Visualizzazione post con etichetta Scrittura creativa. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Scrittura creativa. Mostra tutti i post
InsightAgency

Una nuova linearità è importante quando si scrive per lo smartphone

 


Seguo da anni Mario García, uno dei più famosi newspaper designer a livello mondiale, che tra l’altro impersona al meglio il sogno americano: arrivato ragazzetto profugo cubano in Florida, senza sapere una parola di inglese, è diventato giornalista e poi visual designer, fino a progettare quotidiani su tutte le piattaforme e a insegnarlo alla scuola di giornalismo della Columbia University.

Ha vissuto tutta intera la trasformazione dei giornali, dalla composizione tipografica al digitale: ha portato il colore sulle pagine di serissimi quotidiani come il Wall Street Journal e il tedesco Die Zeit; ne ha ridotto il formato senza farli assomigliare a giornaletti scandalistici, anzi; ha dato al Washington Post la veste attuale; ha realizzato le edizioni digitali di tanti giornali in tutto il mondo.

“Visual journalism: a way to encourage reading, a way to bring visual excitement to the pages of newspapers that had traditionally being long masses of grey text.”

E infatti il primo volume della sua nuova trilogia The Story, si intitola Transformation. Il secondo, decisamente più interessante e attuale, Storytelling (l’edizione per Kindle costa meno di 5 euro). In attesa del terzo dedicato al design, ho letto entrambi, non pago di leggermi da anni i suoi post.

Seguo così assiduamente un designer di quotidiani soprattutto perché:

  • i grandi quotidiani come quelli che chiamano come consulente Mario García hanno le risorse per sperimentare tanto e fare le cose in grande: le loro soluzioni sono di ispirazione per chiunque scriva online, qualsiasi cosa
  • l’industria dei quotidiani lotta da anni per trovare il modo per farsi leggere, coltivare e aumentare i loro abbonati: se trovano il modo di concentrare testi lunghi e complessi sulle superfici più piccole, possiamo rubare idee anche per siti e blog
  • il nostro designer cubano-statunitense è generoso e molto comunicativo, ci racconta e ci fa vedere un sacco di cose interessanti.

The Story, impaginato come le schermate di uno smartphone, ma con font classiche e persino vintage (Bembo per il testo, Deutsche Gothic per i titoli), è un inno alla storia, anzi alle buone storie, che sono alla base di qualsiasi pezzo giornalistico, su qualsiasi medium. Quello che rende i libri così interessanti sono le soluzioni che Garcia ha individuato per rendere gli articoli, soprattutto i più lunghi, leggibilissimi sui pochi centimetri quadrati dei nostri telefoni.

“If we have a good story the rest is easy.”

Oggi le storie possono avere le “gambe corte”: una breaking news breve e veloce sul sito, poche righe sui social, ma immediati, e finisce lì. O possono avere le “gambe lunghe” e prestarsi ad approfondimenti e dossier da pubblicare anche a una certa distanza di tempo, come quelli ricchissimi del New York Times o del Washington Post. In entrambi i casi però, i testi devono considerare il nuovo “giornalismo delle interruzioni”, consumato ovunque, tutto il tempo da circa l’80% della popolazione mondiale che li legge sul telefono. Legge, sì, legge, perché nonostante tutto ci stiamo abituando a leggere sul minischermo anche testi lunghissimi.

“The smartphone, the smallest platform, but the one your audience keeps as a constant companion.”

Il 98% delle persone tiene lo schermo verticale: scrolling surclassa swiping. Per questo García propone per i testi una “nuova linearità”, che asseconda la velocità con la quale il nostro pollice fa avanzare i contenuti sullo schermo. Una linearità fatta di un ritmico alternarsi di brevi paragrafi di testo, immagini, didascalie, video, grafici, citazioni, caption, sottotitoli. Se ben orchestrati, ci permettono di reggere/leggere con agio e leggerezza testi di parecchie decine di migliaia di caratteri. I grandi quotidiani gli hanno dato retta e i dati sulla lettura danno loro ragione.

