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Primi passi per imparare la composizione in fotografia.

 

La fotografia è comunicazione... probabilmente una delle forme più efficaci di comunicazione, in grado di far vivere, in uno spazio bidimensionale, interi universi, di suscitare emozioni, ricordi, di creare tendenze e persino suggestionare lo spettatore.

Per ottenere il massimo dall'immagine che stiamo scattando, serve un perfetto mix di conoscenze che partono da una sapiente padronanza della propria attrezzatura all'utilizzo della luce e da un'insieme di norme che costituiscono le “regole della composizione”, che definiscono la posizione dei vari elementi nell'inquadratura, in base a quello che vogliamo trasmettere.

Pur essendo regole, esse si fondono in maniera intrinseca alla creatività di ognuno di noi, al modo in cui vediamo la realtà, a come vogliamo riprodurla e raccontarla secondo il proprio punto di vista, utilizzando degli strumenti che tutti noi siamo in grado di comprendere: una sorta di linguaggio universale non verbale, basato su regole ancestrali, che fanno parte della cultura umana fin dall'inizio dei tempi, in grado di attivare una serie di processi mentali inconsapevoli che portano alla decifrazione del messaggio.

Proprio per questo sostanziale rapporto con la visione personale del mondo, su questo argomento sono stati versati fiumi di inchiostro, quindi, quello che vorremmo fare, è solo un piccolo compendio delle principali regole della composizione fotografica che permetteranno di fare un salto qualitativo alle vostre fotografie.

Parlavamo poco fa, di regole ancestrali... questo è un elemento davvero importante da cui partire. Il nostro occhio cattura l'immagine, ma è il cervello che la elabora, che la interpreta e ci fa “vedere”, cercando, all'interno dell'immagine stessa, schemi che già conosce, facendo abbinamenti tra forme e colori mettendoli in combinazione tra di loro. Questo è uno dei motivi per cui istintivamente troviamo alcune immagini più gradevoli di altre... non è solo il soggetto ad essere gradevole, ma soprattutto lo è la sua posizione all'interno dell'inquadratura.

Prima di iniziare la nostra sintesi, vorremmo fare una dovuta precisazione. Le regole esistono perchè fanno parte della formazione fondamentale di ogni fotografo, ma come spesso succede per ogni espressione artistica, le regole esistono anche per essere infrante, ma solo dopo averle apprese e metabolizzate.

Perché la composizione è importante?

La composizione della tua fotografia ha un impatto sul modo in cui viene percepita dagli altri. Quando scegli cosa inserire nell’inquadratura e cosa lasciare fuori, dove posizionare ogni elemento e così via, stai catturando una scena con la tua visione unica.

Ecco perché è importante comporre con cura le tue foto!

Tecniche e concetti di base per la composizione nella fotografia

Siamo istintivamente attratti dalle immagini con una buona composizione.

Perché? Perché li troviamo armoniosi o interessanti! Tuttavia, non siamo così naturalmente abili nel creare composizioni sorprendenti.

Ecco perché i fotografi hanno sviluppato linee guida e concetti di base per la composizione che possono migliorare rapidamente le composizioni fotografiche – senza richiedere anni di esperienza.

A partire dalla regola dei terzi.

La regola dei terzi nella composizione in fotografia

Probabilmente hai sentito parlare della regola dei terzi – o almeno l’hai vista. Questo perché la maggior parte delle fotocamere, compresa quella del tuo smartphone, hanno una griglia della regola dei terzi in sovraimpressione.

La griglia della regola dei terzi è formata da quattro linee – due verticali e due orizzontali – poste ad una distanza uguale l’una dall’altra e dai bordi della foto (così la cornice è divisa in terzi).


 

Ma cos’è in realtà la regola dei terzi?

È una linea guida che afferma che dovresti posizionare gli elementi compositivi lungo le linee della griglia – e che il punto focale della tua composizione dovrebbe trovarsi in uno dei punti di intersezione delle linee della griglia.

Puoi seguire questa regola sia in orientamento verticale che orizzontale, e funziona per tutti i tipi di fotografia. Per esempio, se stai facendo un ritratto a corpo intero, dovresti spesso posizionare il soggetto verso una delle linee della griglia e non al centro.

E quando si fotografa un paesaggio, si dovrebbe mettere l’orizzonte verso il terzo superiore o inferiore dell’immagine e mai al centro.

Nota che la regola dei terzi è una linea guida, non una vera regola. Una volta che l’hai padroneggiata, ti consiglio di provare a violarla con altri concetti – come la simmetria, o con tecniche ancora più complesse come il rapporto aureo.

Linee guida

Le linee guida dirigono lo spettatore attraverso l’immagine, così:

 


Quando si legge un testo in italiano, si inizia automaticamente in alto a sinistra. Poi si continua verso destra fino alla fine della riga.

La stessa cosa accade nella fotografia. Quando vediamo un’immagine, la “leggiamo” anche. L’occhio va da un elemento all’altro – per vedere i dettagli e capire la storia che viene raccontata. È qui che entrano in gioco le linee guida: Guidano l’occhio attraverso l’immagine.

Le linee guida possono essere presenti o implicite, e possono essere dritte o curve. Per esempio, una linea guida può essere una strada curva che si perde tra le montagne. Questo costringerà gli spettatori a seguire la strada, attirandoli nell’immagine.

Texture

La texture è spesso trascurata come elemento della composizione. Puoi usarla per creare un contrasto tra due elementi – uno liscio e uno ruvido, per esempio.

 


 

Puoi anche usare la texture per creare forme interessanti e linee guida, o per aggiungere interesse a un soggetto altrimenti noioso.

Per lavorare con le texture, è necessario considerare il tipo e la direzione della luce. Una luce dura che proviene dal lato enfatizzerà la texture. Una luce morbida che proviene dalla parte anteriore appiattisce la superficie.

La ripetizione dei motivi e la loro rottura

Uno degli elementi che rende assolutamente affascinante una foto è quello di trovare un motivo ripetitivo che diventa il soggetto stesso dell'immagine. Può trattarsi dei binari morti di una stazione, delle increspature delle dune della sabbia, o come nel caso della prossima foto, il movimento ripetuto in maniera impeccabile dei sodati che marciano.

 


Altrettanto affascinante, e di sicuro effetto, è la capacità di trovare una rottura all'interno di una trama di elementi ripetuti... l'immagine apparirà subito interessante e l'attenzione si concentrerà in particolar modo sull'elemento che rompe lo schema.

 

Colore

Il colore è una considerazione chiave per la composizione in fotografia. Ci sono così tante armonie di colore che si hanno infinite possibilità!

 


Puoi usare colori complementari per creare contrasto e far risaltare il tuo soggetto. E puoi mettere insieme elementi apparentemente non correlati che sono uniti attraverso uno schema di colori.

