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Come realizzare food photography in autunno

 


Quando pensi all'autunno, cosa ti viene in mente?

Foglie colorate, colori intensi, un fuoco ardente, un comodo maglione e zucche a volontà.  La sfida per i fotografi di cibo è catturare tutto questo, perché la migliore fotografia fa appello ai nostri ricordi, riportando gli odori, i suoni e l'atmosfera dell'autunno. 

In questo articolo troverai 5 consigli per catturare un'intera stagione in un singolo fotogramma.

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1) Quando fotografi il cibo usa oggetti di scena 

Crea composizioni con oggetti "non commestibili” che trovi in casa o in giardino, come foglie colorate, fiori autunnali, pigne, calde coperte o tovaglie; questo ti permetterà di aggiungere quella nota autunnale alla foto senza spese extra.

L'autunno è il tempo del raccolto: mele, zucche, uva, fichi, prugne, quindi puoi anche cucinare e fotografare piatti tradizionali autunnali, come marmellate, pasticcini, bevande calde. Tutte queste cose trasmettono perfettamente i colori vivaci dell'autunno, il comfort delle serate autunnali e l'atmosfera di questo periodo dell’anno, per dare quell'armonia insita nell'autunno.

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2) Trova buone combinazioni di colori 

Per le tue nature morte autunnali, cerca di selezionare elementi di non più di tre tonalità di colore per una singola foto.

Le componenti principali di un'ottima foto sono una bella illuminazione e una composizione interessante. Usa l'illuminazione naturale se c'è una grande finestra, o scatta con una sorgente di luce stroboscopica calda e riflettori di diverse dimensioni.

Overhead view of apple pie on rural wooden table

Cerca di trovare buone combinazioni di colori nella vita reale o aiutati con la ruota dei colori per collegare gli elementi nelle tue foto.

3) Usa sfondi caldi per creare un'atmosfera accogliente

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Usa sfondi più caldi, come legno e tessuti, per creare un'atmosfera confortevole, rustica e avvolgente. Puoi anche modificare leggermente il bilanciamento del bianco verso toni più caldi. Questi trucchi ti consentono di creare immagini autunnali più tradizionali.ù

Puoi scegliere anche superfici moderne più fresche, come la pietra grigia o leggermente azzurra, che funzionano benissimo per il contrasto che creano con il cibo stesso e le immagini diventano più energiche e nitide.

Il cibo autunnale è incentrato su ingredienti come mele, cannella o zucche, e bevande calde. Usa e cucina questi ingredienti per rendere tutto più caldo e accogliente, esattamente ciò di cui hai bisogno per l'autunno.

Top view of soup made with carrot and cream and croutons

4) Usa un'illuminazione naturale

Per quanto riguarda l’illuminazione, la cosa più importante è usare la luce naturale: con l’uso di un flash o di uno stroboscopio, il cibo può risultare così plastico e irrealistico.

La retroilluminazione o l'illuminazione laterale possono dare il contrasto necessario e creare ombre e volume nella foto. Rilassati quando fotografi, e metti il tavolo vicino alla finestra. Usare un'apertura inferiore a f4 è sconsigliato.

A volte è necessario bloccare parte della luce per creare un'atmosfera più scura da "pomeriggio autunnale”; lo si può fare usando un cartone nero o pannelli di gommapiuma.

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5) Gli alberi e la luce 

È preferibile scattare con luce naturale, e se il tempo lo permette, prova a scattare anche all'aperto, nel cortile di casa. Il modo in cui gli alberi diffondono la luce del sole, ma allo stesso tempo lasciano cadere alcuni raggi di luce sul piatto, può stupirti.

Questo trucchetto rende l'immagine più attiva e viva.

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Copywriting Persuasivo: 10 dritte per scrivere testi (davvero) coinvincenti

 


Il Copywriting Persuasivo è la scrittura dei testi che conducono a, conducono verso. È quel susseguirsi di parole, di emozioni e di storie che ti conducono in un viaggio e ti inducono all’azione.

Lo sai che, al di là di fantasie e di per sentito dire, ci sono molte tecniche e altrettanti accorgimenti che puoi e che devi seguire per rendere i tuoi testi persuasivi? In questo articolo ti indicherò le dritte più importanti per un copywriting persuasivo realmente efficace. Ma, prima di addentrarci nel concreto, capiamo insieme cos’è il copywriting, realmente.

 

Cos’è il Copywriting

Il Copywriting è la capacità di scrivere testi persuasivi, che hanno l’obiettivo di catturare l’attenzione delle persone, di condurle in un mondo emozionante, di convincerle a risolvere un problema e, infine, di indurle all’azione. Il Copywriting, dunque, persuade, termine che deriva dal latino persuadere, da per+suadere, ovvero consigliare, convincere. Ecco, il copywriting consiglia per convincere. E non è certo un caso che alla base dell’attività di copywriting vi siano il metodo, la strategia, la creatività e l’impiego di precise tecniche.

Per scrivere un testo persuasivo è fondamentale conoscere approfonditamente e dettagliatamente il target di riferimento e anche l’obiettivo che il testo deve raggiungere, ovvero l’azione concreta che la persona deve compiere (scarica il manuale, iscriviti alla newsletter, acquista ora, prova gratuita, ecc.).

Bene, ora vuoi sapere come scrivere testi persuasivi? Qui troverai 10 pratiche dritte per un copywriting capace di condurre l’utente dritto all’azione.

 

1. Punta sul beneficio e non sulla caratteristica

Una regola basilare di un copywriting persuasivo è richiamare l’attenzione sul beneficio che il prodotto o il servizio offre al suo target di riferimento, piuttosto che sulle caratteristiche. Ti faccio un esempio concreto. Pensa di vendere ferri da stiro, probabilmente saresti portato a descriverne la potenza, la capacità di pressione, la capienza della caldaia. Ed invece sai cosa fa un buon copywriter? Piuttosto che soffermarsi sulle caratteristiche tecniche del prodotto mette in risalto il beneficio concreto che apporta alle persone: lo sai che il nostro ferro da stiro ti permette di stirare con facilità camicie e pantaloni grazie all’elevata temperatura che riesce a raggiungere? Oppure: stanca dei soliti pesanti ferri da stiro? Il nostro ferro XY pesa xxx in meno.

Concentrare l’attenzione sul beneficio ha diverse importanti conseguenze nella testa delle persone:

  • spiega qual è il vantaggio reale e concreto che il prodotto o il servizio può riservare loro;
  • li convince che quel prodotto o servizio può davvero risolvere il loro problema;
  • mette in risalto le caratteristiche che differenziano il prodotto o il servizio rispetto alla concorrenza.

 

2. Il Copywriting Persuasivo motiva

Per convincere le persone a compiere un’azione devi ricordare loro che hanno un problema impellente da risolvere ma devi anche fare qualcosa in più: devi motivarle per risolverlo. Cosa vuol dire? Che devi stimolarle per indurle ad agire, devi raccontargli con convinzione in che modo possono migliorare la loro vita se acquistano il tuo prodotto o il tuo servizio . Un esempio: segui il webinar e impara subito 5 trucchi per ottimizzare le tue Landing Page.

 

3. Attenzione – Emozione – Ragione: gli step di attivazione del Copywriting Persuasivo

Questi sono gli step che il tuo Copywriting deve attivare per essere persuasivo. La prima cosa che il tuo testo deve fare è attrarre l’attenzione del lettore, compito tanto più difficile se pensi che oggi siamo sommersi da contenuti di ogni tipo. A ciò si aggiunga la facilità dell’utente nello scorrere velocemente i feed delle notizie, nel cambiare pagina, nell’essere attratto da altre cose. Il secondo step, immediatamente conseguente e alle volte contemporaneo al primo, consiste nel suscitare le emozioni, nell’attivare la parte emozionale delle persone, che è quella che spinge ad agire. Infine, il tuo Copywriting deve far entrare in gioco la ragione, che ha un compito fondamentale: giustificare e consolidare le scelte che l’emozione ha compiuto.

 

4. Come attrarre l’attenzione con il Copywriting Persuasivo

Attrarre l’attenzione delle persone è probabilmente il compito più difficile in un’epoca in cui siamo pervasi dagli stimoli e il nostro tempo è diventato la risorsa più preziosa di cui disponiamo. Ecco perché, quando scrivi, è molto importante fare subito presa su alcune esche. Qualche tecnica che può aiutarti a catturare l’attenzione e l’interesse delle persone?

Comincia il copy con una domanda diretta, chiara, semplice e specifica. Sei un ingegnere? oppure Hai la pelle secca e vuoi risolvere il tuo problema? o ancora Il tuo sogno è una vacanza rilassante in riva al mare? Come puoi notare, in tutti e tre i casi le domande sono di facile comprensione, si rivolgono all’utente in maniera diretta ed esplicita e scendono nel dettaglio, identificando subito:

  • la persona che può essere interessata (un ingegnere, non un qualunque professionista);
  • oppure il problema che possono rivolvere (problema con la pelle secca, non problema epidermico in generale);
  • o il desiderio che possono realizzare (la vacanza è rilassante e in riva al mare, non è una vacanza in montagna e non è una vacanza adatta a chi ama il divertimento sfrenato).