 


 

 Sulla stampa spaziamo con gli occhi, cogliendo il contesto del “paesaggio” testuale; sullo smartphone siamo concentrati sullo scrolling e il ritmo si gioca tutto in quel nastro stretto di parole e immagini.

 


Quali storie sono le più adatte allo srotolamento e come devono essere progettate per catturare e tenere incollato il lettore?

1. Devono avere un forte potenziale visivo, da esprimere attraverso foto, video, grafici, citazioni, screenshot. Come la famosissima storia del crollo del Ponte Morandi del New York Times (anche in italiano):


 

Quanti elementi visuali? Tra i 5 e i 6. I video non devono superare i 30 secondi.

E si possono mescolare foto e video? Sì, ma il meno possibile.

Attenzione: se si inserisce uno screenshot da un social, per esempio un tweet, questo non deve ripetere cose già dette nel testo. Anzi, bando a tutte le ripetizioni: ogni elemento deve essere unico e far progredire la storia.

2. Titoli e sottotitoli sono fondamentali per spingere chi legge sempre avanti: tra evocazione e descrizione, ma mai criptici. Per riuscirci, ci può aiutare il sottotitolo:

 


3. Il testo deve essere semplice: paragrafi brevi, ognuno un focus; periodi brevi, perché la colonna di testo stretta li fa sembrare ancora più lunghi. La ricchezza del contenuto e dello stile è affidata al lessico e all’integrazione tra testo e visual.

“In the mobile world, it is not just that less is best, less is the only way.”

4. L’incipit è decisivo: meglio piombare nella storia “in medias res”, per inchiodare chi legge a scoprire come si è arrivati fin lì o cosa sta per succedere, come nel lungo reportage del New York Times dedicato alla caduta di Aleppo in Siria:


5. Le didascalie sono fondamentali: raccordano testo e immagini, costituiscono un punto di ingresso in più, veicolano messaggi importanti. “I’m only going for the things that I’m passionate about” dice questa intima Nicole Kidman in bianco e nero in didascalia. Continuiamo a leggere per sapere quali sono queste cose che tanto la appassionano.

 


6. La fine del paragrafo annuncia o si riferisce all’immagine che viene dopo:


7. I vuoti sono spazi espressivi:

 


 

Insomma, la vera interazione è sempre più quella tra il nostro pollice e lo schermo che si srotola. Vi ricordate The Snow Fall? Il grandioso web-documentario del New York Times che nel 2012 fece incetta di premi e vinse anche un Pulitzer? Era ben scritto, ma pieno di link ed effetti speciali: nonostante i premi e l’indubbia qualità, ben pochi lo lessero per intero.

Invece ora un’altra storia vera di un salvataggio dopo una valanga, costruita con la linearità raccomandata da Mario García, ci tiene incollati allo smartphone. Io per leggerla ci ho messo una mezz’oretta, sempre col fiato sospeso, ma sono arrivato in fondo senza accorgermene: è Five Feet Under, pubblicata dal quotidiano norvegese Bergens Tidende (in inglese):

 


 

InsightAgency

Come scrivere un testo dinamico e suscitare, quindi, l'interesse dei lettori

 


Quante volte hai letto un testo on line (ma anche su carta) e lo hai definito “piatto“?

Quante volte hai sbadigliato o ti sei reso conto che non stavi ricordando nulla di quanto letto?

Credo che sia capitato a tutti prima o poi, perché troppo spesso abbiamo davanti testi statici, che sembrano fermi e scolpiti nella roccia, immobili come la Sfinge di Edipo e altrettanto criptici. Per catturare l’attenzione e l’interesse dei lettori devi scrivere un testo dinamico, ma cosa lo rende tale?

Possiamo dividere le caratteristiche di un testo dinamico in due grandi gruppi:

  • grafiche
  • narrative.

La dinamicità grafica del testo

La prima attenzione è quasi sempre per l’aspetto visivo del testo. Le parole, prima ancora di leggerle, le guardiamo.