Un buon modo per imparare e capire le palette di colori è Adobe Color. Potete usare questo strumento anche se non avete un abbonamento ad Adobe.

Basta selezionare una ruota dei colori con diverse regole di armonia dei colori, come monocromatico, complementare, ecc. Puoi anche caricare una fotografia per estrarre la combinazione di colori o il gradiente. E per rimanere aggiornato, puoi sfogliare le tendenze basate su Adobe Stock e Behance.

Il mio strumento preferito in Adobe Color è Explore, dove si può inserire un concetto o uno stato d’animo e vedere i colori che lo rappresentano (con più esempi dalle arti visive).

Forma

Come fotografi, siamo abituati a pensare a modi per aggiungere profondità a una superficie bidimensionale. Per questo motivo, è facile trascurare l’importanza delle forme. Eppure, quando stai componendo le tue immagini, puoi usare le forme per stabilire una disposizione accurata.

 



Pensa a una torta fotografata dall’alto: è un cerchio. Se ne tagli una fetta, allora stai aggiungendo un triangolo alla composizione.

Ogni forma dà una sensazione diversa alle nostre fotografie. Per esempio, i quadrati trasmettono stabilità, mentre i cerchi fanno pensare al movimento e all’energia.

Ecco perché mettere in posa un gruppo per un ritratto aziendale di solito significa formare quadrati o rettangoli, mentre i ritratti di famiglia sono spesso messi in posa in triangoli o forme dinamiche.

Un buon modo per praticare la composizione basata sulla forma è usare le ombre o fotografare le silhouette. In questo modo, si elimina qualsiasi tridimensionalità e ci si concentra solo sulla forma degli oggetti.

Simmetria

La simmetria è definita come qualcosa che è esattamente la stessa su entrambi i lati, come la cima di una montagna o il tronco di un albero. E può funzionare benissimo nell’arte – a patto di usarlo con attenzione.

Nota che, nell’arte, una scena è raramente simmetrica al 100%. Invece, ti ritroverai con scene che sono quasi simmetriche e sono ben bilanciate su entrambi i lati.

 

Prendiamo un ritratto come altro esempio. Se fotografate un viso perfettamente centrato nell’inquadratura, la vostra immagine sarà simmetrica. Non importa se il soggetto ha una voglia su una delle guance, o se uno dei suoi occhi è leggermente più basso dell’altro – la simmetria dominerà.

Uno dei motivi per cui troviamo la simmetria così attraente è perché la troviamo spesso in natura. E psicologicamente parlando, la simmetria offre un senso di ordine che ci fa sentire a nostro agio.

(Un ottimo modo per giocare con la simmetria nella tua fotografia è fotografare riflessi o modelli!)

Le cornici naturali

L'inquadratura dentro l'inquadratura. Come per le linee, il nostro cervello è naturalmente attratto dall'elemento racchiuso, incorniciato. Cercate di utilizzare elementi naturali o artificiali che possano racchiudere il vostro soggetto. 

 


Riempire il fotogramma

Quando si parla di ritratti, a meno di non voler creare degli effetti particolari, uno degli errori più comuni è quello di lasciare troppo spazio intorno al soggetto. Questo crea automaticamente una perdita di attenzione da parte dello spettatore verso il soggetto fotografato. Se volete che lo sguardo si concentri sul soggetto, dovete fare in modo che ciò che state fotografando sia protagonista assoluto dell'inquadratura.

 


 

Contrasto

Un altro concetto importante che può migliorare la tua composizione è il contrasto.

 

Dato che stiamo parlando di fotografia, la prima cosa che viene in mente è il contrasto di luce, come la fotografia low key. Qui, si cattura un’immagine molto scura dove solo un piccolo dettaglio è evidenziato (il che rende un risultato altamente drammatico).

Tuttavia, il contrasto tonale non è l’unico tipo di contrasto che puoi usare per migliorare le tue composizioni. Puoi anche usare il contrasto di colore (come discusso prima), la giustapposizione e il contrasto concettuale (che accoppia idee o estetiche opposte).

Composizione avanzata nella fotografia

Una volta che hai imparato le basi della composizione, è il momento di sfidare te stesso e passare a tecniche più avanzate. Ecco alcuni degli strumenti più popolari da considerare.

La regola dello spazio o del movimento

La regola dello spazio ti dice di lasciare spazio davanti al soggetto, specialmente se è un soggetto in movimento. L’idea è che l’osservatore ha bisogno di abbastanza spazio per immaginare il soggetto che porta avanti l’azione che sta compiendo.

Per esempio, se una persona sta andando via, si mette uno spazio significativo davanti, così:

 


 E secondo la regola dello spazio, se fotografi una persona che corre verso destra, dovresti metterla sul lato sinistro dell’inquadratura (e viceversa). Ma ricorda che c’è un’eccezione per ogni regola, specialmente quando si tratta di composizione. Quindi, se vuoi aggiungere tensione o incuriosire lo spettatore, prova a violare la regola dello spazio!

La cosa complicata della composizione è che devi scegliere di applicare o rompere le regole a seconda del messaggio che vuoi che la tua immagine trasmetta.

La regola delle probabilità

La regola delle probabilità si basa sul principio che le persone trovano più interessante vedere i numeri dispari. Mentre i numeri pari mostrano stabilità e funzionano bene per le composizioni simmetriche, i numeri dispari permettono all’occhio di scorrere attraverso l’immagine.

Quindi, secondo la regola delle probabilità, dovreste includere un numero dispari di elementi nelle vostre composizioni.

 


Ti consiglio di usare questa regola quando si adatta alla situazione, proprio come faresti con le forme. Se volete una composizione dinamica, usate triangoli, linee diagonali e numeri dispari. E se preferisci la stabilità, puoi scegliere linee rette, quadrati e numeri pari.

In ogni caso, l’importante è usare le regole a proprio vantaggio e prendere il controllo delle proprie composizioni. Quando si fotografa il cibo o i prodotti, è spesso più facile seguire la regola delle probabilità.

Ma seguire la regola delle probabilità non è così facile quando si fotografa una famiglia di quattro persone; non si può semplicemente decidere di escluderne una. (Anche se quando ti trovi di fronte a questa situazione, puoi disporre il gruppo in modo che lo spettatore veda uno più tre invece di quattro).

Composizione triangolare nella composizione in fotografia

Nella prima parte dell’articolo, ho parlato dell’uso delle forme per comporre le vostre immagini.

Ma sapevate che la forma più popolare nella composizione è il triangolo? Puoi creare triangoli con pose nei ritratti, montagne in un paesaggio, o un campanile durante i tuoi viaggi.

Tuttavia, se vuoi alzare un po’ di più il livello di compessità, puoi usare i triangoli dorati. Questa tecnica di composizione divide la cornice prima con una linea che collega un angolo con quello opposto, poi aggiunge due linee più piccole che escono da ciascuno degli angoli rimanenti.