La specificità è fondamentale per attrarre l’attenzione delle giuste persone a cui rivolgere il contenuto, ovvero delle persone con cui davvero ti importa costruire una relazione.

Un’altra tecnica che può essere utilizzata sono i numeri: comincia la frase con un numero, ma prima accertati che sia vero e reale. Inoltre, usa le cosiddette parole esca (gratis, posti limitati, fino a esaurimento scorte, ecc.) e, se è il caso, scrivile in maiuscolo (senza esagerare, mi raccomando).

 

5. Come suscitare l’emozione con il Copywriting Persuasivo

Lo sai che l’80% delle nostre scelte quotidiane è dettato dalle emozioni, vero? Sono queste che ci inducono ad agire. Come sostiene Daniel Goleman nel suo Intelligenza Emotiva. Che cos’è e perché può renderci felici,

Tutte le emozioni sono, essenzialmente, impulsi ad agire; in altre parole, piani d’azione dei quali ci ha dotato l’evoluzione per gestire in tempo reale le emergenze della vita. La radice stessa della parola emozione è il verbo latino moveo, muovere, con l’aggiunta del prefisso e- (movimento da), per indicare che in ogni emozione è implicita una tendenza ad agire.

Le emozioni, dunque, preparano il corpo ad un’azione e ognuna di queste ha un compito diverso e ben specifico. Ad esempio, la paura pone la nostra attenzione sul pericolo, sulla minaccia, suggerendoci che dobbiamo fare qualcosa per risolverla; la felicità è uno stato di benessere che predispone positivamente ad un’azione; la sorpresa ci induce a ragionare rapidamente su quale possa essere la migliore reazione a quell’improvviso avvenimento.

Come il Copywriting Persuasivo suscita le emozioni

In che modo il Copywriting può suscitare le emozioni delle persone? Utilizzando diverse tecniche. Un ruolo molto importante spetta allo Storytelling, che non solo è l’arte di raccontare una storia emozionante, ma che fa anche qualcosa di molto più importante: induce le persone a immedesimarsi in quella storia, a sentirsi protagonista di quell’avventura. Così, se l’eroe ha un problema da risolvere e il fido aiutante giunge in suo soccorso con un magico e potente strumento risolutore (un po’ come la bacchetta magica della fata di Cenerentola), allora anche chi legge la storia sarà indotto a sentirsi nei panni di quell’eroe che aveva un problema e che ora l’ha risolto proprio grazie all’aiutante e al suo strumento.

Altrettanto importante è il ruolo delle leve della persuasione (a tal proposito ti consiglio di leggere il libro di Robert Cialdini, le Armi della Persuasione). Si tratta di stimoli che agiscono a livello inconscio (è qui che assumiamo il 95% delle nostre decisioni) e ci inducono ad agire.

 

6. Come stimolare la ragione con il Copywriting Persuasivo

Dopo aver attratto l’attenzione e attivato l’emozione, il Copywriting persuasivo deve stimolare la ragione perché questa ha il compito fondamentale di confermare e di consolidare la scelta che l’utente precedentemente ha deciso sul piano emotivo. Questa scelta ora deve essere confermata da argomentazioni razionali e concrete, deve essere testimoniata da numeri e, se possibile, da persone, ovvero i testimonial, che attivando il meccanismo della riprova sociale hanno un ruolo molto importante nel convincere le persone che la loro è una scelta giusta (se Maria, Alberto, Teresa hanno scelto X e hanno vissuto un’ottima esperienza/hanno risolto il loro problema/hanno realizzato il loro sogno, allora anche per me sarà lo stesso).

 

7. Poni l’attenzione sul problema

Porre l’attenzione sul problema che ha una persona, ricordargli quanto ha voglia di risolverlo e quanto è importante per lui trovare la strada giusta, ha due risvolti importanti:

  • attiva la paura, emozione che spinge ad agire per trovare la via di fuga migliore;
  • valorizza la soluzione che proporrai all’utente e lo indurrà all’azione.

Il meccanismo che guida la scrittura di un testo persuasivo è: hai questo problema, lo devi risolvere per evitare che determini la conseguenza X (paura), quindi devi trovare la soluzione adeguata e devi farlo in tempi brevi. Ecco, questa che ti sto offrendo è la soluzione migliore per te, per risolvere il tuo specifico problema.

 

8. Rimarca che tu sei il detentore della soluzione

Quando scrivi un testo persuasivo, in ogni parola, pensiero e contenuto, deve essere ben chiaro che l’utente ha un problema che vuole e che deve risolvere e che tu sei il detentore della soluzione a lui più idonea, quella che può soddisfare realmente i suoi desideri, quella che può risolvere concretamente le sue difficoltà, quella che può essere la chiave d’accesso nell’universo dei suoi sogni. Tu hai la soluzione.

Attento a non esagerare, però. Essere il detentore della soluzione non deve trasformarti nel re assoluto del regno: mantieni sempre la tua vicinanza con il lettore, sii umile e discreto, non essere eccessivamente autoreferenziale e non rimarcare di continuo che sei il migliore del mondo.

 

9. Conquista la fiducia

Vuoi davvero vendere il tuo prodotto o il tuo servizio? Ti sarà impossibile riuscirci se prima non avrai conquistato la fiducia delle persone. E, cosa fondamentale, dovrai farlo con verità, onestà e trasparenza. Mai prendere in giro un utente o un cliente, sta’ pur certo che se ne accorgerà e tu non solo avrai perso lui ma anche dovrai affrontare un danno di reputazione e di immagine che difficilmente riuscirai a risolvere. Ricorda, in Rete il passaparola (positivo o negativo che sia) viaggia alla velocità della luce.

Come convincere le persone a fidarsi di te? Non sempre (o meglio quasi mai) ti sarà possibile farlo al primo contatto. Alle persone serve tempo per conoscerti, per capire chi sei, per capire cosa fai, per rendersi conto che sei effettivamente il detentore della loro soluzione e che non le stai prendendo in giro. E serve tempo per ascoltarti, parlare, affezionarsi a te e convincersi. A meno che tu venda un prodotto di impulso o un prodotto o un servizio che ha un costo irrisorio, è molto difficile vendere al primo contatto. Ma puoi lavorare per conquistare la fiducia delle persone a piccoli step, contenuto dopo contenuto, parola dopo parola, ed è un po’ questo che fanno le strategie di Lead Generation, conquistando persone interessate alla tua offerta e poi coltivando la relazione con loro.

Gli strumenti a tua disposizione per convincere le persone sono: le parole, le testimonianze di altre persone, i doni gratuiti (come le risorse informative, le guide, gli e-book, i video di approfondimento, i webinar, le consulenze gratuite, le prove gratuite del prodotto. E un ruolo fondamentale ricopre la tua reputazione: cosa si dice di te in Rete? Quali messaggi, positivi o negativi, ti precedono?

 

10. Il Copywriting Persuasivo non abusa

Se impari questa regola sei già a metà strada. Il Copywriting persuasivo non abusa:

  • dell’attenzione delle persone, ma offre loro contenuti sempre davvero interessanti e rilevanti;
  • della formattazione con l’obiettivo di attrarre l’attenzione: no all’eccesso di parole né alla scarsità di parole, no all’eccesso di grassetto, maiuscolo e corsivo;
  • delle parole stesse, che devono essere scritte nella giusta forma (tono di voce, linguaggio e grammatica) e nella giusta quantità (non troppe ma neppure poche).

 

Conclusioni

Il Copywriting Persuasivo è la capacità professionale di scrivere testi pensati per le persone. Meglio, per quello specifico target di persone. È per questo che un buon Copywriter deve riuscire a coniugare molte competenze, conoscenze e abilità: di scrittura, ma anche di comunicazione, di psicologia, di marketing, di analisi e spesso di SEO. Nello specifico, in questo caso, si parla di SEO Copywriting, il perfetto connubio tra SEO e persuasione.

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Raccontare una Storia con il Metodo STAR

 


Raccontare una storia con il metodo STAR ti permette di essere chiaro, sintetico e di andare dritto al punto. Il metodo STAR è molto utile quando devi veicolare molte informazioni in un breve lasso di tempo. In queste occasioni preparare anticipatamente le tue storie risulta essere un metodo efficace per fare colpo sul tuo interlocutore.

Nel metodo STAR ci sono 4 fasi: Situation, Task, Action e Result. Il metodo STAR viene utilizzato principalmente per i colloqui di lavoro, tuttavia le sue applicazioni possono tornarti molto utili anche per la creazione di contenuti su internet, ed in particolare sui social media.

Partiremo con la spiegazione delle 4 fasi, per poi mettere in pratica il metodo STAR con un esempio concreto, quindi ti consiglio di leggere attentamente l’articolo fino alla fine.