(Luisa Carrada)

Questo è un dato di fatto, soprattutto on line: il nostro occhio per poter decodificare le nozioni scritte, prima scorre completamente il testo, lo inquadra graficamente e prepara il cervello a ciò che dovrà recepire, dandogli per prima cosa una struttura grafica da seguire.

Più la struttura sarà memorizzabile visivamente più sarà facile per la mente del tuo lettore recepire le informazioni corrette e, di conseguenza, apprezzare il valore di quanto hai scritto per lui.

Quali sono gli strumenti migliori per rendere graficamente dinamico un testo on line? Vediamoli:

  1. Il font: scegli un font Google, così che sia leggibile su tutti i device, privilegiando quelli semplici, puliti, leggibili. Quindi evita i testi handwriting o gli skatch tipo lavagna possono essere poco chiari, soprattutto se di piccole dimensioni
  2. Il grassetto: segnala le informazioni importanti così che unendo tutte le parole in neretto il lettore può, idealmente, ricostruire il senso di tutto il post
  3. Il corsivo: usalo per le parole straniere di uso non comune e per i titoli di opere
  4. Il quote: le citazioni sono molto utili e per evidenziarle usa l’apposita opzione dell'editor che ti permette di evidenziarle tramite il block-quote (è il tasto delle virgolette nell’editor di testo di ogni pagina e articolo)
  5. I titoli e i sottotitoli: questi elementi sono importantissimi per dare in breve il senso logico del percorso che darai al tuo pensiero e aiutano immensamente nella lettura. Inoltre staccano graficamente il testo aleggerendolo
  6. I paragrafi: vai a capo. Tutto qui. I paragrafi ti evitano quella che chiamo “La sindrome di James Joyce”, ovvero ammazzare il lettore con paginate di parole senza punteggiature.
  7. Gli elenchi puntati: se avessi elencato in un unico paragrafo tutti i punti dall’1 al 7 mi avresti già abbandonato, vero? Lo stesso vale per chi legge te.

La dinamicità narrativa: divertiamoci e divertiamo

Io amo scrivere, e tu? Spesso lo chiedevo durante le riunioni di redazione o nei breafing di scrittura creativa in agenzia: ti diverti a scrivere? I collaboratori mi guardano sempre un po’ allibiti perché nessuno gli ha mai permesso di credere in una cosa importante: scrivere è divertente anche se lo fai per lavoro, anche se parli di pompe a immersione o valvole di sfiato, e se riesci a divertirti scrivendo, lo fa anche il tuo lettore che di conseguenza sarà molto più propenso a scegliere te, i tuoi prodotti o i tuoi servizi per risolvere i suoi problemi.

Ma come possiamo rendere il nostro testo dinamico giocando sugli elementi narrativi?

Anche qui usiamo un elenco per riassumere le idee in modo pratico e organizzato:

  1. Scopri come parla il lettore: sì, torniamo a parlare di ascolto, di conoscere i clienti e di valorizzare il loro linguaggio in quello che scrivi. Usando i suoi stessi termini attiri la sua attenzione
  2. Usa le figure retoriche: oltre alle metafore ci sono molte altre possibilità come le allitterazioni e le rime (da usare con parsimonia e ironia), l’anafora che ripete due o più parole a inizio di ogni frase, l’enumerazione, l’ossimoro, ecc… Qui puoi leggere tutte le figure retoriche che la nostra bella lingua offre: Luzzapy.
  3. Usa le tecniche cinematografiche: quanto affascina un film che utilizza flashback e anticipazioni? Che apre una scena su un piccolo dettaglio dell’ambiente complessivo? O che al contrario ti fa partire dallo spazio per poi accelerare velocemente fino al luogo preciso in cui inizia la scena? Puoi riprodurre lo stesso effetto con le parole, serve solo un po’ di allenamento!
  4. Sfrutta il meccanismo della fiaba: individua un eroe che deve superare numerosi ostacoli, messi sul suo cammino da un antagonista, con il supporto di alcuni aiutanti (divisi in piccoli e saggi) per raggiungere un nobile scopo. Tutti noi conosciamo le favole, basta prendere i nostri temi e raccontarli con un po’ di magia.