 


 

Idealmente, dovresti mettere gli elementi più importanti della composizione dove le linee si intersecano. Per ottenere questo, potresti dover inclinare la tua macchina fotografica; questo è chiamato un angolo olandese (alias l’inclinazione olandese, l’inclinazione tedesca o l’angolo di Batman).

Ecco perché non è sempre possibile usare la linea guida del triangolo d’oro (o, almeno, non è sempre la scelta migliore).

Il rapporto aureo

Il rapporto aureo è un termine matematico che è stato poi applicato all’arte e infine alla fotografia. Equivale a 1,618, e ci sono due modi in cui può essere applicato alla composizione fotografica:

Come una griglia o come una spirale.

La griglia d’oro (alias la griglia Phi)

La griglia Phi divide l’inquadratura in nove blocchi, proprio come le regole dei terzi.

Tuttavia, questa griglia non segue un rapporto 1:1:1 – il che significa che i blocchi non sono della stessa dimensione. Invece, la griglia è 1:0.618:1, quindi si ottengono blocchi più piccoli verso il centro, come questo:


Questa composizione tende ad essere più naturale, poiché il rapporto aureo si trova anche in natura. Ha anche una reputazione migliore della regola dei terzi, che molti considerano amatoriale – un primo passo che dovrebbe essere rapidamente superato per tecniche più complesse.

La spirale aurea (alias la spirale di Fibonacci)

Per questo strumento di composizione, si dovrebbe seguire una spirale il cui fattore di crescita è il rapporto aureo

Si presenta così (anche se si noti che può iniziare in qualsiasi angolo della cornice):

Questa spirale si trova in strutture naturali come girasoli, pigne, conchiglie, ecc. La si può trovare anche in molte opere d’arte ed edifici perché molti artisti l’hanno usata nel corso dei secoli.

Per allenare il tuo occhio, puoi stampare o disegnare una spirale d’oro, poi usarla per studiare le fotografie di Irving Penn o Henri Cartier-Bresson, che hanno entrambi usato la spirale d’oro per ottenere risultati sorprendenti.

 

 

Per un'ulteriore comprensione delle regole, ti invito a guardare questo video in cui le regole della composizione sono spiegate attraverso le foto di un grande fotografo come Steve McCurry




 

Queste sono solo alcune delle regole fondamentali della composizione, ma come dicevamo all'inizio del nostro articolo, creare l'inquadratura giusta richiede anche una buona dose di creatività e soprattutto un progetto che nasce dalla volontà di raccontare una storia o trasmettere un messaggio. Per chi volesse approfondire l'argomento, segnaliamo alcune letture che speriamo possano esservi d'aiuto a liberare il vostro estro creativo:

Qualche ulteriore chiarimento

  • Come posso enfatizzare il mio soggetto? Per enfatizzare un elemento nella tua fotografia, devi attirare l’attenzione dell’osservatore su di esso. Puoi usare tecniche di composizione, come le linee guida, per ottenere questo risultato.
  • La regola dei terzi è la regola di composizione più importante nella fotografia? No, le regole della composizione non hanno una gerarchia. Invece, le regole funzionano meglio in situazioni diverse, e la tecnica migliore per una fotografia può essere sbagliata per quella successiva.
  • Posso migliorare la mia composizione fotografando con uno smartphone? Sì, queste regole si applicano a tutti i tipi di fotografia, compresi i cellulari e i video. Se vuoi un aiuto per iniziare, la maggior parte dei cellulari con fotocamera hanno una griglia che segue la regola dei terzi. Puoi attivarla/disattivarla nella sezione delle impostazioni. In alternativa, puoi installare un’app per fotocamera che supporta diversi tipi di griglie (come A Better Camera).
  • Come posso migliorare la mia composizione in Lightroom? Puoi usare le sovrapposizioni di Lightroom per migliorare le composizioni delle tue foto. Per usarle, seleziona lo strumento Crop dal pannello Develop. Assicurati che la sovrapposizione sia abilitata. Poi premi il tasto “O” per passare da una sovrapposizione all’altra.
  • Posso infrangere le regole della composizione? Assolutamente! Anche se alcune di esse sono chiamate regole, sono solo linee guida, strumenti e tecniche per aiutarvi a raggiungere risultati migliori. C’è sempre flessibilità per sperimentare. Però è importante conoscere le regole prima di infrangerle!

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Street Photography: 10 consigli per realizzare degli scatti perfetti

 


Obiettivo della street photography è svelare piccoli eventi quotidiani nella vita dei singoli e della società. Contrariamente a quanto ci si aspetterebbe, le immagini non devono contenere per forza una strada… Possono invece essere “rubate” ovunque le persone si raccolgano e abbiano comportamenti interessanti.

La fotografia di strada può regalare grandi soddisfazioni, ma presenta anche qualche difficoltà. Soprattutto se si è alle prime armi. Ecco 10 consigli per migliorare tecnica e stile, per immagini che lascino il segno.

1 – L’attrezzatura

Riduciamo il kit all’osso per essere veloci e invisibili, partendo dal corpo macchina. Qualsiasi fotocamera può dare buoni risultati se la conosciamo e la troviamo comoda. I modelli più piccoli sono più discreti e pratici da usare a mano libera per lunghi periodi. Impariamo a memoria posizioni e funzioni di pulsanti, ghiere e menu per poter scattare al volo.

Per quanto riguarda le ottiche, gli obiettivi a focale fissa sui 35 o 50 mm sono piccoli e per nulla appariscenti e hanno un angolo di campo simile a quello dell’occhio umano (intorno a 40 mm). Inoltre, è più facile arrivare a conoscere bene la resa di un’ottica fissa e questo aspetto rende più intuitive messa a fuoco e composizione.

Comuni marsupi o zainetti monospalla sono ideali perché non danno nell’occhio e offrono accesso immediato al contenuto. Calcoliamo lo spazio per il corpo e uno o due obiettivi. Non portiamo accessori che non useremo. Al limite, lasciamo proprio perdere la borsa e infiliamo in tasca le memory card.

2 – I grandi maestri

Prima di metterci alla prova, aiuta prendere confidenza con i paradigmi classici e contemporanei della fotografia di strada.

Anche se conosciamo già la storia del genere, approfondiamo un po’ per capire dove si colloca la nostra opera. Studiamo i maestri e cerchiamo anche di ampliare le nostre competenze nei campi dell’arte contemporanea e dei media. Riferimenti e citazioni colte daranno i loro frutti quando saremo in cerca di idee e soggetti interessanti.

3 – Scegliamo il posto giusto

Le scene più dinamiche non sono prerogativa esclusiva delle aree metropolitane. Qualsiasi luogo pubblico può essere perfetto, se vibra di attività umanaConsideriamo attrazioni turistiche, musei, mercati, spiagge… C’è spesso un momento ideale per visitare ogni luogo. Una stazione è pazzesca all’ora di punta, un chiosco è pieno a pranzo e così via.