Da dove partire per raccontare una storia?

Pensa alle tue esperienze

Il primo e fondamentale passo, per raccontare una storia in modo efficace, è ripensare a tutte le esperienze del passato che possono essere interessanti per rispondere ad una domanda. Ti consiglio di metterle per iscritto su un foglio di carta con dei titoli sintetici.

Con il metodo STAR possiamo davvero raccontare qualsiasi storia, per esempio: come gestire una situazione di stress? Come realizzare un carosello efficace su Instagram? Come ho imparato a fare la carbonara migliore di Roma?

Ricordati di abbinare un titolo ad ogni racconto

In questo modo sarai in grado di utilizzare ogni storia nel momento più appropriato. Una volta buttati giù i titoli che ritieni più rilevanti seleziona le esperienze che consideri le “storie migliori”, ossia quelle storie che spiegano meglio il concetto che vuoi trasmettere.

Le 4 fasi del metodo STAR

Il metodo STAR si compone di 4 fasi: Situation, Task, Action e Result.

Situation

Una volta selezionate le storie, puoi partire con la prima fase. In questa parte del racconto concentrati sul contesto. Cosa stavi facendo? Qual è stato il tuo ruolo nella storia? Eri in un contesto lavorativo o privato?

In pratica devi inserire le tue azioni in un contesto. L’importante è non perdersi in dettagli inutili, ma fornire un quadro generale della situazione.

Task

Qui il focus è l’obiettivo che si vuole raggiungere. In questa fase spiega qual è lo specifico risultato che ti eri prefissato.

La fase Task, esattamente come la fase Situation, deve essere molto sintetica. Non perderti in dettagli e fornisci una descrizione generale, ma completa, dell’obiettivo da raggiungere.

Action

Qui entriamo nel vivo dell’azione. Il racconto si focalizza sulle azioni che hai intrapreso per raggiungere l’obiettivo. In questa fase vuoi mostrare al tuo interlocutore le tue qualità, quindi evita di essere troppo modesto.

Nel caso si tratti di un lavoro in team, ad esempio, dobbiamo altresì chiarire qual è stato il nostro ruolo, come abbiamo agito, ed in che modo hanno reagito i nostri compagni o colleghi.

Result

Nella conclusione enfatizziamo il risultato che abbiamo raggiunto. Descriviamo come si sono concluse le nostre azioni e magari qualche piccolo particolare che poteva essere migliorato.

Consigli utili prima dell’esempio

  • Non è una poesia recitata a memoria! Se devi raccontarla dal vivo o tramite video, fai in modo di parlare come se fosse la prima volta e attenzione al tuo linguaggio del corpo.
  • Più recente è la storia, meglio è.
  • L’eroe della storia sei tu! Dimostra che il tuo intervento è stato cruciale per il raggiungimento dell’obiettivo.
  • La narrazione deve essere rilevante per l’interlocutore. Se devi pubblicare una storia sui social media cerca di capire cosa vuole ascoltare il tuo pubblico di riferimento.

La chiave per avere succeso con il Metodo STAR?

Provare, provare, e ancora provare! Il metodo si affina con la pratica, solo in questo modo diventerà un’abitudine raccontare storie.

 


 

Esempio pratico del metodo STAR

Iniziamo con le fasi preliminari del metodo STAR. Qui dobbiamo individuare un titolo ed un’abilità che vogliamo mostrare agli altri. In questo caso voglio spiegare, ad esempio, come ho imparato a comunicare in pubblico.

Titolo: Presentazione in pubblico

Abilità: capacità di comunicare in pubblico e proattività.

Situation

Tre mesi fa ho partecipato ad un progetto per l’ideazione di una nuova start up. Io ed i miei colleghi eravamo molto entusiasti del lavoro svolto, il quale ci aveva impegnato per più di 2 mesi. Dopo innumerevoli notti insonni, il lavoro era pronto per la consegna.

Task

Tuttavia, la presentazione del progetto era imminente, ma nessuno si sentiva a suo agio nel presentare il progetto al pubblico. In sala ci sarebbero state molte persone, e non potevamo permetterci brutte figure davanti ai potenziali investitori e a diversi professionisti…

Action

Non essendoci volontari ho deciso di prendere in mano la situazione e di presentare il progetto. È stato molto sfidante, per la prima volta ho parlato in pubblico… ma grazie al mio impegno ed alla mia dedizione sono riuscito ad essere efficace e coinvolgente, evidenziando le caratteristiche principali del progetto.

Result

La presentazione è stata molto apprezzata e il progetto è stato premiato tra i migliori 3 tra quelli proposti. 

Contesti di applicazione del Metodo STAR

Chi ha “inventato” il metodo STAR?

Il metodo STAR è nato per rispondere in maniera strutturata a particolari tipologie di domande durante un colloquio di lavoro. Molto spesso gli intervistatori pongono domande che mettono nelle condizioni di raccontare una storia per mettere alla luce le nostre qualità.

Se vuoi imparare di più su questo metodo, applicato ai colloqui di lavoro, puoi leggere questo articolo in lingua inglese.

Questo metodo di raccontare storie si presta perfettamente ai social media. Raccontare una storia in maniera veloce e dritta al punto permette di rendere semplice la fruizione del contenuto da parte dell’utente.

 


Come utilizzare il Metodo STAR sui Social Media?

Se hai un profilo Instagram puoi utilizzare il metodo STAR nelle storie, rimandando al tuo ultimo post per approfondimenti. In questo modo coinvolgerai il tuo pubblico e le persone che ti seguono avranno più probabilità di interagire con il post.

Ovviamente, come puoi avere intuito, il metodo STAR è uno strumento che ti permette di raccontare una storia efficace, indipendentemente dal mezzo utilizzato e dal contesto. Quindi potrà tornati utile in qualsiasi situazione, a patto di esserti preparato adeguatamente in precedenza.

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Fotografia: quali sono gli errori più frequenti quando si comincia?

 


Come dice il detto, “nessuno nasce imparato” e l'errore è quindi una presenza costante nel nostro cammino fotografico.

Fortunatamente, praticando la fotografia in modo costante, risulta molto facile migliorare rapidamente e correggere i nostri sbagli, anche se a volte dobbiamo pagare prima un pegno: tante fotografie "sbagliate"!

Ci sono però degli errori che sono costanti soprattutto se si è alle prime armi e che è molto facile evitare per concentrarsi sulle cose più importanti. Vediamo allora quali sono  i principali errori di chi è alle prime armi e come è possibile evitarli.

Errore #1 - Dimenticarsi di caricare le batterie

Partire per un’uscita fotografica, fare chilometri in macchina, arrivare sul posto tanto desiderato e scoprire… di aver dimenticato di caricare l’unica batteria che hai.

Non esiste incubo peggiore per un fotografo, quindi non dimenticarti di controllare sempre la carica delle batterie e portane alcune di scorta.

Errore #2 - Non svuotare le schede SD

Ecco un altro tipico errore che spaventa i fotografi: avere davanti a sé la scena ideale e vedere il messaggio “memoria insufficiente” sul display della fotocamera.

Puoi rimediare cancellando subito alcune foto vecchie che hai sulla memoria, spesso però non è possibile quindi porta sempre con te schede di memoria vuote.

Errore #3 - Lasciare la stabilizzazione dell'immagine quando si utilizza un treppiede

La stabilizzazione delle immagini è un dispositivo pratico in grado di ridurre le vibrazioni della fotocamera e migliorare la qualità dell'immagine quando viene utilizzata correttamente. Una volta attivato, la stabilizzazione dell'immagine contrasta i leggeri movimenti della fotocamera per ridurre la sfocatura delle foto.

 


Può essere così efficace che le fotocamere e gli obiettivi dotati del sistema consentono di utilizzare una velocità dell'otturatore compresa tra tre e cinque stop più lentamente rispetto alle fotocamere/obiettivi senza questa funzione. Questo rende le immagini più nitide in condizioni di luce scarsa.

Tutto bene? Beh, sì, ma non sempre.

Infatti, quando la stabilizzazione dell'immagine viene utilizzata con un treppiede, a volte può essere più un ostacolo che un aiuto. Se la tua fotocamera è già installata su un treppiede, dovrebbe essere abbastanza stabile da sola.

In questo caso, con la stabilizzazione dell'immagine attivata, il sistema potrebbe cercare di compensare le vibrazioni minuscole che altrimenti non avrebbero un effetto sull'immagine, aumentando la sfocatura anziché ridurla. Controlla il manuale utente della fotocamera o dell'obiettivo per sapere come spegnere il sistema mentre scatti con un treppiede e otterrai immagini più nitide. Non dimenticare di accenderlo di nuovo quando si tiene in mano la fotocamera, altrimenti potresti incorrere in un nuovo errore.