In conclusione: dinamico non è semplicistico

Ci sono persone che ritengono che un testo di valore debba essere, sostanzialmente, noioso, piatto, complesso e difficile.

Io credo che questa sia una stratosferica idiozia. I libri più belli, e parlo anche di testi scolastici, sono quelli che sanno aiutarti a essere letti, quelli che ti fanno amare la lettura anche parlando di cose non propriamente appassionanti.

Per fare questo devi padroneggiare le tecniche di cui abbiamo appena parlato.

E ora una domanda per te: cosa ti aiuta a ricordare il contenuto di un testo? Cosa ti affascina a tal punto da appassionarti anche agli argomenti più tecnici? Parti da lì e scoprirai il segreto della scrittura efficace.

InsightAgency

Come strutturare un testo e districarsi tra piramidi, clessidre e diamanti

 


Scrivere per il tuo business può essere difficile e soprattutto può darti poca soddisfazione se non conosci le tecniche giuste per strutturare un testo.

Perché diciamolo: se quello che scrivi non ti dà soddisfazione…che gusto c’è? Se quello che crei non rispecchia davvero il tuo stile e non fa trasparire il tuo messaggio non solo sarà un testo inutile, ma abbatterà la tua autostima e questo è da evitare assolutamente perché tu vali troppo per correre certi rischi!

Quindi andiamo a scoprire ben 4 modelli per strutturare un testo che sia efficace e piacevole da leggere, e che ovviamente assolva al suo scopo di promuovere la tua attività.

La piramide rovesciata

Questo è lo stile più classico di tutti, perché deriva dal giornalismo e dalla necessità di fornire un dato, informazione, un consiglio.

La struttura della piramide rovesciata è questa


 

In sostanza quando si sceglie questo stile si danno subito le informazioni più importanti per poi scendere nei dettagli e infine fornire forme di approfondimento.

Sono testi da cui si deve portare via qualcosa nel più breve tempo possibile.

La struttura delle 5 scatole

Questa struttura assomiglia molto a quella della retorica antica che era fatta da:

  • Exordium: è l’esordio, il momento in cui far dire loro «Cavolo, ne vale proprio la pena!»
  • Narratio: è l’esposizione dei fatti, per spiegare al pubblico perché deve darti ragione
  • Argumentatio: è l’argomentazione, la dimostrazione delle prove a sostegno della tesi e confutazione degli argomenti avversari
  • Peroratio: è l’epilogo, la conclusione del discorso, il momento in cui porti il tuo pubblico al massimo del pathos

Lo schema è praticamente identico, con pochissime variazioni

Il testo a clessidra

Per strutturare un testo, questo è il mio metodo preferito!

Non tutti i contenuti sono argomentativi, molti sono più narrativi, “morbidi“, coinvolgenti, ed ecco che arriva in nostro aiuto il testo a clessidra che parte da un fatto (o dall’esposizione di un bisogno esposto dai tuoi clienti), prende per mano il lettore e, attraverso una frase di transizione (es: “Ad esempio, voglio raccontarti cosa mi ha scritto via mail Enrico proprio su questo tema…”) lo accompagna a immergersi in un racconto coinvolgente che sostiene la tesi esposta.

La struttura a diamante

Anche questo tipo di testo è fortemente coinvolgente e fatto perché il lettore si perda nel percorso della narrazione.

Qui si parte dando subito l’informazione più importante per poi espanderla gradualmente arricchendola di dettagli e aneddoti, tirando poi, nella conclusione, le fila del discorso riprendendo la tesi e ribadendola.


 

Cosa puoi fare ora?

Ora cosa puoi tu? Corri subito a fare uno schema dei tuoi prossimi blogpost verificando quale di questi schemi è il più adatto, quello che ti sembra più efficace e ti piace di più.

 

InsightAgency

Ripulire la scrittura: sottraendo l’ovvio aggiungiamo significato

 


Il lavoro di riduzione va esercitato anche sui testi, per dire quanto serve e solo quello. Sottraendo l’ovvio aggiungiamo significato. Più sarà conciso il messaggio, più importanza avranno le parole che contiene.