Nelle strade affollate, ricordiamo di muoverci contro il flusso delle persone, in modo che i possibili soggetti si presentino frontali. Osserviamoli da una certa distanza e scattiamo quando ci passano vicini.

 



4 – Street photography: non diamo nellocchio

Per fortuna l’invisibilità non richiede super-poteri, solo un po’ di attenzione e buon senso. In termini di scatto, una buona tecnica è guardare oltre i soggetti quando in realtà li fotografiamo. Se fingiamo di essere concentrati su altro, è molto probabile che non si sentiranno allarmati dalla nostra presenza. Quando scattiamo immagini di sconosciuti, è naturale per noi sentirci molto evidenti, ma anche i timidi e gli introversi possono ottenere ottimi risultati. Cerchiamo di emanare sicurezza. Quando abbiamo l’aria di essere proprio dove dovremmo essere, è più facile essere farci ignorare.

Se all’inizio ci sentiamo davvero troppo a disagio, manteniamo le distanze e lavoriamo su composizioni in cui abbia senso che i soggetti appaiano piccoli. Non ci sono trucchi magici per superare la paura: continuiamo a provare!


 

5 – Impostiamo lo scatto

I sistemi esposimetrici se la cavano in genere molto bene, ma non affidiamoci completamente agli automatismi. Usiamo piuttosto una modalità semi-automatica. Avremo il controllo e dimezzeremo il tempo di impostazione. Se sappiamo che la nostra fotocamera ha difficoltà a gestire il contrasto elevato, impostiamo una compensazione dell’esposizione: +1 se il soggetto è più luminoso della media della scena, -1 se è più scuro.

Oltre che all’esposizione, dobbiamo prestare attenzione alla messa a fuoco. Impostiamo la fotocamera sulla modalità continua (AI Servo su Canon o Continuous su Nikon). In questo modo la messa a fuoco seguirà i soggetti in movimento finché li terremo nel mirino.

Priorità di diaframma

La priorità di diaframma è indicata per le scene più generiche. Impostiamo diaframma e ISO in accordo con le condizioni di luce. In una giornata luminosa, partiamo da f/8 e ISO 400. Controlliamo che il tempo sia più veloce di 1/200.

 


Priorità di tempo

La priorità di tempo è utile per aggiungere sfocatura di movimento oppure quando la luce comincia a calare. Per persone o veicoli in movimento, partiamo da 1/15 di secondo. Un tempo più lungo, abbinato al panning, è ideale per soggetti più lenti.

 


6 – Catturiamo momenti spontanei

Le fotografie posate offrono splendidi ritratti, ma non catturano la vera essenza di una persona quanto uno scatto spontaneo. Se i soggetti sono diffidenti, possiamo provare a porre domande generiche sulla giornata o a fare complimenti per come sono vestiti – qualsiasi cosa faccia loro abbassare la guardia.

Alcuni ci staranno, altri no, non forziamo mai la situazione. La fotografia di strada è umanità e le emozioni sono la chiave dell’interesse. Le persone cambiano espressione di continuo. Un attimo sorridono, quello dopo corrugano la fronte. Il momento in cui scattiamo fa una profonda differenza.

 


7 – Fotografiamo con rapidità

La velocità di esecuzione è l’essenza della fotografia di strada, ma mettere a fuoco richiede tempo. Se esitiamo troppo, però, il momento decisivo rischia di andare perso.

La teoria della messa a fuoco zonale prevede di impostare l’obiettivo in manuale, mettere a fuoco su una data distanza e scattare quando il soggetto passa nella zona nitida. È una tecnica utile quando scattiamo tenendo la fotocamera al fianco e non possiamo guardare nel mirino. Inoltre, ha il pregio di risultare invisibile e veloce.

Ci sono app gratuite che possono aiutarci a calcolare le distanze. Cerchiamo nel nostro app store un calcolatore di profondità di campo.

La messa a fuoco zonale

Mettere a fuoco in anticipo permette di scattare con velocità e precisione. Le ottiche più vecchie hanno indicatori specifici per l’estensione della profondità di campo, che comunque è molto facile da calcolare. Per determinarla e modificarla, dobbiamo conoscere la lunghezza focale e il diaframma in uso e la distanza dal soggetto.

Impostiamo la fotocamera

Partiamo da diaframma f/8 o f/11. Potremo cambiare il valore se ci accorgessimo che i risultati sono troppo scuri. Un’ottica fissa 50 mm (meglio se con gli indicatori della distanza di fuoco) è la scelta migliore. Impostiamo messa a fuoco manuale.

Calcoliamo le distanze

Se l’ottica offre indicatori di distanza, usiamo quelli. Se no, usiamo un’app come DoFViewer. Inseriamo modello di fotocamera, lunghezza focale, diaframma e distanza dal soggetto e l’app calcolerà i punti più vicino e più lontano coperti dalla profondità di campo.

Posizioniamoci bene

Mettiamoci in un punto dal quale il soggetto cade entro la profondità di campo calcolata. Se desideriamo ampliarla, chiudiamo il diaframma, ma ricordiamo di riaggiustare l’ottica e la nostra posizione di scatto. Con i soggetti in movimento, scattiamo non appena entrano nella zona nitida.

 


8 – Diamo rilievo ai dettagli

In nostri ritratti sembrano poco ispirati? Se ci capita, avviciniamoci e stringiamo le scene per potare all’attenzione dettagli ed elementi interessanti. Le immagini di strada non devono per forza contenere esplicitamente persone. Artefatti e oggetti che alludono a storie e comportamenti sono documenti sociali altrettanto potenti.

Il taglio stretto forza lo sguardo su una specifica parte del soggetto. Perché non concentrarci sulle mani o sui piedi di qualcuno, se hanno qualcosa da dire? Nel caso, un teleobiettivo nell’ordine del 70-200 mm funziona molto bene.

9 – I cliché della street photography

Bianco e nero contrastato
L’assenza di colore può semplificare una scena complessa, dare carattere e rendere protagonista una luce interessante. Il colore però ha forti connotazioni emotive. Non usiamo un bianco e nero ruvido solo per ricreare l’atmosfera di una foto classica. Piuttosto scattiamo in RAW e decidiamo in fase di conversione.

Artisti di strada
Sono bersagli facili, perché restano in un punto e in genere non hanno problemi a essere fotografati. Se uno in particolare ci attira, mostriamo ciò che lo rende unico: lo stile, le mosse o magari gli abiti o gli strumenti.

 


 

Silhouette e ombre
Le silhouette rendono teatrali le scene di strada, soprattutto quando la composizione è molto semplice. Esponiamo per le luci alte e lavoriamo in monocromia per vedere l’effetto. Inquadrare il soggetto contro uno sfondo chiaro o luminoso enfatizza l’uso della tecnica.