 Se non hai un treppiedi, i migliori sono quelli realizzati dalla Manfrotto:

Errore #4 - Utilizzo della modalità di autofocus errata

Se si è alle prime armi, può accadere che non si presti tanta attenzione a come la fotocamera mette a fuoco il soggetto. Lavorare in modalità automatica è sempre pericoloso: se la fotocamera non mette a fuoco nel punto giusto, la nostra foto potrebbe essere rovinata. Normalmente, le fotocamere moderne dispongono di tre modalità di messa a fuoco che è possibile selezionare.

Se le condizioni ci permettono di utilizzare la messa a fuoco automatica, possiamo procedere scegliendo tra tre modalità di funzionamento: messa a fuoco singola (AF-S per Nikon, e One Shot per Canon), messa a fuoco continua (AF-C per Nikon e AI Servo per Canon), messa a fuoco automatica (AF-AUTO per Nikon e AI Focus per Canon).  

 


Probabilmente la modalità di messa a fuoco più utilizzata è la messa a fuoco singola: cliccando a metà il pulsante di scatto, la fotocamera avvia la messa a fuoco sul soggetto che hai deciso di catturare e quindi blocca l'impostazione finché non viene azionato l'otturatore.

Una volta bloccato, hai la certezza che il tuo soggetto sarà ben focalizzato. La messa a fuoco singola può essere utilizzata per fotografare: soggetti fermi, per fare ritratti, per fotografare panorami.

Concludendo: usa la messa a fuoco singola con soggetti statici perché la messa a fuoco si blocca quando premi a metà il pulsante di scatto e quindi non può inseguire soggetti in movimento.

 


La messa a fuoco continua, d’altra parte, fa sì che l’obiettivo metta a fuoco il soggetto continuamente, il che lo rende ideale per il rilevamento di un soggetto in movimento. In questa modalità di messa a fuoco, la fotocamera ti consente di scattare una foto in qualsiasi momento, anche se il soggetto si muove.

Se tieni premuto a metà il pulsante di scatto, la fotocamera continua a mettere a fuoco il punto che hai selezionato; così, se il soggetto si muove, la fotocamera continuerà a mettere a fuoco in base alla sua nuova posizione.

La messa a fuoco continua è adatta ad essere utilizzata per soggetti che si muovono continuamente come: bambini, animali e per eventi sportivi. Ovviamente più veloce è il movimento del soggetto o più irregolare è la direzione del movimento, più il sistema di autofocus può essere tratto in inganno e quindi il risultato sarà negativo.

Ricordati però che il sistema di messa a fuoco continua, mantenendo sempre attivo il motore della messa a fuoco, consuma molta energia. Assicurati quindi di utilizzarlo solo quando necessario e di avere una adeguata scorta di batterie di ricambio ben cariche.

La terza modalità di messa a fuoco è la messa a fuoco automatica. Il sistema di autofocus della tua macchina fotografica modalità tenta di rilevare automaticamente se il soggetto è fermo o in movimento e imposta la modalità di messa a fuoco in base alla situazione.

Tuttavia tale modalità non è sempre affidabile e quindi la tua scelta è: corro il rischio di impostare la modalità errata e quindi sbaglio la messa a fuoco, oppure scelgo di delegare (oneri e onori) alla intelligenza dalla macchina fotografica?

Errore #5 - Non si scatta in formato RAW

 

 

Il formato JPEG è un formato familiare che non richiede post elaborazione e che permette l’immediata condivisione delle immagini sui social. Il problema è che i file JPEG vengono interpretati dalla fotocamera. Ciò significa che mentre impostazioni come la temperatura del colore e l'esposizione sono impostate in base alle impostazioni della fotocamera, la fotocamera elaborerà l'immagine per regolare i neri, il contrasto, la luminosità, la riduzione del rumore e la nitidezza.

Il file verrà quindi compresso in un JPEG. Ma poiché l'immagine è stata modificata, compressa e salvata come JPEG, le informazioni nella fotografia originale vengono scartate e non possono essere recuperate. Ciò limita la quantità di modifiche che è possibile eseguire con l'immagine in fase di post-produzione.

I file RAW, d'altra parte, non sono compressi e non sono elaborati. Anche se appaiono più piatte e più scure delle immagini JPEG, conservano tutte le informazioni registrate nell'immagine originale.

Ciò consente molta più flessibilità in fase di post-produzione, consentendo di assumere il pieno controllo sulle regolazioni che si desidera applicare a una fotografia. Il formato RAW è però molto più vorace in termini di memoria utilizzata. Assicurati di avere più schede di memoria del formato giusto, soprattutto nelle sessioni fotografiche più lunghe.

Errore #6 - Lavorare in modalità automatica

La modalità di esposizione automatica significa che la velocità dell'otturatore, il diaframma e ISO sono impostati automaticamente dalla fotocamera per una determinata situazione, lasciandovi quindi premere il pulsante di scatto e passare alla ripresa successiva.

Ma cosa succede se vuoi avere più controllo sulle tue immagini? Il più grande vantaggio di scattare in modalità manuale (o modalità priorità otturatore / diaframma) è il controllo creativo. In modalità automatica, inoltre, la fotocamera non espone sempre correttamente, quindi è possibile ritrovarsi con immagini sottoesposte o sovraesposte.

Scegli invece una modalità semi-automatica

Non è necessario scattare completamente manuale per controllare meglio le immagini. Le modalità Priorità di Diaframma e Priorità dei Tempi consentono di selezionare e regolare l'apertura o la velocità dell'otturatore mentre la fotocamera compensa per darti la giusta esposizione.

Usando Priorità di Diaframma, hai molto più controllo sulla profondità di campo nell'immagine, che determina la quantità di messa a fuoco dell'immagine. Questo è utile per molti generi, dalla ritrattistica alla fotografia paesaggistica, cambiando la dinamica delle immagini in base alla situazione e alla profondità delle foto. Essere in grado di prendere il controllo del movimento in un'immagine consente un margine di manovra molto più creativo.

L'effetto movimento è stato a lungo utilizzato per rendere le immagini più dinamiche. Pensa alle cascate con acqua fluente e paesaggi urbani temporali, oltre al movimento intenzionale della telecamera.

Mentre la modalità di esposizione automatica è utile e spesso efficace, fare affidamento solo su Auto consente di sprecare il tuo potenziale fotografico creativo. Sperimentare con lo scatto in modalità manuale o con priorità di tempi o diaframmi significa che puoi veramente conoscere la tua fotocamera e sfruttare le sue possibilità artistiche.

Errore #7 - Sbagliare tempo di scatto

Ogni scena e ogni soggetto richiedono dei tempi di scatto differenti quindi ricordati sempre di regolarli in base a ciò che vuoi comunicare.

Una macchina sportiva può essere ripresa con tempo di scatto veloce (es. 1/2000s) per congelare un’istante, o con uno lento (1/60s) per creare un effetto “panning” in cui la vettura risulta nitida ma lo sfondo è mosso.

 Errore #8 - Non eseguire il backup dei file

 

 

Questo non è tecnicamente un errore di impostazione della fotocamera, ma se hai solo una copia delle tue immagini su un disco rigido, basta un piccolo problema del disco e avrai perso tutte le tue immagini, e questo per sempre! Il consiglio è quindi di avere sempre uno o due back-up delle tue foto su un altro hard disk o su un servizio di archiviazione cloud. Questi sono soldi ben spesi!

Errore #9 - Costruire inquadrature molto piene 

È il tipico errore di chi non ha grande familiarità con la composizione e ha ancora poca esperienza: scattare scene oltre modo affollate. 

Non mi stancherò mai di ripeterlo, in fotografia MENO E’ MEGLIO!  

Errore #10 - Scattare ritratti con focali corte

Chi comincia spesso sottovaluta l’impatto che le focali corte hanno sulla prospettiva e non tiene conto delle distorsioni che introducono, riducendo così molti ritratti a vere e proprie caricature. 

Errore #11 - Scattare sempre in orizzontale

È l’errore tipico del principiante, che però si protrae spesso anche quando il fotografo non è più alle prime armi.

Un po’ è dovuto alla pigrizia, un po’ alla poca consapevolezza, sta di fatto che l’80% delle fotografie vengono scattate in orizzontale.

Osiamo! Proviamo a ruotare la macchina e scattiamo in verticale! Non ci succederà nulla di grave o di irreparabile.

Errore #12 - Scattare sempre all'altezza degli occhi 

Vedi sopra… come per l’orientamento, anche il punto di ripresa molto spesso per il principiante si traduce in altezza occhi.

Proviamo ad abbassarci o ad alzarci. I nostri scatti ci ringrazieranno!

 


 

Errore #13 - Scattare solo quando fuori c'è il sole 

Pur che l’attrezzatura sia protetta, possiamo uscire anche con la pioggia o con la neve. Scattare con il maltempo produce fotografie molto interessanti.

Errore #14 - Concentrarsi soltanto al centro dell’inquadratura

…. e dimenticare oggetti che non c’entrano nulla disseminati qua e là, ai bordi dell’inquadratura.
È un errore piuttosto comune, in parte dovuto alla fretta, in parte dovuto all’inesperienza, ma è bene lavorarci sopra per evitare di continuare a commetterlo – è uno di quegli errori più difficili da debellare.