(Yvonne Bindi, Language Design)

Scrivere per comunicare è impegnativo, scrivere per comunicare il tuo lavoro richiede un grande sforzo di elasticità: devi sapere quando allungare un testo perché serve tensione narrativa e quando rimpicciolirlo per aiutare il lettore a comprendere, imparare, apprezzare, scegliere.

Un buon testo, un testo che raggiunge i suoi obiettivi è un testo conciso. Il che non significa povero e per spiegarti la differenza chiarisco meglio il concetto così

breve ≠ semplice ≠ conciso

perché:

  • breve” ci parla solo della lunghezza (righe, battute, caratteri, parole, ecc…)
  • semplice” ci parla solo del registro (niente parole strane, niente complicazioni, niente inglesismi)
  • conciso” ci parla di efficacia, di un rapporto perfetto fra quante parole mettiamo in campo e quanto preciso e forte è il messaggio che trasmettono.

Yvonne Bindi, autrice del libro da cui ho preso la citazione di apertura, dedica un intero capitolo a questo tema e per accompagnarti nell’avventuroso viaggio verso la semplificazione parto dalla sua scaletta di regole:

  • Riduci: le parole devono essere centrate sul concetto che vuoi esprimere; non essere scontato e trasandato, scegli parole mirate che diano l’esatta percezione del concetto che vuoi esprimere, possibilmente con un solo vocabolo (ricordi? riduzione!)
  • Rimpicciolisci: sì, qui parliamo proprio di ridurre le parole; se per esprimere un concetto puoi usare 2 parole invece di 6…beh sai cosa scegliere (es: di una certa importanza ➡  importante – in data odierna ➡  oggi) 
  • Nascondi e organizza: questi due punti abbinano la chiarezza espressiva alla dinamicità grafica;
  • Tempo: devi avere rispetto del tempo di chi ti legge e puoi farlo semplificando i testi (punta su semplicità, chiarezza, linearità…insomma, niente frasi dentro frasi dentro frasi) e, di nuovo, misurando la quantità di parole che usi; mi spiego meglio: leggerai ovunque che un buon blogpost è fatto almeno di 1500 parole, bene, quello non è un blogpost ma un episodio di stalking! Meglio dividere un testo così lungo in più puntate senza prendere in ostaggio il tuo pubblico
  • Impara: come puoi spiegare in modo semplice un concetto complicato? Usando le metafore e cioè imparando a vedere i vari concetti con occhi diversi, attingendo ad analogie e similitudini
  • Differenzia: ricorda che anche la semplicità deve essere dosata per non diventare noiosa, quindi, dopo aver messo il lettore a suo agio introducendo il tema, alterna frasi brevi e lineari a strutture più complesse, gioca con la costruzione del testo e con la narrazione.


Quindi oggi ti lascio con questo esercizio: prendi gli ultimi contenuti che hai pubblicato sul tuo blog, la tua newsletter e il tuo social preferito e rivedili alla luce di questi consigli. Cosa ne esce?
 

InsightAgency

Comunicare in modo efficace grazie agli archetipi

 


Una delle cose che mi viene chiesta più spesso è come fare per creare un piano editoriale interessante.

Partiamo da un presupposto: tu sei una persona interessante, quello che hai da dire è interessante e anche quello che fai ogni giorno è interessante.

Lo so: a te non sembra così e ti chiedi perché alla gente dovrebbe fregare qualcosa di quando vai a scegliere le cerniere per la prossima borsa che confezionerai o di come hai deciso di pianificare le tue attività di consulente questa settimana.

Beh, ti svelo un segreto: interessa a tutti i tuoi potenziali clienti perché vedere il dietro le quinte di un prodotto o di un servizio o della vita di qualcuno che seguiamo piace a tutti (sì, è vero, è anche perché siamo tutti dei piccoli impiccioni!).