Riflessi
Le superfici riflettenti sono diffuse negli ambienti urbani. Vetrine, strutture di metallo e anche pozzanghere offrono lo strumento perfetto per composizioni creative. I sistemi autofocus spesso non riescono ad agganciare i riflessi, nel caso procediamo in manuale.

Vetrine
Le vetrine sono barriere fisiche che facilitano la cattura di soggetti davvero del tutto inconsapevoli e, in più, aggiungono una prospettiva nuova alle immagini. Scattiamo dall’interno o dall’esterno: cambiamo posizione e vediamo cosa otteniamo. Includiamo anche insegne, grafiche e riflessi.

 


10 – Cogliamo l’attimo

Alba e tramonto sono di norma associati ai paesaggi, ma inserire una luce naturale dinamica ha un bell’impatto anche sugli scatti di strada. Una lama di sole o un’ombra ben definita possono trasformare un’immagine altrimenti scialba. Le diverse ore del giorno portano allo scoperto anche personaggi particolari, come nottambuli che tornano da una notte brava, pendolari o lavoratori del turno di notte.

 


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Come possiamo gestire il rumore in fotografia?

 

Tutti abbiamo sentito parlare di rumore in fotografia. Ma di che cosa si tratta esattamente? E come possiamo gestirlo? Rispondiamo a tutte le domande in questo articolo.

Gestire il rumore: introduzione

Conosciamo il ruolo del livello ISO in fotografia e sappiamo come l’aumento della sensibilità del sensore corrisponda a un parallelo aumento dell’incidenza del “rumore”. Ma cos’è di preciso il rumore? È l’equivalente digitale della grana della pellicola. Tuttavia, mentre la sgranatura può migliorare aspetto e atmosfera di un’immagine, il rumore spesso è fastidioso.

Il rumore non è esclusivo delle fotocamere digitali. È un disturbo generato da tutti gli strumenti elettronici. Il fattore chiave è il rapporto segnale-rumore (SNR). Quando il segnale (nel nostro caso l’intensità della luce catturata dal sensore) è superiore al rumore di fondo generato dai circuiti elettronici, l’immagine mostra scarse interferenze. Quando il segnale è debole, è più difficile distinguere i dati dell’immagine dal rumore indesiderato.

Le cause del rumore

Sono molti i fattori che possono causare il proliferare del rumore. Aumentare il livello ISO, come detto, ha un importante impatto perché amplifica tanto il rumore quanto il segnale. Il punto oltre il quale il rumore diventa eccessivo varia a seconda delle fotocamere (alcune hanno prestazioni ad alti ISO migliori di altre). Ma in genere le immagini rimangono pulite fino a ISO 800 e il rumore accettabile fino a ISO 3.200. Al di sopra, il margine di tollerabilità cambia e dimensioni e risoluzione del sensore influenzano il risultato. Infatti, più il sensore è piccolo e ad alta risoluzione, prima diventa evidente il rumore.

Anche le lunghe esposizioni introducono rumore, perché il sensore si surriscalda, soprattutto quando il clima esterno è caldo. In generale, però, questo tipo di rumore è più semplice da rimuovere rispetto a quello associato ai livelli ISO più alti.

Il rumore è più evidente nelle aree scure di un’immagine che in quelle chiare. È uno dei motivi per cui vale sempre la pena di cercare di esporre correttamente allo scatto, anche in RAW. Quando in post-produzione schiariamo un’immagine sottoesposta, infatti, accentuiamo anche la presenza del rumore registrato nelle ombre.


 

Di luminanza o di crominanza?

“Rumore”, comunque, è un termine un po’ generico. In fotografia digitale, il rumore si distingue in rumore di luminanza o di crominanza. Il secondo è il più fastidioso. Può coprire l’immagine con una cortina di macchioline, coriandoli e bande che oscurano il dettaglio e falsano la scena. Per fortuna, sono anche facili da rimuovere via software senza degradare troppo l’immagine.

Diverso il discorso per il rumore di luminanza. È meno spiacevole (somiglia di più alla grana della pellicola), ma più difficile da eliminare senza “ammorbidire” l’immagine. Il sistema di riduzione del rumore fatica a distinguere dettagli minuti e rumore di luminanza, e finisce per fluidificare entrambi. Via software possiamo almeno regolare l’intensità della correzione e applicarla selettivamente a specifiche aree dell’immagine.

Le funzioni di riduzione in-camera

La riduzione del rumore ad alti ISO offerta dalla fotocamera è invece uno strumento meno efficace e versatile, nonostante la scelta di diverse possibili opzioni. Per esempio, in genere è possibile scegliere intensità diverse di riduzione del rumore ad alti livelli ISO e anche disattivare del tutto la funzione. Dato che si tratta di un’impostazione di elaborazione interna, un po’ come il bilanciamento del bianco, viene applicata in modo permanente solo ai file JPEG. Se scattiamo in RAW, invece, avremo la possibilità di regolare l’intensità dell’intervento in post-produzione.

Alcune fotocamere offrono anche una funzione di riduzione del rumore basata su una sequenza di scatti. Se la attiviamo, la fotocamera espone una serie di immagini con un’esposizione inferiore a quella necessaria per un’immagine singola e le combina per ottenere un risultato che assicura tutto il dettaglio e una ridotta presenza del rumore. Lo svantaggio è che la fotocamera deve rimanere immobile per tutto il tempo.

L’ultima opzione allo scatto è la riduzione del rumore sulle lunghe esposizioni. Dopo lo scatto principale, la fotocamera registra un’esposizione nera (Dark Frame), con l’otturatore chiuso, che le serve per “mappare” la disposizione dei pixel bruciati ed escluderli dell’immagine finale.

In questo modo riduce considerevolmente il rumore digitale di crominanza.

Con un problema: i tempi di attesa si dilatano, perché se per esempio hai fatto una foto con esposizione di 4 minuti, altrettanti ne serviranno alla macchina per creare il dark frame … E così raddoppia il tempo che dedichi ad ogni scatto.

Origini del rumore

Come visto, il rumore compromette la qualità delle immagini. Possiamo fare molto in post-produzione, ma impegnarci per arrivare a risultati migliori allo scatto paga sempre. Livelli ISO alti e tempi lunghi sono le cause principali del rumore, come vediamo qui sotto.

Il rumore può essere evidente solo quando osserviamo l’immagine ingrandita e non rappresentare un vero problema a dimensioni normali. Inoltre, ricordiamo che è meglio un po’ di rumore che uno scatto mancato, mosso o inservibile!

Ad alti ISO

Se diaframma e tempo di posa regolano la quantità di luce ricevuta dal sensore, il livello ISO determina la quantità necessaria. ISO più bassi restituiscono una qualità ottimale. Ma quando la luce è scarsa o non possiamo aprire il diaframma, alzare la sensibilità diventa una necessità.