 


 

Errore #15 - Posizionare sempre il soggetto al centro e non comporre l'immagine

Il marchio di fabbrica del principiante, che non conosce le regole della composizione fotografica.

Uno dei fattori principali che contraddistingue una foto unica da una banale è la composizione, ovvero il posizionamento nella scena dei soggetti che vogliamo riprendere.

Esistono varie tipologie di composizione (sezione aurea, regola dei terzi, linee diagonali…) e ciascuna aiuta a condurre l’occhio dello spettatore nei punti di maggiore interesse decisi dal fotografo.

Per imparare a comporre ti suggerisco il bellissimo libro L’occhio del fotografo.

Errore #16 -  “Tagliare” gli arti

Lo so, può suonare male ma uno degli errori più frequenti dei fotografi è quello di “tagliare” gli arti delle persone riprese.

Scattando un ritratto infatti spesso ci concentriamo sol

o sul viso del soggetto e dimentichiamo braccia, dita, caviglie e piedi che vengono esclusi o lasciati a metà sui bordi della foto.

Per non commettere quest’errore quindi fai attenzione a tutta la scena che stai osservando e se dovessi sbagliare correggi subito l’errore e scatta di nuovo. 

Errore #17 -  Scattare troppe foto

Le fotocamere moderne permettono di scattare raffiche di foto velocissime; se non sei un fotografo sportivo evita però di fotografare lo stesso soggetto 50 volte.

Un’eccessiva quantità di foto ti fa sprecare tempo nell’acquisizione, nella selezione degli scatti migliori e ti occupa una quantità di memoria esagerata.

Un altro aspetto tenere in considerazione è che lo scatto compulsivo ti “estranea mentalmente” dalla scena perché l’attenzione si sposta dal soggetto al premere il tasto di scatto di continuo.

Ricordati “less is more”.

Errore #18 -  Scattare in orari sbagliati

Qualunque sia il tuo genere fotografico impari subito che certe foto si fanno solo in determinati orari della giornata.

Se è facile capire che non puoi riprendere un tramonto a mezzogiorno, è più difficile comprendere perché è meglio non fare un ritratto a mezzogiorno.

La luce solare cambia durante la giornata: è morbida e delicata all’alba e al tramonto mentre diventa più dura a metà giornata. Quando il sole è alto in cielo crea dei contrasti tra luci e ombre molto forti e tende a renderei colori meno vivaci.

Per ottenere gli effetti migliori quindi devi sfruttare la “golden hour” svegliandoti presto al mattino o aspettando il calar del sole.

 


 

Errore #19 - Non pianificare lo scatto

Se non vuoi trovarti davanti a un tramonto incredibile e pentirti di non aver portato un grandangolo ricordati di pianificare l’uscita fotografica!

La pianificazione non riguarda soltanto l’attrezzatura fotografica da portare (quali e quanti obiettivi, batterie e schede SD di riserva, accessori vari) ma anche elementi secondari importantissimi come il cibo, l’abbigliamento giusto o il meteo previsto.

Alcune mancanze oltre a impedirti di non ottenere lo scatto desiderato possono anche metterti in pericolo (per esempio un temporale improvviso) quindi organizzati sempre prima di uscire!

Errore #20 -  Nessuna post produzione o troppa post produzione

Vedo molto spesso scatti che, con piccole modifiche, potrebbero diventare capolavori ma che non vengono post-prodotti perché l’autore è contrario al fotoritocco.

Quello che è difficile far capire è che qualunque Jpeg esce dalla fotocamera è un’immagine già modificata!

La scelta quindi non sta nell’essere favorevoli o contrari alla post-produzione, ma scegliere se farla noi o lasciarla fare alla fotocamera tramite un algoritmo (creato da ingegneri giapponesi) basato su situazioni standard. A te la scelta.

Non bisogna, però, neanche cadere nell'errore opposto. Se visiti spesso i social o i siti di fotografie ti sarà capitato di vedere una foto e pensare “Oh no, questa foto è stato postprodotta malissimo”.

Alcuni fotografi si lasciano prendere la mano quando modificano le proprie foto: alzano la saturazione a livelli osceni, aumentano la nitidezza creando bruttissimi artefatti o aggiungono dominanti di colore che non c’entrano con la scena ripresa.

 


InsightAgency

Come scrivere l'about page migliore di sempre?

 


Dell'about page, mi sono già occupato, quando vi ho proposto tre esercizi creativi + 1 per scriverla, oggi ritorno a parlarne, perché penso che l’about page sia la pagina più complessa da scrivere di un sito: è un contenuto che richiede grande consapevolezza di sé e del proprio lavoro, capacità di guardarsi dall’esterno, conoscenza del pubblico che si ha di fronte.

Immagina di metterti davanti a uno specchio e provare a fare un ritratto di te stesso: ok, al di là delle capacità artistiche…è difficile, non è vero? Questo perché ognuno di noi fa fatica a vedersi con occhio clinico: si tende a minimizzare i difetti (vedendoli più grandi di quello che sono) e a mettere in risalto quello che più piace (occhi grandissimi, mascella volitiva, labbra da bambolina, naso alla francese).

Per l’about page le insidie sono le stesse ma, se riesci a superarle, è fatta: in poche righe riuscirai a trasmettere fiducia, creare empatia con chi legge, invogliare a compiere un’azione specifica (ricordi le call to action?).

Mi imbatto ancora, ahimè, in about page noiosissime fatte di frasi come:
«Fondata nel 2004 e sita nel cuore della città di Napoli…» (secondo te al lettore interessa sapere l’anno di fondazione come primo dettaglio?)
o
«Azienda giovane e dinamica, offre ai suoi Clienti servizi su misura…» (giovane e dinamica, servizi a 360 gradi, e bbasta!)
o ancora
«L’azienda ha la possibilità di soddisfare ogni tipo di richiesta. Tutto in base alle esigenze del cliente…» (mi costruisci anche l’Interprise per andare su Vulcano con James Kirk?).

In uno dei prossimi articoli, parleremo ancora di about page, per evidenziare gli errori da evitare se non si vuol far di tutto per NON farsi scegliere.

Ma oggi, vediamo insieme, invece, quali sono le informazioni che ci devono essere per creare un about page che si fa notare.

Azienda = persone

Ti ricordi che cos’è un about page? È la pagina chi siamo di un sito: dentro ci sono informazioni sul marchio e sul tipo di attività che svolge.

Se hai un’azienda, evita di presentarla come un’entità a sé, come se si trattasse di un estraneo con cui hai a che fare poco o niente.

Ricorda che dietro a un’azienda ci sono persone. Persone che hanno avuto l’idea ambiziosa di crearla, persone che la fanno andare avanti e che ne condividono valori, ideali, competenze.

Abbandona i toni freddi e distaccati della terza persona singolare e abbraccia il “noi” per entrare in sintonia con il lettore.

Se sei un libero professionista, of course, parla pure di te in prima persona.

Ricordati anche di aggiungere una foto di te (o del gruppo di lavoro). Questo perché:

  • chi legge si farà un’idea di che tipo di persona sei;
  • collegare un volto a un’immagine aiuta le persone a riconoscerti quando vi vedrete dal vivo.

Non serve avere una foto da catalogo di moda: ok a presentarsi in modo curato ma senza esagerare. Fatti vedere per quello che sei in modo spontaneo, altrimenti rischi di creare false aspettative a chi c’è al di là dello schermo.

Non aver paura di spiegare

Per te, che conosci bene il tuo settore perché ci sei dentro anema e core, molte cose sono scontate.
Per i tuoi clienti, invece, non è così. Soprattutto se il tuo mestiere è spesso farcito di inglesismi poco familiari.

Ancora di più se decidi di affibbiarti un titolo lavorativo creativo per distinguerti (vedi, ad esempio, Gioia Gottini, coltivatrice di successi, che però spiega benissimo di che cosa si occupa).

Che fare? Chiarezza. Chiarezza. Ancora chiarezza. Descrivi il più possibile, usa parole semplici senza aver paura di cadere nel banale.

Lasciati ispirare da quello che diceva Einstein:

Non hai veramente capito qualcosa finché non sei in grado di spiegarlo a tua nonna

Un buon inizio? Parti da chi sei, che cosa fai e per chi lo fai.

«Sono Umberto Mazza, direttore creativo della Insight Agency. Con la creatività aiuto professionisti e aziende a comunicare in modo efficace la loro attività e i loro prodotti».
oppure
«Siamo la Insight Agency, siamo italiani e dal 2006 ci occupiamo di comunicare ciò che fai. Lo facciamo con semplicità ed immediatezza, con chiarezza e creatività, sempre partendo però da ciò che ti rende davvero unico, te stesso, le tue idee, i tuoi valori».