Ovviamente il segreto è di prendere il tuo quotidiano e non sciorinarlo come la lista della spesa, ma facendo emergere la tua anima profonda, quello che tecnicamente è chiamato brand character ovvero il carattere del tuo business, insomma il modo profondo in cui fai le cose nel tuo lavoro, la missione che ti prefiggi nel mondo.

Per capire qual è il tuo brand character puoi usare i 12 archetipi junghiani che vediamo riassunti in questo schema:


Entriamo un po’ di più nel dettaglio e vediamoli uno a uno:

  • Il Mago: ha doni e virtù misteriose, usa la sua grande immaginazione per trasformare le idee in realtà. È un inventore, è carismatico, un leader, uno sciamano, un medico, un guaritore. Capisce le leggi dell’universo e rende l’impossibile possibile portando a cambiamenti meravigliosi.
  • Il Creatore: artisti, scrittori, sognatori, innovatori, musicisti. Vogliono creare valore che duri nel tempo. La loro guida è la visione o l’immaginazione. Espressione di sè e passione sono fondamentali.
  • L’Esploratore: Ã¨ indipendente, anticonformista, avventuroso, individualista, coraggioso. Va a scoprire il mondo e il suo incubo peggiore è essere ingabbiato dal sistema, conformarsi, non vivere secondo i suoi valori.
  • L’Innocente: ottimisti, puri, utopisti, tradizionalisti, mistici, romantici, sognatori, naïf. Cercano il meglio nelle persone e nelle situazioni, il bello e la felicità, invitando gli altri a fare lo stesso. Puri e genuini.
  • Il Giullare: vuole divertirsi, è originale e irriverente. Si gode la vita e le relazioni con gli altri perché questo gli dà piacere. Odia la noia e non vuole essere noioso.
  • Il Caregiver: incarna la sicurezza, la casa, la continuità, la tradizione. È altruista, ama gli altri come se stesso, prova compassione, generosità e desiderio di aiutare il prossimo.
  • L’Uomo Comune: Ã¨ una persona ordinaria nel senso più sereno del termine. Ama i piaceri semplici della vita, crede che tutti gli uomini siano creati uguali e che abbiano valore per quello che sono. Per lui le cose belle della vita sono un diritto di tutti.
  • Il Fuorilegge: Ã¨ il ribelle, l’anticonformista per eccellenza, sempre contro lo status quo e l’ordine costituito. Può anche avere un lato oscuro più o meno marcato. È guidato da motivazioni individualiste, dalla rivincita o dalla rivoluzione.
  • L’Amante: Ã¨ il partner, l’amico intimo. Affascinante, entusiasta. romantico, sensuale, cavalleresco, luminoso, appassionato e impegnato. Porta alla luce il lato romantico della vita, fatto di gioia, benessere ed estasi
  • Il Sovrano: il grande leader, il capo, colui o colei che detta le regole che gli altri seguiranno. Non ama il cambiamento se non lo controlla. Odia il caos. Positivo, vitale, sicuro di sè. Cercano il successo e il potere.
  • Il Saggio: le sue parole chiave sono ascetismo, saggezza, destino, verità. Vuole capire la realtà grazie al potere della mente. È esperto, studioso. consigliere, pensatore, filosofo, ricercatore, pianificatore, mentore, insegnante. Ha fiducia nella capacità degli uomini di costruire un mondo migliore.
  • L’Eroe: Ã¨ il guerriero, il supereroe, il crociato, quello che sconfigge il drago, il vincente. Ha coraggio e forza, crede che volere sia potere. Valori: potere, onore, vittoria.

Quali sono gli archetipi dominanti in te come persona e come professionista? Scegline due e inizia a caratterizzare i tuoi testi con le sfumature proprie di queste figure.

Se vuoi approfondire l'argomento puoi leggere questi libri:

Tutto questo va a inserirsi nell’ampio campo dello storytelling, colonna portante di un piano editoriale interessante ed efficace.