Le fotocamere hanno prestazioni diverse nel controllo del rumore ad alti ISO. Quindi eseguiamo qualche prova per sapere fino a che punto possiamo spingere la nostra.

rumore

Segnale debole. Se l’intensità della luce è scarsa, alzare il livello ISO è un’opzione. Sensibilità. L’impostazione ISO determina quanto viene amplificato il segnale del sensore. Amplificazione. Con il “volume” alzato, il rumore viene amplificato insieme ai dettagli dell’immagine.

Rumore sulle lunghe pose

Scattare in luoghi molto caldi, usare molto il Live View o girare un video prima di una lunga esposizione aumenta le probabilità che la temperatura interna del corpo macchina si alzi fino al punto in cui si sviluppa il rumore.

Possiamo attivare la riduzione del rumore sulle lunghe esposizioni, ma così raddoppiamo il tempo necessario a creare un’immagine. Quando scattiamo sequenze da combinare, per esempio quando fotografiamo le scie delle stelle, la pausa può essere un problema.

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Tempo lento. Tenere basso il livello ISO costringe ad allungare l’esposizione. Sensibilità. L’impostazione ISO determina quanto viene amplificato il segnale del sensore. Pixel bruciati. Oltre al rumore, possiamo notare pixel “bruciati” nella stessa posizione in tutte le nostre immagini.

Correggere il rumore

Quando sbagliamo un’esposizione allo scatto, sappiamo che possiamo provare a salvarla in post-produzione. È più facile schiarire un’immagine sottoesposta che riportare dettaglio in una sovraesposta. Ma ogni volta che illuminiamo le ombre per svelare dettagli nascosti, corriamo il rischio di alzare anche il “volume” del rumore.

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Nella foto qui sopra, il cielo chiaro ha indotto la fotocamera a sottoesporre il soggetto (a sinistra). Il formato RAW permette di “spingere” l’esposizione (al centro), ma l’esposizione corretta allo scatto (a destra) risulta comunque più pulita.

Nel dettaglio

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Originale (sottoesposta)

Il cielo chiaro corrisponde al picco destro dell’istogramma, che però è troppo distante dal margine del grafico per essere reso con un bel tono luminoso nell’immagine.

Corretta

In Lightroom, basta portare a destra l’Esposizione per correggere la luminosità del cielo quasi bianco e dei toni medi. Ma il risultato mostra anche una cortina di rumore che offusca i dettagli in ombra.

Riscattata

Il secondo scatto è stato realizzato compensando l’esposizione per lasciar entrare più luce: si vede con chiarezza come la maggior quantità di luce corrisponda a una minore incidenza del rumore.

La riduzione del rumore

Le fotocamere digitali hanno impostazioni specifiche per ridurre il rumore causato da ISO alti o tempi lunghi. Ma non assicurano lo stesso grado di controllo dei software di post-produzione. Diamo un’occhiata ai cursori disponibili in Lightroom e guardiamo cosa succede quando spingiamo ognuno al massimo su un file RAW.

Luminanza

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L’opzione Luminanza della funzione Riduzione disturbo deve essere maneggiata con cura perché altrimenti cancelleremo i dettagli e la “grana” dei toni sale e pepe. Ingrandiamo l’immagine al 100% per valutare l’effetto.

Colori

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Lightroom applica una riduzione automatica del disturbo cromatico pari a 25, che in genere è sufficiente per rimuovere il velo di pixel colorati. Impostazioni più alte tendono a eliminare anche parte del colore, come nell’occhio a destra.

Dettagli

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Il cursore Dettagli imposta il limite di quello che Lightroom identificherà come rumore di luminanza. Le impostazioni più alte svelano migliori dettagli (come nell’occhio a destra) al costo di una certa sopravvivenza del rumore.

Riduzione del rumore: Dettagli

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Come l’omonimo cursore dedicato al disturbo di luminanza, definisce la soglia del rumore. Il prezzo per un migliore dettaglio dei colori è un aumento degli artefatti, come vediamo qui nelle palpebre del nostro amico.

 

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Contrasto

Un Contrasto basso dà risultati più morbidi, mentre un’impostazione più alta aggiunge mordente. Con il rischio però di transazioni tonale troppo nette. Per controllare l’effetto senza la distrazione del colore, teniamo premuto [Alt].

Riduzione del rumore: Uniformità

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Questo cursore riduce il colore a bassa frequenza. Se guardiamo da vicino, nell’immagine a sinistra notiamo macchie di colore. Alzare l’Uniformità le rimuove, ma spegne anche un po’ il colore d’insieme.

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Gli spazi colore delle fotocamere: sRGB vs Adobe RGB vs RAW

 


La tua fotocamera è probabilmente in grado di catturare immagini a colori in una varietà di diversi contenitori di colore chiamati “spazi”. Questi spazi di colore della fotocamera raccolgono i colori in uno dei vari contenitori di luce di dimensioni diverse etichettati sRGB, AdobeRGB e RAW.

Ogni contenitore raccoglie varietà di luce leggermente aumentate, in modo simile al modo in cui i pastelli Crayola sono confezionati e venduti in collezioni di colori sempre più complete; piccolo, grande e jumbo.

Gli spazi di colore delle fotocamere offrono ai fotografi una varietà di scatole di dimensioni diverse.

Un dibattito nella comunità fotografica sorge di solito su quali spazi di colore scegliere nelle preferenze della fotocamera. Alcuni spazi di colore catturano più tonalità e colori saturi di altri. Le immagini catturate in uno spazio possono includere più colori di un altro.

Ogni spazio è idealmente adatto a certi scopi, e la questione di quale spazio colore della fotocamera scegliere ha bisogno di qualche approfondimento. Oltre alla questione della cattura, la scelta di uno spazio colore per l’editing in post-produzione dipenderà dall’uso finale dell’immagine.

Gli spazi di colore della tua fotocamera non coinvolgono solo i dati di colore, ma anche la necessità di uno spazio aggiuntivo sul disco. Spazi di colore più grandi forniscono più profondità di bit (lo vediamo tra poco), il che occupa più spazio digitale sulla scheda di memoria. Quindi, la scelta di quale usare ha anche un’importanza pratica.

Quale spazio colore della macchina fotografica usare

Non c’è una scelta di spazio colore singolarmente perfetta, quindi esaminiamo quale sia la migliore per situazioni specifiche.

A meno che l’unico scopo di una foto sia quello di essere visualizzata come un’immagine digitale ad alta risoluzione, potresti voler convertire lo spazio colore originale del file per un risultato meno impegnativo. Comunque, tieni sempre presente che ogni volta che un file muta da uno spazio colore più grande a uno più piccolo (da RAW a AdobeRGB, o da AdobeRGB a sRGB), l’intensità e l’integrità del colore dell’immagine possono diminuire nel processo. Alcune applicazioni di imaging sono meno esigenti di altre.