Il cliente è il cuore della tua about page

Pensaci bene: perché bisogna farsi un mazzo tanto per scrivere bene o migliorare la propria about page?
Perché è in questa pagina che ti giochi gran parte delle tue possibilità di farti scegliere da un potenziale cliente. Di solito, le persone arrivano all’about page del tuo sito perché:

  • hanno letto un tuo blog post e vogliono conoscere chi l’ha scritto;
  • sono interessate ad acquistare un tuo servizio;
  • qualcuno ha parlato bene di te e vogliono approfondire chi sei.

È proprio qui che devi convincere chi legge che sei tu il professionista giusto, non tanto perché sei bravo (anche, certo), non perché hai esperienza da vendere (anche), ma soprattutto perché conosci bene i bisogni dei tuoi clienti e sai come risolverli.

È questo il nodo da sciogliere: molti pensano che l’about page debba essere un contenuto autoreferenziale, dove si parla di sé. Sbagliato. L’about page è il posto dove parli del tuo pubblico, in cui racconti problemi, soluzioni, che cosa ottengono le persone se decidono di lavorare con te.

Vai oltre

Ti è mai capitato di leggere delle about page ben scritte, interessanti, ma il finale ti ha lasciato a bocca asciutta?

Succede in quelle pagine che non contengono i cosiddetti inviti all’azione.

Prova a vestire i panni del destinatario che arriva sulla tua about page: dentro trova tante informazioni interessanti su chi sei, cosa fai, come lo fai. Approfondisce e si rende conto che da quello che scrivi sei la persona che stava cercando da tempo. Sembra anche, dal tono di voce che usi e da come comunichi, che siate sulla stessa lunghezza d’onda.

Benissimo. Poi? Poi l’about page si conclude in modo inconcludente (perdona il gioco di parole).
Non c’è nessun percorso, nessun link, nessuno stimolo a fare qualcos’altro. Che peccato!

Chiudere un about page non è così difficile, per esempio nella nostra abbiamo scritto:
«E adesso? Ci sono molti modi per lavorare insieme: puoi contattarci per chiederci un preventivo oppure puoi  prenotare una call per incontrare Umberto Mazza, il nostro direttore creativo. Se invece preferisci  scoprire come migliorare la tua comunicazione, puoi farlo leggendo il nostro blog».
Chiaro, semplice, efficacissimo.

Crea empatia

Quando incontri qualcuno di nuovo e gli stringi la mano, a pelle ti rendi subito conto se quella persona ti piace o se, invece, è meglio starle alla larga perché hai il sentore che non andrete d’accordo.
Potrà sembrarti strano, ma anche online è lo stesso. A parità di offerta, due professionisti che fanno lo stesso lavoro, vengono scelti o non scelti in base a quanto le persone si sentono vicine a loro.
Come si sente questa vicinanza? Da piccole cose che non sono per nulla trascurabili come:

  • il tono di voce;
  • i tratti che avete in comune e cioè le informazioni che dai su di te, correlate al tuo lavoro, che aiutano a farti conoscere come persona oltre che come professionista (appassionato di vela o amo viaggiare non ha molto senso, ma che tutti i lunedì prima di iniziare a lavorare fai una sessione di yoga inizia a essere più interessante).

Quando scrivi la tua about page inserisci alcune informazioni che aiutano a definirti come persona oltre che come professionista, sempre legate, però, alla tua attività.

Per spiegarti cosa intendo, ecco un passaggio dell’about page di Valentina Masullo:
«Ho studiato informatica e poi sono scappata da una vita da dipendente statale per non perdere l’occasione di continuare a crescere come persona e come professionista».

 Vedi? Valentina non racconta di passioni o hobby, mette degli elementi personali legati alla sua attività da freelance che dicono tra le righe molto del suo carattere: ha mollato il posto di lavoro, questo fa pensare a lei come una persona decisa, determinata, pronta a rischiare per qualcosa in cui crede.

Come scrivere l’about page, ricapitoliamo

Che fatica, eh, scrivere l’about page?
Vero, verissimo, ma proviamo a tirare le fila:

  • se hai un’azienda ricordati di raccontarla come una persona, usa il noi senza problemi;
  • scegli una foto che ti rappresenti, se siete un team pensate a un bello scatto di gruppo;
  • spiega tutto, anche quello che per te è banale;
  • presentati, racconta cosa fai e per chi;
  • metti il cliente al centro: parla dei suoi problemi e di quanto sei bravo a risolverli;
  • non abbandonare il lettore sul più bello, invoglialo a proseguire nella navigazione del tuo sito andando alla scoperta di prodotti e servizi;
  • fai vedere chi sei: comunica attraverso un tono di voce che ti rappresenti e inserisci qualcosa di te che sia uno stimolo per creare relazione.

Bene, ora mettiti al lavoro: rileggi la tua about page e migliorala seguendo queste indicazioni.
Come sempre, se hai bisogno di aiuto, eccoci qui.

 

InsightAgency

Cos'è il link building e come si fa per la SEO off-page.

 


La link building rappresenta il cuore della SEO off-page, l’attività di ottimizzazione per i motori di ricerca che punta a ottenere collegamenti ipertestuali da siti web con dominio differente dal tuo. Questo è utile per migliorare il ranking del sito.

Facciamo link building perché ci permette di posizionare un sito web. Lo puoi fare scrivendo articoli interessanti, lavorando sul content marketing e puntando sul rapporto tra digital PR e SEO. Come guadagnare link senza nofollow? È così difficile ottenere delle menzioni? Ecco la guida della Insight Agency alla link building SEO.

Cos’è la link building, una definizione

La link building è un insieme di tecniche, guidate da una strategia, per ottenere link in ingresso. Ovvero backlink. L’obiettivo è quello di aumentare il posizionamento nella serp dei motori di ricerca. Tutto questo è alla base della SEO off-page.

Costruire una rete di collegamenti ipertestuali è importante. Il motivo è semplice: i link in ingresso (inbound) sono un segnale utile per influenzare la visibilità su Google. Rappresentano un fattore di posizionamento SEO molto importante.

Avere una buona strategia di link building è importante soprattutto per i progetti in contesti molto competitivi. Ma deve essere accompagnata da una buona attività di content marketing e SEO on-page con keyword research e gestione della struttura.

Perché è importante fare link building?

I link per Google sono un segnale di qualità. Se un sito web riceve tanti link da parte di portali attinenti, a tema e di qualità vuol dire che le pagine che hanno ricevuto queste menzioni – e quindi il dominio che le ospita – sono utili per l’utente.

La link building è importante perché i collegamenti in ingresso consentono di posizionare meglio il tuo sito web. I link sono un fattore di ranking, ma non basta ottenere menzioni di qualche tipo per avere un buon risultato. Devi valutare con grande attenzione la qualità delle menzioni se vuoi realmente fare la differenza.

Relazione tra link building e Pagerank

La link building influenza un elemento che porta il nome di Pagerank (dal fondatore di Google, Larry Page) che è, in sintesi, il valore numerico da 0 a 10 che indica il valore di una pagina in base alla qualità e alla quantità dei link che riceve.

 


Il calcolo del PageRank non è un mistero, c’è una formula che consente di avere il valore di ogni sito web e pagina. C’è da dire, però, che non è così agevole.

Soprattutto per chi ne sa poco di matematica. Un tempo il PageRank veniva misurato dalla linea verde del browser, poi questo sistema è stato abolito ma non il valore in sé che può essere recuperato da uno dei tanti PageRank checker online.

Differenze tra earning e building

Uno dei punti essenziali da chiarire: c’è una distanza fondamentale tra link building ed earning. Spesso questi passaggi vengono trattati come sinonimi, in realtà c’è una differenza soprattutto ideologica. La link earning lavora soprattutto sul contenuto.

 


 

Quindi permette di ottenere link grazie alla pubblicazione di elementi utili a chi inserisce il collegamento. Il concetto di building, invece, si lega inesorabilmente a qualcosa di meccanico e automatizzato. Che non riguarda le pubblicazioni.

Ad esempio nelle strategie di link building trovi il lavoro di PBN (private blog network) e di acquisto domini scaduti per creare siti che linkeranno al tuo. La mia idea personale? Stai camminando su un campo minato che devi saper gestire.

Questo a causa delle possibili azioni penalizzanti da parte di Google. Oggi, parere personale, lavorando sulla sintesi tra strategie di content marketing e digital PR puoi fare un buon lavoro di link building. Ma bisogna fare attenzione agli effetti.

Link building SEO secondo Google

Un argomento importante per chi inizia a lavorare in questo settore: come fare link building secondo Mountain View? Molto semplice: non la puoi fare.

O meglio, secondo Google devi guadagnarti i link in modo naturale. In più riprese e su guide differenti il motore di ricerca sottolinea due punti: i link sono importanti per il posizionamento ma non è una buona idea. Ecco cosa dice nella pagina dedicata:

Tutti i link creati per manipolare il PageRank o il ranking di un sito nei risultati di ricerca di Google potrebbero essere considerati parte di uno schema di link e quindi una violazione delle Istruzioni per i webmaster di Google.

