazon.

Se siete tra coloro che gestiscono un piccolo negozio non dovete però scoraggiarvi.

Vediamo adesso una strategia di marketing molto utile e semplice per poter continuare a vendere e ad aumentare il vostro ricavato!

Un piccolo negozio? Niente paura 

Non bisogna avere il timore di ammettere che si gestisce una piccola attività. Anzi, in alcuni casi si tratta di un vero e proprio vantaggio.

Mentre nei grandi siti di vendita online come ad esempio Amazon vengono venduti prodotti in serie e tutti uguali e che spesso arrivano dall'altra parte del mondo, i piccoli negozi possono contare sull’unicità dei loro articoli.

I cosiddetti “pezzi unici”, che siano capi di abbigliamento, accessori e oggetti vari, difficilmente è possibile trovarli online. Questo perché molto spesso si tratta anche di mestieri tramandati di padre in figlio con grande impegno e dedizione che si sono persi col tempo a causa di un maggiore sviluppo dell’industria e della tecnologia.

Prima di scoraggiarsi è inoltre importante ricordarsi che esistono clienti diversi con necessità diverse: sebbene molte persone comprino da siti online molto conosciuti anche per risparmiare, ce ne sono molte altre che preferiscono invece acquistare un prodotto fatto a mano e di una certa fattura o materiale.

Quando si gestisce dunque un piccolo negozio non bisogna assolutamente provare vergogna o mostrarsi timorosi del fallimento, ma valorizzare la propria unicità rispetto ad altri tipi di mercati e attività, creando così una rete di clienti fedeli.