Mentre le copie dei file digitali rimangono identiche in dimensioni e intensità all’originale indipendentemente da quante volte sono state copiate, quando un file digitale muta in uno spazio colore inferiore, perderà sempre alcune informazioni critiche sul colore. Gli spazi colore delle fotocamere in generale, e gli spazi colore dei dispositivi in particolare, sono tutti unici. Ognuno serve uno scopo particolare.

È una questione di profondità

La differenza tra gli spazi colore delle fotocamere si riduce a una questione chiamata profondità di bit. La profondità di bit è una descrizione matematica di quante distinzioni visibili tra le sfumature di colore possono essere riconosciute e riprodotte da diversi dispositivi (un termine tecnico per scanner, fotocamere, monitor di computer e macchine da stampa). Sfortunatamente, non tutti i dispositivi possono riprodurre tutti i colori allo stesso modo (che è l’ostacolo principale tra tutti i problemi di colore).

Ogni dispositivo legge e riproduce il colore usando un processo diverso. Mentre questo sembra un problema risolvibile, c’è una triste e irrisolvibile realtà dietro il problema. Ci sono almeno tre diverse interpretazioni del colore in gioco in ogni ciclo di cattura-visualizzazione-stampa.

In primo luogo, le telecamere catturano il colore registrando le intensità della luce come segnali elettrici e interpretando questi segnali come colori. Ad ogni colore viene assegnato un numero specifico.

In secondo luogo, questi numeri vengono poi inviati al computer. Qui, vengono tradotti in un altro processo che interpreta quei segnali elettrici in un processo che accende piccole luci (chiamate pixel) su uno schermo retroilluminato.

E in terzo luogo, quei pixel sono poi inviati a una macchina da stampa che istruisce quei valori di pixel per sputare piccoli schizzi di inchiostro colorato sulla carta.

È un processo molto complicato che gli scienziati del colore hanno cercato per anni di rendere semplice. Sfortunatamente, non è così semplice!

Comunque, durante questa transizione digitale, vengono impiegati diversi metodi che utilizzano i vari spazi di colore in modo da trasformare i colori da un dispositivo all’altro nel modo più accurato possibile. A volte le traduzioni di colore non trasmettono i colori con la precisione che vorremmo, ed è per questo che a volte i colori del monitor non corrispondono ai colori della stampante.

La scienza usa grafici come questo per tracciare le caratteristiche degli spazi di colore delle telecamere. Mentre questi grafici sono indicati come “teorici” perché non sono visibili all’occhio umano, ma rappresentano ciò che ogni “secchio” di colore può catturare rispetto a ciò che l’occhio può vedere.

 


L’arbitro definitivo

L’unico spazio di colore completo che traccia l’intera portata di ciò che l’occhio umano può vedere è quello che la comunità scientifica chiama spazio L*a*b* (diagramma a ferro di cavallo invertito).

L’occhio umano è l’arbitro finale nelle guerre dei colori, e tutte le capacità dei dispositivi (fotocamera, display e stampante) sono definite da come corrispondono alla gamma principale dell’occhio. Ecco perché questa strana forma a ferro di cavallo viene chiamata spazio di riferimento. Tutti gli altri dispositivi, che si tratti di fotocamera, display o stampante, possono solo riconoscere e utilizzare porzioni di questo “spazio di riferimento”, e di solito non corrispondono tra loro.

Il colore è come una famiglia molto diversa e disfunzionale. Ogni dispositivo parla un dialetto diverso di un linguaggio simile. Ognuno produce colori che non possono essere riprodotti fedelmente su altri dispositivi. Il colore è quindi un argomento molto disordinato.

Alcuni dispositivi possono esprimere il colore in modo più completo di altri. Sfortunatamente, nessun dispositivo creato dall’uomo può riprodurre tutti i colori che possono essere visti dall’uomo. Inoltre, i colori catturati da un dispositivo che cadono al di fuori della gamma (dimensione della scatola di Crayola) di altri dispositivi, vengono tagliati, persi o compressi durante l’handoff. Quei colori non tornano mai a casa.

Questa è la tragica verità sulla riproduzione digitale del colore. Il trucco della riproduzione dei colori sta nel mantenere il più possibile il colore comune durante il processo. Fortunatamente, lo stesso occhio umano (e il cervello) sono molto indulgenti nell’accettare i limiti dei dispositivi non umani.

La riproduzione del colore è una vera applicazione della legge dei rendimenti decrescenti e della scienza visiva della fisica. I fotografi capiscono abbastanza bene questa legge.

Molto raramente una macchina fotografica può effettivamente catturare tutti i colori e le dinamiche di una scena originale. Inoltre, la gamma di colori della natura si estende anche oltre i colori che l’occhio umano può identificare. Ogni volta che un’immagine digitale viene trasposta da una forma a un’altra forma, questa trasformazione è uno scambio di valore diminuito.

Quando un’immagine viene trasferita da un dispositivo a un altro, quei valori di pixel situati al di fuori della gamma di colori del dispositivo di destinazione si perdono sempre nella traduzione. L’obiettivo della gestione del colore e deli spazi colore è quello di mitigare la perdita di colore e mantenere il più possibile l’aspetto dell’originale, durante tutto il processo di riproduzione.

Spazi RGB (sRGB, AdobeRGB, ProPhoto RGB)

Tutto inizia con le impostazioni di colore della fotocamera che sono in atto quando si cattura la scena. Tutte le fotocamere catturano la luce attraverso filtri rossi, verdi e blu (spazio colore RGB). Anche se ci sono diversi spazi di colore RGB tra cui scegliere, ognuno ha una gamma di colori leggermente diversa.

Ogni spazio di colore (sRGB, AdobeRGB, ProPhoto RGB, ecc.) fornisce una collezione unica di attributi di colore, e ogni spazio soddisfa requisiti specifici di visualizzazione e riproduzione.

I gamut sono descrizioni della gamma di colori che un dispositivo può riconoscere, registrare, visualizzare o stampare.

Riprendere una scena vibrante e satura con la fotocamera richiede uno spazio colore più ampio. L’utilizzo di uno spazio colore della macchina fotografica con un gamut più piccolo potrebbe diminuire significativamente l’emozione cruda e dura della scena. Questo è il motivo per cui la maggior parte degli esperti di fotografia incoraggiano i fotografi a impostare le loro fotocamere per catturare immagini in AdobeRGB.


 

sRGB

Quasi tutte le fotocamere digitali sono impostate in fabbrica per catturare i colori usando sRGB come spazio colore predefinito per una ragione plausibile: la maggior parte delle foto che scattiamo non vengono mai stampate! Nel migliore dei casi, le vediamo sul monitor del computer o sui social media. Onestamente, la maggior parte delle immagini che catturiamo non va mai oltre l’occhiata iniziale allo schermo LCD della fotocamera. Catturare quelle immagini in uno spazio colore a bit più alto è un totale spreco di spazio su disco.

sRGB è stato sviluppato da HP, Microsoft (e altri) agli albori della televisione per soddisfare le esigenze di gamma di colori della maggior parte dei televisori (le prime versioni dei monitor per computer), e lo standard è stato fissato molto tempo fa. L’etere e i browser internet vivono di una dieta sRGB. Come tale, lo spazio di colore sRGB standardizza il modo in cui le immagini sono ancora viste su monitor e televisori.