Quando avrai collocato nel tuo calendario di pubblicazione tutti i contenuti fissi, puoi iniziare a utilizzare gli spazi vuoti per creare una narrazione di te che faccia leva sulla tua personalità, su quelli che sono i tuoi obiettivi e la tua natura personale e professionale, su come aiuti i tuoi clienti con ciò che fai ogni giorno e su come porti avanti il tuo lavoro secondo i tuoi valori.

Questo dovrebbe trasparire anche dai contenuti promozionali, ma è in quelli liberi, puramente dedicati allo storytelling che riesci a far leva sull’interesse di chi ha i tuoi stessi valori e diventerà un cliente affezionato.


 

InsightAgency

Come raccontare una storia in modo efficace?

 


Prima che le persone imparassero a scrivere, si raccontavano storie. Raccontare una storia è come dipingere un quadro con le parole. Le storie connettono, ispirano, guidano, creano cambiamento e guariscono. Lo storytelling ha permesso alle persone di dare un senso al mondo e di trarre un significato più profondo dalle loro vite sin dall'inizio della storia dell'umanità. Cambiano le tecniche e i metodi di narrazione, così come i modi di comunicare e i soggetti, ma il potere dello storytelling di commuoverci e provocare un senso più profondo di connessione tra tutti noi non è mai cambiato.

Indipendentemente dai media, siamo tutti fruitori di storie e, in fondo, lo siamo sempre stati.

Perché raccontiamo storie?

La narrazione è una forma d'arte antica come il tempo e ha un posto in ogni cultura e società. Come mai? Perché le storie sono un linguaggio universale che tutti, indipendentemente dal dialetto, dalla città natale o dall'eredità, possono capire. Le storie stimolano l'immaginazione e la passione e creano un senso di comunità tra ascoltatori e narratori.

Le storie consolidano concetti astratti e semplificano messaggi complessi. In un mondo diviso da una moltitudine di cose, le storie uniscono le persone e creano un senso di comunità. Le storie ci rendono umani, e lo stesso vale per i brand. Ecco perché creare una narrativa specifica e pensata ad hoc sul proprio marchio o prodotto non solo lo umanizza, ma ci permette di farlo conoscere meglio ai clienti e potenziali clienti.

Sviluppare le proprie capacità di narrazione e imparare a trasformare le esperienze in una storia richiede pratica, ma ci sono metodi efficaci per migliorare l'arte dello storytelling. Proprio come l'arte, la narrazione richiede creatività, visione e abilità, ma è soprattutto disciplina. Chi crede che la scrittura sia solo genio o improvvisazione si sbaglia di grosso. Sapevate che Stephen King, uno degli autori più proliferi di sempre, scrive ininterrottamente quattro ore ogni mattina tutti i giorni?

La narrazione è uno strumento potente che i leader usano per motivare le masse, e gli scrittori si ingegnano per creare la propria letteratura. Attingere alle emozioni delle persone e mettere a nudo sia il bene che il male è il modo in cui le storie ispirano e motivano e, infine, guidano all'azione.

7 consigli di storytelling per storie indimenticabili

Se avete appena iniziato a scrivere e a raccontare storie, ecco 7 consigli di storytelling che possono aiutarvi a rafforzare le vostre narrazioni e a coinvolgere il pubblico. Non dimenticate che una storia implica un'interazione bidirezionale tra un narratore e uno o più ascoltatori. Le risposte degli ascoltatori influenzano il racconto della storia. Lo storytelling difatti emerge dall'interazione e dagli sforzi cooperativi e coordinati tra narratore e pubblico e di certo non crea una barriera immaginaria tra chi parla e chi ascolta

1. Scegliere un messaggio centrale ben definito

Una grande storia di solito progredisce verso una morale o un messaggio centrale. Quando create una storia, dovreste avere un'idea precisa di cosa state costruendo. Se la vostra storia ha una forte componente morale, vorrete di certo guidare gli ascoltatori o i lettori verso quel messaggio. Se state raccontando una storia avvincente, provate ad aumentare la tensione drammatica e la suspense fino al culmine della narrazione. Indipendentemente dal tipo di storia che state raccontando, è importante essere molto chiari sul tema centrale o sul punto della trama attorno al quale si sta costruendo la storia.