Ciò che fa veramente la differenza è l’acquisto di link: chi paga per ricevere menzioni rischia grosso. Ma non solo, chiunque manipoli i collegamenti in ingresso per un lavoro artificiale di SEO off-page punta verso la punizione di Big G.

Penalizzazione manuale del sito

Nel momento in cui viene individuato un pattern di irregolarità puoi ricevere un’email nella Search Console nella quale ti avvisano di aver rilevato un’irregolarità.

A quel punto hai la possibilità di far rientrare il problema eliminando i link incriminati e segnalando il lavoro svolto. Che deve essere accettato, altrimenti la segnalazione viene rimandata al mittente. Questo avviene se compri o vendi link.

Penalizzazione algoritmica (Google Penguin)

Google può tagliare le gambe al tuo sito anche in modo diverso, ad esempio con l’applicazione delle regole a livello di algoritmo. Che sono molto più restrittive dopo l’applicazione di Google Penguin, aggiornamento che ha imposto ai SEO di lavorare sui link di qualità. Evitando sovraottimizzazioni soprattutto lato anchor text.

Come funziona il tool di Google per disconoscere i link.

Uscire da una penalizzazione Google Penguin non è facile, hai bisogno del contributo di un esperto SEO per analizzare il profilo link, individuare quelli malevoli e procedere con un’eliminazione forzata. Anche con l’aiuto del Disavow Tool di Google.

Vale a dire uno strumento nella search console per rinnegare i link legati ad azioni di negative SEO o di siti web con webmaster che non rispondono alle tue esigenze.

Pianificare la link building per la SEO

Uno degli errori: iniziare a fare link building senza avere una buona base di partenza. In primo luogo hai bisogno di un sito web strutturato in modo da far scorrere il link juice, il risultato del lavoro ottenuto grazie ai backlink, in tutto il sito web. 


 

Quindi devi creare una struttura piramidale in modo da poter fare in modo che i risultati siano ben distribuiti. Al tempo stesso questo lavoro sulla struttura del portale ti consente di individuare delle pagine obiettivo – quelle che monetizzano, di solito – che dovrebbero giovare del lavoro impostato dalla link building.

Tutto questo va di pari passo con la definizione di un buon profilo link: quando organizzo le tecniche da mettere in gioco nella campagna di link building devo valutare dove far atterrare i link e che tipo di collegamento ottenere.

Ottenere link va bene, ma non devono essere tutti dofollow. Servono anche link nofollow di qualità e che portano traffico. Magari alcuni con attributo UGC (user generated content). In buona sintesi bisogna organizzare:

  • Pagine di atterraggio (home, articoli, categorie, landing).
  • Attributo (con o senza nofollow, UGC, sponsored).
  • Anchor text (brandizzato, assoluto, chiave specifica, chiave generica).
  • Fonte del link (testuale, immagine, bottone).
  • Tempi di crescita della link building.
  • Fonte di riferimento e pagine dalla quale si linka.

Google riconosce dei pattern, scenari simili nel corso del tempo. E tende a penalizzare chi fa una link building artificiale, schematica, con tempi rapidi e da siti web non a tema. Magari sempre senza nofollow e basata su anchor text commerciali. Quindi su exact match query, chiavi di ricerca che coincidono con il testo di ancoraggio del link.

Google non ama ciò che si presenta in modo innaturale, non vuole che usi siti per comprare link e tende a penalizzare chi lavora con una link building fai da te troppo aggressiva.

I link nofollow sono utili alla link building?

Di base no, l’attributo nofollow non fa passare segnali utili alla SEO. Questa è la regola base ma una buona strategia di link building non disdegna l’acquisizione di backlink di qualità con questa caratteristica. In parte perché un profilo link naturale è caratterizzato da diversi link nofollow. Ma poi un collegamento ipertestuale di qualità, con menzione brand e alto volume di traffico referral è sempre utile.

In quanto tempo devo acquisire link?

Il processo di acquisizione dei backlink deve essere spalmato nel tempo in modo da sembrare naturale. C’è da dire però che Google riconosce il fatto che determinati business, tipo le aziende che organizzano eventi, possono avere delle condizioni in cui si ritrovano ad avere tanti link in momenti rapidi.

Chi deve fare la link building?

Di solito deve occuparsi di quest’attività una figura specializzata o meglio ancora una link building agency. Vale a dire un team di persone in grado di analizzare il profilo link già ottenuto, pulire da eventuali link spam e impostare una strategia per ottenere menzioni, citazioni e collegamenti ipertestuali di qualità.

Esiste anche una link building interna

Sì, i SEO expert fanno un buon lavoro di costruzione della struttura link interna. In questo modo è possibile dare dei segnali importanti a Google per far capire quali sono le pagine più importanti per il proprio progetto editoriale. In questo caso però mancano una serie di errori della link building come quelli legati all’anchor text.

Quanto costa la link building?

Una buona campagna di link building può costare anche 1.000 euro al mese, molto dipende dal settore e dalla competitività. L’importante è non puntare al risparmio: una link building di scarsa qualità può portare a pesanti penalizzazioni.

Come fare link building: le tecniche

Con collegamenti editoriali, menzioni spontanee, all’interno delle pagine e non nelle aree come footer e sidebar. O nelle pagine partner. Ma non bisogna improvvisare: l’errore più grande è quello di lavorare solo nella direzione della quantità.

 


Come puoi vedere nell’immagine in alto c’è una grande relazione tra autorevolezza del dominio di chi ti linka e posizione su Google. La serp è di chi riesce a fare link building SEO di qualità. Ma è anche vero che il numero di referral è importante.

Nel senso, se ti linka 1.000 volte lo stesso dominio è irrilevante: devi avere link da siti differenti. E di qualità. Ma soprattutto contestualizzati, legati al tuo mondo. 

 


Non basta ottenere tanti link per avere dei risultati. Ecco alcune tecniche che puoi sfruttare per attivare la tua campagna di link building in chiave SEO.

Pubblica notizie

Un buon modo per ottenere link in ingresso senza pagare, quindi rispettando il concetto espresso da Google rispetto alla naturalità dei collegamenti, riguarda la capacità di essere fonte della notizia. E informare il tuo pubblico di riferimento.

Quindi devi essere una fonte. Per farlo è necessario riportare qualcosa di nuovo, utile e interessante. Una delle tecniche più efficaci: la campagna di digital PR per pubblicizzare un evento. Puoi organizzare anche un’attività local, sul territorio.

Tipo un ciclo di seminari in un coworking o un workshop gratuito. Poi scrivi un comunicato stampa e lo mandi a giornalisti, blogger ed esperti del settore. Lo pubblicheranno tutti? No, però devi curare i rapporti: i link in questo modo arrivano.

Regala qualcosa

Non esiste un regalo gratuito, tutto contempla una contropartita e un sentirsi in obbligo. Questa è la teoria del dono di Marcel Mauss, etnografo francese. E ti assicuro che vale anche per fare link building gratis. Questa è la procedura da seguire:

  • Studia le esigenze del pubblico.
  • Studia una landing page.
  • Crea qualcosa di speciale tipo:
    • Ebook.
    • Tool.
    • Documenti.
    • Ricerche.
    • Dati.

La pagina di atterraggio è importante perché servirà a ottenere i collegamenti. Ma la strategia di link building non è tutto: con la landing page puoi organizzare anche advertising su Facebook e altre attività gestite dal social media manager.

Pubblica infografiche

Scrivere una buona headline è importante per il tuo articolo ma non sufficiente: per creare un post di qualità hai bisogno, spesso e volentieri, di infografiche.

Che sono anche un’ottima fonte per fare link building gratis. Perché c’è chi mette i collegamenti in modo spontaneo e altri che hanno bisogno di un aiutino. Magari hanno usato il lavoro e non hanno linkato: come scovare queste persone?

Basta fare un lavoro di reverse search con Google Immagini. Una volta inserita l’infografica sul motore di ricerca trovi le persone che hanno usato il tuo lavoro senza permesso: ora devi scrivere l’email e ricevere backlink gratis in quantità.

Crea discussione

Per ottenere un post di successo e fare link earning devi invogliare le persone a continuare il discorso. Per esempio puoi chiudere l’articolo con una call to action che inviti le persone a implementare i contenuti attraverso i commenti.

Non è sufficiente. Il vero lavoro di link building si manifesta quando crei un articolo che divide il pubblico con posizioni forti. Il post democristiano, quello che dà ragione a tutti e a nessuno, non fa rumore. Se cerchi backlink devi fare rumore.

Ciò significa prendere posizioni scomode, ma significative. Forti. Il rischio è quello di essere criticato da chi non la pensa come te. Ma puoi anche guadagnare il rispetto e l’ammirazione di una parte di pubblico. Che parlerà di te, citerà il tuo lavoro.

Guest blogging

Uno dei modi più semplici per ottenere link in ingresso senza aspettare che arrivi dal cielo: pubblica un guest post su un sito del tuo settore. Per farlo basta fare una ricerca su Google e individuare blog che affrontano il tuo argomento base.