Adobe RGB

Se la destinazione finale della tua immagine è la presenza su monitor o display (presentazioni, Internet o display televisivi), questa è probabilmente la scelta migliore per catturare le immagini. Tuttavia, se si scatta per la stampa su carta, sia AdobeRGB 1998 che ProPhoto RGB contengono una gamma più ampia di colori e sono quindi più adatti a preparare le immagini per la stampa.

RAW

In realtà, il secchio ideale per catturare le immagini, in realtà supera le gamme di tutti e tre questi spazi di colore della fotocamera. Sto parlando naturalmente della capacità della tua fotocamera di catturare immagini in formato RAW. Questo è un formato che sostituisce qualsiasi spazio colore definito.

I file RAW catturano il colore nella massima profondità di bit possibile; fino a 14 bit per colore. RAW non è un acronimo; è più una descrizione, significa grezzo. È la registrazione di tutta la profondità di colore limitata e la gamma dinamica non compressa della scena originale. Iniziare in RAW e scendere da lì. è la scelta migliore

Gli spazi di colore delle fotocamere: Conclusione

A questo punto, probabilmente sembra che lo spazio colore della fotocamera sia più simile allo spazio esterno, ma non deve rimanere così tecnico. Basta ricordarsi di catturare le immagini in formato RAW (magari oltre a catturarle come JPG) e poi trasformare i colori lungo la catena di riproduzione a seconda delle necessità.

Editiamo le immagini negli spazi colore della macchina fotografica ProPhoto RGB o AdobeRGB per mantenere tutto lo spazio di colore necessario. Le immagini destinate alla stampa fotografica dovrebbero essere trasposte in AdobeRGB, quelle destinata alla stampa in offset vanno trasposte in CMYK, mentre bisogna ridurre quelle destinate a Internet o agli slideshow in sRGB. 

Semplice, basta!

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Illuminiamo la notte con il light painting

 
 Le nostre fotocamere possono catturare molto più di quanto i nostri occhi riescano a percepire. La “pittura luminosa” (o light painting) è un esempio calzante: a occhio nudo, una notte buia è solo buia. Se però blocchiamo la fotocamera su un treppiede, apriamo l’otturatore e agitiamo in giro una torcia, di colpo il sensore comincia a vedere le cose in modo diverso da noi. Per lui, la luce è cumulativa: quando quella ambientale è poca, possiamo offrirgliene altra, sommarla per gradi, e fargli vedere con precisione quello che vogliamo. Con una sola torcia possiamo illuminare interi elementi di un paesaggio e da più angolazioni, dare rilievo ad alcuni dettagli, nasconderne altri o anche cambiare il colore della notte. La pittura luminosa è un’arte, ma non è difficile cominciare a praticarla! Provala, come noi, sul paesaggio per avere risultati sbalorditivi!

 

Sul campo. La preparazione

  1. Fotocamera. La nostra fotocamera è stata impostata sul tempo di posa B, con diaframma f/11 e ISO 800. Come di giorno, un diaframma abbastanza chiuso assicura sufficiente profondità di campo da tenere a fuoco primo piano, alberi e cielo in distanza.
  2. Scatto Remoto. Serve un sistema wireless per lasciare la fotocamera sul treppiede e avviare l’esposizione quando siamo in posizione.
  3. Treppiede. L’esposizione si protrarrà per minuti e la fotocamera deve rimanere immobile, quindi il treppiede è d’obbligo. Non spostiamolo tra uno scatto e l’altro: una posizione fissa ci dà la possibilità di unire più inquadrature in post-produzione.
  4. Cielo. Una leggera luminosità nel cielo aggiunge atmosfera e dà più risalto agli alberi all’orizzonte. Qui l’alone arancione è l’inquinamento luminoso di una cittadina a pochi chilometri. Combinato con le nuvole basse e lente, sembra uno strano tramonto.
  5. Accessori Notturni. Di notte conviene portare con noi solo le cose che ci serviranno per la sessione. Arriviamo sul posto prima del buio e controlliamo bene i dintorni. Oltre alla torcia che useremo come pennello, portiamone una da testa da tenere accesa tra gli scatti.
  6. Torcia. Questa scena è illuminata dalla torcia puntata sugli alberi e sul terreno nel corso di un’esposizione di circa 2 minuti. La nostra torcia è una potente luce LED per bicicletta, acquistata su eBay per poche decine di euro.

 

I trucchi. Brillanti esempi

Schermiamo la lampadina. Il punto di luce alta della lampadina non deve vedersi nello scatto, quindi schermiamola rispetto all’obiettivo, con la mano, il corpo o con un paraluce fai-da-te di cartone, come quello nell’immagine.

 


 Proviamo con le gelatine. Sperimentiamo con pennellate colorate. Nello scatto di esempio, la torcia nuda dava un impatto freddo agli alberi, così è stata modificata con una gelatina arancione. Possiamo anche mescolare più colori (qui, a metà sessione siamo passati al blu).  

 

 
Muoviamo la luce.  Se la scena è illuminata dalla posizione della fotocamera, appare piatta. Cerchiamo invece di dirigere la luce da un lato o dall’altro per enfatizzare forme e profondità. Indossiamo abiti scuri per muoverci senza apparire nello scatto.
 
 

Camminiamo sulla scena. Passeggiamo all’interno della scena, evitando di puntare la torcia verso l’obiettivo, per evidenziare alcuni punti. Ricordiamo che la luce si somma: più a lungo illuminiamo un oggetto e più apparirà chiaro nell’immagine finale.

Passo a passo. Uniamo più scatti.

Combiniamo più scatti. Apriamo le immagini in Adobe Photoshop, copiamole una sull’altra e sperimentiamo con i metodi di fusione. Schiarisci e Scherma sono particolarmente indicati. In alternativa, aggiungiamo una maschera di livello e pennelliamo in nero per nascondere e in bianco per rivelare parti della scena.
 
 

Bilanciamento. Non fidiamoci del bilanciamento automatico perché può essere ingannato dalla scarsa luce. Scattiamo in RAW e impostiamo il bilanciamento in fase di conversione in Camera Raw/ Lightroom. Possiamo introdurre viraggi creativi con i cursori di Tinta e Temperatura.
 
 

 
Scherma e brucia. Schiarire o scurire selettivamente parti dell’immagine può evidenziare o sfumare i dettagli più luminosi – ed è indispensabile, perché è difficile bilanciare bene la luce allo scatto. Usiamo strumenti locali come Pennello correttivo o Filtro radiale di Camera Raw/Lightroom.