La storia serve per vendere un prodotto o raccogliere fondi, o per far conoscere un servizio? Qual è il punto della storia? Per aiutarvi a definirlo, provate a riassumere la vostra narrazione in massimo 10 parole. Se non ci riuscite, beh, non avete un messaggio centrale.

2. Il conflitto non è un male nello storytelling

Come narratore, non si può evitare il conflitto. I grandi narratori creano storie che hanno ogni sorta di ostacoli e difficoltà disseminati sul percorso dei loro protagonisti. Per essere soddisfatto di un lieto fine, il pubblico deve guardare i personaggi principali che lottano per raggiungere i loro obiettivi. Va bene essere crudeli con i personaggi principali, anzi, è necessario. Le trame avvincenti sono costruite sul conflitto ed è imperativo abbracciare il dramma e lo scontro per diventare un narratore migliore.

 


3. Avere una struttura chiara della storia

Ci sono molti modi diversi per strutturare una storia, ma i tre ingredienti che danno vita a un racconto sono:

  • un inizio
  • una parte centrale
  • una fine.

Nello specifico una storia di successo inizierà con un incidente d'incitamento che porterà a un'azione crescente, dopodiché raggiungerà un climax e alla fine si stabilirà in una soluzione soddisfacente. Ci sono molti libri e risorse online che possono aiutare a comprendere meglio questi termini, ma il modo migliore per capire come scrivere una storia e leggere tante storie.

Il mondo è pieno di grandi narratori della letteratura e del cinema da cui possiamo attingere per imparare come danno forma alla struttura di ogni storia.

4. Prendere spunto dalle proprie esperienze personali

Qualunque sia la storia che stiate raccontando, potete sempre prendere ispirazione dalla vostra vita o guardare le esperienze e le vicende di chi avete vicino per trovare cosa e come raccontare. Pensate agli eventi importanti della vostra vita e a come potreste essere in grado di trasformarli in narrazioni. A volte qualcosa che ci è accaduto all'apparenza banale può diventare un incipit emozionante di una storia avvincente.

5. Coinvolgere il pubblico per uno storytelling efficace

Una grande narrazione richiede che chi racconta sia connesso con chi ascolta. Attenzione però, gran parte del modo in cui si attirano gli ascoltatori dipende dalla modalità di narrazione scelta. Se state leggendo un racconto di fronte a un pubblico, potreste provare a distogliere lo sguardo dalla pagina ogni tanto per stabilire un contatto visivo con esso. Se state registrando un podcast narrativo, molto dipende dall'espressività della voce e dalla capacità di trasmettere emozioni con il proprio tono.

Comunque si scelga di raccontare la propria storia, bisogna stabilire una relazione con le persone che ascoltano.

 


6. Osservare i bravi narratori

Le nostre storie personali saranno sempre uniche e specifiche per noi, ma non c'è modo migliore per imparare a creare una grande storia che guardare come i narratori che tanto amiamo raccontano le loro storie.

La maggior parte di noi conosce persone che consideriamo narratrici eloquenti e coinvolgenti. Che si tratti di un familiare che intrattiene tutti a tavola con racconti d'infanzia o di un amico che eccelle nel parlare in pubblico, è probabile che abbiamo incontrato più di una manciata di narratori di talento nella nostra vita. Scoviamo i bravi narratori, ascoltiamoli e impariamo attraverso l'osservazione. Come fanno a creare una storia di successo?

7. Restringere la portata della tua storia

Se state raccontando una storia reale che vi riguarda, può essere difficile scegliere i punti principali importanti da includere. Molte persone hanno la tendenza a riportare ogni dettaglio e finiscono per inondare il pubblico di fatti che diluiscono l'arco narrativo centrale. Definite un inizio e una fine chiari per la vostra storia, quindi scrivete gli eventi chiave della trama come punti elenco tra di loro. Abbiate fiducia nel fatto che il vostro pubblico sarà in grado di seguire la storia senza sopraffarlo con inutili retroscena o punti di trama devianti.