Li contatti e chiedi se è possibile lavorare in questa direzione. In realtà dietro ci sarebbe una strategia da affrontare: devi capire come scegliere il blog che pubblicherà il contenuto e in che modo scrivere un guest post di qualità..

Ma, soprattutto, ricorda che guest blogging rientra tra le possibili tecniche penalizzanti secondo Matt Cutts: non vuol dire nascondere l’acquisto di link.

Google è molto attento a questo punto e tende a penalizzare i siti che fanno grandi campagne di guest blogging con testi di scarsa qualità e anchor text commerciali. Insomma, si può fare ma con moderazione e attenzione alla qualità.

Crea un blog

Ci sono mille modi per fare link building SEO ma il più efficace se si tratta di contenuti riguarda la capacità di scrivere articoli capaci di dare definizioni base.

Questo vuol dire capire come le persone usano le keyword per cui volete essere trovati. Scardina gli archivi dei vari SEO tool, come il sempre utile Answer The Public, per farti un’idea e per ottimizzare il tuo articolo in chiave SEO copywriting. E magari variare nelle pubblicazioni del blog.

Se vuoi ottenere buoni link in ingresso pubblica articoli capaci di farsi trovare, rispondere alle domande degli utenti e risolvere problemi comuni. Insomma, devi lavorare sui contenuti di qualità.

Avere un ritmo di pubblicazione alto non vuol dire avere successo su questo punto di vista. Come puoi vedere da questa grafica di Backlinko, non sono i post casuali a prendere grandi quantità di link ma soluzioni come le liste puntate e i tutorial.

 


Quanti articoli pubblicare a settimana? Dipende, se vuoi fare un lavoro di link earning (guadagnare collegamenti grazie alla qualità dei contenuti) io direi di abbassare il ritmo e puntare sulla qualità di ciò che scrivi. Per poi fare altri lavori.

Blogger outreach e digital PR

Questo è il miglior incontro tra content marketing e link building. I puristi diranno che questa non è un’attività di costruzione della rete di collegamenti, ma io credo che si debba pur lavorare in modo da evitare le penalizzazioni e i controlli di Google.

Quindi, come procedere? Ovviamente dalla creazione di un contenuto esclusivo. Qualcosa che valga la pena linkare, come una guida molto approfondita o una ricerca con dati proprietari. O magari un ebook o un tool gratuito. Poi bisogna:

  • Individuare i siti e i blog che potrebbero far comodo al tuo progetto.
  • Contattarli con un’email per suggerire il possibile contenuto da linkare.
  • Sviluppare relazione con il blogger per capire come ottenere i vantaggi.
  • Monitorare i risultati e registrare i link in entrata.

Un’alternativa può essere quella di suggerire di linkare la tua risorsa in una pagina precisa. Ad esempio, puoi individuare i link rotti con Screaming Frog e suggerire di aggiustarli con qualcosa che ti appartiene. Oppure puoi seguire il mio esempio.

Link rotti

Una delle migliori strategie per fare link building in SEO: fare un’analisi dei link rotti nei portali che ti interessano per ottenere informazioni sui collegamenti ipertestuali che puoi suggerire per eventuale sostituzione.

Programmi come Broken Link Sleut consentono di analizzare i siti web che ti interessano e individuare le pagine con link rotti. Fai un’analisi di eventuali risorse che hai a disposizione e che puoi usare per sostituire, poi contatta il proprietario con un’email

Ciao, ho visto che in questa pagina [link] c’è un collegamento rotto [qui metti il link non funzionante]. Se vuoi, puoi sostituirlo con questa risorsa che ho preparato un po’ di tempo fa [link al tuo articolo]. Se non lo ritieni opportuno nessun problema, fammi sapere in ogni caso. A presto.

Si tratta di un’email semplice e amichevole, senza forzature. Puoi usare questa tecnica di link building in qualsiasi momento, non è molto veloce nella sua attuazione ma può dare buoni risultati se valuti con attenzione le pagine web.

Migliori software per trovare link

Chiaro, tutto questo non si può fare a mani nude. C’è bisogno dell’aiuto di uno o più SEO tool Google per scoprire quali sono i siti da intercettare e contattare per una buona attività di link building. Vale la pena ricevere un collegamento da quel sito?

Può darti dei vantaggi? Ha dei buoni segnali lato SEO? Lo puoi scoprire grazie all’aiuto di alcuni strumenti pensati proprio per la tua strategia di link building.

Open Site Explorer

Il primo nome che ti suggerisco: Moz, uno dei migliori SEO tool per individuare i link che ti hanno menzionato, comprendendo anche Page e Domain Authority.

Vale a dire una scala da 1 a 100 sviluppata per valutare la possibilità di posizionamento contemplando una serie di fattori. Come i link in ingresso.

Majestic e Ahrefs

Due tool che hanno fatto la storia nel settore link building, per quanto riguarda la possibilità di trovare siti utili al tuo universo e per valutare la tua SEO off-page.

Tra gli strumenti di Ahrefs, oltre a quelli di keyword research, trovi quelli di site explorer e SEO audit con analisi del backlink profile così scopri quali siti web hanno inserito collegamenti al tuo progetto e a quello dei competitor su internet.

 


Questo per valutare la qualità del profilo link. Una soluzione simile si presenta con Majestic che può contare su strumenti altrettanto avanzati come Site Explorer, verifica IP di provenienza dei link, Trust Flow, Historic Index e report personalizzati.

Tool gratis: Uberdsuggest

Questo tool ben noto a chi fa SEO copywriting consente anche di analizzare il profilo link dei siti analizzati. Con Ubersuggest puoi avere informazioni importanti sulla pertinenza e la validità di un eventuali portale dal quale ricevere un collegamento.

Semrush e SEOzoom

Semrush, uno strumento a pagamento che consente di avere informazioni avanzate soprattutto rispetto ai competitor e ai blog che si posizionano meglio rispetto alle parole chiave che ti interessano. Grazie a questo tool puoi valutare parametri importanti:

  • Zoom Authority.
  • Tust del dominio.
  • Numero di link.
  • Autorevolezza dei link.
  • Link tossici

In questo modo è facile organizzare il lavoro di Digital PR/SEO per individuare, scoprire e contattare eventuali siti per la tua strategia di link building.


 In questo settore suggerisco anche Seozoom, soluzione alternativa a Semrush e utile se lavori soprattutto nel settore italiano. Gli strumenti a disposizione sono simili.

Tecniche di link building fai da te dannose

Oggi, lavorare sulla costruzione di un profilo di collegamenti adeguati è importante. I link di qualità funzionano. Ma ci sono ancora idee errate su questo lavoro. Quali sono le tecniche di link building da evitare e, potenzialmente, dannose?

  • Usare commenti per inserire link con anchor text commerciale.
  • Scambio di link massimo: io linko te e tu linki me, meglio di no.
  • Evita e rinnega qualsiasi link da siti spam e con contenuti borderline.
  • Acquisire link velocemente e con lo stesso anchor text commerciale.
  • Ignorare l’importanza dei link nofollow nel profilo dei collegamenti.
  • Ottenere link da sidebar e footer (side-wide).
  • Non sovra-ottimizzare gli anchor text dei link che inserisci.
  • Non fare guest blogging di massa su siti off-topic e con contenuti scarsi.
  • Pubblica comunicati stampa e contenuti riciclati su altri siti.
  • Fare link building da directory e article marketing di bassa qualità.
  • Pensare di poter creare un Blog Private Network (PBN) (in realtà è molto difficile).
  • Comprare link: questo è l’errore base da evitare.

Ovviamente quest’ultimo punto verrà sempre contestato e rivalutato. Si può acquisire un link, nel 2021 in Italia, senza comprarlo? Posso rinunciare ai siti di link building?

Esempio di link building concreta

Ho un ebook gratis e delle immagini free da distribuire, e con una buona ricerca online scopro che ci sono tante persone che pubblicano liste dedicate a questi elementi: 10 ebook gratuiti che devi leggere, 20 siti per scaricare immagini gratis.

Crea un Google Alert dedicato a una determinata chiave. Una query specifica che deve essere cercata e utilizzata dalle persone per creare nuovi articoli.

Hai un ebook gratis? Segna questa keyword e resta in ascolto. Un’email ti avviserà quando verrà pubblicato un articolo con queste parole. Manda un’email a chi ha scritto il contenuto per avvisare: c’è una risorsa che può essere aggiunta alla lista.

Non sempre questo metodo funziona, ovviamente devi creare un’email personalizzata e ben strutturata per evitare che venga cestinata immediatamente. Soprattutto, non devi aspettarti niente. E non devi pretendere.

La tua campagna di link building

Hai ancora dubbi sulla tua attività per ottenere menzioni e collegamenti ipertestuali in ingresso? Come deve essere un link per darti vantaggi concreti? Hai già avuto riscontri dalla tua strategia SEO off-page? Lascia la tua opinione nei commenti.